Non si vede un euro 'Bamboli' !
Chi pensava che Draghi ci avrebbe riempito le tasche di soldi a questo punto avrà capito come stanno le cose. I soldi – quando verranno – saranno quelli europei conquistati da Conte. Per adesso, invece, non c’è un euro, bamboli! Lo scostamento di bilancio da 32 miliardi fatto approvare dal precedente governo quasi due mesi fa è ancora in attesa del decreto Sostegni, e se anche lo si somma alla prossima “ricarica” da 15 o 20 miliardi annunciata con il Def, alla fine quello che riceveremo saranno briciole. Colui che ha salvato l’euro con il bazooka della Banca centrale (whatever it takes) per salvare l’Italia si sta limitando a un fiondino, mentre il perdurare della pandemia e adesso pure il blocco dei vaccini AstraZeneca imporrebbero uno sforzo immensamente maggiore. Conte, che i poteri forti hanno “schifiato” per puntare sul messia moltiplicatore di sieri e quattrini, solo con il decreto liquidità ha permesso alle banche di immettere nel sistema economico cento miliardi garantiti dallo Stato, e altri cento e passa sono arrivati tra cassa integrazione, bonus Covid e ristori.
Fake news, passi falsi e ritardi: ecco come nasce l'isteria su AstraZeneca
In attesa della valutazione dell’Ema attesa per giovedì, ripercorriamo la storia del vaccino. L’ultima parola dell’Ema arriverà giovedì. Per quella data, l’Agenzia europea per i medicinali pronuncerà la sua valutazione sugli eventi tromboembolici denunciati dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca nei Paesi europei. “Assicuriamo trasparenza”, ha detto Emer Cooke, direttore esecutivo dell’agenzia, ”È nostra priorità garantire la sicurezza del vaccino e comunicare i risultati”. “Trasparenza” è un aggettivo fondamentale per la narrazione di un vaccino che, sin dall’inizio, si è imbattuto in diffidenza. Il vaccino, di cui ripercorriamo adesso insieme la storia, presentava qualche punto percentuale in meno rispetto ai colleghi Pfizer e Moderna: una caratteristica che lo ha trasformato nel “non voluto”, nonostante, come ribadito da numerosi addetti ai lavori, si trattasse in ogni caso di una percentuale di tutto rispetto per il contrasto al covid. Le mancanze dell’azienda ci sono state: tra ritardi nella consegna delle dosi e una comunicazione incerta dopo i casi di trombosi, è aumentata la diffidenza tra chi dovrebbe ricevere il siero.
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Invece di allarmarvi, chiedetevi a chi conviene se il vaccino AstraZeneca viene sospeso
Scusate, non ci sono altre parole per dirlo: é una follia. Trentasette casi sospetti su 17 milioni di dosi certe, non sono nulla, è solo follia. Statisticamente non è nemmeno una grandezza rilevante. Sospendere un vaccino e scombinare un intero piano vaccinale pensato in un anno è follia. Pensare soltanto – con tutta la possibile solidarietà – a tre vittime sospette, e dimenticarsi delle quattrocento (anche oggi) che sono assolutamente certe è follia. Chiudere un paese con il lockdown e subito dopo rendere questo sacrificio inutile è follia. Prendere una decisione sull’onda della demagogia e del populismo – senza nemmeno commissionare una indagine aggiuntiva – è follia. Le conseguenze di questo atto sono sotto gli occhi di tutti: il cinquanta per cento dell’intero piano vaccinale europeo era fondato fino a ieri sulle forniture di AstraZeneca. E domani? Uccidere la reputazione di questo vaccino significa uccidere un piano vaccinale continentale. Adesso vi voglio dire una cosa semplice e dritta, e dovete farvi una domanda. Perché? A chi conviene tutto questo? Le sospensione di questo vaccino è una decisione che in un modo o nell’altro ha un unico effetto certo: favorisce degli interessi economici.
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Sostegni mignon. Draghi fa già rimpiangere Conte. Alle imprese andranno solo briciole. Il governo precedente (di Conte) fece di più.
L’ultimo comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate di gennaio sui contributi a fondo perduto informava che erano partiti i bonifici automatici per i ristori del Decreto Natale, più di 628 milioni di euro destinati ad arrivare direttamente sul conto corrente dei titolari di partita Iva interessati dalle restrizioni dirette a contenere l’emergenza sanitaria da Covid-19 durante le festività natalizie. Con questa ultima tranche – si legge – i contributi e i ristori che l’Agenzia ha complessivamente erogato dall’inizio della pandemia superano quota 10 miliardi, accreditati con 3,3 milioni di bonifici sui conti correnti dei beneficiari in automatico o sulla base di specifiche domande a seguito dell’approvazione dei decreti “Rilancio”, “Agosto”, “Ristori da uno a quater” e “Natale”. Facendo un calcolo alla buona, se si divide la somma di dieci miliardi per tre miliardi di partite Iva risulta che in media il ristoro elargito nel 2020 dal governo Conte sia stato circa di 3.000 euro. Un risultato più lusinghiero di quello elaborato dalla Cgia di Mestre. Che ha messo insieme vari dati per calcolare che ogni cittadino italiano ha ricevuto 1.979 euro dallo Stato per fronteggiare gli effetti negativi della pandemia contro una media dei paesi in area euro di 2.518 euro pro capite. Ma la Cgia ha messo tutto dentro: bonus economici, cassa integrazione, assunzioni/investimenti nella sanità, sospensione e taglio delle tasse, ristori, sussidi, contributi a fondo perduto. E non ha considerato i 32 miliardi di extra deficit autorizzati dal Parlamento a gennaio (leggi l’articolo). Secondo le ultime ipotesi, il governo Draghi, alla prova del suo primo provvedimento economico, dovrebbe destinare alla voce dei contributi a fondo perduto 12 miliardi di euro di sostegni per aiutare circa 2,8 milioni tra imprese e professionisti.
La Raggi porta i bilanci Ama in Procura. Svolta nell’indagine sul buco da 250 milioni scoperto dalla sindaca di Roma
Mettere fine alle voci di un possibile fallimento e dare nuovo slancio all’inchiesta della Procura di Roma sui bilanci sospetti di Ama. Con questa mission la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, accompagnata dall’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, è tornata a piazzale Clodio per depositare gli atti approvati nei giorni scorsi dalla Giunta che riguardano la municipalizzata dei rifiuti. Tra questi documenti spiccano i bilanci 2017, 2018 e 2019, oltre al piano di rilancio e risanamento dell’azienda che, tra le altre cose, provano come la situazione economica dell’azienda è ora solida. Già il 17 febbraio scorso c’era stata una prima visita della prima cittadina a piazzale Clodio per parlare con i pubblici ministeri dei conti dell’Ama. In quell’occasione la Raggi spiegava: “Oggi è una giornata storica. In questi anni ci siamo rifiutati di approvare bilanci di Ama non veritieri. Abbiamo scoperto un buco da 250 milioni di euro fatto rubando soldi ai cittadini romani”. La stessa grillina spiegava il motivo per il quale si era recata in procura, raccontando di aver effettuato “un’operazione verità sulle nefandezze degli ultimi 15 anni che tutti quelli che ci hanno preceduto hanno fatto finta di non vedere. Abbiamo rimesso le mani nei bilanci a partire dal 2003”.
Mezza Italia in zona rossa. Da oggi 42 milioni di italiani in lockdown. Ecco quali sono le regole da rispettare
Scompare il giallo dalla mappa “a colori” dell’Italia nell’emergenza Covid. Da oggi restano solo regioni “arancioni” e “rosse”, con l’unica eccezione della Sardegna che resta in zona “bianca”. Passano in area rossa le Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto e la Provincia autonoma di Trento. Questi territori si aggiungono a Campania e Molise, che erano già nell’area con le massime restrizioni, per un totale dunque di 10 Regioni e una Provincia rosse dove vivono complessivamente circa 42 milioni di Italiani. Con le zone rosse resteranno a casa quindi anche milioni di studenti, compresi i più piccoli delle materne. Tutte le altre Regioni saranno in area arancione per gli effetti del decreto legge approvato il 12 marzo. A scadenza della vigente ordinanza, la Basilicata sarà in area arancione, a seguito della rettifica dei dati completata stamattina da parte della Regione. Bolzano passa in arancione per effetto dei dati aggiornati relativi all’incidenza.
Botte all’Inps e il ritorno dei privilegi per i furbetti che intascano senza diritto bonus Covid, Reddito di cittadinanza, assegni di invalidità
Non bastasse Draghi a Palazzo Chigi, il tanfo di restaurazione della vecchia politica e dei privilegi per i soliti noti si sente sempre più forte nel Paese. Un’avvisaglia, la penultima, l’abbiamo vista due giorni fa, quando il Garante della Privacy ha multato per 300mila euro l’Inps (leggi l’articolo) per aver portato a galla, senza chiedere prima il permesso, i furbetti che intascano senza diritto bonus Covid, Reddito di cittadinanza, assegni di invalidità e altro ancora. I truffatori – perché di questo si tratta, con l’aggravante che rubano allo Stato – da tempo sono nel mirino dei controlli a tappeto disposti dal presidente dell’Ente, Pasquale Tridico. Mai però l’Autorità aveva eccepito niente, fin quando non sono finiti sotto la lente alcuni parlamentari beccati a incassare gli aiuti destinati a chi ha perso gran parte del reddito per la pandemia. Così – guarda che coincidenza! – appena si è toccata la politica è arrivato l’altolà, con l’effetto di scoraggiare tutti gli accertamenti, verso chicchessia. La legge è legge, dirà chi proprio non vuol rinunciare a sperare nella buonafede di chiunque, ma ieri è arrivato un nuovo indizio dell’azione volutamente diretta contro l’Istituto di previdenza. Sempre lo stesso Garante ha multato anche il Ministero dello Sviluppo economico, per presunti comportamenti ben più gravi di quelli dell’Inps, assegnando però una sanzione di 75mila euro, quindi ben più modesta di quella recapitata a Tridico.
La Toscana volta le spalle a Renzi. Approvata la mozione M5S contro l’Arabiagate. Hanno votato No Italia viva e Forza Italia. Astenuti Lega e Fdi. Il Pd si è spaccato: in 8 non hanno votato
Dura presa di posizione del Consiglio regionale della Toscana nei confronti del senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva. In pratica il parlamentino toscano prende le distanze dal recente viaggio in Arabia Saudita del senatore fiorentino. Vediamo cosa dice la mozione, presentata dal Movimento 5 Stelle ed emendata (con un certo imbarazzo dal Pd), approvata dal Consiglio a maggioranza: “Il presidente Eugenio Giani e la Giunta regionale della Toscana devono prendere le distanze da tutti quei paesi in cui vengono violati i diritti umani, tenute le donne in condizione di subalternità e devono dissociarsi dalle posizioni di plauso di Matteo Renzi, leader di Iv, al regime saudita, rinnovando l’adesione della comunità toscana ai principi di tutela delle libertà civili e politiche e ribadendo l’impegno della Regione Toscana sul tema dei diritti delle donne”. Ovviamente Italia Viva ha votato contro, insieme a Forza Italia. I consiglieri di Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti. Nel Pd otto non hanno votato: oltre a Giani e al presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, altri sei consiglieri dem non hanno votato.
Lazio verso la zona rossa, insieme a Friuli Venezia Giulia, Veneto e Piemonte
Lazio verso la zona rossa, insieme a Friuli Venezia Giulia, Veneto e Piemonte. Tutta l'Italia dovrebbe infatti essere tutta rossa e arancione, eccetto la Sardegna. Le Regioni dovrebbero cambiare colore, a causa dell'aumento dei contagi di Covid e la diffusione delle varianti, a partire da lunedì. Domani sarà diffuso il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità, che porterà all'adozione di nuove ordinanze da parte del ministro della Salute Speranza con il cambio di colore per alcune regioni. Con l’Rt a 1 si passa in arancione, con 1,25 in rossa. Se le previsioni saranno confermate rimarrebbero in giallo soltanto Valle d’Aosta, Calabria e Sicilia. L'Rt del Lazio dovrebbe infatti aggirarsi attorno all'1,3. Stessa situazione del Friuli. Queste regioni potrebbero passare in zona rossa da lunedì in base ai parametri che ufficialmente verranno resi noti nelle prossime ore, dei quali sono filtrate alcune indiscrezioni. L'indice Rt è uno dei dati che fanno scattare le misure previste per la zona rossa.
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Guido Rasi: "Astrazeneca è sicuro. Attenti agli effetti emotivi"
“Le reazioni avverse vanno considerate e valutate con estrema serietà anche per capire se ci sono eventuali provvedimenti da prendere” ed è “bene aver bloccato il lotto da esaminare”, ma “il vaccino AstraZeneca è un pilastro fondamentale della strategia contro Covid, al pari degli altri due di Pfizer e Moderna”. Il professore Guido Rasi non ha dubbi. Il vaccino dell’azienda biofarmaceutica anglo-svedese, attorno al quale si stanno addensando preoccupazioni e timori per l’eventuale correlazione, tutta da accertare, con alcune reazioni avverse, “è sicuro”, ripete l’ex direttore esecutivo dell’Ema, l’Agenzia Europea dei Medicinali. Diversi Paesi europei hanno bloccato un lotto del farmaco, non distribuito nel nostro Paese. L’Agenzia italiana del farmaco ha dal canto suo deciso di vietare un lotto delle dosi arrivate “in via precauzionale su tutto il territorio nazionale”.
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I ristori ancora non si vedono, ma c'è Draghi e va tutto bene
Per ora hanno cambiato il nome: non si chiamano più “ristori”, ora si devono dire “sostegni” e, quando si è saputo in giro, la pletora di adoratori di Draghi e del Governo dei Migliori ha lanciato gridolini di gioia. A volte basta poco, evidentemente. Però, che siano ristori o sostegni, la realtà dei fatti dice che di soldi per ora non ne siano arrivati: la crisi politica ha bloccato gli aiuti alle attività e alle imprese e da due mesi e mezzo (gli ultimi aiuti sono stati varati a dicembre) gli imprenditori si ritrovano senza aiuti nonostante le chiusure e, soprattutto, con la previsione di un’ulteriore stretta nei prossimi giorni. Sui ritardi, tra l’altro, si registra un curioso silenzio della Lega (e infatti molti elettori sono infuriati con Salvini per questo improvviso cambio di rotta), interrotto solo dalle parole del ministro al Turismo Massimo Garavaglia che annuncia (ma non era il governo “del fare” senza annunci?) una prossima “misura importante per la montagna”.
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Dpcm, decreti e fiducie. Draghi svilisce il Parlamento ma nessuno ha da ridire. Già tradito l’impegno di Supermario sulla centralità delle Camere. Ma il premier autoritario era Conte
“Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento”. E sul Recovery plan: “Gli orientamenti che il Parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza di Programma presentata dal governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale”. E ancora: “La governance del Programma di ripresa e resilienza è incardinata nel ministero dell’Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore. Il Parlamento verrà costantemente informato sia sull’impianto complessivo, sia sulle politiche di settore”. Sono questi alcuni passaggi estrapolati dal discorso sulla fiducia pronunciato dal premier Mario Draghi alle Camere, il 17 e il 18 febbraio. Deputati e senatori non hanno alcuna intenzione di fare da “passacarte”. Il banchiere lo sa, tanto che nella replica parte proprio da qui: “Voglio ribadire quanto considero cruciale la funzione e il lavoro delle Camere, in particolare per quanto riguarda il Programma di ripresa e resilienza”. Eppure, eppure i segnali che arrivano in queste ore non vanno affatto nella direzione di restituire centralità al Parlamento. Ieri il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto Coni. Si tratta della seconda: la prima era arrivata, il 25 febbraio scorso, sul Milleproroghe in scadenza dopo pochi giorni. Il provvedimento che introduce misure sull’organizzazione e il funzionamento del Comitato olimpico nazionale, e che scade il 30 marzo, passerà ora alla Camera. Un voto di fiducia, infine, che si è reso “necessario” perché in un vertice di maggioranza che si è tenuto il giorno prima non è stato possibile trovare un compromesso.
Raggi sfratta Fratelli d'Italia dalla sede storica: "Morosi dal 1972"
(1 novembre 2017) Sgomberati i locali storici di Fratelli d'Italia. Il contratto di concessione è scaduto nel 1972 e il Comune ha agito di conseguenza. Ieri notte l'amministrazione di Roma Capitale attraverso un'operazione dell'Unità di Supporto della Polizia Locale presso il Dipartimento delle Politiche Abitative (U.S.D.P.), è rientrata in possesso dell'immobile di proprietà capitolina in via delle Terme di Traiano 15a, sede storica a Colle Oppio del partito romano di Giorgia Meloni. Secondo quanto annunciato dalla stessa sindaca Raggi in Assemblea capitolina, il contratto di concessione non sarebbe più valido da quasi mezzo secolo. "Abbiamo riscontrato una soluzione di morosità prolungata nel tempo, questi partiti si trovavano all'interno della sede comunale, mi viene un po' da ridere ma il contratto era scaduto nel 1972". "Uno scandalo a cui è stato posto fine - ha dichiarato l'assessore alla Casa e al Patrimonio Rosalba Castiglione - adesso l'immobile torna ai romani e potrà essere valorizzato in un'ottica di legalità, anche in considerazione del suo valore storico, sotto la sorveglianza degli organi di tutela. Ringraziamo le donne e gli uomini della Polizia Locale per la riuscita dell'operazione". "Andiamo avanti determinati - aggiunge - per porre fine allo scempio gestionale di cui il patrimonio immobiliare romano è stato vittima. Una situazione incancrenita che, come questo caso testimonia, affonda le sue radici anche in tempi altro che recenti. La strada è lunga, ma siamo decisi ad andare fino in fondo per ridare dignità e trasparenza all'utilizzo della proprietà pubblica dei cittadini romani".
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La Danimarca sospende il vaccino AstraZeneca, MA non ci sono prove di una correlazione tra alcuni episodi di coagulo e la somministrazione del vaccino.
L’Autorità nazionale danese per la salute ha sospeso in via precauzionale la somministrazione del vaccino AstraZeneca dopo la segnalazione di alcuni gravi casi di coaguli di sangue. È la stessa Autorità ad annunciarlo in un comunicato. Su questi casi sono in corso delle indagini per stabilire eventuali connessioni con la somministrazione del vaccino, ma al momento — chiarisce la stessa Autorità — non ci sono prove di una correlazione tra questi episodi di coagulo e la somministrazione del vaccino. «Siamo nel bel mezzo del più grande e importante programma di lancio di vaccinazioni nella storia danese. E in questo momento abbiamo bisogno di tutti i vaccini che possiamo ottenere. Pertanto, mettere in pausa uno dei vaccini non è una decisione facile. Ma proprio perché vacciniamo così tanto, dobbiamo anche rispondere con tempestività quando si é a conoscenza di possibili gravi effetti collaterali», afferma Soren Brostroem, direttore della National Health Authority. La sospensione durerà 14 giorni ed è decritta come misura precauzionale.
Bologna nella morsa del virus «Qui ormai la gente è sfinita Le altre ondate erano niente in confronto a questa»
Il capoluogo emiliano è in zona rossa da una settimana: i casi sono destinati a crescere ancora. Le ragazze e il drink in piazza Maggiore: cerchiamo di farci forza. «Le altre ondate erano niente in confronto a questa». Chissà domani, su che cosa metteremo le mani. In via D’Azeglio le luminarie con i versi di una delle canzoni più belle di Lucio Dalla sono sempre accese. Con la fatica che si fa ad immaginare un futuro qualunque e con il bisogno di consolazione che tutti ci portiamo addosso, anche solo guardarle è qualcosa che un po’ scalda il cuore. Alle 17 di un mercoledì di marzo ci passano sotto in tanti. E ci si sente quasi in colpa a pensare che forse sono troppi, per una città in zona rossa da una settimana, che pure fatica a contenere contagi al settanta per cento attribuibili alla variante inglese, una città assediata che si trova nel centro della regione più colpita da questa terza fase del virus, dove il direttore generale della Ausl Paolo Bordon chiede aiuto dicendo che i posti letto non bastano più, e per destinarne di nuovi al Covid servono anche nuovi medici, anestesisti e infermieri. Non importa come, non importa da dove. Perché le altre ondate, dice, «erano niente in confronto a questa». Eppure, è così.
Lotteria scontrini, oggi prima estrazione: quante chance di vincere?
Oggi, 11 marzo, è il giorno della Lotteria degli scontrini. In palio, nell’ambito della 'riffa' di Stato che ha lo scopo di incentivare i pagamenti elettronici (con carta di credito, carta di debito, bancomat e applicazioni), ci sono 100mila euro. Si parte con i premi mensili: in palio ce ne sono dieci da centomila euro - ricorda laleggepertutti.it - per chi ha fatto acquisiti in negozio e dieci da ventimila euro per il negoziante da cui si è fatto shopping. I premi, via via, aumenteranno. Ne sono previsti di settimanali, con le estrazioni ogni sette giorni a partire da giugno, di trenta biglietti fortunati: 15 da 25mila euro ciascuno andranno ai clienti, altri 15 da cinquemila euro ciascuno ai negozianti. E poi la superestrazione annuale, con in palio un premio da cinque milioni di euro per l’acquirente e un milione di euro per l’esercente. In totale 1800 premi l’anno (uno annuale, 120 mensili e 780 settimanali da moltiplicare per due: 900 ai clienti e 900 ai negozianti). Ma quante sono le chance di vincere? Premesso che, nel dubbio, è sempre meglio partecipare, visto che chi compra non ha costi, né particolari oneri per gli acquirenti e i premi non sono soggetti a tassazione.
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Pubblicato il secondo rapporto dell’Aifa sulla sorveglianza dei vaccini anti-Covid. “I dati confermano i profili di sicurezza”
L’Agenzia italiana del Farmaco ha pubblicato il secondo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid, riguardante i dati registrati nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza fino al 26 febbraio scorso. Le segnalazioni riguardano soprattutto il vaccino Pfizer/BioNTech Comirnaty (96%), che è stato il più utilizzato e solo in minor misura il vaccino Moderna (1%) e il vaccino AstraZeneca (3%). Complessivamente, fa sapere l’Aifa, sono state valutate 30.015 segnalazioni su un totale di 4.118.277 dosi somministrate per tutti i vaccini, con un tasso di segnalazione di 729 ogni 100.000 dosi. “Un tasso più elevato di quello che abitualmente si osserva per altre vaccinazioni – riferisce l’Agenzia -, per esempio quella antinfluenzale, ma coerente con i risultati degli studi clinici e indicativo della speciale attenzione dedicata a questa vaccinazione. L’età media è di 46 anni coerente con l’età media dei vaccinati, in gran parte operatori sanitari. Il 93,6% delle segnalazioni è riferito a eventi non gravi e risulta in linea con le informazioni già presenti nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dei vaccini”.
Ambulanze bloccate per ore e pronto soccorso saturi: nelle Marche la nuova ondata spaventa.
Nelle giornate di lunedì e martedì i mezzi di soccorso hanno atteso anche sei ore prima di poter lasciare il malato che avevano a bordo, oppure dirottate in strutture di altre province, pieni anche quelli. "Così però salta un anello e si blocca tutto", spiegano i volontari. E i tempi si allungano per tutte le chiamate, non solo quelle per Coronavirus. Ma l'allarme era stato lanciato settimane fa: "Avrebbero dovuto coglierlo". Le testimonianze dagli ospedali: "Dobbiamo scegliere, si ricoverano solo i più giovani". Sono le 14 di martedì pomeriggio e in tutto il territorio di Ancona non c’è un’ambulanza disponibile per le urgenze. Tutte sono in coda davanti ai vari pronto soccorso della Regione: non possono “scaricare” il paziente, né accettare in coda altre chiamate del 118 perché il tempo di attesa è incerto. Tre, quattro o sei ore, nessuno può saperlo. Il reparto di urgenza di Torrette è saturo da oltre due giorni, tanto che lunedì sera ha dovuto chiudere i battenti per la prima volta dall’inizio della pandemia per “alleggerire” il carico sulla divisione. E non va meglio in altri della Regione. Il sistema sanitario è a “un passo dal collasso” con le terapie intensive ormai piene (103 i ricoverati secondo l’ultimo bollettino di cui 23 a Torrette) e gli altri reparti altrettanto congestionati, con 755 posti letto occupati in tutta la Regione, di cui 124 nei pronto soccorso.
Dimmi chi è il tuo consulente e ti dirò chi sei
Che fine ha fatto il MES? Dove sono finite le ricette magiche su come affrontare il virus o il cambio di passo sui ristori? E i temi divisivi che hanno riempito i comunicati stampa dei politici e le pagine dei giornali nelle settimane della crisi di governo? Spariti, svaniti, scomparsi. Non siamo più in dittatura sanitaria evidentemente. Il che dipende non dal lockdown in sé ma da chi decide di promuoverlo. Eccolo il miracolo del Messia. Non ha moltiplicato né vaccini né posti di lavoro ma ha eliminato le polemiche politiche. Scandali o potenziali conflitti di interesse? Rumori di sottofondo. La Pax draghiana accontenta tutti. Moderati, liberali, moralisti e liberisti. E poi i giornali di sistema, Confindustria, i think tank che contano, le multinazionali della consulenza e quelle dei farmaci, rigorosamente nordamericane. L’apostolo non predica. Non ha bisogno della parola. A tranquillizzare coloro che, evidentemente, con il governo precedente tranquilli non erano, ci pensa il suo passato (sbagli inclusi) e ci pensano le nomine. Non quelle politiche. Quelle non contano. Ha fatto giocare i politici al gioco delle poltrone ed ha visto che si accontentano di poco.
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Perché anche chi ha fatto il vaccino può risultare positivo al coronavirus
Sul tema c'è molta confusione, colpa anche di noi giornalisti. Ma come ricorda Matteo Bassetti all'Adnkronos, l'obiettivo dell'immunizzazione è ridurre malattie e ricoveri, non impedire che il virus circoli. Nel Rsa sta già succedendo. Si può risultare positivi al coronavirus anche dopo aver ricevuto il vaccino? La risposta è affermativa, ma la cosa non dovrebbe allarmarci. Quando parliamo di vaccini, spiega all'Adnkronos Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova, "non dobbiamo andare a guardare chi è vaccinato e poi si infetta di nuovo, ma quanti di quelli immunizzati finiscono in rianimazione e muoiono perché è questo l'obiettivo dell'immunizzazione e non il fatto che il virus non circoli". Sul tema in effetti c'è molta confusione. Colpa anche di noi giornalisti che evidentemente non abbiamo esposto la materia in modo chiaro.
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Le manone che sfasciano il Paese
Che fessi che sono i nostri imprenditori, costretti a improvvisare nelle loro strategie o ad affidarsi a consulenti di provincia quando c’è la multinazionale americana McKinsey che spiega come spendere oltre 200 miliardi al prezzo straccione di 25mila euro. Tariffa un po’ troppo generosa anche in tempi di saldi da pandemia, e che rafforza le preoccupazioni sulla quantità di manine e manone all’opera per spartirsi i soldi europei già sottratti alla gestione dell’ex premier Conte. Miliardi sui quali grava già un terribile indizio: la quasi totalità dei ministri chiamati da Draghi sono del Nord, e siccome non c’è politico che non pensi prima di tutto al proprio orticello elettorale, c’è un rischio fortissimo che il grosso della spesa vada al Settentrione e le briciole al Sud. Una ripartizione che non sarebbe una novità, ma che in questa fase storica può mettere le basi per la disgregazione del Paese. Se le aziende del Nord sono state certamente penalizzate dalla pandemia e devono recuperare il Pil perduto, quelle del Sud semi-morenti prima del Covid sono state rase al suolo.
Destinando quindi tutto il cucuzzaro alle regioni locomotiva – come spingono la Confindustria, la grande finanza e le multinazionali stile McKinsey – le ancoreremo alla Germania e al Centro Europa, mentre al resto della nazione non rimarrà che saldarsi all’Africa. Per un’Italia già così segnata dalle diseguaglianze, questo sarebbe il colpo di grazia. L’Unità della nazione che svanisce. Il disegno della Padania che vince.
I genitori di Renzi saranno processati per bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture false. Rinviati a giudizio insieme ad altri 14 imputati per il fallimento di tre cooperative
I genitori del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale di Firenze, insieme ad altri 14 imputati, nell’ambito dell’inchiesta riguardante il fallimento delle cooperative “Delivery Service Italia”, “Europe Service” e “Marmodiv”. I reati ipotizzati a vario titolo sono bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture false. Si tratta dell’inchiesta che due anni fa portò agli arresti domiciliari i genitori dell’ex premier (leggi l’articolo). Il processo comincerà il primo giugno a Firenze. Secondo le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dal procuratore aggiunto Luca Turco, Tiziano Renzi e sua mogli sarebbero stati amministratori di fatto delle tre cooperative finite al centro degli accertamenti dopo essere fallite, tramite persone di fiducia o comunque condizionando le decisioni prese all’interno delle stesse società.
Ristoratori più furibondi di prima. Ma è vietato disturbare Supermario. Conte era linciato ogni giorno a reti unificate. Ma con Draghi gli esercenti imbufaliti non fanno notizia
Пролетарии всех стран, соединяйтесь! “Proletari di tutto il mondo, unitevi!”, scrivevano Marx ed Engels nel Manifesto del Partito Comunista. Ora potremmo dire: “Ristoratori di tutto il mondo, unitevi!”. In tempi di pandemia infatti, una categoria ha fracassato più delle altre i cabbasisi, come direbbe il Montalbano del grande Andrea Camilleri. Premesso che la crisi economica dispiace a tutti perché è un danno in primis per il sistema Italia, i ristoratori hanno esagerato nelle lamentazioni non perché non siano stati duramente colpiti adesso, ma perché – soprattutto rispetto a tante altre categorie – hanno in media guadagnato vagonate di denaro nei tempi d’oro (cioè sempre), almeno dal 1920, periodo della precedente pandemia, la famosa Spagnola. Ed allora però, nei tempi belli dei soldi facili, non si lamentavano. Ricordano un po’ lo snobismo puzzardino con cui i veneziani guidati dal filosofo Massimo Cacciari giudicavano la marea umana dei turisti che invadevano la bellissima città lagunare. Ed ora la rimpiangono amaramente. E certo quando c’è abbondanza si tende a levitare e a scordarsi della terra dove stanno gli altri.
Recovery, Franco: “Rafforzare la pa”. Brunetta: “Percorso ad hoc per selezionare specialisti”. Ma il piano è lo stesso di Conte e Dadone
La pa "dopo anni di depauperamento deve dotarsi di personale tecnico e amministrativo adeguato per gestire, rendicontare e rendere operativi i progetti del Recovery Plan", ha detto il ministro. "La ricostruzione di questo 'dopoguerra da pandemia' deve partire dal capitale umano pubblico. Bisogna abbandonare l’epoca dei blocchi del turnover, dei tetti riferiti a indicatori anacronistici, delle rigidità contrattuali". Il punto di partenza è una pubblica amministrazione in cui l’età media è di 55 anni, gli under 34 sono solo il 2% e le competenze prevalenti sono quelle giuridiche. Mentre mancano tecnici, economici, ingegneri e tutte le altre professionalità necessarie per utilizzare in modo rapido ed efficiente le risorse del Next Generation Eu. Il tema è in cima all’agenda del ministro dell’Economia Daniele Franco, ma a dare qualche primo dettaglio su come intenda muoversi il governo è stato il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, al termine della videocall con i rappresentanti dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci).
Cosa c'è dietro il viaggio di Renzi a Dubai?
"Ho una buona ragione, mi sono pagato tutto da solo", fa sapere il leader di Italia Viva ai fedelissimi: "E chi sostiene il contrario verrà querelato". I legami con Toscana Aeroporti sotto la lente. Un nuovo viaggio di Matteo Renzi a Dubai dopo il caso Khashoggi scoppia in questi giorni: il senatore di Scandicci è atterrato il 6 marzo e ha alloggiato nel Burj Al Arab Jumeirah, un hotel a forma di vela gigante situato su un’isola privata: solo suites da 1500 euro a notte. Il viaggio non è stato né annunciato né pubblicizzato ma a parlarne è stato Niccolò Carratelli su La Stampa: dopo la pubblicazione della notizia Renzi ha minacciato di querelare il direttore del quotidiano Massimo Giannini ma senza spiegare per cosa ha ritenuto diffamatorio l'articolo.
Dagli oppioidi all’Arabia Suadita, le ombre su McKinsey: ecco a chi si è affidata l’Italia per il Recovery
Dalla crisi degli oppioidi alla connivenza con i regimi autoritari fino all’appoggio per le politiche anti-migranti di Trump: il vero scandalo in fin dei conti è aver scelto per il Recovery Fund proprio McKinsey (e non altre società), la più controversa tra le big companies di consulenza globale per le vicende in cui è rimasta coinvolta. La scelta del governo Draghi di assoldare nel percorso di riscrittura del Recovery Plan il big americano della consulenza aziendale McKinsey, già chiamato in passato a collaborare con Palazzo Chigi su vari dossier, ha acceso lo scontro politico. Il ministero dell’Economia con un comunicato pubblicato sul suo sito puntualizza che “la governance del PNRR italiano è in capo alle Amministrazioni competenti e alle strutture del MEF che si avvalgono di personale interno degli uffici” e quindi che McKinsey non è coinvolta nella definizione dei progetti, i cui aspetti decisionali “restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia”. McKinsey però, ammette alla fine via XX Settembre, lavora “all’elaborazione di uno studio sui piani nazionali Next Generation già predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano”. Il contratto – fa sapere il ministro Daniele Franco – “ha un valore di 25mila euro +IVA ed è stato affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2, del Codice degli Appalti”. Uno dei cosiddetti contratti diretti “sotto soglia”. Quindi, senza gara e senza consultare concorrenti.
In ritardo e ridotti. Dei Sostegni non c’è traccia. Si lavora al decreto per gli aiuti che arriveranno però solo dopo Pasqua
Il governo Draghi ha più di una gatta da pelare. Non solo deve mettere ancora a punto una chiara e netta strategia per fronteggiare l’andamento dell’epidemia, ma è alle prese pure con la grana della campagna vaccinale e, in ultimo, ma non per importanza, con la definizione delle misure per sostenere l’economia. Mentre hanno preso il via una serie di riunioni tecniche per valutare se siano necessarie nuove strette alle misure contro la pandemia, si attendono novità sul decreto Sostegno con gli aiuti alle imprese che hanno subito i contraccolpi delle chiusure e alle famiglie in difficoltà, oltre ai nuovi fondi per la campagna di vaccinazione di massa. C’è da dire che nonostante le varie chiusure localizzate, gli ultimi ristori per gli italiani sono arrivati a dicembre. Ma c’è di peggio. Perché nonostante i 32 miliardi di scostamento di bilancio lasciati in dote dal predecessore, Giuseppe Conte, se tutto va bene i prossimi soldi imprese, famiglie e partite Iva li vedranno dopo Pasqua. E per di più con importi probabilmente sforbiciati rispetto ai precedenti.
Pietro Calabrese: bilanci Ama, abbiamo scoperto un buco di 250 milioni di euro creato dai soliti capaci, dal 2003 al 2009
"Che volete che siano 18 milioni di euro su un bilancio di 800”. Ricordo bene questo passaggio da parte di chi insisteva nel vedersi approvare il bilancio di Ama, mentre noi continuavamo a ribadirgli che questa provocazione non era accettabile. Rappresentava uno schiaffo in faccia ai cittadini. La nostra posizione, da allora, non è mai cambiata. Anche perché di milioni che non tornavano, in quel bilancio, avevamo il sospetto che fossero centinaia. Oggi lo abbiamo dimostrato. Abbiamo trovato un amministratore determinato a scavare fino in fondo. Sulla gestione Ama abbiamo chiuso i conti con il passato. Abbiamo messo nero su bianco un piano di risanamento aziendale e un nuovo piano industriale, senza cedere di un millimetro. Parliamo di 100 milioni truffati su una valorizzazione immobiliare, che per essere valida, prima di andare in banca a sottoscriverla, doveva passare per il voto dell’Assemblea Capitolina. Mai avvenuto. Parliamo di 150 milioni truffati sulla riscossione della Tari, mascherando database utenze, piani di spesa, rapporti, relazioni, note amministrative, insomma tutto ciò che riguarda la trasmissione dei documenti al Socio Unico, il Comune di Roma. Totale 250 milioni di euro. Un buco enorme, creato dai soliti capaci, dal 2003 al 2009.
McKinsey, Draghi e il Recovery Plan: cosa c'è che non va nel contratto da 25mila euro del Mef per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
Cos'è questa storia della società di consulenza McKinsey e del governo Draghi che le affida un incarico da 25mila euro per lavorare al Recovery Plan? E cosa c'è che non va nella decisione del ministero dell'Economia di avvalersi di una delle più prestigiose società di consulenza per finire il lavoro sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)? Formalmente è tutto corretto e va sottolineato che anche l'esecutivo Conte e altri governi si sono avvalsi delle capacità di McKinsey e dei suoi concorrenti in questi anni. Ma è il prezzo della consulenza a far capire che i piani del contractor potrebbero essere diversi rispetto a quelli dell'incarico conferito senza gara da via XX Settembre. E questo potrebbe costituire in futuro un problema per gli interessi nazionali. Vediamo perché. McKinsey: cos'è la società di consulenza al lavoro sul Recovery Plan di Draghi. La storia comincia quando venerdì su Radio Popolare Andrea Di Stefano, direttore del mensile Valori, racconta che gli esperti di McKinsey e quelli di un'altra società di consulenza sono al lavoro sui dossier del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e si presentano alle riunioni del ministero. Radio Popolare definiva la società di consulenza “una specie di governo parallelo” e “una sorta di laboratorio del neo liberismo e il suo braccio operativo”.
Adesso pure il videomessaggio. Ma con Draghi nessuno protesta. Soliloquio del premier per indorare la nuova stretta. L’avesse fatto Conte, sarebbe partito un linciaggio
La situazione dei contagi spaventa. Siamo di fronte alla terza ondata di contagi da Covid -19 alimentati dalle varianti che hanno carattere epidemiologico diverso, colpendo ora i più giovani che trasmettono poi l’infezione agli adulti e agli anziani. Il quadro cromografico dell’Italia è un caleidoscopio di colori in continua mutazione, bianco, giallo, arancione chiaro, arancione scuro, rosso chiaro, rosso scuro e chi più ne ha più ne metta. L’ultimo Dpcm di Draghi appena varato il 6 marzo scorso e che doveva durare fino a Pasquetta salterà a brevissimo, mentre il Cts ha definito nuovi vincoli numerici in automatico per definire i colori delle regioni. Ieri un videomessaggio del presidente del Consiglio Mario Draghi ha preparato la strada all’inasprimento delle misure. Alcune considerazioni, a questo punto, sono d’obbligo. Giuseppe Conte è stato tanti criticato da Matteo Renzi e da Matteo Salvini perché governava – dissero – a colpi di Dpcm e videomessaggi. SILENZIO DI TOMBA La stessa identica cosa che sta facendo il nuovo premier con l’aggravante, per giunta, di far scattare in automatico le restrizioni. Due pesi due misure. Dove sono ora i liberi cantori di Norimberga, cioè quello stuolo variegato e brancaleonico di oppositori professionali alle misure governative? Spariti nel nulla. Renzi tace, vergognandosi di quello che aveva detto su Conte, visto che ora Draghi fa lo stesso. Mentre Salvini emette ben ponderati e labili sussurri appena udibili alle orecchie più scaltre. E dov’è Sabino Cassese, insigne costituzionalista, che ogni giorno tuonava dai giornali contro la dittatura prossima ventura fatta a colpi di Dpcm? Sparito anche lui nel comprensibile imbarazzo.
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