Matteo Renzi come l’altro Matteo (Salvini) nell’estate del Papeete. “Sono persone che agiscono in modalità o la va o la spacca”, ha avuto modo di commentare Massimo Cacciari. E oggi come ieri “non è andata”. L’ex Rottamatore rischia un suicidio politico. Salvini, quanto meno, è in sella a un partito che viaggia a due cifre mentre il senatore di Rignano conta su un 2 virgola qualcosa. Renzi ha provato a staccare la spina al governo Conte II ma a prendere la scossa è stato lui. Ha attaccato il premier, politicamente, personalmente. Accusandolo di aver creato un vulnus nelle regole della democrazia, di essere filo trumpiano e di aver ridotto la politica a un reality show, tra una diretta Facebook e l’altra, dietro l’abile regia di Rocco Casalino. Anche ieri in Senato ha puntato il dito contro Giuseppe Conte: “Lei ha avuto paura di salire al Quirinale, perché ha scelto un arrocco che farà comodo a lei ma certo non alle istituzioni”. Invece “ora o mai più” bisognava scegliere, “fare un passo in avanti”. E col sapore di dare una rivelazione dice: “Quando sono venuto da lei mi ha chiesto se ero interessato a incarichi internazionali e io ho detto no”. La verità è che, pur fregiandosi di aver fatto nascere questo governo, Renzi, con la sua Iv, ha sempre recitato la parte del signor No. Ricordiamo tutti la guerra sul tema della giustizia e della prescrizione che ha condotto contro il ministro Alfonso Bonafede.
Salvini e Meloni danno lezioni. Ma loro per vent’anni hanno collezionato disastri. Dal sì al Mes al voto favorevole sul Trattato di Dublino. Ecco i capolavori della Destra nel segno di Silvio
A destra sono sicuri: un nuovo governo, a trazione sovranista, farebbe senz’altro meglio di quello in carica. Non avremo quanto meno nessun “Barbapapà”, per citare l’intervento di due giorni fa di Giorgia Meloni. Nessun governo che cerca “complici per mantenere la poltrona”, come spiegato ieri in Aula da Matteo Salvini tra un insulto e l’altro ai senatori a vita. I due, Matteo e Giorgia, sono certi: la rovina di questo Paese è Giuseppe Conte. Perché è “in delirio di onnipotenza” dato che “per rimanere dov’è prima è di destra, poi di centro, poi di sinistra, populista, liberale, socialista, amico e nemico di Salvini, di Renzi, di Di Maio”. INCOERENZA TOTALE. Eppure. Eppure resta una domanda: quante volte abbiamo visto Salvini e Meloni lavorare in maggioranza? Il primo è da una vita in politica, la seconda è stata addirittura ministra. Fa quantomeno sorridere che la Meloni, per esempio, abbia detto al presidente del Consiglio: “Ricordo quando diceva voliamo alto: con la Mastella Airlines, voi la prima Repubblica la fate ampiamente rimpiangere”. Proprio lei che è rimasta ministra grazie al passaggio in maggioranza dei due ex Idv, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. Ma è soprattutto andando nel concreto dei provvedimenti che scopriamo cosa ci hanno regalato le destre al governo. Partiamo dal Mes, il tanto odiato e viuperato Mes. Bene: ad approvarlo per la prima volta fu il governo Berlusconi nell’agosto del 2011, tre mesi prima delle dimissioni (e il successivo arrivo di Mario Monti) e ad appena due giorni dalla lettera congiunta del presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet e di quello in pectore Mario Draghi con la quale indicarono all’Italia una serie di misure urgenti per superare la crisi. In quel governo sedeva proprio la Meloni ed era appoggiato in maggioranza dalla Lega oggi guidata da Salvini.
LA LUNGA LISTA. Ed è solo il primo esempio di una serie a dir poco infinita di perle. Non si può dimenticare, ancora, che la tanto criticata legge Fornero che ha devastato il mondo dei lavoratori ha collezionato il voto a favore, ancora una volta, tanto della Meloni quanto del Carroccio. Senza dimenticare le tante leggi fortemente volute da Silvio Berlusconi. Una su tutti: il lodo Alfano che assicurava immunità ai parlamentari o, ancora, la depenalizzazione di gravi reati come il falso in bilancio. Leggi che i partiti di centrodestra – e dunque anche Lega e l’allora An, poi Pdl – hanno votato convintamente. Esattamente come convintamente hanno votato norme di cui oggi si direbbero assolutamente contrari, come lo svuota-carceri o le leggi bavaglio sulle intercettazioni, di cui negli anni d’oro del berlusconismo tanto si discuteva.
MIGRANTI SI’, MIGRANTI NO. Forse, però, una delle leggi più controverse votate in tempi non sospetti dalla destra è il Trattato di Dublino, il regolamento europeo che dispone che gli immigrati possano fare domanda di asilo nel Paese di approdo. Un trattato iniquo che ha determinato quella che oggi per quella stessa destra è una “invasione” assurda e ingiustificata. Peccato che, in un certo senso, siano stati proprio loro a volerla e determinarla. Già, perché il regolamento di Dublino II è stato adottato nel 2003 e votato in sede di Consiglio dal governo Berlusconi. E chi c’era in maggioranza? L’allora Alleanza Nazionale e la Lega.
Vaccini prima ai ricchi. La Moratti fa subito rimpiangere Gallera. L’assessora lombarda la spara grossa: “Più fiale a chi produce più Pil”
Prima la richiesta di sospendere per 48 ore l’ordinanza che colloca la Lombardia in zona rossa, poi la proposta di dare più vaccini alle Regioni d’Italia più ricche. Con queste richieste all’indirizzo del ministro Roberto Speranza è iniziata – di fatto – l’attività della nuova vicepresidente della Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti. Un debutto che ha già scatenato una lunga serie di perplessità e furiose polemiche a partire dall’istanza con cui la forzista ha sollecitato il governo a ritardare l’entrata in vigore delle restrizioni in Lombardia in attesa dei dati di oggi che, secondo la vicepresidente, certificheranno “il minor grado di rischio”. Una proposta, forse addirittura una provocazione, a cui ha risposto indirettamente il ministro Francesco Boccia che ha ricordato come “quei numeri” ossia i parametri per stabilire le fasce di colore, “li abbiamo condivisi insieme”, quindi è necessario che tutti “li rispettiamo”. Stesso rigore che viene sollecitato anche dalla sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, secondo cui “sorprende che la Lombardia contesti un metodo che ha approvato insieme a tutti gli altri” con “i 21 indici sono stati approvati da tutte le Regioni, Lombardia compresa, ed è sulla base di quei 21 indici che avviene poi il calcolo matematico che determina la colorazione”. Non solo.
“Complicato governare con chi dissemina mine”. Conte in Senato chiude i conti con Renzi e chiede i numeri per andare avanti con un nuovo patto di legislatura
Con un discorso poco politichese e più centrato sui temi concreti, dall’emergenza sanitaria alle sfide economiche, Giuseppe Conte è intervenuto al Senato affrontando la prova più dura, dopo i 321 Sì alla fiducia ottenuti ieri alla Camera (leggi l’articolo). Il premier ha rivendicato quanto fatto dal Governo, chiamando in causa chi ha avuto la responsabilità di aver aperto una crisi in un momento talmente delicato, senza però affondare il colpo su Renzi come fece con Salvini al termine dell’esperienza gialloverde. Il filo con Italia Viva però è tagliato, perché “è molto complicato governare con chi semina il percorso di mine”. In questi giorni – ha detto il premier – ci sono state “continue pretese, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui le accuse, a un tempo di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non aver la capacità di decidere. Vi assicuro che è complicato governare con chi mina continuamente un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza”. Conte ha quindi rinnovato l’appello ai volenterosi: “Chiediamo un appoggio limpido, un appoggio trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico. Certo i numeri sono importanti, oggi lo sono ancor di più. Questo è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese ed è ancora più importante la qualità del progetto politico”.
Zona rossa, la Lombardia oggi ci prova per davvero: "Sospendiamola per 48 ore"
Moratti sollecita Speranza a una decisione di sospensiva in attesa dell'aggiornamento degli indici Rt basato su dati nuovi. La Regione presenta ricorso contro l’ordinanza ministeriale istitutiva. Che cosa può succedere nelle prossime ore. Il tentativo c'è davvero. Una sospensione lampo. Questa la speranza coltivata e sollecitata da Palazzo Lombardia, che oggi presenterà ricorso contro l’ordinanza ministeriale istitutiva della zona rossa scattata ieri. Obiettivo preciso: farla decadere subito. Zona rossa: oggi il ricorso della Lombardia. Il vicepresidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti, sollecita il ministro della Salute Roberto Speranza a una decisione di sospensiva in attesa dell'aggiornamento degli indici RT basato su dati che configurerebbero per Regione Lombardia un livello di rischio attuale tutt'altro che da zona rossa, "La revisione sollecitata per martedì sulla base di questi dati - commenta Letizia Moratti - potrà essere molto più puntuale e oggettiva e dimostrare il minor grado di rischio di Regione Lombardia. Si tratta di una sospensiva di 48 ore che sono certa troverà poi una conferma definitiva per l'intera Regione a seguito del ricalcolo aggiornato degli indici che alla data del 16 gennaio a Regione Lombardia risulterebbe di 1,01 in decremento dall'1,17 di domenica 10 gennaio".
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E' COSI' CHE SI FA INFORMAZIONE IN ITALIA?
Alberto Berlini nel suo articolo in today.it/politica dal titolo: I banchi a rotelle nelle scuole vuote, così scrive: L'immagine degli errori fatti dal governo è quella di una classe vuota con i banchi a rotelle accatastati. L'operazione che avrebbe dovuto portare alla riapertura delle scuole dopo l'estate è costata 450 milioni di euro, cui aggiungere l'altra manciata di decine di milioni per l'acquisto di banchi tradizionali per permettere il distanziamento. Ma se i banchi a rotelle, ordinati dai presidi scolastici sono stati solo 440.245 pezzi contro i 2.009.991 banchi tradizionali richiesti con 1.374.425 sedie tradizionali, ribadiamo scelte fatte liberamente dagli 8.088 dirigenti scolastici, ci sembra che le informazioni date da quel giornalista su quel giornale siano per lo meno fuorvianti se non insufficienti o scritte per dare una notizia negativa contro questo governo e contro la ministra Lucia Azzolina. Ci chiediamo: E' COSI' CHE SI FA INFORMAZIONE IN ITALIA? informazioni false e fakenews ce le aspettiamo dai tanti giornali schierati a destra che vivono solo per gettare fango contro questo governo Conte, ma today è uno di questi?
PER NON SCORDARE: Presidi che hanno scelto banchi tradizionali e quelli che hanno scelto i banchi con rotelle
Conclusa la rilevazione, i dirigenti scolastici fanno una scelta tradizionale: i banchetti con seggiola incorporata, sponsorizzati dalla ministra, richiesti solo per 440 mila alunni. I presidi hanno risposto al ministero dell'Istruzione: ci servono due milioni e mezzo di banchi monoposto. Per l’esattezza, 2.540.236. Hanno dato l'indicazione, in nome delle loro scuole, 8.088 dirigenti scolastici. Trecento istituti sono rimasti fuori dalla rilevazione: in queste ore il ministero sta cercando di rintracciarli per capire se non sono interessati al Bando Arcuri, quello che ha fatto partire una gara “fino a 3 milioni di pezzi”, oppure hanno già nelle loro classi i banchetti a un posto diventati obbligatori per la ripartenza delle scuole a settembre secondo i dettami del Comitato tecnico scientifico. E' interessante notare come la scelta delle scuole italiane sia stata conservativa. Nonostante la forte sponsorizzazione al banco-sedia (con rotelle) da parte dell’ex sottosegretario Salvatore Giuliano - li ha provati per otto anni nell’Istituto Majorana di Brindisi che dirige - e il caloroso abbraccio della ministra Lucia Azzolina, che ha mostrato la foto dell'oggetto a Palazzo Chigi, a fianco del premier Giuseppe Conte (“sono la soluzione”), le richieste del banco innovativo hanno riguardato soltanto 440.245 alunni e sono state il 17 per cento del totale. I banchi tradizionali richiesti sono stati 2.009.991. Le sedie tradizionali, invece, 1.374.425.
Conte tira dritto: no a Italia Viva. Avanti con questo Governo o si va elezioni anticipate
Un patto di ferro con il Pd e il M5s: si va avanti senza Italia Viva, a qualunque costo, anche con una maggioranza relativa al Senato. L’alternativa sono solo le elezioni anticipate a giugno. Sarebbe questo l’orientamento del premier Giuseppe Conte, che nelle ultime ore sta prendendo atto del niet di molti potenziali responsabili e della difficoltà, almeno da qui a martedì, di costruire una maggioranza alternativa a quella con IV. Ma l’avvocato non ha nessuna intenzione di arrendersi né di ascoltare le sirene di Italia Viva. E’ stato lo stesso Renzi, in un’intervista al Corriere della Sera, a rilanciare sul rientro di IV in maggioranza. Senza i responsabili, dopo il no dell’Udc, sembrerebbe l’unica soluzione per garantire al Governo una navigazione tranquilla (almeno in termini numerici) fino a fine legislatura. Ma lo strappo di Renzi non è stato affatto digerito e, forte dell’appoggio del Pd e dei Cinque Stelle, Conte si sta convincendo a non cedere. Martedì ci sarà il voto di fiducia in Senato: se Italia Viva confermerà l’astensione, l’esecutivo potrebbe incassare la fiducia anche con meno di 161 voti. A quel punto la linea sarebbe quella di lasciare liberi i ministeri prima occupati da Bellanova e Bonetti in attesa che i responsabili si palesino cammin facendo, magari ingolositi dalle poltrone rimaste vacanti. Un Governo che, insomma, si trascinerebbe in attesa di rafforzarsi più avanti, col placet del Quirinale e persino dell’Unione europea, spaventata dall’ipotesi di elezioni anticipate e di un nuovo esecutivo sovranista in piena pandemia.
Salvini: “Provo pena, schifo e disgusto per la compravendita di senatori”
”In questo momento prevale lo sconcerto, la pena e il disgusto nel centrodestra. C’è il caos totale della scuola. Conte Renzi, Di Maio, Tabacci, Mastella, i ‘responsabili’, la compravendita dei senatori, è qualcosa che non mi appassiona, anzi, mi fa una pena e uno schifo indicibile”. A dichiararlo è Matteo Salvini. Il leader della Lega ha commentato così le ferventi trattative di queste ore per mettere assieme una maggioranza di Governo alternativa a quella attuale, dopo lo strappo di Renzi e di Italia Viva. “Se Conte ha i numeri per andare avanti lo faccia, altrimenti si faccia da parte”, ha detto Salvini. “Io non faccio il calcio mercato, andiamo in Aula lunedì e martedì e facciamola finita… L’importante è che non la tirino troppo a lungo, si faccia presto”, ha risposto il leghista alla domanda su possibili responsabili nelle file del centrodestra. ”Ho sentito che Renzi dice ‘non voglio fare un governo con Salvini’. Renzi non si ponga il problema perché il dubbio di fare un governo con lui non mi sfiora”, ha proseguito il leader del Carroccio. “Non stiamo cercando nessuno e non stiamo promettendo niente a nessuno, anche perché non abbiamo nulla da promettere. Se Conte non avesse i numeri è perché magari qualche parlamentare M5S si va a rileggere il programma con cui è eletto e va a riguardarsi i video di Di Battista, di Di Maio, e non voterà la fiducia, non è perché Salvini gli ha promesso qualcosa. Ma perché ci sarà della gente che avrà un sussulto di coscienza. Se così fosse, il centrodestra è pronto ad offrire un’altra proposta di governo totalmente diversa. Berlusconi è andato a processo per la cosiddetta compravendita dei senatori, ora invece sono costruttori, anime pie”, ha concluso Salvini.
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Responsabile è mollare Renzi
Come finisce la crisi di governo e quanto tempo ci vorrà per comporre una nuova maggioranza restano al momento un’incognita. Escludendo per ora la strada del voto, che tranne la Meloni non vuole nessuno sul serio, il campo si stringe a un Esecutivo guidato da Conte con il sostegno di un manipolo di deputati e senatori da trovare nei corposi gruppi misti dei due rami del Parlamento ma anche altrove, oppure una maggioranza come quella attuale ma con un premier diverso, e infine un rassemblement di unità nazionale. Quale delle tre opzioni abbia più possibilità di successo è decisamente la prima, in quanto necessita del numero più esiguo di parlamentari da aggiungere a una base già costituita com’è quella di Cinque Stelle, Pd e Leu. Nel secondo caso invece servirebbe un numero di “responsabili” di gran lunga maggiore, dato che dem e soprattutto i 5S non intendono sacrificare Giuseppi, mentre a destra servirebbero truppe che non ci sono. Ancora più improbabile, infine, è il terzo scenario, che imporrebbe di trasformare in “responsabili” praticamente tutti.
Altro che Mes. L’ira di Gualtieri. Grazie a Renzi l’Italia ha già perso milioni di euro tra spread in aumento e titoli che risentono della crisi
La crisi ha un costo. Specie in questo periodo. E a fare i conti, com’è giusto che sia, ci ha pensato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (nella foto). Il titolare del dicastero di Via XX Settembre ha spiegato che la decisione di Renzi di uscire dal governo ha di fatto comportato una perdita, tra spread in aumento e titoli che ne risentono, pari ora a quasi 8 milioni di euro. Si è detto “che si voleva il Mes per fare risparmiare l’Italia, oggi sta accadendo l’opposto, mi sembra evidente che non era quella la ragione fondamentale”, ha detto rispondendo a una domanda sul Mes, uno dei temi posti da Italia Viva prima della dimissione delle ministre Bellanova e Bonetti. In due giorni, ha detto Gualtieri, per effetto dell’aumento dello spread “gli italiani hanno perso quasi 8 milioni, 7,6”.
La bozza del decreto 13 gennaio: spostamenti vietati fino al 5 marzo
Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto legge con le misure per il contrasto al Covid. Il decreto proroga anche lo stato d'emergenza fino al 30 aprile, come anticipato dal ministro Roberto Speranza al Parlamento. Ora si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La bozza del decreto legge 13 gennaio: spostamenti vietati fino al 5 marzo. La bozza conferma anche la regola che consente a un massimo di due persone di andare a visitare amici o parenti, una volta al giorno: "In ambito regionale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata è consentito, una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 05:00 e le ore 22:00, e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi". E consente gli spostamenti tra piccoli comuni: "Qualora la mobilità sia limitata all'ambito territoriale comunale - si legge ancora nella bozza del dl - sono comunque consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia".
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Dopo Conte c’è ancora Conte
Non è stato limpido nemmeno nell’aprire la crisi. Ritirate dal governo le sue ministre e il sottosegretario Scalfarotto, Renzi prima ha vomitato ogni accusa possibile su Conte e le forze politiche che lo sostengono, ma poi ha lasciato aperto uno spiraglio, non sia mai che il premier voglia genuflettersi allo statista di Rignano. A questo signore resterà in eterno la macchia di aver messo in croce un Esecutivo nel mezzo di una pandemia con 80mila morti. Quisquilie per il cinismo del leader di Italia Viva, che adesso spera nella formazione di una nuova maggioranza con dentro chicchessia tranne Giuseppi. Una coalizione per cui i poteri forti già si leccano i baffi, contando sulle consuete modalità nella spartizione dei fondi europei: tutto ai soliti noti e niente agli altri. E dire che se avremo quei miliardi è solo grazie a Conte, che per tale impresa non pensava di meritare una statua ma nemmeno che tale tesoro diventasse il movente della congiura ordita non solo da Renzi. Il secondo tentativo di far fuori il Presidente del Consiglio rischia però di fallire come il primo, ai tempi del Papeete, e se in Parlamento si troverà un manipolo di volenterosi i giallorossi potranno completare la profonda modernizzazione avviata nel Paese. Diversamente restano le urne, che il numero uno di Italia Viva ha escluso categoricamente, anche perché tra le poche certezze c’è che schianterebbero il partito di Boschi e Bellanova. Prepariamoci dunque a settimane di passione, alla fine delle quali non è certo – ma molto probabile – che dopo Conte ci sarà Conte ancora.
Finalmente te ne vai
Il vero spettacolo non è l’Innominabile che parla tre ore senza dire nulla, se non che apre la crisi perchè gli sta sulle palle Conte. È che c’è ancora qualcuno che gli crede e lo prende sul serio. Mente da 10 anni ogni volta che respira. Ha tradito tutti quelli che han fatto patti con lui. Tuonava contro “i partitini” che volevano la “dittatura della minoranza” e ne ha fondato uno per imporre la dittatura della sua minoranza. Ha rottamato qualunque cosa abbia toccato, dal suo partito al suo governo al Paese, e ci ha provato pure con la Costituzione, con una furia distruttrice che nemmeno Attila flagello di dio (quello di Abatantuono). Ha coperto di ridicolo le mejo firme del giornalismo italiano, che sdraiate ai suoi piedi salutavano in lui il sole dell’avvenire salvo scoprire che era il sòla. Ha mollato il Pd per “svuotarlo come ha fatto Macron con i socialisti francesi” e l’unica cosa che ha svuotato è il suo residuo elettorato. Allora ha preso a rottamare il governo Conte-2 che lui stesso aveva voluto 17 mesi fa, nel bel mezzo della pandemia e della strage da Covid, della redazione del Recovery Plan e della campagna vaccinale. È andato in pellegrinaggio da Verdini a Rebibbia. Ha parlato con Salvini di altri governi (“Hai visto? Ho fatto il culo a Conte!”). Ha sputtanato il piano Ue, scritto non da Conte, ma dai pidini Gualtieri e Amendola dopo 19 riunioni con i rappresentanti di tutti i ministeri (inclusi i suoi, che evidentemente dormivano). Ha inventato scuse e alibi ridicoli per dire sempre no e prendere in giro gli alleati: dal Mes al ponte sullo Stretto, dai servizi segreti alla cybersicurezza, da Trump alla task force del Recovery, dalla prescrizione alla liberazione dei pescatori in Libia, per non parlare della Boschi che chiedeva notizie dei “porti del Sud” oltre a quelli “di Trento e Trieste” (testuale). Ha chiesto poltrone ministeriali mentre accusava gli altri di pensare alle poltrone. Eppure c’è ancora qualcuno che gli crede e lo prende sul serio.
Il mondo osserva l’Italia e purtroppo oggi vede solo la follia di Renzi
Ho raccolto solo alcuni dei punti di vista internazionali su quanto accaduto ieri con l’apertura della crisi di Governo da parte di Renzi per darvi una idea di come, anche all’occhio esterno, appaia folle la situazione che stiamo vivendo. Nessuno comprende infatti come dopo l'immane sforzo del Presidente Conte per ottenere 209 miliardi di recovery plan e portare l'Italia in testa in Europa per somministrazione di vaccini, qualcuno possa minare questo percorso per mero interesse personale. Io sono certo che ne usciremo presto e torneremo a occuparci unicamente di quello che ci avete chiesto, ovvero risollevare il Paese, ma è incredibile constatare come l’avidità personale possa arrivare persino a sacrificare un popolo intero. 🇫🇷 Le Figaro: “Rifiuta di assumersi la responsabilità della crisi”. 🇺🇸 New York Times: “Aveva il potere di distruggere e non ha resistito”. 🇩🇪 Der Spiegel: “Mette a rischio la storica opportunità di riformare il Paese” […] “Disperato, il più impopolare lotta contro il premier più popolare” […] "Più il suo partito affonda, più lui lotta per avere attenzione" […] “Perché il fan di Machiavelli rompe la coalizione rischiando di andare all’opposizione e portare al potere il populista di destra Matteo Salvini?“. 🇬🇧 Financial Times: “nessuno capisce le motivazioni dell’ex premier, che Renzi abbia messo sottosopra Roma nel tentativo di rafforzare il potere di interdizione del suo piccolo partito e la sua stessa immagine personale” […] "la crisi italiana “minaccia di ostacolare il Recovery plan di Bruxelles”. 🇬🇧 The Guardian: “La manovra largamente impopolare di Renzi arriva nel momento peggiore possibile per l’Italia e lascia gli osservatori perplessi riguardo alle motivazioni”. 🇬🇧 Reuters: “Renzi completa la trasformazione da riformatore a distruttore e il suo nome è ormai quasi sinonimo di slealtà e spietate manovre politiche”. 🇪🇸 El Pais: “L’Italia deve ora trovare la formula per un probabile terzo governo di questa legislatura nel mezzo di una pandemia, proprio quando si decide il destino di quasi 230 miliardi di euro che arriveranno dall’Unione Europea per uscire dalla crisi e il Paese deve presiedere il G-20“.
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Crisi di governo, ultime notizie. Fonti Pd: “I responsabili non ci sono, rischio voto a giugno”. Di Maio: “Appello ai costruttori”
Con il ritiro delle ministre e del sottosegretario di Italia Viva dall’esecutivo giallo-rosso si è aperta la crisi di governo che Matteo Renzi minacciava da settimane. Renzi ha staccato la spina al governo che lui stesso ha contribuito a far nascere dopo la crisi di agosto 2019, e adesso al premier Giuseppe Conte restano essenzialmente due opzioni: recarsi direttamente in Parlamento e verificare la fiducia nella sua maggioranza o rassegnare le dimissioni, sperando in un terzo incarico. Nella mattina di oggi, giovedì 14 gennaio, il presidente della Camera, Roberto Fico, ha deciso di sospendere i lavori dell’assemblea per chiedere a Conte di riferire alla Camera sulla crisi di governo. Alle 13 è convocata la riunione dell’esecutivo politico del Pd, ma secondo fonti del Nazareno cresce la preoccupazione dopo che una verifica preliminare ha mostrato l’impossibilità di trovare i voti dei “responsabili”. Voti a cui si appella invece il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il quale ha lanciato un messaggio ai “costruttori europei” del Parlamento per “mantenere la via” e risolvere la crisi di governo. Luca Telese intanto ha spiegato su TPI “il paradosso della crisi di governo“, e cioè che la maggioranza di governo, originariamente composta da Pd, M5S e Leu, formalmente non cambia anche dopo le dimissioni delle due ministre. Riccardo Bocca descrive invece “la parabola di Renzi“: da mister rottamatore a picconatore di se stesso. Di seguito le ultime notizie sulla crisi di governo.
Crisi di governo: quando cade il premier e qual è il piano B di Conte
Il premier ha ottenuto alcuni giorni di tempo da Mattarella. La data limite è il 20 gennaio. Nel frattempo cercherà i voti in Senato. Dove un gruppo di Responsabili potrebbe salvarlo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri sera ha fatto smentire le voci che lo davano pronto a salire di nuovo al Quirinale dopo l'approvazione del decreto 13 gennaio che vieta gli spostamenti tra regioni fino al 5 marzo per l'emergenza coronavirus. E quindi ha così smentito anche i rumors che lo davano pronto a dare le dimissioni, magari in attesa del reincarico che potrebbe portare al Conte-Ter. Crisi di governo: quando cade il premier e qual è il piano B di Conte. Il premier invece ha ottenuto alcuni giorni di tempo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella prima di lasciare l'incarico (c'è chi parla come data ultima di quella del 20 gennaio): ufficialmente gli serviranno per il decreto ristori e lo scostamento di bilancio da votare in Aula, in realtà sono necessari per altro. Ovvero per trovare in Senato i voti necessari per mettere su una maggioranza che tenga in piedi l'esecutivo senza Italia Viva, farsi votare la fiducia e chiudere così la crisi preparandosi però ad altri due anni (?) di guerriglia parlamentare all'ultimo voto per ogni provvedimento. Se alla fine l'operazione Responsabili non dovesse andare in porto, le alternative per Conte rimarrebbero sostanzialmente due:
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Renzi apre la crisi. Uno schiaffo al Paese in ginocchio. Cinque stelle, Pd e Leu compatti. Si va avanti con Conte
Vaccini, Italia (e Campania) prima in Europa. I tedeschi non ci possono credere
Die Welt elogia la campagna vaccinale italiana che "lascia anche la Germania decisamente indietro". La tedesca Welt dedica un articolo al primato dell’Italia, in Europa, nella campagna dei vaccini anticovid, parlando di un risultato “sorprendente” di cui la penisola stessa “si meraviglia”. “Proprio l’Italia stacca di molto sul vaccino quasi tutta Europa”, è il titolo dell’articolo, in cui si sottolinea che il nostro Paese “lascia anche la Germania decisamente indietro”. Nel testo si citano i dati: il bollettino di martedì mattina ha mostrato che in Italia sono state vaccinate 718.797 persone, e cioè “più di ogni altro stato in Europa”. In termini proporzionali, rispetto alla popolazione, fa meglio solo la Danimarca, si rileva, con 2 persone vaccinate per ogni 100 abitanti, mentre “in Italia sono 1,16, in Germania solo 0,73”. Die Welt cita poi anche un’altra sorpresa in materia: “È interessante notare come la tipica differenza fra nord e sud, che vede in genere il nord più efficiente e il sud più lento e caotico, sia in questo caso capovolta: la regione più veloce è la Campania”. Il giornale prova infine un’analisi dei motivi del vantaggio italiano: potrebbe risiedere nel fatto che il piano nazionale preveda di vaccinare prima il personale sanitario, che si trova già nelle strutture adeguate a ricevere il vaccino.
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Gli italiani non capiscono la crisi
Sondaggio Ghisleri per la Stampa: sette su dieci non vogliono andare alle urne. Ipsos per La7: uno su due non ha capito le ragioni. Renzi bocciato. Quasi un italiano su due non ha compreso i motivi della crisi politica che sta vivendo il governo. È questo il dato chiave che emerge dal sondaggio realizzato da Ipsos per la trasmissione Dimartedì su La7. Ma se su questo quesito emerge un Paese praticamente spaccato a metà, l’opinione degli italiani si ricompatta, bocciando la strategia politica di Matteo Renzi. In questa crisi, secondo il 73% degli intervistati, il leader di Italia Viva starebbe perseguendo soprattutto suoi “interessi personali o della sua parte politica”. E secondo altre rilevazioni andare ad elezioni sarebbe sbagliato. Questo pensiero sembrerebbe essere piuttosto diffuso tra gli elettori italiani. Da quanto si legge su un altro sondaggio Ghisleri per La Stampa, sette su dieci ritengono che il ritorno alle urne sarebbe una follia. Di fronte a un’eventualità simile, infatti, il 26,7% prova rabbia, il 22,6% preoccupazione e il 20,5% sconcerto. In questo momento c’è da pensare ad altro: per il 22,2% la crescita economica è la priorità nazionale - con un occhio particolare per i temi del lavoro e dell’occupazione in generale (24,8%) - seguita da una riqualificazione del settore sanitario (17,2%).
Il Cdm approva il Recovery Plan. Le ministre di Italia Viva si astengono: duro scontro con Conte sul Mes
Il Consiglio dei Ministri ha approvato nella notte il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il recovery Plan vale 222,9 miliardi. Le ministre di Italia Viva Bellanova e Bonetti si sono astenute, dando seguito a quanto affermato nella serata di ieri da Matteo Renzi: “Se non ci sarà il Mes le ministre di Iv si asterranno”, aveva annunciato l’ex premier in tv. Il leader di Italia Viva ha anche spiegato che la decisione sulle eventuali dimissioni delle due ministre verrà presa oggi e annunciata nel corso di una conferenza stampa. In Cdm il vero punto di rottura è stato proprio il Mes. Le due ministre renziane nel corso della riunione hanno definito “incomprensibile” la rinuncia al fondo salva stati. Bellanova ha spiegato che la decisione di astenersi dal voto sul Recovery Fund era motivata proprio dall’assenza, nel piano presentato, di risorse aggiuntive per la sanità. “Il Mes non è compreso nel Next Generation, non è questa la sede per discutere il punto”, è stata la replica di Conte, che ha invitato a “non speculare sul numero dei decessi in Italia per invocare l’attivazione del Mes”, con “un accostamento che offende la ragione e anche l’etica”.
Quanti miliardi rischia di costarci adesso una crisi di governo
Gualtieri l'ha messo in chiaro: per procedere coi ristori, ma non solo, serve lo scostamento di bilancio. Un esecutivo "in stand-by" rallenterebbe anche la definizione dei decreti attuativi della manovra. Timori a Bruxelles: "L'Europa non lo può reggere". Il Recovery Plan italiano c'è, il governo Conte-bis, fra quache ora, potrebbe essere già un ricordo. Missione compiuta secondo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri: "Il Consiglio dei ministri vara il Recovery Plan, il più grande piano di investimenti mai visto in Italia. Con le risorse europee ora il nostro Paese può cambiare davvero. E' stato un gran lavoro, più importante d'ogni polemica. Ora via al confronto in Parlamento e nella societa'". Il via libera è arrivato con l'astensione dei ministri renziani. Tutto a posto? Più o meno: una destabilizzazione del quadro politico oggi come oggi rischia di costare un bel po' di miliardi di euro: ecco perché.Recovery Plan: l'ultimo scontro tra Conte e Italia Viva.Sul Mes nel dettaglio si è consumato l'ultimo scontro tra Iv, Conte e gli altri partiti alleati. Le ministre renziane definiscono "incomprensibile" la rinuncia al fondo salva-Stati, lamentano ritardi sulle urgenze del Paese e sui nuovi ristori. Ma il Mes "non fa parte di Next generation Eu e non sono soldi che possono essere usati come risorse aggiuntive alle spese per la sanità" avrebbe detto secondo le agenzie il ministro Gualtieri, replicando nel corso del Cdm a Bellanova e Bonetti. Il ministro ha ribadito che lui "è da sempre favorevole a usarlo in sostituzione di risorse già stanziate, se ci fosse consenso politico che non c'è".
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l Governo approva il Recovery Plan da 210 miliardi. Ma soffiano venti di crisi senza un perché. Renzi porta l’Italia nel baratro
Quando Renzi diceva «esci da questo streaming», ora vuole gli incontri in diretta
A metà febbraio 2014 andava in scena un confronto serrato alla Camera tra l’ex premier Matteo Renzi e il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo. Durante le ultime battute, Renzi ha usato un’espressione che ha fatto infuriare Grillo: «Esci da questo blog Beppe, esci da questo streaming. Questo è un luogo dove c’è il dolore vero delle persone, smettila su questo tema. C’è bisogno di affrontare le questioni reali». A distanza di quasi 7 anni, l’attuale leader di Italia Viva ha cambiato idea.
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Italia Viva minaccia ancora. Boschi: "Non vogliamo poltrone. Chiediamo Mes, non Meb"
“Anche oggi polemiche su di me. Italia Viva ha chiesto al governo di prendere il Mes, non di prendere Meb. Come al solito i 5stelle non leggono fino in fondo. O non capiscono. Servono soldi per la sanità, non poltrone per noi”. Lo scrive Maria Elena Boschi (MEB), capogruppo di Iv alla Camera, sul suo profilo Twitter in merito alle lamentele provenienti dal Movimento 5 Stelle riguardo una sua possibile promozione a ministro. Lo scontro aperto tra governo e Italia Viva continua e il rischio di una crisi sembra uno scenario sempre più concreto. Questa mattina la ministra delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, era intervenuta a Radio Anch’io, su Radio Uno, sostenendo che “Conte continua a lanciare sfide, sarebbe utile che il presidente del Consiglio si mettesse a costruire un’alleanza, perché se sta lavorando per i responsabili questo, si capisce, non sarebbe un comportamento corretto. Non si può continuare così, perché il metodo è anche merito. Se non c’è un’affidabilità tra le persone che devono lavorare insieme, o si cambia metodo o si cambiano le persone. Non mi sembra ci siano alternative”. Poi, incalzata su un eventuale Conte ter, la Bellanova ha risposto che “il punto adesso è intendersi sul metodo di lavoro e sul merito.
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Il governo in bilico, appeso alle decisioni di Renzi. Crimi: ‘Se ritira le ministre, basta esecutivi con lui’. Zingaretti: ‘Crisi grave errore, non la capisce nessuno’
Alle 21.30 la resa dei conti in Consiglio dei ministri. Pd e M5s provano a ricucire lo strappo in extremis, ma Italia viva non si sposta di un passo: da un lato è intenzionata ad approvare il Piano di ripresa dopo la spinta del Colle, dall'altro alza fino all'ultimo la posta in gioco. Faraone: "Voteremo il Recovery e lo miglioreremo, un minuto dopo valuteremo il da farsi". “Stiamo studiando il Recovery plan, lo voteremo, lo sosterremo e lo miglioreremo, un minuto dopo valuteremo il da farsi”. La giornata campale del governo giallorosso comincia così. Con il capogruppo di Italia viva in Senato, Davide Faraone, che non sposta di un passo il suo partito dalla casella della crisi. Dopo che nella tarda serata di ieri tutti i membri della maggioranza hanno ricevuto la versione riveduta e corretta del Piano di ripresa, è solo questione di ore prima che si arrivi alla resa dei conti in Consiglio dei ministri, fissato per le 21.30. Faraone ribadisce come un mantra la linea dettata da Renzi, da un lato arreso ad approvare il Recovery su spinta del Quirinale e dall’altro deciso ad alzare fino all’ultimo la posta in gioco. Pd e Movimento 5 stelle, invece, le provano tutte per far capire all’alleato che a loro parere non è il momento di innescare la miccia. Nicola Zingaretti si appella al “buon senso”. E definisce “un grave errore politico” provocare una crisi che “il 99% degli italiani non capisce”, portando il Paese “in un tunnel di cui nessuno conosce l’uscita“. Mentre il Movimento 5 stelle manda tramite Vito Crimi il suo avvertimento: “Se Renzi si rende colpevole del ritiro dei suoi ministri, con lui e Italia Viva non potrà esserci un altro governo. Esiste un limite a tutto”.
Censura? No, il problema è che abbiamo dato troppo potere a Facebook e Twitter
Facebook non è un diritto. Twitter, Google, Facebook, sono aziende private con le quali l’utente, qualsiasi utente, sottoscrive un contratto commerciale: i suoi dati in cambio dell’uso della piattaforma, secondo determinati termini e condizioni. Privare qualcuno, fosse anche un presidente in carica, del proprio account, per aver pubblicato qualcosa di “inappropriato” è perfettamente legale. Così come privare indefinitamente Trump dei suoi account Facebook e Twitter non è, propriamente, un atto di censura. Il primo emendamento (che tutela la libertà di culto, parola e stampa) riguarda azioni compiute dal governo, non da una società privata. Una legge che imponesse a Facebook di moderare i contenuti basandosi su determinati punti di vista, sarebbe considerata incostituzionale; viceversa, Twitter può decidere di bandire lo “hate speech”, pur essendo questo consentito e legalmente protetto negli Stati Uniti. Trump non è nuovo a crociate contro i social network. Nel maggio dell’anno scorso, in risposta a un suo tweet etichettato come “non attendibile”, il Presidente ha cercato di modificare la sezione 230 del “Communications Decency Act”, con l’intento di aggravare le responsabilità assegnate a chi gestisce una piattaforma social.
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Le razze di cani che soffrono il freddo
I cani soffrono il freddo. Può sembrare alquanto strano perché hanno il pelo a proteggerli, ma è così, esistono diverse razze di cani che mal sopportano le basse temperature. Ovviamente, gli amici a 4 zampe rispetto agli esseri umani hanno maggiore capacità di sopravvivere al freddo, ma questa loro caratteristica dipende da vari fattori, come ad esempio la tipologia di cane, in quanto alcune razze soffrono di più le basse temperature rispetto ad altre. Perché i cani soffrono il freddo? Oltre alla razza, la capacità di un cane di sopportare il freddo può dipendere da vari fattori, come: l’età dell’animale, le dimensioni, lo spessore dello strato di pelo, perché un cane dal pelo lungo soffrirà di meno rispetto a una cane con il pelo corto, e il sottopelo, più è spesso più il pet riuscirà a sopravvivere alle basse temperature invernali.
Il presentatore tv negazionista ucciso dal Covid
Stanley Gusman è morto in un ospedale di Belo Horizonte dove era stato ricoverato lo scorso 4 gennaio in seguito a gravi problemi respiratori. Avevano fatto notizia nei mesi scorsi le sue posizioni sulla pandemia: "Andrò dai miei genitori a Natale, non li ucciderò per questo". Non c'è stato nulla da fare per il noto presentatore tv brasiliano Stanley Gusman: il Covid l'ha ucciso, aveva solo 49 anni ed è morto in un ospedale di Belo Horizonte dove era stato ricoverato lo scorso 4 gennaio in seguito a gravi problemi respiratori. Avevano fatto notizia nei mesi scorsi le sue posizioni negazioniste. Gusman ad esempio aveva attaccato il sindaco di Belo Horizonte Alexandre Kalil dopo che quest'ultimo aveva consigliato ai concittadini di evitare riunioni familiari durante le festività di fine anno. "Andrò dai miei genitori a Natale, non li ucciderò per questo. Credo che sia una mancanza di rispetto da parte del sindaco: non si impicci della mia famiglia. Difenderò mio padre e mia madre", aveva detto in tv Gusman. Poi aveva assicurato ai suoi fan che non si sarebbe fatto misurare la temperatura all'ingresso di negozi e centri commerciali perché "il termometro a raggi infrarossi danneggia le cellule cerebrali".
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- Pisano, De Micheli & Co: chi rischia col rimpasto. Italia Viva mira ai Trasporti, ma c’è il veto dei 5S sul nome della Boschi. Sileri potrebbe prendere il posto di Speranza
- Il Colle sbroglia la matassa. Renzi cede sul Recovery Plan in cambio delle poltrone che dice di non volere. Il dem Bettini lo infilza: “Ha le idee confuse”
- Massimo Giannini: Gli sciamani d'Italia e la mia risposta alla Meloni
- Air Force Renzi, l’aereo fu preso in leasing per 168 milioni in otto anni. Ma comprarne uno uguale ne sarebbe costati 7. Non scordiamolo!
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