Covid, ultime notizie. La Germania conferma il lockdown duro fino al 7 marzo
Mentre la situazione epidemiologica in Italia sembra essere stabile, le varianti del Covid-19 preoccupano sempre più. Motivo per cui diventa fondamentale accelerare le vaccinazioni con il nostro Paese che finora ha somministrato oltre 2 milioni di vaccini, con più di un milione di persone che hanno già ricevuto la doppia dose (qui i dati in tempo reale).
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Le proposte indecenti sulla Raggi
Al Senato i 5 Stelle, Pd e Leu danno vita a un intergruppo, in Campidoglio si fanno gli sgambetti sulla Raggi. Niente di nuovo in una storia che vede dissanguarsi sempre e solo il Movimento, come avvenuto in tutte le occasioni in cui dem e 5S hanno provato a collaborare, comprese le ultime regionali in Puglia, per non parlare di quelle in Emilia Romagna e Toscana, dove il voto utile in funzione anti-destra ha penalizzato una parte sola, sempre la stessa. Naturale che il partito di Zingaretti ci abbia preso gusto, e l’idea di riprendersi la Capitale compensando la sindaca con qualche sediolina circola da tempo. D’altra parte, l’impresa della prima cittadina uscente è quasi disperata. Dal suo primo giorno di lavoro i poteri forti della città, con la forza della loro propaganda e di giornali menzogneri, l’accusano di tutto, financo di aver dato una ventiquattresima pugnalata nell’assassinio di Giulio Cesare. Balle grandi quanto la voglia di tornare ai bei tempi andati, quando si rubava alla luce del sole e si tollerava una corruzione diffusa, tanto una mano lava l’altra e tutte e due acchiappano dalle casse pubbliche, non a caso lasciate dai partiti di destra e di sinistra sistematicamente vuote. Di fronte a questo scempio la sindaca ha lavorato sodo e ottenuto importanti risultati, a tal punto che a destra non si trova un kamikaze disposto a sfidarla, tranne il solito Gasparri, consapevole che neppure a Giurassic Park i dinosauri sono più antichi di lui in Parlamento, e pertanto non gli costa nulla sperare in un miracolo.
Manca solo la nipote di Mubarak
Finite le giravolte dei partiti (mai con questo, mai con quello, per poi finire quasi tutti insieme appassionatamente) ieri è toccato a Mario Draghi il turno delle piroette. Proprio lui che aveva mandato a casa Brunetta, Carfagna e Gelmini con tutto l’ultimo governo Berlusconi, co-firmando con l’ex presidente della Banca centrale europea, Trichet, la letterina che mandò a casa il Cavaliere, ieri ha richiamato gli alfieri di quella stessa stagione, inserendoli in una squadra da perfetto manuale Cencelli: un po’ per uno non fa male a nessuno. Così l’Esecutivo dei “migliori” è una lottizzazione da far morire d’invidia la Prima Repubblica, con molte conferme (ma quelli di prima non erano tutti incompetenti?) e l’aggiunta di qualche tecnico a cui auguriamo ogni bene, visti i volponi con cui se la dovranno vedere. Per i Cinque Stelle, più di ogni altra forza politica, rimbomba giustamente la domanda se valeva la pena di mettersi in questo fritto misto, dove chi ha affrontato le tempeste maggiori – Bonafede, Azzolina e Catalfo – devono cedere il posto a signori che sanno di cinema già visto, se non addirittura di restaurazione. Ma se Grillo non avesse chiesto agli attivisti di sporcarsi le mani sulla piattaforma Rousseau, ben sapendo che sostenere Draghi avrebbe fatto fuggire tanti validissimi sostenitori del Movimento sin dalla prima ora, a partire da Alessandro Di Battista, oggi avremmo un governo con quattro posti in più per la nipote di Mubarak, Renzi o la Bellanova, Salvini o qualche altra manina del Mef o di Bankitalia. Da adesso quindi non resta altro da fare che controllare ogni azione di questa terribile ammucchiata, tappandosi il naso con una mano e accendendo un cero con l’altra perché Dibba e le altre colonne Cinque Stelle, a tutti i livelli, a partire dai territori, tornino sui loro passi per dare una mano a vigilare sull’operato di ciascun dicastero. Di tempo non ce n’è molto, perché c’è da giurare che alle elezioni del Capo dello Stato, tra un anno, Draghi sarà fatto traslocare al Quirinale, aprendo così la strada alle elezioni. Ma per chi è abituato a dilapidare le casse pubbliche e ad arraffare questi mesi possono più che bastare.
Regione Lombardia, ecco che fine hanno fatto i camici del cognato di Attilio Fontana: sono stati regalati alla Croce rossa di Palermo
Che fine hanno fatto i camici del cognato di Attilio Fontana? Quale è stato il destino degli oltre 25mila dispositivi di protezione finiti al centro di un’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto direttamente il governatore della Regione Lombardia? Sono finiti a Palermo, a quasi 1.600 chilometri di distanza da Varese, città dell’inquilino del Pirellone e della Dama spa, cioè la società del cognato Andrea Dini, che la moglie di Fontana possiede al 10%. Dopo mesi di corrispondenza con Aria, la centrale acquisti della Regione – depositata agli atti dell’inchiesta dall’avvocato Giuseppe Iannaccone – Dini si è dovuto arrendere: la Lombardia non vuole più i suoi camici. Neanche gratis. E quindi ha deciso di regalarli alla Croce Rossa di Palermo. Che non ci ha pensato due volte ad accettarli. “Facendo seguito alla vostra missiva, tenuto conto del perdurare dell’emergenza sanitaria e della necessità di porre in essere quanto necessario per limitare il contagio da Covid-19, confermiamo la nostra disponibilità ad accettare la donazione”, rispondono dalla Sicilia, neanche tre giorni dopo aver ricevuto l’offerta da Varese.
Prenotazione online dei vaccini in Lombardia: regione dà la colpa a Tim, ma Tim non c’entra nulla
Attribuire le responsabilità al mancato invio di sms sulla prenotazione dei vaccini in Lombardia a TIM. Poi, fare marcia indietro quando ormai l’informazione era già stata ampiamente diffusa e ripresa da tutti i siti di notizie e dagli altri media. Ieri, è iniziata – nel peggiore dei modi – la campagna di vaccinazione degli over 80 in Lombardia: la regione aveva predisposto una piattaforma online sulla quale bisognava iscriversi (inserendo pochi dati essenziali) e da cui si sarebbe dovuto attivare un servizio di messaggistica per raggiungere i cittadini con l’indicazione della data e dell’orario di somministrazione del siero. Tuttavia, dal momento in cui la piattaforma è stata attivata – a causa dei troppi accessi – il sistema ha subito degli evidenti rallentamenti, che hanno portato diversi utenti a lamentarsi del disservizio sui social network. La Regione Lombardia, inizialmente, aveva provato a smarcarsi da ogni tipo di responsabilità, scaricando su TIM la colpa di quanto accaduto: «Tim non riesce a inviare gli Sms di risposta – hanno fatto sapere dal Pirellone -, stanno lavorando per risolvere il problema». Questa versione ufficiale, come detto, era stata ripresa da tutte le testate giornalistiche principali, contribuendo a creare questa narrazione rispetto ai problemi riscontrati dai cittadini lombardi sul sistema di prenotazione dei vaccini contro il coronavirus.
La Lega, Draghi e la maxirissa governativa
Cominciano a litigare, prima del previsto. Quel cocciuto del ministro Speranza dà retta alla scienza e chiude, la Lega dà retta al portafoglio dei suoi elettori ed insorge. I leghisti vorrebbero tenere aperto o che perlomeno il virus programmi in anticipo la sua mutazione e diffusione in modo che ristoranti e impianti sciistici si possano organizzare per tempo. Già, pare non sia stata la Madonna di Medjugorje a convincere Salvini a tuffarsi nell’ammucchiata, ma i danè. Il profondo nord voleva liberarsi dalla “dittatura sanitaria” imposta da Conte e tornare a laurà. Peccato che Draghi gli abbia rifilato una fregatura colossale. La Lega si ritrova lo stesso identico ministro della salute di prima e con tutto il cucuzzaro scientifico al seguito. Che si arrivasse presto alle mani era inevitabile. Ora bisognerà capire se si tratta solo di una scaramuccia passeggera oppure dell’inizio della maxirissa governativa che molti prevedono e anche auspicano. Altro che unità nazionale come se fosse antani, botte da orbi. I “migliori” contro quelli di “alto profilo”. Voltagabbana di lungo corso contro nuove leve. Tecnici della poltrona contro politologi della stessa. Mezzi negazionisti contro mezzi allarmisti. Botte da orbi. Del resto non sono d’accordo su nulla. Nemmeno su come affrontare l’emergenza pandemica come dimostrano queste prime scazzottate. Su nulla.
Conte ha fatto poco? Sono i dati a dire tutt’altro. Ha guidato il Paese in un contesto drammatico. Ecco perché Giuseppi lascia il Governo a testa alta
Un’amica di simpatie leghiste mi ha scritto una lettera, accusando il Governo Conte di ogni nefandezza. Questa è la mia risposta. Cara F., nel tuo stupefacente j’accuse ti sei dimenticata di dire che non sono ancora arrivati i ristori alle popolazioni del Belice per il terremoto del 1968. È sicuramente colpa del governo Conte. Il tuo cahier de doléances (quaderno delle lamentele), pur di diffamare il premier uscente, ha raschiato il barile del peggio del peggio delle fesserie che dice Salvini, ovviamente sempre senza uno straccio di prova, diciamo “à la Trump”. Mi limito alle osservazioni basilari.
RISTORI. In Italia il volume di aiuti e ristori, in proporzione al Pil, è secondo quasi solo a quello della Germania e, in quanto a velocità di erogazione, è superiore alla Germania. Nella classifica dei ristori ad aziende e lavoratori in crisi per la pandemia, la Germania è prima in Europa, con il 28,9% del Pil. Seconda è la Spagna (20%), terza l’Italia (17%) e quarta la Francia (13,7%). Fuori dall’Ue, gli Stati Uniti si attestano al 14,2%. Anche per la rapidità delle erogazioni, l’Italia è nel gruppo di testa. Prima è sempre la Germania, con 8 giorni per dare il via alle prime misure (attenzione: le prime misure). La Francia ha impiegato 13 giorni, la Spagna 19 e l’Italia 23. Però c’è anche l’altra faccia della medaglia: in Germania l’erogazione è partita rapidamente (in 8 giorni) ma si è anche incagliata presto, tanto che a oggi solo l’8% dei fondi statali è stato realmente distribuito, mentre la maggiore distribuzione degli aiuti in Europa, ad oggi, è stata quella italiana. Fonte: elaborazione dai dati della Federazione autonoma dei bancari italiani (Fabi), gennaio 2021.
EDILIZIA. Il superbonus 110% sulla casa (invenzione italiana) ha rimesso in moto l’edilizia che era a terra: “Da dicembre a fine gennaio il valore dei cantieri aperti è passato da 537 milioni a 2,96 miliardi” e l’industria edilizia sta creando in fretta posti di lavoro, tanto che “deve formare al più presto 20-30mila capicantiere, e poi servono alcune decine di migliaia di manovali” (Corriere della sera 9 Feb. 2021).
EXPORT. La politica del governo Conte “ha consentito che il calo del Prodotto interno lordo del 2020, pur ampio (-8,8%), non fosse delle proporzioni indicate dai tanti professionisti della sventura che popolano i talk show. Ma non è finita: la grande sorpresa è stata rappresentata dall’export, che avrebbe dovuto uscire mutilato dal blocco della mobilità, e invece è addirittura cresciuto dell’1,1% tra il novembre ‘19 e quello successivo”. (Dario Di Vico, Corriere della sera, 10 feb. 2021).
INDUSTRIA E COMMERCIO. Confindustria e Confcommercio nei giorni scorsi hanno chiesto a Draghi di confermare tutte le misure economiche del Governo Conte. Con ciò hanno ammesso implicitamente che meglio di Conte non si poteva fare. E dire che Confindustria e Confcommercio sono state due organizzazioni aprioristicamente ostili a questo Esecutivo, con continue prese di posizione pubbliche, in convegni e sui giornali.
SCUOLA. Per le tanto disprezzate politiche sulla scuola, ecco cosa dice il nuovo ministro dell’Educazione Bianchi: “Il lavoro della Azzolina? È stato massiccio e importante: ripartirò da lì”. “Lucia Azzolina che vedrò martedì ha lavorato moltissimo. Le dirò di più: ho l’impressione che non abbiamo messo abbastanza in evidenza quello che tutta la scuola italiana sta facendo”. (Intervista a Il Fatto quotidiano 14 febbraio 2021).
VACCINAZIONI. Fino a dieci giorni fa, prima che iniziassero i ritardi di Pfizer e AstraZeneca, l’Italia era leader nell’Unione europea per numero di vaccinazioni eseguite in proporzione alla popolazione. In numeri assoluti, in Italia “sono state vaccinate ad oggi 3 milioni di persone, di cui un milione ha già avuto anche la seconda inoculazione. In totale dunque 4 milioni di inoculazioni” (Fonte: RaiNews24 del 14 Feb. 2021). Per dire: in Francia solo 400mila persone vaccinate, ma i francesi non hanno Conte, quindi va bene.
Non vado avanti perché si sa che il peggior sordo è colui che non vuole sentire. Per chiudere, ti confermo quanto ti ho scritto in precedenza, ossia: “Un premier che riporta l’Italia in Europa dopo i danni fatti da Salvini e dai sovranisti; un premier che chiude tutta l’Italia in lockdown, cosa inaudita mai fatta da alcun paese di tradizione occidentale prima di lui e che ora dopo di lui fanno in tutto il mondo; un premier che ottiene per la prima volta nella storia dell’Europa una condivisione del debito (perché il Recovery Fund è esattamente questo), è uno statista che entra nella Storia della Repubblica italiana”. Perciò cara F., un giorno ai tuoi nipoti dovrai dire: “Io c’ero, ma non me ne accorsi”.
Il congiuntivo è un reato solo se lo sbaglia Di Maio. Subito perdonato il doppio svarione del neo ministro dell’Istruzione Bianchi
Premesso che di errori ne facciamo tutti, però da un ministro dell’istruzione ci si aspetta che non ne faccia o almeno che non ne faccia di così triviali. Sabato 13 febbraio giura il nuovo governo Draghi. C’è l’emergenza pandemia e i ministri nella foto di gruppo se ne stanno ben distanziati. Lo stesso Franceschini, ministro della Cultura, porta una curiosa legatura della mascherina a cuffia ed ha riposto – per l’occasione – i famosi guanti in lattice. Finite le cerimonie scatta la trappola in cui cade il nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, “uomo della bassa”, che non sa resistere al fascino televisivo e rilascia una breve intervista al programma maratona di Mentana, su La7. “Quando ho capito che sarei diventato ministro? L’ho imparato ieri sera”. Ora “imparare” appare improprio e sarebbe stato meglio usare “l’ho saputo” o similari. Ma la perla è, naturalmente, sul congiuntivo che è il vero spauracchio degli italiani e non risparmia neppure il ministro dell’istruzione! Infatti dice: “Ho trovato della bella gente, speriamo che faremo tutti bene”, ed utilizza quindi “faremo” invece di “facciamo”. Mentana che era già trasalito al primo termine, in realtà dialettale, al secondo si trattiene, ma fa smorfie di disagio.
Pessimo esordio grammaticale dunque, ma pochi giornali ne parlano. A parte Mentana che era in diretta, e Libero e Il Giornale, i giornaloni tacciono imbarazzati che un ministro del governo Draghi, per di più dell’Istruzione, possa cadere sulla buccia di banana del congiuntivo, come un Di Maio qualsiasi. Appunto, veniamo a Di Maio. Vi ricordate quello che fecero i giornali e le tv quando gli capitò di sbagliare qualche congiuntivo? La notizia fu in prima pagina per giorni con la differenza che lui non era il ministro dell’istruzione, cioè colui il quale incarna nell’immaginario collettivo la correttezza grammaticale della nazione.
Due pesi e due misure? Si direbbe proprio di sì. Questa partigianeria dà un po’ la misura della qualità dell’informazione: se si tratta di un “nemico” lo si distrugge e lo si espone alla gogna mediatica, se invece ad incappare nell’errore è un “amico” si glissa, con l’aggravante – come detto – che si tratta di un ministro dell’istruzione pubblica.
Come indossi le mascherine è più importante del materiale di cui sono fatte
Analizzando la vestibilità di diversi modelli di mascherine, un team di ricerca guidato da scienziati dell’Università di Cambridge ha dimostrato che in molti casi i dispositivi non si adattano bene al viso, facendone crollare l’efficacia protettiva. Una N95 che non aderisce bene al viso filtra le stesse particelle respiratorie di una mascherina di comunità e chirurgica. Le mascherine rappresentano una delle principali misure anti contagio contro il coronavirus SARS-CoV-2, assieme al lavaggio delle mani e al distanziamento sociale, e ormai tutti noi abbiamo imparato a conviverci. Per la popolazione generale sono raccomandate le mascherine chirurgiche e le cosiddette mascherine di comunità in tessuto, mentre sono pensati per gli operatori sanitari i filtratori professionali FFP2 ed FFP3.
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Obiettivo Arcuri, come nasce l’amore della destra per Guido Bertolaso
Domenico Arcuri, commissario scelto dal governo Conte per gestire l'emergenza Covid-19, è sempre più in bilico. Da più parti viene considerata disastrosa la sua gestione e per sostituirlo il centrodestra propone Guido Bertolaso, medico, laureato con il massimo dei voti, trasformato in signore dei disastri e dell’emergenza. Nasce in Campania l'idillio tra il centrodestra e Bertolaso, più correttamente tra Bertolaso e Berlusconi. Un giorno lo sancisce: Il 26 marzo del 2009.
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Smontata la balla del Parlamento esautorato. Con i Governi Conte 1 e 2 più modifiche ai decreti che con i precedenti
Chi sosteneva che durante i due Governi Conte il Parlamento è stato esautorato a colpi di decreti è destinato a ricredersi. L’Osservatorio sulla legislazione della Camera, che dà supporto tecnico al Comitato per la legislazione attualmente presieduto dal dem Stefano Ceccanti (nella foto), analizzando quanto accaduto in questa prima parte della legislatura e confrontandolo con lo stesso periodo delle due legislature precedenti, ha infatti appurato che per quanto riguarda proprio la decretazione d’urgenza, nonostante gli stravolgimenti apportati alla stessa attività parlamentare dalla pandemia, è aumentata la “capacità trasformativa” del Parlamento. Dall’inizio della legislatura i decreti legge sono cresciuti in media di 54 commi rispetto ai 31 dello stesso periodo della legislatura precedente e ai 25 della XVI. I parlamentari non hanno dovuto quindi semplicemente avallare o respingere le scelte dell’esecutivo, ma hanno avuto modo di intervenire e di modificare le norme.
Governo Draghi, solo una brutta copia del Conte-bis?
Tutti delusi dai nuovi ministri decisi da Mario Draghi. Quello che meno di tutti va giù è però Roberto Speranza. Un boccone amarissimo, quello della conferma del ministro della Salute già del Conte bis, anche per Paolo Becchi. "C’erano tante speranze e invece ci ritroviamo Speranza, applicato Manuale Cencelli", ha cinguettato l'editorialista di Libero vista la lista. D'altronde il flop del ministro impegnato nella gestione dell'emergenza coronavirus è sotto gli occhi di tutti. Lo stesso Massimiliano Cencelli è intervenuto per dire la sua. Dato pienamente ragione a Becchi. "La lista dei ministri del governo Draghi in linea di massima rispecchia il mio manuale... Sono 3 del Movimento 5 stelle, 3 del Pd, tre di Forza Italia. Draghi ha applicato al 50% il manuale Cencelli e al 50% ha riesumato tutti i ministeri che erano stato chiusi''.
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