Il presidente del Consiglio ieri è rimasto in silenzio sul Colle. Ma la sua candidatura è ancora attuale. E il governo bis è il suo progetto. Però il centrodestra dice di volere Berlusconi. Mentre sogna Moratti. Tutto tranne il Quirinale. «Non risponderò a nessuna domanda sulla presidenza della Repubblica», è stata la premessa con cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha aperto la conferenza stampa sui decreti Covid e sull’emergenza Coronavirus. Rispettata, perché il premier è poi rimasto in religioso silenzio quando i giornalisti hanno provato lo stesso a solleticarlo. Anche annunciandogli che Silvio Berlusconi non intende sostenere un suo governo bis in caso di suo approdo al Colle. Una scelta in evidente contraddizione con l’incontro con i giornalisti di fine anno, quando Draghi invece per la prima volta decise di rispondere alle domande sul tema accettando di fatto la sua candidatura («sono un nonno al servizio delle istituzioni») ma vincolandola al prosieguo dell’esperienza del suo governo. L’ammissione di un errore.
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“Se può fare piacere anche la Campania da oggi può dire che va tutto bene, che è tutto aperto, che il Covid è un raffreddore e, se volete, posso anche giurarvi di aver visto il presidente Draghi camminare sulle acque del Tevere”. Lo ha detto Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania, ironizzando sullo scontro apertosi con il governo in relazione all’apertura delle scuole. “La mia sensazione - ha aggiunto il governatore, intervenuto a margine di una riunione del consiglio regionale - è che siamo chiamati tutti a dire, da qui all’elezione del presidente della Repubblica, che in Italia va tutto bene, che l’economia è aperta, che le scuole sono aperte e che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Io penso che la lettura della situazione dell’Italia debba essere meno pacificata e un po’ più ragionevole”.
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Decine di migliaia di italiani senza nemmeno la possibilità di vedere la televisione. È l’ultimo regalo in arrivo da parte del governo dei Migliori, attraverso la mano di Giancarlo Giorgetti, destinato a intere comunità, che vivono in quei borghi spesso decantati come simbolo del Belpaese. E che, puntualmente all’atto pratico, vengono dimenticati. Lo switch off delle frequenze, previsto domani, sarà una mannaia per i residenti di piccoli Comuni situati in zone montane. MISE DISTRATTO. Il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti non ha ascoltato gli appelli arrivati negli ultimi mesi per evitare che si arrivasse vicini alla scadenza. E dire che molte della aree interessate sono roccaforti leghiste, sparse tra Lombardia, Veneto e Piemonte. Non è una questione esclusivamente settentrionale, ma una fetta consistente è localizzata nel Nord. Come programmato, quindi, i tecnici del Mise provvederanno a disattivare i ripetitori, che pure non sono di proprietà ministeriale.
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L'uomo ha diffuso un video via social: "Non sono felice...". Stefano Puzzer, il leader della protesta al Varco 4 del Porto di Trieste dell'ottobre scorso e poi più in generale della protesta contro il Green pass, è positivo. Lo ha detto lui stesso in un video diffuso sui social in cui afferma di essere a casa già da giorni. «Mia moglie ha fatto il tampone ed è risultata positiva, allora ho fatto il tampone anche io e sono risultato anche io positivo», racconta nei pochi minuti del consueto filmato. Puzzer precisa di «non essere felice» perché, una volta guarito, otterrà naturalmente il Green pass avendo sviluppato gli anticorpi, perché lui il Green pass ce l'ha «dal 15 ottobre».
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Draghi si è concesso un’esibizione di debolezza come fosse un atto di superbia, ammettendo il logoramento, tra Colle e Covid. Nessun Quirinale, niente. Meglio nessuna parola che tante parole per non dire niente. E però la domanda sul Quirinale non è stata un’assenza, ma una cancellatura, un frego, la traccia di una gomma che Mario Draghi, come il Cristo Cancellatore di Emilio Isgrò, ha strofinato subito sulle bocche dei giornalisti lanciando un’occhiata circolare o meglio, come direbbe Camilleri, una rapida taliàta torno torno: «questa conferenza stampa riguarda soltanto…e io dunque non risponderò».
Pur con qualche nuova ruga attorno agli occhi e con il collo ormai completamente ricacciato dentro al colletto bianco, la conferenza stampa “in difesa”, il catenaccio da “abatino” e il tono dimesso da condannato al patibolo del governare non si addicono a Mario Draghi, che aveva presieduto il consiglio dei ministri il giorno 5 ed è rimasto nascosto al mondo per 100 ore, riunito in conclave, consegnato alle ruminazioni di chi lo accusa di avere perso il tocco. «Non è vero che Draghi non decide» è l’esibizione di debolezza che si è consapevolmente concesso come un atto di vera superbia, ammettendo che logorato lo è davvero dalla vigilia quirinalizia troppo lunga, e con il covid accucciato sotto il tavolo, non come l’angelo della storia di Benjamin, ma come il diavolo della storia: «Avevo sottovalutato le critiche, me ne scuso e spero che questa conferenza stampa sia stata riparatoria».
Non aveva mai parlato così, Mario Draghi.
Leggi tutto: Mai dire Quirinale. Il giorno delle scuse e della parola tabù
La malese Karex produce un profilattico su cinque: "Negli ultimi due anni l'uso dei nostri prodotti è sceso del 40%". Le chiusure e i distanziamenti pesano più della convivenza prolungata con i partner. E i sistemi sanitari, concentrati sul Covid, hanno interrotto le distribuzioni di massa. L'osservatorio Coop: mercato italiano giù del 10%, il sesso scivola tra le priorità. La convivenza forzata tra le mura di casa non ha acceso l'industria dei profilattici, anzi. Più che il contatto prolungato con i partner ha potuto il distanziamento sociale, che ha abbattuto gli incontri occasionali e gli affari dei signori del condom. Questo racconta la parabola di Karex, colosso malese che produce un preservativo su cinque in circolazione nel mondo, il cui amministratore delegato Goh Miah Kiat ha lamentato al Nikkei Asia di aver subìto, negli ultimi due anni, fino al -40% dell'uso dei suoi prodotti.
Leggi tutto: Il lockdown affossa l'industria dei preservativi. E il re dei condom si dà ai guanti in gomma
I No Vax hanno il doppio delle probabilità di infettarsi rispetto a un vaccinato e corrono quattro volte il rischio corso da chi si è già protetto con la terza dose, dice uno studio targato Cnr, elaborato per la Stampa. E questo significa che se con la variante Omicron oramai dominante al 90% continueremo a viaggiare al ritmo di circa 200 mila contagi al giorno, come – festivi a parte – è stato negli ultimi tempi, da qui a cinque mesi tutti i 5 milioni e 388 mila non vaccinati rischiano di infettarsi.
Leggi tutto: Omicron corre, suona l’allarme per i No Vax: “In cinque mesi potrebbero contagiarsi tutti”
Riprese le lezioni a scuola. Certo è che tra assenze, quarantene, genitori che hanno preferito tenere i figli a casa, ordinanze di sindaci e presidenti di Regione (Campania e Sicilia), e anche il Tar (leggi l’articolo), che ha bocciato proprio il rinvio fino a fine mese deciso dal governatore campano Vincenzo De Luca, la scuola riparte, ma a fatica. Senza dubbio. “Sarò sempre favorevole alla scuola in presenza, ma non basta dire ‘apriamo’…”, va alla carica l’ex ministra Lucia Azzolina (nella foto), che aggiunge: “Si facciano delle cose per aprire: sul tracciamento vedo solo annunci, la verità è che siamo fermi ad un anno fa. Per la scuola servono investimenti, avevamo messo 3 miliardi di euro l’anno scorso, quest’anno sono 350 milioni”. Sui dispositivi di protezione ha aggiunto: “Vanno date le Ffp2 a tutti, è surreale sentir dire oggi dal ministro Bianchi che la fornitura di mascherine sarà discussa al prossimo Consiglio dei ministri, non ci si poteva pensare prima?”.
Leggi tutto: Niente test né mascherine Ffp2. Flop dei Migliori sulla scuola. Lo dice pure Bianchi: rischio...
Silvio avverte Draghi. Se il premier sarà eletto Capo dello Stato, Forza Italia uscirà dal Governo. E il premier risponde facendo scena muta sul Quirinale. L’Italia travolta dal Covid è ostaggio dei giochi per il Colle del nonno e del bisnonno. Una spinta ulteriore al bis di Sergio Mattarella arriva dal Partito democratico. Ma ancora più forte, seppure indirettamente, è giunta da Silvio Berlusconi, che ha aperto le danze per la Presidenza della Repubblica, preannunciando l’addio all’esecutivo nel caso in cui Mario Draghi dovesse traslocare a Palazzo Chigi. “Forza Italia non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza Draghi a Palazzo Chigi, e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranza”, ha detto. Quella che è la sua vera autocandidatuta suona come un endorsement all’attuale capo dello Stato. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: Mattarella è l’unico profilo capace di tenere insieme tutti. E soprattutto sarebbe la definitiva messa in sicurezza della legislatura, il desiderio che anima la gran parte dei parlamentari di Forza Italia. Proprio mentre Berlusconi agita lo spauracchio delle urne se Draghi va al Colle.
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Ricorsi alla Consulta, parole infuocate sul rispetto della democrazia, critiche veementi al ritardo record sulla discussione della Legge di Bilancio. In una frase, quella di Matteo Renzi: “Rispetto di tutti i livelli istituzionali”. Sembrerebbe il racconto del risveglio dei partiti nei confronti del governo Draghi, invece è solo il resoconto di quanto avveniva lo scorso anno, con il Conte bis, che effettivamente la Manovra finì per approvarla proprio sul gong. CHI RICORDA? Anche perché di mezzo c’era la seconda ondata della pandemia. Ma soprattutto bisognava fare i conti con le bizze degli alleati di Italia viva, che di fatto stavano già lavorando alla caduta dell’esecutivo. Rendendo il via libera del provvedimento un campo minato. Con l’arrivo di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, però, leader e parlamentari hanno accantonato la battaglia, legittima e sacrosanta, sulla tutela delle prerogative di Camera e Senato. Perché, stando a oggi, Palazzo Madama non ha ancora licenziato la Legge di Bilancio (qui la sintesi) e sicuramente Montecitorio dovrà votarla dopo Natale, senza nemmeno sfiorare il testo (leggi l’articolo). Ma, tra quelli che in passato si sono stracciati le vesti, nessuno batte ciglio. Basta citare proprio Renzi che, dagli scranni di Palazzo Madama, lanciava frecce avvelenate contro Palazzo Chigi: “Se il governo giallo-verde fa la legge di bilancio in quarantotto ore al Senato, si va alla Corte costituzionale, come hanno fatto i colleghi del Pd nel 2018. Se lo fa il Governo giallo-rosso si sta zitti? Non è possibile”. CREDIBILITà A INTERMITTENZA. L’ex Rottamatore ne faceva una questione di “credibilità”, rievocando anche la mossa dei dem, all’epoca del primo governo Conte, di sollevare il conflitto di attribuzione per la compressione del dibattito parlamentare. Altri tempi davvero: con i Migliori nemmeno si sussurra un’ipotesi del genere. Ma non solo gli italovivi si scatenavano sui tempi della manovra. Lo stesso faceva la Lega, che attraverso Vannia Gava, attuale sottosegretaria al ministero della Transizione ecologica, denunciava la stortura sulla manovra: “Ricordo che è arrivata con ben 35 giorni di ritardo, la stiamo discutendo alla vigilia di Natale e deve ancora fare il passaggio al Senato. In tempi così difficili non ve lo dovevate proprio permettere”.
Leggi tutto: Ritardo record sulla Manovra. Ma solo Conte dava scandalo. Da Italia viva alla Lega, un anno fa...
Con una sincronia perfetta nel giorno dello sciopero generale il ministero dell’Economia ha fatto uscire su molti giornali – vedi Il Sole 24 ore, La Stampa, il Corriere della Sera, Il Messaggero – una serie di tabelle e tabelline con le simulazioni dei benefici che si ottengono dalla riforma fiscale. Grafici che sbandierano aumenti fino all’11,9% per i redditi più bassi. Ma i sindacati non si lasciano ingannare. “Chi prende poco avrà ben poco e ci sono esempi molto precisi. Lo dico a quei giornali che oggi pubblicano delle tabelle: dite la verità, non fate le percentuali, prendete le buste paga dei lavoratori e si vede che se hai 15 mila euro di reddito il vantaggio è poco meno di 6-7 euro lordi al mese. Chi prende 5-6 volte di più, ha dei vantaggi di 7-800 euro l’anno. Questa è una ingiustizia”, denuncia Maurizio Landini (Cgil). “Oggi – aggiunge il numero uno della Uil Pierpaolo Bombardieri – abbiamo visto su tutti i giornali che il ministero del Tesoro si è premunito di dare tabelle che mettono insieme un sacco di cose: sull’aliquota Irpef che è stata illustrata e sulla riforma c’è un’anomalia che penso salti agli occhi di tutti, cioè il fatto che chi oggi guadagna 25mila euro ha lo stesso sgravio fiscale di chi ne guadagna da 90mila a 200mila”. In realtà dalle stesse tabelle del Governo emerge che in valore assoluto la riduzione massima dell’Irpef si registra a 40mila euro di reddito annuo, con un taglio di 945 euro che vale il 2,4 del guadagno lordo complessivo. A 15mila euro invece l’imposta si riduce di 336 euro. Insomma la sola riforma dell’Ipef non incide in alcun modo sui redditi bassi. A 10mila euro il taglio è di 90 euro per il single, con un familiare a carico diventa nullo. Il discorso non cambia se si guarda al beneficio complessivo che tiene insieme non solo gli effetti della riforma dell’Irpef ma anche l’arrivo dell’assegno unico e dello sgravio contributivo per il 2022 di 0,8 punti percentuali per le retribuzioni entro i 35mila euro.
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Altri territori abbandonano la zona bianca, mentre arrivano gli interventi da parte degli amministratori locali che introducono restrizioni in vista delle festività nel tentativo di scongiurare un ulteriore aumento dei contagi. In Emilia-Romagna anche Parma e Reggio Emilia hanno annullato i consueti festeggiamenti in piazza. Sei Regioni e 12 milioni di italiani passeranno il Natale in zona gialla. L’ufficialità arriverà venerdì con l’ordinanza del ministro Roberto Speranza e la misura entrerà in vigore come di consueto lunedì prossimo, ma i numeri danno la certezza del passaggio in zona gialla da lunedì di Liguria, Marche, Veneto e della provincia di Trento – salvo variazioni all’ultimo dovute però ad un aumento di posti nei reparti da parte delle Regioni e non ad un miglioramento dei dati – che si andranno ad aggiungere a Friuli Venezia Giulia, Calabria e provincia di Bolzano. È la conferma dei contagi in crescita e della pressione sugli ospedali che aumenta in tutta Italia, con gli amministratori locali che intanto introducono nuove restrizioni per le festività, il periodo che temono di più, viste anche le incognite legate alla variante Omicron. Infatti, Bologna si aggiunge alle altre città che già hanno rinunciato a un evento in piazza per Capodanno: il Comune ha deciso di annullare la festa in Piazza Maggiore. Mentre sempre in Trentino il presidente Maurizio Fugatti prova già ad aumentare le restrizioni e firma un’ordinanza che prevede l’obbligo di super Green pass anche per consumare al bancone.
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La viceministra dello Sviluppo Economico, numero due di Conte nel M5S: «Non capisco come alcune forze politiche, tra cui Italia viva, dedichino il loro tempo a cercare di affossare un aiuto indispensabile per cittadini in difficoltà». Alessandra Todde, vice presidente del Movimento 5 stelle e vice ministra allo Sviluppo economico, difende anche il reddito di cittadinanza: «È una misura a sostegno della dignità delle persone e ascoltare politici che propongono referendum per abrogarla mi lascia davvero perplessa».
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Resterò sempre e comunque a disposizione di Roma Capitale per quelle che sono le mie specifiche competenze e senza che ciò comporti alcuna spesa a carico delle casse comunali”, ha spiegato Enrico Michetti che si concentrerà nel suo ruolo di presidente della Fondazione Gazzetta Pubblica Amministrazione. L'ex candidato è stato sconfitto al ballottaggio da Roberto Gualtieri e avrebbe dovuto guidare l'opposizione in consiglio comunale. Enrico Michetti, ex candidato del centrodestra come sindaco di Roma sconfitto da Roberto Gualtieri, lascia la carica di consigliere comunale dopo sole due settimane dalla nomina. Lo ha annunciato questa mattina affermando “La mia decisione di dimettermi dalla carica di consigliere comunale nasce dalla sempre più pressante consapevolezza dell’importanza di continuare ad assicurare in via prioritaria – nell’attuale contesto storico politico ed economico amministrativo – la formazione, l’aggiornamento e l’assistenza ad amministratori e funzionari pubblici. Un ambito a cui dedicherò il massimo impegno per proseguire il percorso di valorizzazione delle risorse umane della Pubblica Amministrazione”.
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Nelle carte dell'inchiesta sui presunti finanziamenti illeciti alla cassaforte nata per sostenere le iniziative politiche dell'ex Rottamatore, spuntano il flusso di soldi dell'imprenditore e di Moby e, soprattutto, il carteggio tra con il deputato toscano una ventina di giorni prima dell'approvazione di un decreto legislativo che gli stava a cuore: "Basterebbe riscrivere la legge in questi termini". Trecentomila euro di donazioni alla Fondazione Open da un lato. Dall’altro le mail a Luca Lotti, tre settimane prima di un decreto legislativo sul riordino degli incentivi fiscali per le imprese marittime. Quindi il post sui social per ringraziare l’esecutivo guidato da Renzi: “Grazie Matteo: il primo governo che si prende a cuore i marittimi italiani”. Nelle carte dell’inchiesta sui presunti finanziamenti illeciti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche dell’ex Rottamatore, spuntano il flusso di soldi – in parte già noto – di Vincenzo Onorato e della compagnia Moby spa verso la ‘cassaforte’ renziana e, soprattutto, il carteggio tra l’imprenditore e Luca Lotti, ex braccio destro di Renzi. Per questo episodio, è bene chiarirlo, nessuno è finito sotto inchiesta.
Leggi tutto: Da Onorato 300mila euro a Fondazione Open. E l’armatore suggerì a Lotti come modificare la legge...
Le testimonianze inviate dai lettori che hanno partecipato alla nostra campagna. L'emergenza del lavoro sfruttato riguarda tutti i settori, dalla ristorazione alla logistica passando per grande distribuzione, pulizie e servizi professionali. Continuate a mandare le vostre segnalazioni a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Alex: "Pulizie per 8 ore al giorno e 350euro al mese". Milena: "Ho fatto il tirocinio di 200 ore (a 0 euro) con la promessa del contratto, ma poi tanti complimenti e nessuna chanche". Silvia: "Prova gratuita di una settimana, poi il lavoro non è arrivato e al mio posto sono arrivati altri ragazzi sempre in prova, così il datore non paga mai". L’impiego occasionale a chiamata (10 euro all’ora) che man mano che le ore aumentano diventa contratto fisso a 500 euro al mese per 6 giorni alla settimana su 7. Lo stage infinito (10 mesi a 3 euro all’ora per almeno 11 ore di lavoro) che finisce quando il neolaureato si ammala. Il posto nell’impresa di pulizie per 8 ore al giorno e 350euro al mese (spese escluse). Il tirocinio gratuito nell’azienda alimentare con la promessa di contratto, ma poi scade il praticantato e addio contratto. Oppure la prova gratuita di una settimana nell’organizzazione di eventi, ma dopo sette giorni (e soldi spesi per raggiungere il posto di lavoro) ecco che inizia la prova di un altro candidato, con il risultato che il datore di lavoro non paga mai nessuno.
Leggi tutto: Lavoro sottopagato, le storie/2 – “Prima chiamate occasionali per 10 euro l’ora in un supermarket,...
«A Roma ci sono stati più di 700 incidenti nei primi tre mesi del 2016 per colpa di buche e voragini. È un’emergenza che ogni giorno mette in pericolo la sicurezza dei romani. Se sarò eletta sindaco la manutenzione stradale sarà la mia priorità assoluta. Le mie proposte sono: tutti i soldi disponibili devono essere destinati a tappare buche e voragini; bisogna coinvolgere i privati per aiutarci a sistemare le strade in cambio di pubblicità; il Comune deve fare appalti pubblici trasparenti e controllare che i lavori vengano fatti come si deve». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Articolo da fratelli-italia.it del 12 Aprile 2016, 3 mesi prima delle elezioni comunali.
E' QUELLO CHE HA FATTO VERAMENTE, E NON A PAROLE, LA SINDACA RAGGI. E CON ONESTA'.
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I romani lo sanno: le strade della capitale sono piene di buche. In città si contano quattrocentoquarantotto (448) black point, punti pericolosi per motociclisti e automobilisti. Il sindaco (Gianni Alemanno, di destra PdL, sindaco di Roma dal 28 aprile 2008 all' 11 giugno 2013) aveva promesso di risolvere il problema delle buche di Roma “entro il 2012”. Così non è stato. La storia delle eterne buche di Roma. Un duro J’Accuse arriva da Alessandra Mussolini, protagonista suo malgrado della pericolosità delle buche. La sua macchina – con figlio a bordo – stava per essere ingoiata da una voragine in via Spallanzani accanto a Villa Torlonia. “Poteva andare molto peggio. Che vergogna. Il sindaco venga a farsi un giro a vedere le strade di Roma” denuncia la deputata Pdl che ha anche bloccato un autobus del trasporto pubblico per evitare che finisse nella voragine con tutti i passeggeri. Alemanno si difende così: “C’è una grande carenza di soldi, è vero. Il patto di stabilità ci impedisce di fare investimenti anche per le manutenzioni straordinarie. Servono 200 milioni all’anno per tre anni”.
Leggi tutto: Le buche di Roma e il buco di bilancio. Il sindaco Alemanno aveva promesso...
La continua apertura di voragini per le strade della capitale sta emergendo come problema reale. Santori: "Interventi troppo costosi, serve più prevenzione". Roma città eterna? Sì, se sopravvive alle voragini. Due auto inghiottite dall’asfalto, una conduttura rotta, i lavori ancora in corso e la strada chiusa da un mese. Siamo nel VI Municipio, in via Augusto Dulceri, dove lo scorso 10 settembre si è aperta una voragine di 10 metri per 12 che ha letteralmente risucchiato due automobili. Ma siamo un pò in tutta la città, e il caso del Pigneto non è poi così eclatante se si pensa che a Labaro, in via Comparino, una ‘piaga’ simile per dimensioni è aperta da due anni, che i residenti ancora aspettano un intervento, e che nel mezzo ci si è messo anche il Tar.
L’apertura di crepe nel manto stradale, con ripercussioni su funzionamento dei sottoservizi (fogne, rete elettrica, gas, linee telefoniche), viabilità, mobilità, raccolta dei rifiuti, sta diventando un problema reale. Premesso che per apprezzarne l’entità basta un giro rapido sulle strade, a testimoniare l’ “emergenza voragini” contiamo anche sui numeri.
Leggi tutto: Roma e le eterne voragini: "Colpa (anche) del buco in bilancio". (RomaToDay.it del 19 ottobre 2012)
Il monitoraggio di Voragini.it, sito che raccoglie i dati sugli sprofondamenti urbani. Nel 2012 sulle strade della capitale impressionante aumento delle voragini: se ne sono aperte ben 72. Manutenzione nulla, prevenzione insufficiente: un'emergenza sottovalutata. Sono state ben 72 - a fronte delle 44 del 2011 (+61%) - le voragini di consistente diametro e profondità (non dunque semplici "buche" stradali) rilevate nel corso del 2012 sulle vie di Roma. A queste si aggiungono 28 "altri dissesti" (allagamenti, avvallamenti e cedimenti) per un totale complessivo di 100 segnalazioni. E' quanto emerge dal monitoraggio svolto dal sito Voragini.it, nato per documentare i sempre più frequenti eventi di apertura di Sinkhole (voragini e sprofondamenti di origine antropica) che si verificano nella Capitale e nelle altre città italiane. Obiettivo del sito è quello di far conoscere la gravità del fenomeno, per convincere le istituzioni a prenderne coscienza e adottare le dovute misure di studio e manutenzione del sottosuolo urbano, per prevenire dissesti che possono provocare gravi tragedie con danni e vittime. STATISTICHE: I Municipi di Roma con maggiore frequenza di voragini nel 2012 sono stati il XVI (Monteverde) con 14 segnalazioni, il XVIII (Aurelia) con 12, il XIX (Monte Mario) con 9 e il VI (Prenestino) con 7. Seguono con 5 segnalazioni il Municipio I (centro storico) e il Municipio XIII (Ostia); poi con 4 segnalazioni il Municipio II (Parioli), con 3 segnalazioni i Municipi V (Tiburtina) e IX (San Giovanni), con 2 segnalazioni i Municipi III (Nomentano), XV (Portuense) e XX (Cassia); infine con una segnalazione i Municipi IV (Montesacro), VII (Centocelle), VIII (Tor Bella Monaca) e XVII (Prati).
Leggi tutto: Slalom tra buche, dossi e allagamenti. A Roma nel 2012 oltre 100 segnalazioni (da Repubblica del...
Quest’articolo parla di un’emergenza che forse è solo una questione annosa ma non irrisolvibile, di una politica che spesso fa proclami invece di accompagnare processi complessi, di un argomento per nulla semplice da capire come la gestione dei rifiuti su cui però è bene farsi una propria idea accurata perché ci coinvolge tutti, di una grande buca esistente fino a tre anni fa e che permetteva di fingere che tutti questi problemi non ci fossero.
Leggi tutto: Come nasce lo scandalo dei rifiuti a Roma, e a chi conviene. (Raggi sindaca dal 22 giugno 2016)
Nel 2011 sono state 35, il 2012 ha ceduto l'asfalto in via di Santa Seconda. Tra i quartieri più colpiti Casalotti e Trieste-Parioli. In organico un solo geologo. E' di nuovo allarme voragini nella Capitale. Il suolo cede, le strade si aprono e il rischio di incidenti aumenta. E un solo geologo a fronteggiare l'emergenza. La prima segnalazione del 2012 viene dalla zona di Casalotti. Qui, il 9 gennaio, si è aperta una voragine che ha inghiottito l'asfalto di via di Santa Seconda. Proprio il quartiere Aurelio si è guadagnato, lo scorso anno, il triste primato delle strade-groviera. Secondo il monitoraggio realizzato dal sito Voragini.it delle 35 buche di consistente diametro e profondità segnalate a Roma nel 2011, ben 5 si sono aperte nel XVIII municipio. Prima Foto: Voragine in Via Fani (foto Proto)
CENTRO STORICO - Tra i municipi più colpiti anche il quartiere Trieste-Parioli (4 voragini), il Centro Storico della Capitale e la zona di Ostia (entrambi con 3 segnalazioni). Una sola persona è rimasta ferita per il cedimento dell'asfalto sotto i suoi piedi: si tratta di un'anziana caduta lo scorso 21 giugno in una buca sul marciapiede di via Gran Paradiso e ricoverata in ospedale per i traumi riportati. Ma anche cinque macchine sono state inghiottite, tra cui anche un camion sprofondato in via dei Promontori il 20 ottobre e un furgone semi-sommerso in via di San Michele il 10 novembre.
GRANDI VORAGINI - Dure le conseguenze anche per il traffico. Le voragini più profonde hanno comportato il blocco delle strade: l'8 aprile in via di Novella (rimasta chiusa sino al 29 luglio), via Bevagna (strada chiusa da luglio a settembre) e in via Lanciani (tratto di strada chiuso a luglio e ancora interdetto).
Foto a destra: Voragine in via Casilina (Omniroma)
IL MONITORAGGIO - Il monitoraggio - aperto alle segnalazioni degli utenti alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - vuole documentare i sempre più frequenti Sinkhole (voragini e sprofondamenti di origine antropica) che si verificano nella Capitale al fine di convincere le istituzioni della necessità delle dovute misure di studio e manutenzione del sottosuolo urbano. Leggendo i dati, però, sembra che l'emergenza voragini della Capitale sia sottovalutata. E la prevenzione, purtroppo, è carente.
UN SOLO GEOLOGO -. «Basta ricordare che attualmente Roma ha un solo geologo in organico per tenere sotto controllo gli oltre 1.285 chilometri quadrati di territorio - si legge nel rapporto - Altri quattro geologi arriveranno dal concorso in svolgimento, la cui prima prova scritta è in programma il prossimo 23 febbraio 2012 (in lizza ci sono quasi un migliaio di candidati)».
Leggi tutto: "Voragini e buche, continua a cedere il suolo di Roma" da Corriere della Sera Cronaca di Roma del...
Quattro giorni di feste neofasciste. Con ospiti esponenti di Lega e Fratelli d'Italia. Continua l'asse tra i partiti sovranisti e la galassia dell'ultradestra. E continua sul territorio, dove si costruisce il consenso e si cementano rapporti e sponde in vista delle prossime sfide elettorali. Ad aprire le danze è la festa nazionale di CasaPound, quattordicesima edizione, a Grosseto. Da ieri i "fascisti del terzo millennio" sono radunati in Maremma per "Direzione rivoluzione": una quattro giorni di conferenze, dibattiti, spettacoli e concerti sotto lo slogan "Tornare potenza". Tema portante della kermesse è il tema "Europa". Al dibattito clou "Europa: quale futuro?" - domani alle 15 - tra gli ospiti figurano i parlamentari leghisti Mario Lolini e William De Vecchis (senatore), e Vincenzo Sofo, passato recentemente dal partito di Matteo Salvini a Fratelli d'Italia. La festa prevede banchetti dove si potrà firmare per il Referendum sulla giustizia promosso dalla Lega e per la libertà sui vaccini e contro il Green Pass,
Leggi tutto: La galassia delle feste neofasciste. Quattro giorni di kermesse, presenti anche esponenti di Lega...
Il valore dei conti correnti non vincolati di famiglie e imprese ha ormai superato i 1.500 miliardi di euro e continua a crescere da 5 anni. Sono remunerati da almeno 5 anni a zero e di fatto sono il grande regalo da 15 miliardi l’anno degli italiani ai conti delle banche. Ormai il ritmo è di 10 miliardi di euro, poco più poco meno, ogni mese che passa. È il flusso dei depositi sui conti correnti in banca di imprese e famiglie italiane. Un flusso imponente senza sosta che dura da anni e che il Covid non ha fatto che aumentare. Quel profluvio di denaro liquido, che gli italiani affidano sui conti detenuti dalle banche, viaggia a ritmi vicini al 10% annuo e ha portato lo stock di risorse parcheggiate nei forzieri degli istituti a cifre che si avviano a valere il Prodotto interno lordo annuo dell’intero Paese. A giugno 2021, secondo l’ultima statistica di Banca d’Italia, le famiglie italiane avevano depositato sui conti correnti 1.131 miliardi, 64 miliardi in più rispetto a giugno del 2020. Le imprese d’altro canto, per esigenze di tesoreria, avevano sui conti correnti sempre a giugno di quest’anno 392 miliardi, 60 miliardi in più rispetto a 12 mesi prima. In totale tra famiglie e imprese giacciono su conti correnti ordinari oltre 1.500 miliardi di euro. Una massa di denaro fermo, eroso prima o poi dall’inflazione, e soprattutto a costo zero per le banche.
Leggi tutto: Sempre più soldi parcheggiati sui conti correnti. Così ogni anno gli italiani regalano 15 miliardi...
Diceva La Rochefoucauld che l’ipocrisia è la tassa che il vizio paga alla virtù. Infatti ormai è l’unica tassa che nessuno evade. Una specie di Green Pass obbligatorio per fare politica. Ipocrita Conte che attacca i due decreti Sicurezza del suo ex ministro dell’Interno Salvini senza fare autocritica: il premier che li avallò era lui. Ma ancor più ipocrita chi seguita a definirli fascisti e incostituzionali, scordandosi che a firmarli fu Mattarella (sono “decreti del presidente della Repubblica”, senza il quale non esistono). Super-ipocriti Salvini e gli altri leghisti che nel 2018 elogiarono e votarono in Parlamento il Reddito di cittadinanza e ora ne reclamano a gran voce l’abolizione. Per non parlare del Pd che, più a destra della Lega, riuscì financo a votare contro il più massiccio intervento mai visto contro la povertà, e ora lo difende senza una parola di contrizione per quel No che avrebbe potuto affossarlo. Maxi-ipocriti i giornaloni che continuano a menarla su Conte per aver detto ciò che ora ripetono tutti i leader e gli osservatori con la testa sul collo: bisogna trattare coi talebani (e con chi, se no, visto che sono l’unico potere rimasto a Kabul: con mia zia?) e coinvolgere Russia e Cina (se lo dice SuperMario è un genio della geopolitica, se lo dice Giuseppi è un servo di Mosca e Pechino).
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È ufficiale: qualcuno sta spacciando sostanze psicotrope tagliate male nel mondo dell’informazione. Ieri mattina chi s’è affacciato all’edicola è subito corso a barricarsi in casa alla notizia che il Paese, peggio dell’Afghanistan, è sotto il dominio pieno e incontrollato delle orde No Vax e No Pass, pronte ad assaltare treni e stazioni. “Follia No vax, è caccia all’uomo”, “Allarme per gli assalti in 54 stazioni: ‘Pronti a bloccare il traffico ferroviario’”, “Ci mancavano i clandestini No vax” (Libero); “Pandemia di No Vax. Escalation di violenza” (Giornale); “Tolleranza zero contro i No Vax”, “I cattivi maestri dell’odio: fascisti e influencer” (Repubblica), “Assalti no vax, stazioni blindate” (Corriere), “Legittimo impedire atti violenti. La Costituzione autorizza a manifestare, ma senz’armi…” (Cassese).
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È vaccinato? «No, ma ho avuto il covid». Perché non vuole avere il green pass? «Perché lo considero un'imposizione antidemocratica». Come farà senza stipendio? «Io vivo di poco». Il professor Christian Stadler, 55 anni, insegnante di Diritto all'istituto commerciale di Merano ha appena comunicato la sua decisione all'intendenza scolastica dell'Alto Adige. Fra quattro giorni riceverà la lettera di sospensione dal servizio, al suo posto cercheranno un supplente. Nella provincia con meno vaccinati d'Italia, lui è uno dei 4.737 dipendenti del settore della scuola che hanno scelto di non immunizzarsi su un totale di 19.143 assunti. Statistiche non ufficiali aggiungono un dato: fra gli insegnanti in lingua italiana i No Vax sarebbero il 10%, fra quelli di lingua tedesca il 25%.
È stato un agosto da record a Bolzano. «Non dico come ai tempi belli, ma quasi», racconta Gerald Wilhem davanti alla sua giostrina di Piazza Walther. «Visto che non si possono fare viaggi esotici, noi qui facciamo il pieno di turisti svizzeri e tedeschi, oltre agli italiani. I prezzi degli alberghi sono alle stelle e per le vie del centro storico non si riesce quasi a passare». Pochissimi usano la mascherina all'aperto.
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Su IlTempo leggiamo una parte dell'articolo dove il senatore Gianluigi Paragone riporta anche all'Italia i dati che il medico tedesco Bertram Häussler, capo dell’istituto di ricerca sanitaria indipendente Iges di Berlino, considera sui decessi per coronavirus in Germania. Un istituto privato che puo' scrivere tutte le fake news che vuole, ma che Paragone considera oro colato, e che IlTempo.it riporta come primo articolo, per dar man forte ai noVax (forse?). “Attualmente in Germania ci sono 3,8 milioni di persone sopravvissute all’infezione da Covid – ha spiegato il medico durante l’intervista – Statisticamente circa 100 di questi individui guariti muoiono ogni giorno per altre cause, ma vengono poi inseriti nell’elenco dei deceduti a causa del virus in base a una positività segnalata anche mesi prima. Potrebbe trattarsi, per esempio, anche di una persona contagiata nel 2020 e ora morta a causa di un’insufficienza cardiaca”. Per Paragone questo accade anche in Italia. Lui lo pensa o ne é certo? Ma Paragone puo' scrivere facendo pensare che sia vero???
Leggi tutto: FAKENEWS: "Così gonfiano i dati sui morti". Paragone svela la ricerca choc, i veri numeri Covid.
L'ex deputato M5s si è presentato al banchetto di Roma Ecologista, la lista green che accompagnerà la ricandidatura della sindaca. Non sarà Giuseppe Conte. Ma nella galassia dei pentastellati capitolini era atteso forse più dell'ex premier: ecco Alessandro Di Battista al banchetto di Roma Ecologista, la lista green che accompagnerà la ricandidatura della sindaca Virginia Raggi. Una firma e poi lo scatto per i social. "Se volete potete firmare anche voi per tutte le liste a sostegno di Virginia!", è l'invito di Dibba.
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dall'articolo di Lorenzo D'Albergo per Repubblica.it
Prima sconfitta in sede di giudizio per i 'no Green Pass'. Un giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso d'urgenza contro la Presidenza del Consiglio dei ministri e contro il Consiglio dei ministri - difesi dall'Avvocatura dello Stato - presentato da un'associazione di utenti e consumatori, 'Diritto e mercato', contro il decreto del governo di fine luglio che proroga lo stato d'emergenza al 31 dicembre e prevede l'utilizzo del passaporto vaccinale.
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