Non è stato limpido nemmeno nell’aprire la crisi. Ritirate dal governo le sue ministre e il sottosegretario Scalfarotto, Renzi prima ha vomitato ogni accusa possibile su Conte e le forze politiche che lo sostengono, ma poi ha lasciato aperto uno spiraglio, non sia mai che il premier voglia genuflettersi allo statista di Rignano. A questo signore resterà in eterno la macchia di aver messo in croce un Esecutivo nel mezzo di una pandemia con 80mila morti. Quisquilie per il cinismo del leader di Italia Viva, che adesso spera nella formazione di una nuova maggioranza con dentro chicchessia tranne Giuseppi. Una coalizione per cui i poteri forti già si leccano i baffi, contando sulle consuete modalità nella spartizione dei fondi europei: tutto ai soliti noti e niente agli altri. E dire che se avremo quei miliardi è solo grazie a Conte, che per tale impresa non pensava di meritare una statua ma nemmeno che tale tesoro diventasse il movente della congiura ordita non solo da Renzi. Il secondo tentativo di far fuori il Presidente del Consiglio rischia però di fallire come il primo, ai tempi del Papeete, e se in Parlamento si troverà un manipolo di volenterosi i giallorossi potranno completare la profonda modernizzazione avviata nel Paese. Diversamente restano le urne, che il numero uno di Italia Viva ha escluso categoricamente, anche perché tra le poche certezze c’è che schianterebbero il partito di Boschi e Bellanova. Prepariamoci dunque a settimane di passione, alla fine delle quali non è certo – ma molto probabile – che dopo Conte ci sarà Conte ancora.
Finalmente te ne vai
Il vero spettacolo non è l’Innominabile che parla tre ore senza dire nulla, se non che apre la crisi perchè gli sta sulle palle Conte. È che c’è ancora qualcuno che gli crede e lo prende sul serio. Mente da 10 anni ogni volta che respira. Ha tradito tutti quelli che han fatto patti con lui. Tuonava contro “i partitini” che volevano la “dittatura della minoranza” e ne ha fondato uno per imporre la dittatura della sua minoranza. Ha rottamato qualunque cosa abbia toccato, dal suo partito al suo governo al Paese, e ci ha provato pure con la Costituzione, con una furia distruttrice che nemmeno Attila flagello di dio (quello di Abatantuono). Ha coperto di ridicolo le mejo firme del giornalismo italiano, che sdraiate ai suoi piedi salutavano in lui il sole dell’avvenire salvo scoprire che era il sòla. Ha mollato il Pd per “svuotarlo come ha fatto Macron con i socialisti francesi” e l’unica cosa che ha svuotato è il suo residuo elettorato. Allora ha preso a rottamare il governo Conte-2 che lui stesso aveva voluto 17 mesi fa, nel bel mezzo della pandemia e della strage da Covid, della redazione del Recovery Plan e della campagna vaccinale. È andato in pellegrinaggio da Verdini a Rebibbia. Ha parlato con Salvini di altri governi (“Hai visto? Ho fatto il culo a Conte!”). Ha sputtanato il piano Ue, scritto non da Conte, ma dai pidini Gualtieri e Amendola dopo 19 riunioni con i rappresentanti di tutti i ministeri (inclusi i suoi, che evidentemente dormivano). Ha inventato scuse e alibi ridicoli per dire sempre no e prendere in giro gli alleati: dal Mes al ponte sullo Stretto, dai servizi segreti alla cybersicurezza, da Trump alla task force del Recovery, dalla prescrizione alla liberazione dei pescatori in Libia, per non parlare della Boschi che chiedeva notizie dei “porti del Sud” oltre a quelli “di Trento e Trieste” (testuale). Ha chiesto poltrone ministeriali mentre accusava gli altri di pensare alle poltrone. Eppure c’è ancora qualcuno che gli crede e lo prende sul serio.
Il mondo osserva l’Italia e purtroppo oggi vede solo la follia di Renzi
Ho raccolto solo alcuni dei punti di vista internazionali su quanto accaduto ieri con l’apertura della crisi di Governo da parte di Renzi per darvi una idea di come, anche all’occhio esterno, appaia folle la situazione che stiamo vivendo. Nessuno comprende infatti come dopo l'immane sforzo del Presidente Conte per ottenere 209 miliardi di recovery plan e portare l'Italia in testa in Europa per somministrazione di vaccini, qualcuno possa minare questo percorso per mero interesse personale. Io sono certo che ne usciremo presto e torneremo a occuparci unicamente di quello che ci avete chiesto, ovvero risollevare il Paese, ma è incredibile constatare come l’avidità personale possa arrivare persino a sacrificare un popolo intero. 🇫🇷 Le Figaro: “Rifiuta di assumersi la responsabilità della crisi”. 🇺🇸 New York Times: “Aveva il potere di distruggere e non ha resistito”. 🇩🇪 Der Spiegel: “Mette a rischio la storica opportunità di riformare il Paese” […] “Disperato, il più impopolare lotta contro il premier più popolare” […] "Più il suo partito affonda, più lui lotta per avere attenzione" […] “Perché il fan di Machiavelli rompe la coalizione rischiando di andare all’opposizione e portare al potere il populista di destra Matteo Salvini?“. 🇬🇧 Financial Times: “nessuno capisce le motivazioni dell’ex premier, che Renzi abbia messo sottosopra Roma nel tentativo di rafforzare il potere di interdizione del suo piccolo partito e la sua stessa immagine personale” […] "la crisi italiana “minaccia di ostacolare il Recovery plan di Bruxelles”. 🇬🇧 The Guardian: “La manovra largamente impopolare di Renzi arriva nel momento peggiore possibile per l’Italia e lascia gli osservatori perplessi riguardo alle motivazioni”. 🇬🇧 Reuters: “Renzi completa la trasformazione da riformatore a distruttore e il suo nome è ormai quasi sinonimo di slealtà e spietate manovre politiche”. 🇪🇸 El Pais: “L’Italia deve ora trovare la formula per un probabile terzo governo di questa legislatura nel mezzo di una pandemia, proprio quando si decide il destino di quasi 230 miliardi di euro che arriveranno dall’Unione Europea per uscire dalla crisi e il Paese deve presiedere il G-20“.
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Crisi di governo, ultime notizie. Fonti Pd: “I responsabili non ci sono, rischio voto a giugno”. Di Maio: “Appello ai costruttori”
Con il ritiro delle ministre e del sottosegretario di Italia Viva dall’esecutivo giallo-rosso si è aperta la crisi di governo che Matteo Renzi minacciava da settimane. Renzi ha staccato la spina al governo che lui stesso ha contribuito a far nascere dopo la crisi di agosto 2019, e adesso al premier Giuseppe Conte restano essenzialmente due opzioni: recarsi direttamente in Parlamento e verificare la fiducia nella sua maggioranza o rassegnare le dimissioni, sperando in un terzo incarico. Nella mattina di oggi, giovedì 14 gennaio, il presidente della Camera, Roberto Fico, ha deciso di sospendere i lavori dell’assemblea per chiedere a Conte di riferire alla Camera sulla crisi di governo. Alle 13 è convocata la riunione dell’esecutivo politico del Pd, ma secondo fonti del Nazareno cresce la preoccupazione dopo che una verifica preliminare ha mostrato l’impossibilità di trovare i voti dei “responsabili”. Voti a cui si appella invece il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il quale ha lanciato un messaggio ai “costruttori europei” del Parlamento per “mantenere la via” e risolvere la crisi di governo. Luca Telese intanto ha spiegato su TPI “il paradosso della crisi di governo“, e cioè che la maggioranza di governo, originariamente composta da Pd, M5S e Leu, formalmente non cambia anche dopo le dimissioni delle due ministre. Riccardo Bocca descrive invece “la parabola di Renzi“: da mister rottamatore a picconatore di se stesso. Di seguito le ultime notizie sulla crisi di governo.
Crisi di governo: quando cade il premier e qual è il piano B di Conte
Il premier ha ottenuto alcuni giorni di tempo da Mattarella. La data limite è il 20 gennaio. Nel frattempo cercherà i voti in Senato. Dove un gruppo di Responsabili potrebbe salvarlo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri sera ha fatto smentire le voci che lo davano pronto a salire di nuovo al Quirinale dopo l'approvazione del decreto 13 gennaio che vieta gli spostamenti tra regioni fino al 5 marzo per l'emergenza coronavirus. E quindi ha così smentito anche i rumors che lo davano pronto a dare le dimissioni, magari in attesa del reincarico che potrebbe portare al Conte-Ter. Crisi di governo: quando cade il premier e qual è il piano B di Conte. Il premier invece ha ottenuto alcuni giorni di tempo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella prima di lasciare l'incarico (c'è chi parla come data ultima di quella del 20 gennaio): ufficialmente gli serviranno per il decreto ristori e lo scostamento di bilancio da votare in Aula, in realtà sono necessari per altro. Ovvero per trovare in Senato i voti necessari per mettere su una maggioranza che tenga in piedi l'esecutivo senza Italia Viva, farsi votare la fiducia e chiudere così la crisi preparandosi però ad altri due anni (?) di guerriglia parlamentare all'ultimo voto per ogni provvedimento. Se alla fine l'operazione Responsabili non dovesse andare in porto, le alternative per Conte rimarrebbero sostanzialmente due:
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Renzi apre la crisi. Uno schiaffo al Paese in ginocchio. Cinque stelle, Pd e Leu compatti. Si va avanti con Conte

Vaccini, Italia (e Campania) prima in Europa. I tedeschi non ci possono credere
Die Welt elogia la campagna vaccinale italiana che "lascia anche la Germania decisamente indietro". La tedesca Welt dedica un articolo al primato dell’Italia, in Europa, nella campagna dei vaccini anticovid, parlando di un risultato “sorprendente” di cui la penisola stessa “si meraviglia”. “Proprio l’Italia stacca di molto sul vaccino quasi tutta Europa”, è il titolo dell’articolo, in cui si sottolinea che il nostro Paese “lascia anche la Germania decisamente indietro”. Nel testo si citano i dati: il bollettino di martedì mattina ha mostrato che in Italia sono state vaccinate 718.797 persone, e cioè “più di ogni altro stato in Europa”. In termini proporzionali, rispetto alla popolazione, fa meglio solo la Danimarca, si rileva, con 2 persone vaccinate per ogni 100 abitanti, mentre “in Italia sono 1,16, in Germania solo 0,73”. Die Welt cita poi anche un’altra sorpresa in materia: “È interessante notare come la tipica differenza fra nord e sud, che vede in genere il nord più efficiente e il sud più lento e caotico, sia in questo caso capovolta: la regione più veloce è la Campania”. Il giornale prova infine un’analisi dei motivi del vantaggio italiano: potrebbe risiedere nel fatto che il piano nazionale preveda di vaccinare prima il personale sanitario, che si trova già nelle strutture adeguate a ricevere il vaccino.
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Gli italiani non capiscono la crisi
Sondaggio Ghisleri per la Stampa: sette su dieci non vogliono andare alle urne. Ipsos per La7: uno su due non ha capito le ragioni. Renzi bocciato. Quasi un italiano su due non ha compreso i motivi della crisi politica che sta vivendo il governo. È questo il dato chiave che emerge dal sondaggio realizzato da Ipsos per la trasmissione Dimartedì su La7. Ma se su questo quesito emerge un Paese praticamente spaccato a metà, l’opinione degli italiani si ricompatta, bocciando la strategia politica di Matteo Renzi. In questa crisi, secondo il 73% degli intervistati, il leader di Italia Viva starebbe perseguendo soprattutto suoi “interessi personali o della sua parte politica”. E secondo altre rilevazioni andare ad elezioni sarebbe sbagliato. Questo pensiero sembrerebbe essere piuttosto diffuso tra gli elettori italiani. Da quanto si legge su un altro sondaggio Ghisleri per La Stampa, sette su dieci ritengono che il ritorno alle urne sarebbe una follia. Di fronte a un’eventualità simile, infatti, il 26,7% prova rabbia, il 22,6% preoccupazione e il 20,5% sconcerto. In questo momento c’è da pensare ad altro: per il 22,2% la crescita economica è la priorità nazionale - con un occhio particolare per i temi del lavoro e dell’occupazione in generale (24,8%) - seguita da una riqualificazione del settore sanitario (17,2%).
Il Cdm approva il Recovery Plan. Le ministre di Italia Viva si astengono: duro scontro con Conte sul Mes
Il Consiglio dei Ministri ha approvato nella notte il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il recovery Plan vale 222,9 miliardi. Le ministre di Italia Viva Bellanova e Bonetti si sono astenute, dando seguito a quanto affermato nella serata di ieri da Matteo Renzi: “Se non ci sarà il Mes le ministre di Iv si asterranno”, aveva annunciato l’ex premier in tv. Il leader di Italia Viva ha anche spiegato che la decisione sulle eventuali dimissioni delle due ministre verrà presa oggi e annunciata nel corso di una conferenza stampa. In Cdm il vero punto di rottura è stato proprio il Mes. Le due ministre renziane nel corso della riunione hanno definito “incomprensibile” la rinuncia al fondo salva stati. Bellanova ha spiegato che la decisione di astenersi dal voto sul Recovery Fund era motivata proprio dall’assenza, nel piano presentato, di risorse aggiuntive per la sanità. “Il Mes non è compreso nel Next Generation, non è questa la sede per discutere il punto”, è stata la replica di Conte, che ha invitato a “non speculare sul numero dei decessi in Italia per invocare l’attivazione del Mes”, con “un accostamento che offende la ragione e anche l’etica”.
Quanti miliardi rischia di costarci adesso una crisi di governo
Gualtieri l'ha messo in chiaro: per procedere coi ristori, ma non solo, serve lo scostamento di bilancio. Un esecutivo "in stand-by" rallenterebbe anche la definizione dei decreti attuativi della manovra. Timori a Bruxelles: "L'Europa non lo può reggere". Il Recovery Plan italiano c'è, il governo Conte-bis, fra quache ora, potrebbe essere già un ricordo. Missione compiuta secondo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri: "Il Consiglio dei ministri vara il Recovery Plan, il più grande piano di investimenti mai visto in Italia. Con le risorse europee ora il nostro Paese può cambiare davvero. E' stato un gran lavoro, più importante d'ogni polemica. Ora via al confronto in Parlamento e nella societa'". Il via libera è arrivato con l'astensione dei ministri renziani. Tutto a posto? Più o meno: una destabilizzazione del quadro politico oggi come oggi rischia di costare un bel po' di miliardi di euro: ecco perché.Recovery Plan: l'ultimo scontro tra Conte e Italia Viva.Sul Mes nel dettaglio si è consumato l'ultimo scontro tra Iv, Conte e gli altri partiti alleati. Le ministre renziane definiscono "incomprensibile" la rinuncia al fondo salva-Stati, lamentano ritardi sulle urgenze del Paese e sui nuovi ristori. Ma il Mes "non fa parte di Next generation Eu e non sono soldi che possono essere usati come risorse aggiuntive alle spese per la sanità" avrebbe detto secondo le agenzie il ministro Gualtieri, replicando nel corso del Cdm a Bellanova e Bonetti. Il ministro ha ribadito che lui "è da sempre favorevole a usarlo in sostituzione di risorse già stanziate, se ci fosse consenso politico che non c'è".
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l Governo approva il Recovery Plan da 210 miliardi. Ma soffiano venti di crisi senza un perché. Renzi porta l’Italia nel baratro

Quando Renzi diceva «esci da questo streaming», ora vuole gli incontri in diretta
A metà febbraio 2014 andava in scena un confronto serrato alla Camera tra l’ex premier Matteo Renzi e il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo. Durante le ultime battute, Renzi ha usato un’espressione che ha fatto infuriare Grillo: «Esci da questo blog Beppe, esci da questo streaming. Questo è un luogo dove c’è il dolore vero delle persone, smettila su questo tema. C’è bisogno di affrontare le questioni reali». A distanza di quasi 7 anni, l’attuale leader di Italia Viva ha cambiato idea.
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Italia Viva minaccia ancora. Boschi: "Non vogliamo poltrone. Chiediamo Mes, non Meb"
“Anche oggi polemiche su di me. Italia Viva ha chiesto al governo di prendere il Mes, non di prendere Meb. Come al solito i 5stelle non leggono fino in fondo. O non capiscono. Servono soldi per la sanità, non poltrone per noi”. Lo scrive Maria Elena Boschi (MEB), capogruppo di Iv alla Camera, sul suo profilo Twitter in merito alle lamentele provenienti dal Movimento 5 Stelle riguardo una sua possibile promozione a ministro. Lo scontro aperto tra governo e Italia Viva continua e il rischio di una crisi sembra uno scenario sempre più concreto. Questa mattina la ministra delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, era intervenuta a Radio Anch’io, su Radio Uno, sostenendo che “Conte continua a lanciare sfide, sarebbe utile che il presidente del Consiglio si mettesse a costruire un’alleanza, perché se sta lavorando per i responsabili questo, si capisce, non sarebbe un comportamento corretto. Non si può continuare così, perché il metodo è anche merito. Se non c’è un’affidabilità tra le persone che devono lavorare insieme, o si cambia metodo o si cambiano le persone. Non mi sembra ci siano alternative”. Poi, incalzata su un eventuale Conte ter, la Bellanova ha risposto che “il punto adesso è intendersi sul metodo di lavoro e sul merito.
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Il governo in bilico, appeso alle decisioni di Renzi. Crimi: ‘Se ritira le ministre, basta esecutivi con lui’. Zingaretti: ‘Crisi grave errore, non la capisce nessuno’
Alle 21.30 la resa dei conti in Consiglio dei ministri. Pd e M5s provano a ricucire lo strappo in extremis, ma Italia viva non si sposta di un passo: da un lato è intenzionata ad approvare il Piano di ripresa dopo la spinta del Colle, dall'altro alza fino all'ultimo la posta in gioco. Faraone: "Voteremo il Recovery e lo miglioreremo, un minuto dopo valuteremo il da farsi". “Stiamo studiando il Recovery plan, lo voteremo, lo sosterremo e lo miglioreremo, un minuto dopo valuteremo il da farsi”. La giornata campale del governo giallorosso comincia così. Con il capogruppo di Italia viva in Senato, Davide Faraone, che non sposta di un passo il suo partito dalla casella della crisi. Dopo che nella tarda serata di ieri tutti i membri della maggioranza hanno ricevuto la versione riveduta e corretta del Piano di ripresa, è solo questione di ore prima che si arrivi alla resa dei conti in Consiglio dei ministri, fissato per le 21.30. Faraone ribadisce come un mantra la linea dettata da Renzi, da un lato arreso ad approvare il Recovery su spinta del Quirinale e dall’altro deciso ad alzare fino all’ultimo la posta in gioco. Pd e Movimento 5 stelle, invece, le provano tutte per far capire all’alleato che a loro parere non è il momento di innescare la miccia. Nicola Zingaretti si appella al “buon senso”. E definisce “un grave errore politico” provocare una crisi che “il 99% degli italiani non capisce”, portando il Paese “in un tunnel di cui nessuno conosce l’uscita“. Mentre il Movimento 5 stelle manda tramite Vito Crimi il suo avvertimento: “Se Renzi si rende colpevole del ritiro dei suoi ministri, con lui e Italia Viva non potrà esserci un altro governo. Esiste un limite a tutto”.
Censura? No, il problema è che abbiamo dato troppo potere a Facebook e Twitter
Facebook non è un diritto. Twitter, Google, Facebook, sono aziende private con le quali l’utente, qualsiasi utente, sottoscrive un contratto commerciale: i suoi dati in cambio dell’uso della piattaforma, secondo determinati termini e condizioni. Privare qualcuno, fosse anche un presidente in carica, del proprio account, per aver pubblicato qualcosa di “inappropriato” è perfettamente legale. Così come privare indefinitamente Trump dei suoi account Facebook e Twitter non è, propriamente, un atto di censura. Il primo emendamento (che tutela la libertà di culto, parola e stampa) riguarda azioni compiute dal governo, non da una società privata. Una legge che imponesse a Facebook di moderare i contenuti basandosi su determinati punti di vista, sarebbe considerata incostituzionale; viceversa, Twitter può decidere di bandire lo “hate speech”, pur essendo questo consentito e legalmente protetto negli Stati Uniti. Trump non è nuovo a crociate contro i social network. Nel maggio dell’anno scorso, in risposta a un suo tweet etichettato come “non attendibile”, il Presidente ha cercato di modificare la sezione 230 del “Communications Decency Act”, con l’intento di aggravare le responsabilità assegnate a chi gestisce una piattaforma social.
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Le razze di cani che soffrono il freddo
I cani soffrono il freddo. Può sembrare alquanto strano perché hanno il pelo a proteggerli, ma è così, esistono diverse razze di cani che mal sopportano le basse temperature. Ovviamente, gli amici a 4 zampe rispetto agli esseri umani hanno maggiore capacità di sopravvivere al freddo, ma questa loro caratteristica dipende da vari fattori, come ad esempio la tipologia di cane, in quanto alcune razze soffrono di più le basse temperature rispetto ad altre. Perché i cani soffrono il freddo? Oltre alla razza, la capacità di un cane di sopportare il freddo può dipendere da vari fattori, come: l’età dell’animale, le dimensioni, lo spessore dello strato di pelo, perché un cane dal pelo lungo soffrirà di meno rispetto a una cane con il pelo corto, e il sottopelo, più è spesso più il pet riuscirà a sopravvivere alle basse temperature invernali.
Il presentatore tv negazionista ucciso dal Covid
Stanley Gusman è morto in un ospedale di Belo Horizonte dove era stato ricoverato lo scorso 4 gennaio in seguito a gravi problemi respiratori. Avevano fatto notizia nei mesi scorsi le sue posizioni sulla pandemia: "Andrò dai miei genitori a Natale, non li ucciderò per questo". Non c'è stato nulla da fare per il noto presentatore tv brasiliano Stanley Gusman: il Covid l'ha ucciso, aveva solo 49 anni ed è morto in un ospedale di Belo Horizonte dove era stato ricoverato lo scorso 4 gennaio in seguito a gravi problemi respiratori. Avevano fatto notizia nei mesi scorsi le sue posizioni negazioniste. Gusman ad esempio aveva attaccato il sindaco di Belo Horizonte Alexandre Kalil dopo che quest'ultimo aveva consigliato ai concittadini di evitare riunioni familiari durante le festività di fine anno. "Andrò dai miei genitori a Natale, non li ucciderò per questo. Credo che sia una mancanza di rispetto da parte del sindaco: non si impicci della mia famiglia. Difenderò mio padre e mia madre", aveva detto in tv Gusman. Poi aveva assicurato ai suoi fan che non si sarebbe fatto misurare la temperatura all'ingresso di negozi e centri commerciali perché "il termometro a raggi infrarossi danneggia le cellule cerebrali".
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Pisano, De Micheli & Co: chi rischia col rimpasto. Italia Viva mira ai Trasporti, ma c’è il veto dei 5S sul nome della Boschi. Sileri potrebbe prendere il posto di Speranza
Tra i parlamentari sembra certo uno scenario: nel momento in cui si dovrà trovare posto per uno (o più) renziani per scongiurare venti di crisi, tanto vale metter mano concretamente e a fondo alla squadra di governo. Tanto vale, in altre parole, portare avanti un rimpasto che sia degno di questo nome. I giochi, sebbene assicurano vari interlocutori saranno successivi soltanto all’ok del Consiglio dei ministri al Recovery Plan (ok che, salvo imprevisti, arriverà oggi), si stanno portando avanti da tempo. “Si è capito da tempo che l’obiettivo di Renzi era quello di guadagnare più peso all’interno dell’esecutivo”, è il pensiero condiviso tanto nel Movimento quanto nel Pd. Ed è per questo che nella maggioranza le richieste incrociate durano ormai da settimane. A dover saltare quasi certamente è un nome caro al Pd di Nicola Zingaretti: Paola De Micheli. L’operato della ministra, d’altronde, non ha mai pienamente convinto i Cinque stelle. E, ad appesantire il tutto, c’è il fatto che Iv vuole proprio quel dicastero. Che sia Maria Elena Boschi a prendere il posto dell’ex compagna di partito? Per i pentastellati è letteralmente impossibile. “Va a finire che ci ritroviamo poi il Ponte sullo Stretto”, sibila qualcuno. Non è detto – anche se su questa casella i giochi sono ancora in alto mare – che possa emigrare in questo dicastero Lorenzo Guerini (anche se è più probabile che lo rivedremo al Viminale).
Il Colle sbroglia la matassa. Renzi cede sul Recovery Plan in cambio delle poltrone che dice di non volere. Il dem Bettini lo infilza: “Ha le idee confuse”
Il Quirinale mette Renzi con le spalle al muro sul Recovery Plan che arriva stasera in Consiglio dei ministri per il via libera. Ma all’ex premier va bene pure così, pur di ottenere quelle poltrone che giurava di non volere. “Approviamo questo benedetto Recovery plan”. Matteo Renzi è consapevole che non può passare come colui che ostacola l’approvazione del piano per il rilancio del Paese con le ingenti risorse provenienti da Bruxelles. Complice la moral suasion esercitata dal presidente della Repubblica. Obiettivo di Sergio Mattarella è mettere in sicurezza il Recovery plan prima ancora che parta la verifica di governo. Un traguardo che Renzi lascia intravedere e che Andrea Orlando sembra benedire: “Sul Recovery siamo contenti che sia passata la nostra linea, l’importante è che questo tema sia stato messo al riparo dai rischi della crisi”, dice il vicesegretario del Pd. Che su tutto il resto manifesta però prudenza: “L’accordo in generale non lo darei per fatto, ci sono molte questioni aperte”. E infatti l’ex premier rilancia, giusto per mantenere alta la tensione: “Iv attende risposte sul Mes, sulle infrastrutture, su Autostrade. Il premier si dia una mossa. Conte può stare al suo posto quanto gli pare, ma il punto è che senza risposte non restiamo al nostro posto noi”. Il leader di Rignano non ha intenzione di mollare e continua a bombardare Palazzo Chigi con penultimatum per far capire che, subito dopo il Cdm convocato stasera per il via libera al Recovery plan, il rischio che si apra la crisi resta.
Massimo Giannini: Gli sciamani d'Italia e la mia risposta alla Meloni
L’insurrezione di Capitol Hill ci riguarda. Trump ci riguarda. Il populismo ci riguarda. “De te fabula narratur”, al cento per cento. La conferma è in questo. Dopo il mio editoriale di ieri (“Noi, l’America e l’ondata dei populisti”), Giorgia Meloni ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook. Nel testo (che trovate nelle pagine interne del giornale) la presidente di Fratelli d’Italia contesta in radice le mie tesi e mi pone alcune domande, alle quali rispondo molto volentieri. La prima contestazione riguarda la formula “Sciamani d’Italia”, che ho usato per definire le reazioni di Matteo Salvini e della stessa Meloni al quasi golpe di Washington. Il riferimento è all’ormai tristemente noto Jake Angeli, il “Trump fighter” vestito con pelli e corna di bufalo che ha guidato l’assalto al Campidoglio. «Cosa intende dire esattamente? Vuol fare intendere ai cittadini che siamo pericolosi perché potremmo assaltare le istituzioni in modo violento? Che siamo folklore? Che andremmo arrestati anche noi? Che siamo violenti, impresentabili, pericolosi? Che sarebbe bene oscurarci su Fb, Tw, Instagram?», mi chiede la leader della destra italiana. No, onorevole Meloni. Quando parlo di lei e di Salvini come degli “Sciamani d’Italia” non intendo affatto suggerire ai cittadini che siete pericolosi perché un giorno potreste inscenare un’altra Marcia su Roma. Non vi considero folklore, non voglio farvi arrestare o farvi oscurare sui social. Mi attribuisce intenzioni fasulle, e questo mi pare solo un modo per buttare la palla in tribuna. Se volessi limitarmi a una replica “facile”, le risponderei con una foto che ha fatto il giro del Web, e che abbiamo pubblicato sul giornale di ieri a pagina 3. Quella della signora Clara Pastorelli, assessore allo Sport di Perugia. Una militante di Fd’I, che sui social ha postato un selfie in cui si immortala con la pelliccia di bufalo e con la scritta “Forza Usa”. Evidentemente nel suo partito lo Sciamano Jake e i suoi simpatici golpisti hanno fatto proseliti.
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Air Force Renzi, l’aereo fu preso in leasing per 168 milioni in otto anni. Ma comprarne uno uguale ne sarebbe costati 7. Non scordiamolo!
Le carte del manager che bloccò l’affare e i due i contratti, non uno, tra Etihad, Alitalia e il ministero della Difesa. Di fatto lo Stato italiano aveva versato tramite Alitalia soldi dei contribuenti a Etihad perché quest’ultima acquistasse un aereo - fino a quel momento solo in affitto - che poi sarebbe stato preso in leasing e usato dal capo del governo italiano a un prezzo 26 volte il normale. Le ipotesi sono tre e nessuna di esse è edificante. Prima ipotesi: ci sarebbero strani giri di danaro sulle capienti ali dell’Air Force One caparbiamente voluto da Matteo Renzi quando era capo del governo. Qualcuno ad Abu Dhabi, che era il Paese fornitore dell’aereo, o in Italia o in entrambi i luoghi, potrebbe essersi messo in tasca un bel po’ di soldi. Seconda ipotesi: i quattrini per il pagamento dello stratosferico contratto di leasing (168 milioni di euro per 8 anni di esercizio) rientrerebbero in una specie di scambio di favori tra Alitalia – che a quel tempo era privata – e una delle parti firmatarie del contratto, Etihad, la compagnia dell’Emiro di Abu Dhabi diventata socia della stessa Alitalia grazie soprattutto all’intervento di Renzi. Poco tempo prima della stipula dell’accordo per l’Air Force, la compagnia di Fiumicino aveva emesso un’obbligazione per un importo quasi identico a quello del leasing, circa 200 milioni di dollari, interamente sottoscritti da Etihad.
Altro che disperati, c’è anche un amministratore delegato tra le persone arrestate per l’assalto al Campidoglio
Si chiama Brad Rukstales ed è il Ceo di una compagnia di marketing di Chicago. Ma non è l’unico: alla rivolta di Washington hanno preso parte avvocati, ex broker, professori universitari. Può essere rassicurante pensare che ad aver preso d’assalto il Campidoglio il 6 gennaio c’erano soltanto personaggi come lo sciamano Jake Angeli (che di nome fa Jacob Chansley) e altri seguaci della setta QAnon, ma in realtà non è così. Lo dimostra la storia di Brad Rukstales, Ceo di una compagnia di marketing, Cogensia, di Chicago, tra le persone arrestate negli ultimi giorni. Uno dei volti più “rispettabili” dell’insurrezione, un esempio vivente dell’eterogeneità del trumpismo, che serve anche da monito rispetto a spiegazioni che tendono ad archiviare i fatti dell’altro giorno – in cui sono morte cinque persone, tra cui un ufficiale di polizia – come la rivolta del popolo contro le élite. Come la maggior parte dei rivoltosi, Ruckstales, uomo d’affari di mezza età, era andato a Washington dall’Illinois per partecipare alla manifestazione promossa da Trump per contestare la certificazione del voto delle presidenziali. Come ha dichiarato in un’intervista a CBS Chicago, non aveva previsto che la protesta sarebbe presto degenerata, diventando violenta. La trasferta a Washington era il compimento di un percorso di fede che lo aveva portato a donare oltre 30 mila dollari a cause repubblicane nel corso dell’ultimo anno, di cui circa 12 mila dollari direttamente a Trump.
L'ultima teoria complottista: "Mattarella agente segreto inglese" contro Trump
“Quello che mi è stato detto è che l’Italia è l’ultimo pezzo del contrattacco alla guerra della Nato contro gli Stati Uniti, guidata dal Regno Unito. Il Presidente italiano mi è stato detto che era un agente del MI6 (servizi segreti britannici)” e starebbe cospirando “contro il presidente degli Stati Uniti”. L’ultima folle teoria complottista, che vede Donald Trump essere vitta di congiure mondiali, tira in ballo anche il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Come riportato da La Stampa, il video è stato pubblicato su BitChute per poi essere comparso su Parler. Tutti siti dove la stragrande maggioranza degli utenti iscritti è vicina all’estrema destra statunitense, filo trumpiana e pronta a ipotizzare qualsiasi idea che sveli un grande complotto globale contro gli Usa. L’avvertimento è arrivato da un signore, il quale all’interno del suo studio mette in allerta i suoi fan riguardo il protagonismo di Mattarella che, sotto le vesti di agente segreto britannico, avrebbe manipolato il voto elettorale di novembre scorso che ha portato Joe Biden alla Casa Bianca. Il tutto documentato da voci (“quello che mi è stato detto”) che presuppongono la cospirazione, testimoniata da una foto dal dubbio valore e poco chiara che ritrarrebbe Mattarella con il segretario di Stato americano, Mike Pompeo.
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Salvini si iscrive a Parler, il social dove Mattarella è agente inglese anti Trump. Poco dopo Parler è offline
Salvini si è iscritto a Parler. Forse un gesto di protesta contro Facebook giudicata sinistrorsa e contro Twitter giudicata mondialista, comunque contro le piattaforme forse ora giudicate nemiche del popolo. O forse quello di Salvini è un gesto di omaggio e solidarietà a Donald Trump che sulla stessa piattaforma, Parler appunto, si vede ospitato dopo che Facebook, Twitter e Amazon e tutti gli altri di quello che deve essere oppressivo pensiero unico hanno tolto dalle mani di Trump l’arma social. Tolta per evidenti motivi di ordine pubblico e salute pubblica. Il caso vuole che il giorno dopo l’iscrizione di Salvini, Parler sia stato messo offline. Parler è offline. Aggiornamento ore 11.15 Il social network conservatore Parler è stato messo offline, stando a quanto indica un sito specializzato di monitoraggio del web, all’indomani del monito di Amazon, Apple e Google con l’annuncio che non avrebbero più ospitato il social network sulle loro piattaforme.
Attilio Fontana: "Lombardia si sta avviando verso la zona rossa"
In Lombardia “la scorsa settimana l’Rt si è improvvisamente innalzato a 1,24 e tenendo conto dei nuovi parametri ci stiamo sicuramente avvicinando alla zona rossa”. Lo ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana a Sky TG24. “Mi auguro che questi numeri si invertano” ha aggiunto, ma se non avverrà il rischio della zona rossa è più che concreto. E in questo caso, la zona rossa prevede “la chiusura delle scuole”. “Stiamo peggiorando in tutti i parametri” spiega Fontana, “la situazione deve essere monitorata e tenuta sotto controllo con grande attenzione. Mi auguro sempre che questi numeri si invertano, che l’indice Rt e quello dei ricoveri in ospedale si abbassino. Questo è un auspicio. Se così non dovesse essere.. zona rossa”. Il governatore critica “l’ondeggiamento fra zone” di colore diverso, “abbiamo potuto accertare con abbastanza sicurezza che ci sono dei comportamenti che non possiamo più permetterci. L’ondeggiamento fra zone gialle, arancioni e rosse - ha osservato - non porta a una stabilità. Credo che con i nostri tecnici dovremmo concentrarci sull’individuazione di quei comportamenti che sono assolutamente da escludere, di quelle attività che sono da non svolgere e ciò consentirebbe forse un comportamento più equilibrato, non così altalenante. Così si può sapere con alcuni mesi di anticipo - ha concluso - cosa si può fare e cosa no”.
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Scuola, Azzolina: "La Dad non funziona più, sono preoccupata"
Nel giorno della protesta, la ministra Azzolina parla a Radio Rai, appoggia gli studenti e dichiara senza mezzi termini: "La Dad non funziona più". Si dice preoccupata e molto. Spiega: "E' difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui". Così la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina a Radio Rai 1. "Nelle regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare, c'è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati ed sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica". E sullo sciopero: "Capisco i ragazzi: il diritto all'istruzione è essenziale, sarei anch'io arrabbiata. Io ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola. A maggio 2020 i medici mi scrivevano per chiedere di lasciare chiusa la scuola e così è stato, oggi ricevo lettere di tanti medici che mi chiedono di aprire le scuole: vedono le difficoltà dei loro figli. Ieri sera ho ricevuto la lettera di un anestesista". "Il ministro sta lavorando" in vista della maturità.
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L’intervista di Alfonso Bonafede al Fatto Quotidiano
A un nuovo presidente del Consiglio non vuole neppure pensarci: “Lo dissi al Fatto già mesi fa, mettere in discussione Giuseppe Conte è fantascienza”. E predica pace: “Martedì dobbiamo approvare in Consiglio dei ministri il Recovery Plan e poi lavorare per un patto di legislatura”. Però il Guardasigilli e capodelegazione del MoVimento 5 Stelle, Alfonso Bonafede, deve dirlo: “Ognuno ora dovrà assumersi le proprie responsabilità, evocare la crisi agli italiani pare una cosa da marziani”. 𝐃: 𝐋𝐚 𝐫𝐢𝐮𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐯𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝐬𝐮𝐥 𝐑𝐞𝐜𝐨𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐏𝐥𝐚𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐥𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐮𝐬𝐚. 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐞 𝐧𝐞 𝐞𝐬𝐜𝐞? R: L’unica rotta possibile è quella del lavoro. Il contributo del Movimento è sempre stato sui contenuti, e per questo sarà molto importante il Consiglio dei ministri sul Recovery Plan di martedì prossimo, dove il piano andrà approvato per poi essere portato in Parlamento e aperto al contributo di tutti. 𝐃: 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞𝐭𝐞 𝐚 𝐦𝐚𝐫𝐭𝐞𝐝𝐢̀? 𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝐚𝐥 𝐭𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨 𝐈𝐯 𝐡𝐚 𝐫𝐢𝐭𝐢𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐢𝐥 𝐏𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨... 𝐍𝐨𝐧 𝐥’𝐡𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨? R: No, visto che anche in altre riunioni il tema era stato sollevato. Ognuno ha le sue legittime priorità ma non credo che il Ponte ora sia fra le priorità degli italiani. 𝐃: 𝐈𝐯 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐌𝐞𝐬. 𝐂𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐮𝐧 𝐩𝐫𝐞𝐭𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐨𝐦𝐩𝐞𝐫𝐞? R: (Sorride, ndr) Interpretare Iv per me è arduo. Di certo la posizione del MoVimento 5 Stelle sul fondo salva Stati è chiara, e sia il Mes che il Ponte non rientrano nell’ambito del Recovery Plan. Non erano temi all’ordine del giorno. Dopodiché penso che continuare a ostentare tensione sia profondamente sbagliato. La gente ci chiede soluzioni, non certo una crisi che oltretutto non verrebbe compresa a livello internazionale.
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Le notizie migliori
Lo stratega. “Gli ultrà di Trump accusano l’Italia: ‘Avete rubato le elezioni a Donald’. Per i complottisti l’incontro Obama-Renzi del 2016 servì a preparare il piano. Complici in ambasciata e satelliti Leonardo per assegnare il voto a Biden” (Stampa, 10.1). Tranquilli, ragazzi: quello non riesce nemmeno a far prendere il 2% a Scalfarotto in Puglia. Lo sciamano. “Salvini grida: ‘Ora basta, andiamo in piazza’” (Libero, 7.1). Avete visto qualcuno? Censura buona. “Twitter silenzia Donald: non chiamatela censura” (Gianni Riotta, Stampa,10.1). Giusto: chiamatela Johnny. L’amico dei clochard. “Mi autodenuncio. Se la scelta del governo sarà che il giorno di Natale non si può neanche portare una coperta o un piatto caldo a chi dorme in strada e ha freddo, io lo farò lo stesso, come da anni sono abituato a fare: portare dei doni ai bambini, pranzare insieme ai clochard. Non potete chiudere in casa il cuore degli italiani” (Matteo Salvini, Lega, Facebook, 25. 12). “Alessandra Locatelli, salviniana di ferro, è il nuovo assessore lombardo alle Politiche sociali. Nota per le posizioni intransigenti contro migranti e senzatetto, fece parlare di sé per l’ordinanza che proibiva di dar da mangiare ai clochard” (Fanpage, 8.1). È la volta buona che Salvini finisce dentro.
Nessuno dice come stanno davvero le cose: Facebook e Twitter hanno censurato Trump unicamente per tutelare i loro interessi
Premessa: questa analisi farà arrabbiare presumibilmente tutti. Chi ritiene che Facebook e Twitter abbiano rimosso gli account di Trump per corrette ragioni “politiche” e chi è convinto che si sia trattato di un’ingiusta censura, da perseguire con la legge. Con la cancellazione degli account e dei tweet, Facebook e Twitter hanno fatto una scelta dettata da convinzioni presumibilmente molto più semplici: il mercato. Qualunque azienda si muove, nel mercato, spinta dall’incentivo di creare valore per i propri consumatori, investitori e dipendenti. Questa mission è chiara a chiunque abbia lavorato almeno un giorno della propria vita in un’azienda, e questa condizione esclude probabilmente la maggior parte dei politici e commentatori che in questi giorni hanno affollato testate e social media con le loro analisi. Per perseguire la propria mission, le aziende possono anche mettere in atto azioni di responsabilità sociale d’impresa, scelte considerate “etiche” che premiano le società migliorando la loro reputazione, aumentando le vendite, riducendo rischi d’impresa e molto altro. Le azioni di responsabilità sociale hanno il duplice vantaggio di creare esternalità positive per il pubblico, e, potenzialmente, generare vantaggi per le aziende. In questo caso, i due colossi social hanno probabilmente agito con questo duplice obiettivo: ricevere il plauso di almeno una fetta (consistente) di utenti e di opinione pubblica e poter conservare i propri profitti.
Parler: che cos'è il nuovo social network "pro-Trump" (Salvini si è già iscritto)
Inaccessibile al momento su tutti gli smartphone l'app diventata popolare tra i membri di gruppi estremisti statunitensi. Ma la galassia di strumenti a disposizione di chi vuole a tutti i costi restare aggiornato sulle più disparate teorie cospirazioniste trumpiane è comunque vasta. Il leader del Carroccio monitora la situazione e si rivolge agli "amici". Esiste, ma trovarla è quasi impossibile per utenti con competenze tecnologiche ridotte all'osso: stiamo parlando di Parler, l'app di un social network diventata negli scorsi mesi parecchio popolare tra i membri di gruppi estremisti statunitensi, alcuni dei quali hanno partecipato all'assalto al Congresso di mercoledì 6 gennaio 2021. Ma la galassia di strumenti a disposizione di chi vuole a tutti i costi restare aggiornato sulle più disparate teorie cospirazioniste è comunque vasta. Parler: il social network che piace ai conservatori. Il "piccolo problema" è che non è più così semplice da scaricare. Infatti Amazon, Apple e Google le hanno dichiarato guerra. Non si trova nè sull'AppStore né sul PlayStore. Un portavoce di Apple ha detto a TechCruch che "sulla nostra piattaforma non c’è posto per minacce di violenza e attività illegali". Prima aveva concesso 24 ore per attuare una politica di moderazione. Invano. Amazon ha disattivato invece domenica sera i server sul suo cloudhosting per incitamento alla violenza. Amazon Web Services (AWS) ha comunicato di aver segnalato nelle ultime settimane a Parler un centinaio di “post che chiaramente incoraggiano ed incitano alla violenza”.
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- Il Governo appeso agli appetiti di Renzi. Le condizioni per evitare una crisi in piena pandemia. Italia Viva non punta alle elezioni ma vuole saziarsi col Recovery fund
- Twitter censura Trump, ma non i regimi in Cina e Iran. Perchè?
- Trentadue vittime dimenticate. A Viareggio non è successo niente. Dopo il treno deraglia rovinosamente anche la giustizia
- Cashback, 222 milioni da rimborsare: ci sono i soldi per tutti? E per la seconda fase serve una nuova iscrizione?
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