“Il reparto Covid è pieno, a conferma dell’aumento di contagi che si è verificato nell’ultimo periodo. Oltre il 90% dei ricoverati non è vaccinato ed è una cosa difficile da capire: abbiamo un’arma potentissima per proteggerci e alcuni non la sfruttano”. Andrea Gori, direttore di Malattie infettive al Policlinico di Milano, racconta al Corriere della sera ciò a cui assiste tutti i giorni, quando lavora in ospedale: lo scetticismo di chi si è opposto all’iniezione anti covid, che non decade nonostante la malattia li colpisca duramente in prima persona. “Rischiano la vita, ma continuano a sostenere, peraltro senza alcuna motivazione scientificamente valida, la scelta di non vaccinarsi. Sono convinto che il Sistema sanitario possa gestire un’eventuale nuova ondata, ma davvero non ce la meritiamo. E il bello è che esistono gli strumenti per evitarla. L’atteggiamento dei No vax non ha giustificazioni”.
“Ogni giorno sogno di andare via dal prefabbricato”. Tolentino, container e bagni in comune: “Un ghetto”. Terremoto 5 anni dopo: “Noi, il dimenticatoio d’Italia”.
Terremoto 2016, viaggio tra rassegnazione e incertezza: “Ogni giorno ti alzi e speri di poter andar via dal prefabbricato”. A Tolentino 120 nei container con bagni in comune. “Nelle Sae ogni mattina, quando ti alzi, speri sempre di poter andar via“. A parlare al Fattoquotidiano.it è Vincenza Pala, terremotata di Pescara del Tronto, una delle frazioni del comune di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, tra le più colpite dalle scosse del 24 agosto – Ma non hai mai questa risposta, sono quattro anni che non arriva”. Come lei tanti concittadini sono in attesa di risposte. La piccola frazione, infatti, è stata totalmente rasa al suolo, e solo da poco si parla di ricostruzione, con ogni probabilità non distante dal vecchio abitato. Un luogo che per molte persone, però, ancora significa sofferenza. “Non c’è niente di certo – spiega ancora la signora Pala – Io non mi arrendo, vado avanti, ma né le istituzioni né il comune né la Regione ci hanno dato certezze”. Per i terremotati, sottolinea ancora Vincenza, che per anni ha gestito l’unico bar della frazione, “ci sono solo vincoli”.
Mamma no-vax muore nell'ospedale dove lavora la figlia infermiera. «Credeva che il Covid non fosse reale»
Lei infermiera, in prima linea contro il Covid. La mamma negazionista e no-vax. Una storia, quella di Amy Crosby, 34enne di Middlesbrough (Regno Unito), senza lieto fine: sua madre Geraldine, 57 anni, è morta a causa del virus proprio nell'ospedale dove lavora la protagonista di questa vicenda. A raccontare l'accaduto è la stessa infermiera inglese, che su Twitter ha pubblicato una lunga lettera nella speranza che «che condividendo la sua storia e il nostro dolore, anche solo una persona con queste ridicole e pericolose convinzioni ci possa ripensare». Parlando di sua madre Geraldine, una 57enne senza patologie pregresse, Amy racconta: «Abbiamo avuto una relazione tesa negli ultimi 18 mesi e in parte ciò è dovuto alla sua convinzione che il Covid-19 non fosse reale e che i vaccini fossero pericolosi. Oggi in ospedale è morta per complicazioni causate dal Covid, ha trascorso l'ultimo mese della sua vita senza famiglia intorno e i suoi ultimi ricordi sono stati di puro terrore per essere stata intubata e non sapere se si sarebbe svegliata. Come infermiera che ha lavorato al lancio del vaccino contro il covid nello stesso ospedale in cui è morta oggi, non posso dirvi quanto sia dolorosa questa perdita prevenibile per la nostra famiglia».
L’Europa avrebbe lo strumento per accogliere i profughi afghani, ma i governi si girano dall’altra parte
Dopo che l’Afghanistan è tornato nelle mani dei talebani, l’Europa si è detta pronta a fronteggiare la crisi umanitaria in corso per non ripetere gli errori della crisi migratoria dopo in conflitto in Siria del 2015. Cosa significa questo nella pratica? Le organizzazioni umanitarie, la Commissione europea e il presidente dell’Euro parlamento David Sassoli chiedono canali sicuri per aiutare i profughi e ripartirli tra i Paesi Ue, mentre i governi dei singoli Stati sembrano non essere d’accordo sull’accoglienza tout court nonostante la terribile situazione afgana. Da Macron a Orban, dal blocco del Visegrad ai mediterranei, nessuno ha mosso un dito. Eppure, uno strumento ci sarebbe. Ed è anche molto potente. Si tratta della direttiva del 2001 sulla protezione temporanea nel caso di arrivo massiccio nell’Unione europea di richiedenti asilo. La norma, si legge sul sito della Commissione europea, “è una misura eccezionale per fornire protezione immediata e temporanea agli sfollati da Paesi terzi, che prevede un meccanismo strutturato per garantire solidarietà ed equilibrio tra gli Stati dell’Unione nell’accoglienza degli sfollati, con trasferimenti” intra-europei, “sulla base di offerte volontarie”. La legge può entrare in vigore con una decisione a maggioranza qualificata, al Consiglio Ue.
Fonti Pd: “Marino è pronto ad appoggiare pubblicamente la Raggi in campagna elettorale”
La notizia è di quelle destinate a lasciare il segno: “Marino è pronto in campagna elettorale a fare l’endorsement per Virginia Raggi. È tale l’astio per il Pd, che l’ex sindaco si schiererebbe anche con Michetti. Ma vediamo ora come farà a schierarsi con la Raggi che non si è vaccinata e strizza l’occhio a No Vax. Anzi, ai Ni Vax, come dice Zingaretti”. Nel Pd romano sono certi della prossima mossa dell’ex sindaco di Roma, magari a settembre.”Certo che ci sarà da ridere. Proprio Marino che appoggia una sindaca no vax… “. Senza dimenticare poi il “domani piove. Gonfiate i gommoni” dell’allora consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi che si divertiva con gran gusto a prendere in giro su Twitter il sindaco Ignazio Marino, responsabile, secondo lei, di non aver affrontato nel migliore dei modi l’emergenza maltempo. Il chirurgo genovese, grazie proprio alle campagne grilline, era diventato per i cittadini romani il “sottoMarino”.
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Quelli che “coi talebani non si dialoga” ma in realtà lo fa già tutto il mondo. Compreso Draghi col dittatore Erdogan
La feroce polemica contro Giuseppe Conte sulla sua presunta (e in realtà inventata) “apertura ai talebani” è una strepitosa patacca che merita di essere studiata con attenzione. Nel senso che è frutto di una operazione di sapiente ritaglio che ha cambiato radicalmente il senso della frase dell’ex premier, prima stravolgendolo, e poi addirittura ribaltandolo. Nel giro di 24ore, infatti (accade da due giorni, e non ancora è finita) non c’è testata che non abbia riportato una pioggia di critiche a questa frase, che la abbia sottratta al contesto in cui era detta, e privata di quello che prima e dopo Conte diceva nel discorso. Ed ecco il lavoretto di forbici: “(Occorre) “coltivare – diceva Conte – un serrato dialogo con il nuovo regime in Afghanistan che appare, almeno a parole, su un atteggiamento abbastanza distensivo”. Letta così, senza sapere cosa dicesse Conte nel suo discorso, si potrebbe dire: una frase maldestra. Perché l’aggettivo “distensivo”, riferito ad un regime sanguinario, ovviamente stride. Ma bastava aggiungere la frase successiva a quella incriminata perché il senso del discorso si ribaltasse completamente: 1) “Dopo – diceva Conte – valuteremo se per esempio, gli accordi di Doha fatto dagli americani nel 2020 sono stati sbagliati nei contenuti e troppo concessivi nei confronti dei talebani”. 2) “Dopo valuteremo se si poteva ottenere di più o no, se si poteva prevedere, come credo possibile, un esito così rapido”. 3) Dopo valuteremo “se si poteva insistere di più con le armi della diplomazia e del sostegno finanziario ed economico”.
La Grecia e il muro di 40 chilometri per fermare i profughi afghani
L’annuncio del ministro della Protezione dei cittadini, Michalis Chrisochoidis: «Non possiamo aspettare passivamente il possibile impatto. I nostri confini inviolabili». Un muro contro i profughi. È la barriera eretta dalla Grecia e dotata di un sistema di sorveglianza lungo un tratto di 40 chilometri del suo confine con la Turchia, per fermare un’eventuale ondata di migranti dall’Afghanistan. Lo ha scritto la Bbc. «Non possiamo aspettare passivamente il possibile impatto», aveva detto ieri il ministro della Protezione dei cittadini, Michalis Chrisochoidis, durante una visita nella regione di Evros: «I nostri confini rimarranno inviolabili». Le dichiarazioni di Chrisochoidis seguono i commenti del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo il quale un forte aumento della popolazione che lascia l’Afghanistan potrebbe rappresentare «una seria sfida per tutti». Secondo Erdogan «una nuova ondata di migrazione è inevitabile se le misure necessarie non vengono prese in Afghanistan e in Iran». Da parte sua, Chrisochoidis ha osservato che la crisi afgana ha creato nuove «possibilità per i flussi di migranti» in Europa.
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Salvini e Renzi: sì alla giustizia, no al reddito (e una gestualità simile). L’unione di fatto dei 2 Matteo
L’asse tra il leghista e il leader di Italia viva, tutti i punti di contatto. Renzi vorrebbe demolire, con un altro referendum, uno dei presidi simbolici dei grillini, il reddito di cittadinanza. Salvini si è affrettato a dire che, in effetti, è stato «un errore» del governo gialloverde. Già nel 2016 in tv si divertivano a presentarli come la strana coppia, colonna sonora il Daniele Silvestri di Le cose che abbiamo in comune, che non saranno 4.850 e non comprenderanno il Brachetto, ma cominciano a diventare un numero cospicuo, anche perché i due guastatori della politica, Matteo+Matteo, Renzi e Salvini, sembrano provarci gusto. Il momento più sfolgorante della convergenza parallela è stato il fuoco incrociato contro il fu Giuseppi, quel Giuseppe Conte premier che hanno prima creato e poi distrutto, lasciandolo solo con il tavolino in piazza Colonna, in mezzo alle macerie di un Movimento da ricostruire. Di recente, il sodalizio si è rinsaldato e somiglia a un’alleanza politica, sia pure tattica. I signori della guerra del governo Draghi lavorano rumorosamente fuori dal Parlamento, visto che la «scatoletta di tonno» lavora con il pilota automatico. L’esempio più rilevante sono i referendum sulla giustizia cavalcati da Salvini e sostenuti dall’altro Matteo. Renzi vorrebbe demolire, con un altro referendum, uno dei presidi simbolici dei grillini, il reddito di cittadinanza. Salvini si è affrettato a dire che, in effetti, è stato «un errore» del governo gialloverde.
Non solo Morandi: 2 mila ponti a “fine vita”
Ci sono voluti 43 morti per scoprire che il Ponte Morandi non era l’unico viadotto malato del Paese. Al terzo anniversario del disastro – alla cerimonia di oggi con i familiari delle vittime parteciperanno i ministri Enrico Giovannini e Marta Cartabia – l’Italia si presenta con circa 2 mila dei 4 mila viadotti autostradali che […]
Costi, burocrazia e fatica: le tre ragioni per cui non si trovano camionisti in Italia
Confindustria lancia l'allarme e chiede più immigrati da mettere alla guida. Ma i motivi della carenza sono più profondi. Chi è nel campo la mette così: “Il nostro è un mestiere che ti costringe a mangiare quando non hai fame e a dormire quando non hai sonno”. Anche per questo, ma non solo per questo, si fatica sempre di più a trovare persone disposte a farlo. Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto, ha lanciato sul Sole24Ore l’allarme sulla carenza di camionisti che rischia seriamente nei prossimi mesi di ripercuotersi sulla capacità delle aziende di rifornirsi di beni, inclusi quelli di prima necessità. L’associazione che fa capo a Viale dell’Astronomia si è appellata all’esecutivo guidato da Mario Draghi per inserire nel prossimo Decreto Flussi il settore dell’autotrasporto: si tratta del provvedimento con il quale il Governo periodicamente stabilisce le quote di ingresso di cittadini extracomunitari per motivi di lavoro subordinato, autonomo e stagionale. Secondo Confindustria, insomma, per ovviare alla mancanza di autisti di veicoli commerciali, una misura tampone potrebbe essere quella di inserire una quota ad hoc per il settore specifico (e non per tutto il comparto della logistica, come già avviene) che permetta di reclutare personale straniero disposto a lavorare sui mezzi pesanti.
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Fonti Pd: “Marino è pronto ad appoggiare pubblicamente la Raggi in campagna elettorale”
La notizia è di quelle destinate a lasciare il segno: “Marino è pronto in campagna elettorale a fare l’endorsement per Virginia Raggi. È tale l’astio per il Pd, che l’ex sindaco si schiererebbe anche con Michetti. Ma vediamo ora come farà a schierarsi con la Raggi che non si è vaccinata e strizza l’occhio a No Vax. Anzi, ai Ni Vax, come dice Zingaretti”. Nel Pd romano sono certi della prossima mossa dell’ex sindaco di Roma, magari a settembre.”Certo che ci sarà da ridere. Proprio Marino che appoggia una sindaca no vax… “. Senza dimenticare poi il “domani piove. Gonfiate i gommoni” dell’allora consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi che si divertiva con gran gusto a prendere in giro su Twitter il sindaco Ignazio Marino, responsabile, secondo lei, di non aver affrontato nel migliore dei modi l’emergenza maltempo. Il chirurgo genovese, grazie proprio alle campagne grilline, era diventato per i cittadini romani il “sottoMarino”. Ma c’è un ultimo ragionamento (anzi, un ultimo macigno) che arriva dalla pancia del Pd capitolino, proprio in ricordo delle dimissioni “forzate” che portarono alla fine della molto discussa consiliatura Marino: “I danni che hanno fatto Orfini e Renzi qui a Roma non riusciremo mai a sanarli tutti.
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Gp di Ungheria, vittoria di Ocon e dell'Alpine, poi Hamilton e la Ferrari con Sainz. Vettel (secondo) squalificato
La F1 offre sempre emozioni uniche e anche in Ungheria ha preparato una sceneggiatura impensabile alla vigilia. Nel breve tempo di neanche 12 mesi, è accaduto che tre team della fascia centrale e tre piloti che mai avevano vinto un Gran Premio, sono riusciti nell'impresa di trasformare i sogni in realtà. GP di Monza 2020, la vittoria di PIerre Gasly con l'Alpha Tauri: GP di Sakhir 2020, il successo di Sergio Perez con la Force India; ed ora ecco Esteban Ocon che sale per la prima volta sul gradino più alto del podio di Budapest con l'Alpine. Cose che prima non si erano verificate per anni e anni nel Mondiale F1. Ci si aspettava un dominio Mercedes, con le due W12 in prima fila, ma era atteso anche l'attacco di Max Verstappen, che partiva con gomme soft mentre Lewis Hamilton e Valtteri Bottas avevano le medie. E invece, la pioggia che era già caduta in mattinata, è riapparsa proprio poco prima dello schieramento di partenza. Per tutti, pneumatici intermedi da bagnato dunque e l'idea che tutto sarebbe potuto accadere.
Evasione fiscale, sequestro al Papeete per oltre mezzo milione
Fatture inesistenti, secondo la Procura, per evadere le imposte sui redditi e l'Iva. Ci sono anche la Papeete Srl, per 384.676 euro e la Villapapeete srl, per 147.142, tra le società destinatarie di un decreto di sequestro emesso a Ravenna dal Gip Corrado Schiaretti, su richiesta della Procura. Il provvedimento è a carico di 35 imprenditori per un totale di circa 2,3 milioni di euro. L'accusa è perlopiù di avere utilizzato - come riportato dalla stampa locale - fatture relative a operazioni ritenute inesistenti per evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Al centro dell'inchiesta della Guardia di Finanza ravennate, c'è la società ravennate Mib Service nata nel 2010 con il dichiarato scopo di affiancare gli imprenditori del settore turismo, ristorazione e discoteche fornendo loro consulenze mirate ma in realtà trasformandosi, secondo gli inquirenti, in una sorta di cartiera evoluta attraverso un elaborato metodo di riassunzione dei dipendenti e, in alcuni casi, degli amministratori delle stesse aziende clienti (ai vertici Mib è stata contestata l'associazione).
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La ministra del Nulla
Dodici anni fa a Repubblica bastava un giornalista (D’Avanzo) per fare 10 domande a B.. Ieri a Repubblica si son messi in undici, direttore compreso, per non farne neanche una alla Cartabia. E riempire due pagine con le sue risposte sottovuoto spinto. Fior da fiore. 1. “La riforma attua il principio costituzionale di ragionevole durata del processo”. La poverina pensa che, per abbreviare i processi, basti scrivere che devono durare meno e stecchirli alla scadenza. Come dire che, perché i treni arrivino in orario, basta bloccarli dopo un tot anche in aperta campagna, facendo scendere e proseguire a piedi i passeggeri. 2. “La politica si occupava delle proprie bandierine ignorando i contenuti della legge”. L’unica a ignorare la sua legge è lei, che non l’ha scritta e forse neppure letta. Dice alla Camera che la mafia non c’entra perché l’improcedibilità è esclusa per i reati da ergastolo (omicidi e stragi). Poi le spiegano che i processi di mafia non sono quasi mai di omicidio e strage, ma replica che la riforma non cambia perché l’han votata tutti. Infine Conte deve minacciare l’astensione dei ministri M5S per costringerla a escludere associazione mafiosa e voto di scambio, a triplicare da 2 a 6 la scadenza degli appelli per i reati aggravati dalla mafia e a raddoppiarla da 2 a 4 per gli altri. A proposito di “bandierine”.
Pronti a fuggire (di Marco Travaglio)
Giuseppe Conte, sulla Stampa, dice due cose giuste e una sbagliata. La prima giusta è che, in una maggioranza del genere, è già un miracolo se i 5Stelle – soli contro tutti – hanno salvato il grosso dei processi dalla morte sicura prevista dalla schiforma Cartabia modello base. La seconda è che non c’è alcuna “riforma Cartabia”: solo emendamenti contro un terzo della vera riforma, quella di Bonafede, che per gli altri due terzi resta, all’insaputa di tutti i partiti che la stanno votando. Sopravvive anche la blocca-prescrizione: la Cartabia ha tentato di aggirarla aggiungendovi la prescrizione non più del reato ma del processo (“improcedibilità”), se la sentenza d’appello non arriva entro 2 anni da quella di tribunale e quella di Cassazione entro 1 anno da quella d’appello. Così i reati avrebbero continuato a non prescriversi, ma si sarebbero prescritti quasi tutti i processi: se non era zuppa era pan bagnato. Invece la cosiddetta ministra della Giustizia ha dovuto cedere alla (tardiva) resistenza del M5S: escludendo i reati di mafia, violenza sessuale e traffico di droga; e triplicando i tempi per i reati con aggravante mafiosa e raddoppiandoli per quelli “ordinari”.
Draghi e i suoi derivati (di Alessandro Di Battista)
È il nuovo idolo dell'establishment politico-finanziario italiano. Quando parla tutti si spellano le mani e si trasformano in tanti piccoli suoi derivati. I veri derivati di Draghi però sono altri: i titoli tossici sottoscritti tra il 1991 ed il 2001, quando fu Direttore generale del Tesoro. Il futuro dei giovani, di cui ora si riempie la bocca, è pregiudicato proprio dalle sue scelte (di Alessandro Di Battista). “A rischio il futuro dei giovani. Bisogna dar loro di più”. E ancora: “Privare i giovani del futuro è una grave diseguaglianza”. Perbacco, che pensieri sagaci, che riflessioni acute e visionarie! Chi avrà mai pronunciato parole così profonde? È stato Mario Draghi, il nuovo idolo dell’establishment politico-finanziario italiano, dal palco dell’ultimo meeting di Comunione e Liberazione. Ho ascoltato attentamente il suo intervento. Draghi non ha detto nulla di rilevante eppure, commentatori, editorialisti e politici hanno descritto il suo intervento come il discorso del secolo, pari, forse, solo all’I have a dream di Martin Luther King. “Ascoltate Draghi” si è raccomandato Gentiloni. Probabilmente avrebbe voluto aggiungere “e convertitevi alla religione della finanza” ma i democristiani non dicono mai tutto quel che pensano. Giuliano Ferrara ha definito Draghi il “migliore degli uomini di Stato”. Le uscite di Ferrara hanno una loro utilità, ci aiutano a capire da che parte stare. Generalmente la parte giusta è quella dove non sta lui. Anche molti politici hanno fatto a gara per vincere il premio “draghiano dell’anno”. Questa competizione tra conformisti è partita già da alcuni mesi e continuerà ancora per molto, senz’altro fino a che non si eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica. Il 25 marzo scorso, in pieno lockdown, Draghi rilasciò un’intervista al Financial Times in cui sostenne la necessità di aumentare il debito pubblico per proteggere economia e lavoro.
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Il tabù del potere e Draghi l’intoccabile: ci si indigna per chi lo critica ma si tace sui suoi errori politici
Scusate, ma per parlare del caso del giorno – “il caso Travaglio” – purtroppo bisogna entrare negli automatismi del vernacolo. Se uno dicesse: “Quello è un figlio di puttana”, tutti capirebbero che l’oggetto dell’insulto è il figlio, non la madre. Quando si dice “figlio di puttana”, anche nell’accezione più positiva – che esiste – si parla di uno spregiudicato, di un furbastro, di un dritto. Non certo della professione materna e della virtù del suo “genitore uno”. Ed ecco perché, dovendo entrare in quello che ormai è diventato un caso mediatico-politico di rilievo bisogna persino spiegare alcune banalità di automatismo della lingua italiana: “figlio di papà”, giusto o sbagliato è un rampollo, un campione delle élite, cresciuto in un ambiente protetto in mezzo ai suoi simili. Del padre questo lemma dice poco, o nulla, del figlio dice tutto. È certo che Marco Travaglio sbagli nel dire che Mario Draghi è “solo un curriculum” (avercelo, direbbe Totò): non è vero che Draghi non capisca “un cazzo”, ma è certo che ha pasticciato sui vaccini. E non poco: il punto era quello. E non c’è dubbio alcuno che, senza che questa debba essere considerata una colpa, Draghi sia figlio delle élite. È figlio di una farmacista (borghesia agiata) e di un padre che lavorava in Banca d’Italia e che aveva lavorato come dirigente nel mondo del credito. E che ha fatto la sua carriera in Banca d’Italia e nel mondo del credito: figlio – appunto – di suo padre, nella scelta vocazionale di una vita.
Nessuno ne parla ma anche Draghi ebbe un ruolo decisivo nel crack Mps
Mario Draghi, Andrea Orcel e Banca Mps: a volte ritornano. Da alcuni giorni il Montepaschi è di nuovo al centro della scena politico-economica: dopo mesi di voci mai confermate, Unicredit è infatti uscita allo scoperto e ha annunciato di voler acquisire – a determinante condizioni – la banca senese di cui lo Stato è azionista al 64% tramite il ministero dell’Economia. Il centrodestra ha sollevato la questione conflitto d’interessi, evidenziando come il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan, sia ex ministro dell’Economia ed ex deputato del Pd, eletto proprio a Siena, seggio ora vacante per il quale si è candidato il segretario dem Enrico Letta. Quasi nessuno, invece, ha rimarcato un altro intreccio cruciale in tutta questa storia: quello che riguarda, appunto, il presidente del Consiglio Draghi e l’amministratore delegato di Unicredit Orcel. Riavvolgiamo il nastro e andiamo al 2007, un anno determinante (in senso negativo) per Mps.
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Ricoveri in crescita. Reparti Covid al 4% e terapie intensive al 3%. Aumento maggiore in Sardegna, Sicilia e Calabria
Sale al 4% la percentuale di posti letto nei reparti ospedalieri italiani occupati da pazienti Covid. E’ quanto mostra il monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) relativo al 1° agosto, che vede una crescita dell’1% rispetto al 31 luglio. La percentuale aveva toccato il livello minimo del 2% e si era mantenuta così fino al 25 luglio, dal 26 ha iniziato a risalire, rispecchiando l’aumento dei contagi delle settimane passate. A crescere sono anche le terapie intensive: il 3% dei posti è occupato da pazienti Covid e l’aumento dell’1%, dopo settimane di stabilità al 2%, è scattato il 30 luglio. I ricoveri negli ospedali del Sud crescono più velocemente rispetto alla media nazionale. E’ la Sardegna, passata dal 5% al 9% in una settimana, la regione che vede la maggior crescita di terapie intensive occupate da pazienti Covid, seguita da Lazio e Sicilia al 5%. Mentre per i ricoveri Covid nei reparti ordinari, le regioni in crescita maggiore sono Sicilia e Calabria, arrivate in una settimana rispettivamente al 10% e 9%, seguite dalla Campania al 6%.
Perchè sono aumentate le bollette gas e luce a Luglio 2021
A partire dal 1° Luglio 2021, I cittadini italiani vedranno un aumento nelle proprie bollette di luce e gas rispettivamente del 9,9% per l’elettricità e del 15,3% per il gas nell’ultimo trimestre del 2021. Le cause dell’aumento del prezzo. A cosa può essere dovuto un rincaro così alto? La causa si trova nel costo delle materie prime. Infatti, basti pensare che il prezzo del petrolio grezzo sia triplicato nell’ultimo anno, portando ad un netto aumento sia della benzina che del gas. Solitamente, i prezzi della benzina raggiungono il picco durante la primavera, ma quest’anno è probabile che continuino a salire durante l’estate. Mentre l’economia si riprende, il prezzo del petrolio continua ad aumentare. “L’ultima volta in cui il prezzo del petrolio è salito durante l’estate è stato nel 2008”. Il costo dell’energia è aumentato significativamente nell’ultimo anno a causa di una varietà di fattori tra cui l’aumento del prezzo del petrolio, dalla riduzione degli investimenti nelle energie fossili e, un grande aumento della domanda di energia da quando la gente ha ricominciato a guidare e a volare. Va inoltre ricordato che i prezzi del gas sono scesi significativamente all’inizio della pandemia, è anche dovuto a questo se l’attuale aumento sembra così sorprendente.
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Vaffanculo! E senza Green Pass
Molte delle facce più note che ieri erano in piazza contro il Green Pass sono le stesse che un anno fa protestavano con gli stessi argomenti contro le mascherine, definite – vi ricordate? – insopportabili limitazioni della libertà. Ora Sgarbi, Paragone, i leghisti Borghi, Pillon e compagnia strillando hanno trovato un nuovo palcoscenico sul quale esibirsi con l’identico repertorio di scempiaggini, che parte dalla dittatura sanitaria e arriva al complotto di chissà chi per renderci cavie di pericolosissimi vaccini. Per questi paladini del diritto di sbattersene di ogni regola – anche la più piccola e limitata a tiraci fuori prima possibile da una pandemia – i concetti di collaborazione, sacrificio, rispetto del prossimo non esistono. E cavalcando due mostri potentissimi – paura e ignoranza – non si fanno scrupolo di rallentare la fine di un incubo in cambio di qualche voto e un po’ di foraggio per il loro ego.
Per i tedeschi ragazza è neutro. Anche questa lingua, così diversa, sta adeguandosi alle regole del politically correct
Che genere usare, maschile o femminile, quando ci si rivolge a un gruppo di uomini e di donne? A sorpresa il tedesco Pen Zentrum ha scelto il maschile. Ma scrittrici e scrittori che hanno votato sono già indietro con i tempi e con il politically correct. Dovrebbero sapere che due generi non bastano, ci sono molte altre varianti, e sono stati battuti dalla Lufthansa, che ha cambiato il suo tradizionale saluto ai passeggeri prima del decollo: abolito il sorpassato «signore e signori», per non dover perdere tempo elencando tutte le possibii varianti, ha scelto un banale «clienti».
Altro che giovani sfaticati: il caso di Grafica Veneta dimostra che certi imprenditori cercano solo schiavi
Eccolo qua il bubbone che scoppia con la Grafica Veneta Spa di Trebaseleghe, l’azienda che un certo Nord si portava addosso come fiore all’occhiello della produttività settentrionale e che esplode con tutto il puzzo dello schiavismo, della violenza e dei diritti che vanno a farsi fottere in nome del fatturato. Si potrebbe sperare che l’azienda leader nel suo settore, quello che ha stampato tutti i libri di Harry Potter che stanno su tutti i comodini, possa godere dello stesso strombazzamento tossico di certo giornalismo che in questi mesi si è compulsivamente inorridito ogni volta che il proprietario di qualche alberghetto ha puntato il dito contro i giovani che non vogliono lavorare o contro il reddito di cittadinanza.
I Cinque Stelle limitano i danni. Ma si valuta il voto della base. Sulla giustizia più di così non si poteva ottenere
La politica, si sa, è frutto di mediazioni. Tanto più se ad essere discussa è una legge profondamente delicata come quella della riforma della giustizia. Tanto più se a discuterla sono forze politiche profondamente distanti per storia, indole e cultura. Questo era – ed è – noto a Mario Draghi, a Marta Cartabia e a tutti i leader dei partiti di maggioranza. Giuseppe Conte compreso. Ecco perché l’accordo raggiunto dopo una giornata infinita in realtà segna più di una semplice mediazione, ma una vera e propria vittoria del Movimento cinque stelle. Lo sa bene Conte. E, soprattutto, lo sanno bene i gruppi parlamentari pentastellati. “È un po’ come quando siamo entrati nel governo: l’abbiamo fatto perché avere voce in capitolo sul Pnrr è importante, pur sapendo che ad incidere nella gestione ci sono anche partiti lontani da noi. Sulla giustizia è lo stesso: se non ci fossero stati il Movimento e Conte ora i processi per reati di mafia, di terrorismo e di violenza sessuale non saranno più estinguibili”, spiega un parlamentare Cinque stelle.
Riforma Cartabia, il nuovo emendamento salva i colletti bianchi delle mafie. M5s: “Non si transige”. Cdm subito sospeso. I 5 stelle valutano l’astensione
Nessuno stop all'improcedibilità, ma soltanto "ulteriori proroghe" a discrezione del giudice. Dall'elenco però restano fuori i reati commessi avvalendosi dell'organizzazione mafiosa o al fine di agevolarne l'attività: ad esempio l'estorsione, la corruzione, il riciclaggio, il sequestro di persona, il favoreggiamento (come quello di cui era accusato l'ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro). Nessuno stop all’improcedibilità, ma soltanto “ulteriori proroghe” alla durata dei processi più complessi, di non più di un anno (in Appello) e sei mesi (in Cassazione) ciascuna, per una serie di reati: quelli di associazione mafiosa e terroristica, il voto di scambio politico-mafioso, le ipotesi di violenze sessuali e l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Non è incluso però l’articolo 416-bis.1 del codice penale, che prevede l’aggravante per i reati commessi avvalendosi dell’organizzazione mafiosa o al fine di agevolarne l’attività: ad esempio il tentato omicidio, l’estorsione, la corruzione, il riciclaggio, il sequestro di persona, il contrabbando, il favoreggiamento (come quello per cui è stato condannato a 7 anni di carcere l’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro) o il depistaggio (come quello delle indagini sulla strage di via d’Amelio, per cui si indaga a Caltanissetta).
Il piano Covid non c’è, le assunzioni neanche, rebus trasporti: il Governo dei Migliori si è dimenticato della scuola
E la scuola dove è finita? Più o meno in questi giorni, esattamente un anno fa, i giornali del coro si esercitavano nel tiro a segno sul ministero della Pubblica Istruzione, scrivendo che nulla stava loro a cuore più della scuola italiana. Scrivevano che i banchi a rotelle erano una buffonata costosa e inutile, creando una meravigliosa e accattivante manipolazione, di cui Matteo Salvini fece dubito tesoro: il ministro Lucia Azzolina, infatti, non obbligava nessuno a comprarli, ma lasciava alle autonomie scolastiche la libertà di scegliere gli arredi che preferivano, tra cui (anche) i famigerati banchi a rotelle, peraltro molto diffusi nel Nord Europa e ideali per gli studenti dell’ultimo anno. Ma i banchi si potevano comprare anche rettangolari o quadrati, monoposto o biposto, a seconda delle esigenze di ogni direttore scolastico. I giornali scrivevano anche che, in ogni caso, i banchi a rotelle non sarebbero arrivati mai nelle aule in tempo, si facevano calcoli complicati sulle gare e sulle disponibilità di magazzino, si andavano a intervistare i produttori italiani di arredi scolastici. E così, dopo questo polverone, molti giornalisti zelanti si dimenticarono di registrare che ad inizio ottobre il Governo Conte e il commissario Domenico Arcuri (che aveva la responsabilità degli acquisti) erano riusciti a far consegnare oltre il 90% degli arredi ordinati. Quasi un record mondiale.
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