Il via libera sempre più scontato alla ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma smuove l’encefalogramma – piatto stando ai sondaggi – di Italia Viva. Un colpo di defibrillatore scaricato da un tweet di “Luciaone” Nobili, deputato di Italia Viva e Gran Renziano: “Buffa l’idea di alleanza elettorale fra Pd e Cinque Stelle rilanciata oggi da Franceschini, con Conte candidato premier. Ho solo una domanda: sul sindaco di Roma, quindi, che fanno? Candidano la Raggi? Auguri, noi no”. EFFETTO DOMINO. A parte che il mancato supporto di Italia Viva alla Raggi è solo un favore, una grazia (elettorale) piovuta dal cielo, Nobili, con ritardo, è arrivato a capire che il laccio, la trappola, si stava stringendo implacabilmente alla caviglia dei renziani che come candidato, non disdegnerebbero affatto Carlo Calenda, l’“uomo in cerca di un ministero” da quando ha perso il suo allo Sviluppo Economico. Infatti, la sentenza di assoluzione in appello per Virginia Raggi ha avuto l’effetto di uno sblocco, di uno scambio ferroviario per la sua ricandidatura in quanto, in automatico, il Partito democratico non ha altra possibilità che sostenerla. Almeno che non accetti il rischio di correre da solo. Con la prospettiva, oltre a quella di una sconfitta praticamente scontata, di consegnare la Capitale alle destre. Questo è il tema del giorno anche perché si inserisce nel discorso nazionale del rapporto conflittuale tra Matteo Renzi e il governo Conte stesso. Come noto, Renzi sta provocando in continuazione e minacciando crisi al buio per lucrare qualche altra poltrona in più, giocando il suo bluff con carte che valgono poco, appena il 2.5 %. Numeri che dovrebbero produrre vergogna in chi ha governato con il 40% e dava del “tu” ad Obama, che lo invitava alla Casa Bianca.
Sgarbi: “Per questo governo attendo soltanto la forca”
“Per questo governo attendo soltanto la forca”. Vittorio Sgarbi alla Camera interviene durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia posta alla Camera sulla legge di Bilancio e “sbrana”, letteralmente, il premier Giuseppe Conte e l’esecutivo. Alzatosi dallo scranno, il deputato eletto con Forza Italia e ora nel Gruppo Misto, passa in rassegna i “buchi neri” della manovra. “Un’oscena esibizione di marchette, dando danari agli amici; il richiamo grottesco ai cittadini per legittimare un’azione sistematica di obbligo al non lavoro nel momento di massima produttività delle aziende turistiche italiane con la prima industria che è il turismo;
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Marco Travaglio: Artiglio Fontana
Miseramente fallito come presidente di Regione, Artiglio Fontana diventa editorialista del Corriere, diretto dal suo omonimo Luciano Fontana, che anziché correre all’anagrafe per cambiare cognome gli pubblica una lettera in cima alla pagina dei commenti. Spazio ben meritato, viste l’autorevolezza del mittente e l’acutezza dell’analisi. L’incipit è folgorante: “Caro direttore, il Covid ha cambiato il mondo”. Perbacco. “Ha stravolto il nostro modo di vivere”, tipo quando rischiò di strozzarsi con una mascherina. “Bisogna immaginare la Lombardia e l’Italia del domani”, dal che si deduce che la Lombardia non è in Italia (infatti lui i soldi li aveva alle Bahamas e i conti in Svizzera). “Sarà dura per tutti quando finiranno le misure che vietano i licenziamenti”: tipo il suo e quello di Gallera, peraltro già consentiti. “Occorre mettere mano alla legislazione dei contratti e degli appalti”, perché ora “servono tre anni solo per aggiudicare un’opera” (ma per suo cognato bastano un paio di giorni). Sennò addio “opere per le Olimpiadi Invernali del 2026”: e questo, visto che mancano 6 anni, più che mettere mano alle leggi, è mettere le mani avanti.
La politica secondo i due Mattei: sotto l’ego, niente. In comune hanno molto. Entrambi stanno rovinando l'Italia, uno dalla maggioranza l’altro dall’opposizione
Siamo in un’epoca strana in cui i due Mattei giocano allo sfascio dell’Italia. Matteo Renzi e Matteo Salvini infatti sono sodalizzati a lucrare sulle spalle degli italiani. Il primo, il Matteo padano, guida il primo partito d’Italia e il secondo, Matteo Renzi, guida l’ultimo dopo aver però guidato il primo, quel Partito democratico che raggiunse la sua massima espansione con un 40% dei consensi alle Europee. Fu Matteo I a far cadere il primo governo di questa legislatura, quello strano cromatismo ideologico, il giallo-verde, che si era dato l’ambizioso progetto di cambiare tutto, ma che cadde a causa della megalomania del leghista, tinta di oscuri presagi dittatoriali, quella richiesta di “pieni poteri” che evocava il “discorso del bivacco” tenuto da Benito Mussolini il 16 novembre 1922: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli…”. Si sa come è andata a finire, con il padano che in pochi giorni ha perso il ministero, il governo e bruciato dieci punti di consenso in pochi mesi.
Cane sordo impara la lingua dei segni per comunicare con il resto del mondo
Una famiglia perfetta per lui. Sailor è un cane sordo che ha trovato finalmente qualcuno che parla la sua stessa lingua. Dopo un passato da randagio, questo cagnolone dagli occhi azzurri è stato portato alla Best Friends Atlanta, dove ha iniziato a imparare i comandi della lingua dei segni. Ed è qui che ha attirato l'attenzione della logopedista Allison Arnold e del suo compagno. «Abbiamo sempre avuto un debole per gli animali, specialmente quelli che sono stati abbandonati o hanno esigenze speciali. Quando abbiamo visto Sailor e saputo che era sordo, abbiamo capito che era lui il cane perfetto per noi». La dottoressa Arnold lavora quotidianamente con bambini sordi e ipoudenti ed era la persona migliore per aiutare il cucciolo a vivere in un mondo senza suoni. Sailor aveva già iniziato l'addestramento in rifugio: «Sebbene all'inizio fosse distratto, ha imparato rapidamente i comandi, soprattutto quando ha capito che c'ero dei golosi premi come ricompensa». E il trasferimento nella nuova casa è stato più facile del previsto.
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Virginia Raggi: nel 2020 Roma passa dal 15° al 4° posto nella classifica delle città più intelligenti e sostenibili
In questi ultimi anni abbiamo fatto grandi passi avanti nell’utilizzo della tecnologia per semplificare la vita dei cittadini. Oggi i romani possono scaricare dal sito del Comune i certificati anagrafici evitando le file agli sportelli, prenotare on line la richiesta della Carta d’Identità Elettronica, installare sul proprio telefonino le web app interattive per avere informazioni su quanto accade in città o fare segnalazioni in tempo reale. Il riconoscimento arriva anche dal quarto posto nell’ICity Rank 2020, la classifica delle città intelligenti e sostenibili presentata da Forum PA. Pensate che, solo nel 2019, Roma era al quindicesimo posto: ora siamo tra le città più digitalizzate d’Italia.
COSA DICE LA LEGGE "Chi non si vaccina rischia il licenziamento"
Raffaele Guariniello, ex magistrato ed esperto di sicurezza sul lavoro: "Il datore è obbligato a predisporre misure organizzative per tutelare la salute, ma se questo non è possibile si rischia la rescissione del rapporto". Chi non si vaccina contro il coronavirus Sars-CoV-2 rischia il licenziamento. Lo spiega oggi l'ex magistrato Raffaele Guariniello, esperto di diritto alla salute, in un'intervista al Fatto Quotidiano in cui spiega che il fondamento della sua convinzione risiede nell'articolo 279 del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, che "impone al datore di lavoro di mettere a disposizione “vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico, da somministrare a cura del medico compe tente”. Il Covid-19 rientra tra gli agenti biologici, peraltro compreso nel gruppo dei più insidiosi, come stabilito da due decreti legge che hanno recepito una direttiva europea. Quindi, a norma di legge, essendo – come speriamo tutti – ora a disposizione un vaccino per il Covid (l’agente biologico), il datore di lavoro è tenuto a mettere “a disposizione” vaccini efficaci. Stiamo parlando di milioni e milioni di persone, dipendenti (e non) privati e pubblici".
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Salvini protesta, ma nuovamente a tempo scaduto. Matteo agita la piazza per lo stop ai voli dalla Gran Bretagna. Ma la Farnesina ha già provveduto
Matteo Salvini non è nuovo a boutade come quando voleva buttarsi col paracadute su Arezzo e tutto finì all’italiana, anzi alla padana, e cioè a tarallucci e vino con il leader leghista che capita la pericolosa rodomontata si defilò alla chetichella. Ora ci risiamo. Salvini aveva infatti ieri tuonato: “Centinaia di italiani che vivono e lavorano a Londra e nel Regno Unito, dopo aver fatto costosi tamponi, sono stati bloccati e abbandonati mentre erano già in aeroporto, con carta d’imbarco in mano e in attesa del volo”. SEMPRE IN TRINCEA. Salvini voleva fare un sit-in di protesta contro il governo reo di aver la lasciato i nostri connazionali negli aeroporti inglesi in balia della variante britannica del virus, ma è stato smentito dallo stesso ministro degli Esteri Luigi Di Maio: l’Italia sta approntando un rapido piano di ritorno. Ancora una rodomontata e peraltro subito smentita. Diciamo che al capo gallico non gliene va più bene una da quando si è giocato il governo giallo-verde e il suo posto da ministro dell’Interno. Il discorso però è più serio. Che credibilità può avere un centro-destra che vive di espedienti mediatici, che insegue fatti contingenti, che lucra sul dramma di migliaia di persone che non riescono a tornare in Italia e che inoltre sono giustamente spaventate per la variante inglese del virus.
Coronavirus: arriva un brutto segnale dalle terapie intensive
Il numero degli ingressi è stabile da inizio dicembre: perché? Nel frattempo i contagi sono tornati a scendere. In netto calo anche il tasso di positività dei tamponi. Il numero dei decessi è ancora molto alto. L'analisi del bollettino. Scendono lievemente i contagi, ma il numero dei decessi resta ancora troppo alto, mentre il numero degli ingressi giornaliere in terapia intensiva è ormai stabile da dicembre. Sono queste a grandi linee le indicazioni che arrivano dal bollettino di oggi, martedì 22 dicembre.
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Italia Viva alza bandiera bianca. Ma spaccia la resa per vittoria. Bellanova esulta: la task force sul Recovery Plan non c’è più. Invece ci sarà perché prevista dall’Unione europea
Matteo Renzi sembra uno di quei bambini che prima fanno i capricci e poi, quando si convincono che è ora di farla finita, devono trovare il modo di “rientrare nei ranghi” senza perdere la faccia. Dunque se, da una parte, abbandona i toni aggressivi e gli ultimatum all’indirizzo di Giuseppe Conte, dall’altra ci tiene a mantenere viva la tensione. Ecco allora che, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi col premier, finalizzato a ridefinire il Recovery plan, la delegazione di Iv si lascia andare a nuovi segnali distensivi ma nello stesso tempo tira un po’ la corda, riproponendo la questione dell’attivazione del Mes. “Il problema di questo Paese non è se Bellanova o Bonetti si dimettano ma dare risposte ai cittadini. La task force nel testo del Recovery non c’è più, dunque avevamo ragione. Ora discutiamo nel merito delle questioni. Oggi si è fatto un passo avanti”, dichiara il capo delegazione Teresa Bellanova.
Marco Travaglio: Raggi e miraggi
L’altra sera a Otto e mezzo Carlo Calenda, reduce da un “tavolo” col Pd, ha dichiarato bel bello: “Il Pd mi ha detto che aspetta la condanna della Raggi per fare l’accordo con i 5Stelle”. Al che mi son detto: “Ora il Pd si affretterà a smentire quell’incredibile affermazione. Altrimenti verrà assalito da torme di garantisti veri o presunti, che avranno buon gioco a denunciare il giustizialismo dei dem e a domandar loro: quando mai abbiano fatto caso alla condanna di qualcuno per eliminarlo dalla vita politica; come facciano a sapere che oggi la Raggi sarà condannata in appello; e, ammesso e non concesso che lo sappiano, cosa si sognano di farlo sapere in giro, mettendo in imbarazzo i giudici che oggi si riuniranno in camera di consiglio e saranno in ogni caso condizionati dal preannuncio del Pd via Calenda: se condanneranno la sindaca, qualcuno dirà che l’avevano già deciso e comunicato al Pd prim’ancora di ascoltare la requisitoria e l’arringa, commettendo un reato; se la assolveranno, qualcuno dirà che han cambiato idea in extremis per smentire la fuga di notizie del Pd”.
Il piano per far rientrare gli italiani bloccati nel Regno Unito
Hanno sfogato la loro rabbia e la loro frustrazione sui social. Hanno gridato e raccontato le loro storie. Sono soltanto alcuni delle migliaia di italiani rimasti bloccati negli scali britannici dopo la sospensione dei voli dalla Gran Bretagna decisa dal governo italiano per limitare la diffusione della nuova variante di Covid. Nel frattempo però qualcosa inizia a muoversi. Il governo ha messo a punto un piano per riportare in Italia i nostri concittadini. "Ci stiamo organizzando. I residenti in Italia devono poter tornare ma tornare in sicurezza e si sta cercando di capire come fare. Ma è una questione di ore, è giusto dare a tutti risposte in tempo reale”, ha detto nel pomeriggio il ministro Francesco Boccia a ‘Tagadà’ su La7.
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Un altro cavillo e il Ruby ter slitta ancora. Rinviato a gennaio il processo a Silvio e alle olgettine. Da febbraio celebrata soltanto un’udienza. E la prescrizione sulle cene galanti continua a incombere
Slitta ancora il Ruby ter. Per un problema relativo ai tempi sulla notifica di un cambio di imputazione a carico di Silvio Berlusconi e delle cosiddette olgettine Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, ieri l’udienza a Milano è stata rinviata al prossimo 27 gennaio. Un processo che vede imputati il leader di Forza Italia e altre 28 persone, relativo a reati di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, con le olgettine che sarebbero state ricoperte di denaro per tacere su quanto accadeva realmente nelle “cene galanti” ad Arcore. Nella scorsa udienza, quella del 30 novembre, gli inquirenti in aula hanno ritoccato il valore delle due ville che il Cav avrebbe regalato a Guerra e Sorcinelli, da poco meno di 900mila euro ciascuna a poco più di 1,1 milioni. La modifica dell’imputazione a carico dei tre imputati è stata quindi notificata il giorno successivo e da codice devono trascorrere 20 giorni “liberi” prima della successiva udienza. E ieri ne erano trascorsi soltanto 19.
I negazionisti del Covid sul lettino dello psicoanalista
Qual è la spinta psicologica profonda che porta una persona a negare le realtà evidenti dell'epidemia di COVID-19? È un classico meccanismo di difesa legato alla paura, che la psicoanalisi – la disciplina che l'ha studiato più di ogni altra – definisce "diniego psicologico". Se ne occupano esperti di salute pubblica, studiosi di comunicazione del rischio, psicologi e anche influencer. Ma per affrontare con efficacia il negazionismo su COVID-19 – negare che la malattia sia poi così grave, negare l’utilità degli sforzi per prevenirla o, all’estremo, negare addirittura che il virus esista – bisognerebbe arruolare anche un’altra categoria: gli psicoanalisti. "La non adesione di massa alle raccomandazioni mediche negli Stati Uniti è un fatto unico nella storia moderna. Mai prima d’ora tanti cittadini hanno avuto un tale accesso all’informazione e, allo stesso tempo, hanno rifiutato le raccomandazioni di salute pubblica con una negazione così accalorata dei dati di fatto", scrivono su "Lancet" Austin Ratner, che a New York è uno scrittore ed esperto di psicanalisi laureato in medicina, e Nisarg Gandhi, specializzando al Saint Barnabas Medical Center di Livingston, in New Jersey. In questo rifiuto, i due vedono la manifestazione di un classico meccanismo di difesa psichico noto agli psicoanalisti: il diniego psicologico.
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Il costruttore dona 50mila euro al partito di Giorgia Meloni. E FdI si batte per il suo appalto
Un'enorme area dismessa in centro a Lodi ospiterà un ipermercato Esselunga: un affare milionario approvato dall'amministrazione di centrodestra e contestato da opposizioni e comitati cittadini. L'Espresso ha scoperto i bonifici dell'azienda a favore di Fratelli d'Italia. Che ha organizzato anche una raccolta firme. Trovare un donatore così generoso in questi tempi di crisi per quasi tutte le aziende è davvero una rarità. È quindi facile immaginare la felicità di Fratelli d'Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni, che nel giro di poco più di un mese ha visto il versamento sul proprio conto di due bonifici dall'importo totale di quasi 50mila euro. Versamenti perfettamente legali e, come tali, registrati e segnalati agli uffici competenti. Il generoso donatore non è un'azienda qualunque e, a giudicare dagli affari al momento in sospeso, non sembra neanche del tutto disinteressato. Si tratta infatti della società “Attività edilizie pavesi”, ditta di costruzioni di Pieve del Cairo in provincia di Pavia, controllata dalla Bucaneve Spa della famiglia di costruttori Dallera. Secondo i documenti della Camera dei Deputati, la Attività edilizie pavesi Spa ha versato 25mila euro a Fratelli d'Italia il 21 settembre del 2020, a cui ne ha aggiunti altri 24mila e 500 il 23 ottobre. Per un totale di 49.500 euro.
Covid, in Italia più morti nella seconda ondata rispetto alla prima: ecco perché
Anche la dottoressa Martina Vignani è tra i ventiquattromila che sono sospesi. «Molti di noi hanno fatto rinunce e sacrifici importanti, e ora ci ritroviamo in una situazione assurda». Chi se li ricorda, i giovani medici specializzandi? Erano diventati eroi in un Paese che allora aveva bisogno di eroi. Nella lunga notte di marzo e aprile, avevano tappato le falle del sistema sanitario dovute all’assenza di personale. Erano stati impiegati come operatori di tracciamento, arruolati nelle neonate Unità speciali di continuità assistenziale, introdotte dal decreto del 9 marzo, proprio quello che chiudeva l’Italia, per fare fronte al disastro della medicina territoriale. Con la prima emergenza, è passata anche la riconoscenza dovuta a chi ha scelto di dare una mano, mettendo da parte esperienze più importanti per il proprio percorso formativo. Poi è arrivata la domanda numero 87, a tenerli nel limbo, mentre si continua a invocare la necessità di arruolare camici bianchi. Un quesito forse sbagliato alla prova d’accesso dello scorso 22 settembre, con una radiografia che riproduceva un femore destro invece del sinistro, ha generato una pioggia di ricorsi al Tar. I nuovi medici che secondo il ministro Roberto Speranza dovrebbero diventare la colonna portante della campagna vaccinale sono stati per oltre quattro mesi ostaggio della burocrazia, e verranno liberati solo il 12 gennaio quando finalmente inizieranno le loro attività. Succede quasi ogni anno, ma questo non è un anno come gli altri. «Dopo tanti discorsi sulla necessità di forze fresche» dice Martina, 27 anni, laureata a Pisa, «si richiama gente dalla pensione mentre i giovani vengono tagliati fuori».
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Fallita la congiura per non finire disoccupati. Adesso i renziani frenano. Le minacce di crisi erano un bluff. Scaricato da tutti, a Matteo non rimane che la ritirata
Invece di mordere, alla fine Italia Viva smette di abbaiare. Dopo settimane di penultimatum arrivano i primi segnali di retromarcia sulla sfiducia a Conte. Dopo averlo sentito abbaiare per giorni sempre più forte, in tanti erano pronti a scommettere che, alla fine, Matteo Renzi avrebbe azzannato la presa. Restava solo da capire quando avrebbe assestato il morso letale a Giuseppe Conte. Ma dopo aver monopolizzato il dibattito politico, con la grancassa di opinionisti e commentatori pronti a puntare sulla spallata al governo che avrebbe favorito l’avvento dell’osannato Draghi a Palazzo Chigi, da ieri non solo l’ex premier sembra aver rinunciato ad addentare l’osso, ma pare abbia pure smesso di abbaiare. Sui social in mattinata il leader di Rignano aveva rilanciato sulla necessità di attivare il Mes. L’ennesima provocazione, dal momento che al Salva Stati il M5S è contrario e che Conte su questo ha già dichiarato di ritenere irresponsabili gli aut aut. Ma a sera si ode un’altra musica. Mentre a Palazzo Chigi sono in corso le consultazioni, avviate dal premier, sul Recovery con i partiti (ieri M5S e Pd, oggi tocca a Iv e Leu) Ettore Rosato dichiara: “Qualcosa è cambiato. Il presidente del Consiglio ha convocato una serie di riunioni. Mi sembra un fatto positivo”. Non solo. A sentire il renziano il premier “ha ripreso in parte alcune questioni che avevamo posto”.
Recovery Plan, il governo italiano ha inviato la bozza a Bruxelles
L’Italia nei giorni scorsi ha inviato alla Commissione europea una bozza del Recovery Plan, ovvero del piano di riforme da 208,6 miliardi per spendere il Recovery Fund. A riferirlo questa mattina, nel corso di un incontro online con la stampa italiana, è stato il commissario al Bilancio europeo Johannes Hahn. La nuova versione della bozza del piano, costituita da 130 pagine e quattro capitoli, è stata pubblicata dal sito Affaritaliani.it ed è datata 9 dicembre. Dopo l’annuncio del commissario al Bilancio Hahn, la portavoce della Commissione europea Marta Wieczorek tuttavia ha precisato: “Siamo stati in contatto ormai da tempo con tutti gli Stati membri, inclusa l’Italia, sulla preparazione dei piani di ripresa e resilienza, e questi contatti si sono ovviamente intensificati molto”, ma “per noi non è ancora arrivato il momento di commentare i dettagli dei piani”. “Con l’entrata in vigore della regolamentazione” sul Recovery Fund “i Paesi membri saranno anche in grado di presentare formalmente i loro piani, che oggi vanno ancora considerati come un lavoro in corso”, ha aggiunto Wieczorek. Intanto, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha definito “ottimo” l’accordo tra Parlamento e Consiglio sul Recovery and Resilience Facility. “Sblocco definitivo di Next Generation Eu, pre-finanziamento al 13% con 6 miliardi in più per l’Italia, possibilità di trasferire fondi Rrf a InvestEU. Complimenti” al Parlamento europeo e alla presidenza tedesca di turno “per il risultato, bravissima Irene Tinagli” (presidente della Commissione Affari Economici del Parlamento Europeo), ha scritto Gualtieri su Twitter.
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Un Governo che fa in silenzio
Conte e Di Maio “sono una barzelletta, hanno fatto una figura di m… mondiale, speriamo che il ministro degli Esteri se lo tengano in Libia”. A scrivere queste e altre simili amenità è stato ieri il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè (Forza Italia), festeggiando a modo suo la liberazione dei pescatori di Mazzara del Vallo. Invece di nascondersi per non aver fatto un tubo mentre il Governo e la nostra intelligence lavoravano per liberare gli ostaggi italiani, Miccichè ha continuato a fare anche a tempo scaduto la stessa cosa di Salvini e di buona parte della destra più becera di sempre: offendere e chiacchierare, chiacchierare e offendere. In realtà l’ex enfant prodige di Berlusconi in Sicilia avrebbe una quaresima di ragioni per nascondersi: dopo aver campato un quarto di secolo sulle spalle degli italiani prima al Parlamento nazionale e ora a Palazzo dei Normanni, può affacciarsi alla finestra del suo meraviglioso ufficio di Palermo e giudicare da solo se in tutti questi anni il Paese è migliorato o peggiorato grazie a una classe politica di cui sempre Miccichè è tra i più strenui difensori dei privilegi, a cominciare dai vitalizi. E dire che l’alto livello istituzionale delle accuse mosse a chi ha appena fatto tornare a casa diciotto persone sequestrate senza nessun appiglio legale, mostra plasticamente la differenza che passa tra chi opera in modo responsabile e silenzioso da un lato e chi, dall’altro, passa il tempo a denigrare e smontare quel che si è fatto. A costo di avventurarsi nel fantastico mondo delle balle spaziali, come abbiamo visto fare sulla pandemia, quando solo qualche mese fa a destra era tutta una gara a dire che le mascherine non servivano, il virus era morto e il Covid era una invenzione dei poteri forti per imporci la dittatura sanitaria.
Chi ha avuto il Covid-19, si può ricontaggiare?
A oggi, in Italia, i guariti ufficiali dal Covid-19, cioè coloro a cui è stata diagnosticata la positività al virus e poi la sua scomparsa, superano il milione. Il 61% coinvolge la popolazione nell'età più produttiva, dai 20 ai 59 anni, il 26% dai 60 anni in su, il 13% dai 19 anni in giù. Il 51,5% sono femmine, il 48,5% maschi. Tutte queste persone possono essere considerate immuni? Numerosi studi ormai concordano: quando si contrae il Covid, il 93% dei contagiati produce gli anticorpi neutralizzanti. La loro funzione è quella di impedire al virus di penetrare nelle cellule. Ciò succede tra i 6 e i 20 giorni dal contagio, e il meccanismo è questo: dopo l'infezione si attivano i linfociti B che producono gli anticorpi IgM, IgG e IgA. Un loro sottoinsieme (IgG e IgA) è quello che poi riesce a rendere innocue le nuove particelle virali. Gli anticorpi neutralizzanti, a loro volta, si accompagnano all'attivazione delle cellule killer (linfociti T), specializzate nel riconoscere e nel distruggere il virus. Tutta questa spiegazione è utile a capire perché quando il Covid attacca, la risposta immunitaria è doppia (linfociti B e T). Una volta superata l'infezione, nelle settimane o nei mesi successivi, gli anticorpi calano: non c'è più il virus, non c'è più bisogno di loro. Nell'organismo però restano le cellule memoria, pronte a intervenire in caso di necessità. L'ipotesi che il calo di queste «difese» esponga quindi a un nuovo contagio, viene smentita.
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Finisce sotto inchiesta l’eredità delle Olimpiadi del 2006
Perquisizioni negli Uffici del Comune, della Fondazione 20 marzo 2006, quella che gestisce l’eredità del patrimonio olimpico invernale e della società Parcolimpico sono scattate nella giornata di ieri. Otto gli avvisi di garanzia notificati dalla Procura a soggetti economici e funzionari pubblici. Tra i nomi più altisonanti c’è quello di Giuseppe Ferrari, vice-direttore generale del Comune, già coinvolto in altre vicende giudiziarie. Due gli episodi finiti sotto la lente degli investigatori, coordinati dal pm Gianfranco Colace. In primis la sua nomina come presidente del consiglio di amministrazione di Parcolimpico, la società che materialmente gestisce gli impianti. La società è costituita da Fondazione 20 marzo 2006 (al 10%) e da un socio privato, Get Live2 (che ha il 90% delle quote). La nomina di Ferrari, nel luglio 2020, è stata indicata dalla Fondazione. Questo è il modus operandi da sempre, spiegano nell’ambiente: il presidente del cda di Parcolimpico è nominato dalla Fondazione su indicazione dei soci e in particolare dalla Città di Torino. La Città Metropolitana indica il presidente del collegio dei revisori. E la Regione uno dei revisori. Così è successo per Ferrari, che la Città di Torino prima aveva segnalato come consigliere della Fondazione e poi come presidente del cda della società. Per quest’ultimo incarico ora il vice direttore si ritrova indagato per ‘turbata libertà del procedimento di scelta del contraente’. Per la stessa vicenda è sotto accusa anche Elena Fiorenza, direttore generale della Fondazione, assistita dall’avvocato Alberto Mittone.
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Il concetto di abitazione secondo le FAQ del governo
Le FAQ (Frequently Asked Questions) dovrebbero servire per fornire chiarimenti su tematiche fondamentali e su cui occorre un alto livello di comprensibilità per tutti i cittadini. Insomma, risposte semplici a domande che riguardano la quotidianità. Eppure il governo italiano riesce a far confusione anche su questo. L’ultimo caso riguarda il concetto abitazione inserito all’interno delle specifiche sugli ultimi accorgimenti e restrizioni previste per il periodo natalizio nel nostro Paese. Leggiamo esattamente come sul sito del governo si prova a spiegare il concetto abitazione ai cittadini. La domanda (la FAQ) recita: «Il dpcm del 3 dicembre 2020 prevede che, nonostante i divieti, dal 21 dicembre al 6 gennaio si possa comunque far rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. Cosa si intende con questi tre termini?». E nella risposta si da una definizione giuridica dei concetti di residenza e domicilio. E questo era il compito più semplice. Ma quando si vuole definire il concetto di abitazione, ecco che sorgono le prime perplessità: «Il concetto di abitazione non ha una precisa definizione tecnico-giuridica. Ai fini dell’applicazione del dpcm, dunque, l’abitazione va individuata come il luogo dove si abita di fatto, con una certa continuità e stabilità (quindi per periodi continuati, anche se limitati, durante l’anno) o con abituale periodicità e frequenza (per esempio in alcuni giorni della settimana per motivi di lavoro, di studio o per altre esigenze), tuttavia sempre con esclusione delle seconde case utilizzate per le vacanze. Per fare un ulteriore esempio, le persone che per motivi di lavoro vivono in un luogo diverso da quello del proprio coniuge o partner, ma che si riuniscono ad esso con regolare frequenza e periodicità nella stessa abitazione, potranno spostarsi per ricongiungersi per il periodo dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 nella stessa abitazione in cui sono soliti ritrovarsi». Insomma, vale tutto e vale niente. E la FAQ che doveva fornire una risposta chiara e certa offre uno specchio di interpretazioni talmente ampio da generare ancora più confusione. Perché prendendo per buona la definizione fornita dal sito del governo italiano, il concetto resta vago e indefinibile.
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Renzi, piccoli partiti grandi ricatti
Il leader di Italia viva minaccia Conte con gli stessi argomenti che avrebbe sfoderato l’Udeur di Clemente Mastella o il Psdi di Pietro Longo. Esistono partiti piccoli che pensano in grande; e poi ci sono piccoli partiti, nel senso di piccini in tutto e per tutto. I primi rappresentano visioni politiche, in qualche caso utopie rispettabili, per nulla sminuite dallo scarso seguito elettorale. Aristocratici del pensiero, si diceva una volta. Pochi ma buoni. Magari avanguardie che corrono a presidiare un crocevia della storia dove con molto ritardo transiteranno i partiti di massa col loro carico di vettovaglie. Sconfitte oggi ma vittoriose domani. Ne abbiamo avute di queste minoranze elettriche, intense, spregiudicate, orgogliose del loro zero virgola, che sono il sale della democrazia. Spesso guidate da personaggi intrattabili come potevano essere ad esempio Ugo La Malfa o Marco Pannella, o i liberali alla Mario Pannunzio, o gli eretici del «Manifesto», capaci di puntare i piedi sulle scelte di fondo, disposti a pagare qualunque prezzo pur di testimoniare un principio, a incassare ogni affronto e proprio per questo rispettati dagli avversari, addirittura rimpianti (dopo morti). I piccoli partiti invece rappresentano idee trascurabili; sfruttano mediocri rendite di posizione; sgomitano per raccogliere qualche briciola, scroccare là dove possono. Più infime sono le percentuali elettorali, più insopportabili risultano le loro pretese. Quando esagerano vengono bollati come parassiti. Da Palmiro Togliatti fino a Silvio Berlusconi, i leader di massa li hanno sempre vissuti come una calamità, salvo tenerseli buoni con qualche tozzo di pane finché possibile. E qui sorge attualissima la domanda: in quale categoria rientra Italia Viva, che in piena pandemia minaccia di far cadere il governo? Tra i partiti piccoli da trattare con rispetto o tra i piccoli partiti di cui si farebbe volentieri a meno? L’aut-aut di Renzi al premier, «se non mi dai retta ti rimando a casa», merita di essere catalogato tra le battaglie nobili o tra i volgari ricatti?
Ettore Rosato (ItaliaViva): "Per noi questo governo è finito"
Lapidario il coordinatore di Italia viva: “Ad oggi non c’è più la fiducia tra la maggioranza e il premier. Il premier l’ha sciupata. Bisogna ricostruirla”. Così Ettore Rosato, vicepresidente Camera e coordinatore Italia viva a Sky Tg24. “Questo problema o lo risolve il premier o per noi questo governo è finito”, aggiunge.
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Da oggi stop spostamenti tra regioni, quando si può da un comune all’altro. Ecco tutte le regole fino al 6 gennaio. Attenti all’autocertificazione
Inizia oggi la vita scaglionata dai colori alternati stabiliti dal governo come misura antipandemia. Si parte oggi con lo stop agli spostamenti tra regioni. Ecco quando si può andare da un comune all’altro e chi può farlo: mai nei capoluoghi e sempre entro un numero massimo di chilometri. Tutte le regole da rispettare fino al 6 gennaio. Attenti all’autocertificazione.
1 Oggi posso partire per raggiungere una località di vacanza fuori dalla regione in cui abito?
No. Da oggi al 6 gennaio 2021 è vietato ogni spostamento tra regioni e da/per le province autonome di Bolzano e Trento. Una norma che, ad esempio, renderà impossibile per tanti italiani raggiungere le montagne del nord Italia per le tradizionali vacanze sulla neve. Non è possibile nemmeno raggiungere le seconde case fuori regione.
Silvio Berlusconi: "Non vedo un nuovo Governo all'orizzonte, tantomeno tecnico"
Il Cav ribadisce che "per il bene del Paese è a disposizione per lavorare con il Governo che c’è". Silvio Berlusconi parla al Messaggero e non vede scossoni all’orizzonte: non vede un nuovo Governo, ma soprattutto non vede Governi tecnici all’orizzonte. Un messaggio da recapitare a Giuseppe Conte, a cui il Cav tende la mano per una maggiore collaborazione. Un messaggio da recapitare anche a Matteo Renzi, che crede possibile una nuova maggioranza in Parlamento in caso di caduta del Conte bis. Per prima cosa Silvio Berlusconi dice che “certamente” si farà vaccinare contro Covid-19, “sono disposto anche a farlo pubblicamente”. Poi, in un’intervista al Messaggero, alla domanda se il Governo sia pronto per la campagna vaccinale, il Cav risponde: “Posso solo sperarlo. Avevamo chiesto al Governo di discutere insieme questa materia, ma l’esecutivo ha ritenuto di fare da solo”. Rispetto alla tenuta dell’esecutivo, deciderà il Capo dello Stato se tornare al voto: “Non credo nei Governi tecnici e non vedo un nuovo Governo all’orizzonte. Forza Italia per il bene del Paese è a disposizione per lavorare con il Governo che c’è, anche se questo Governo non ci piace. Così abbiamo ottenuto nella Legge di bilancio diversi risultati importanti”. Forza Italia, gli viene fatto notare, vuole il Mes, ma Lega e FdI no: un problema per la coalizione? “No. Fare sintesi è responsabilità di chi guida l’esecutivo, dove su questa materia mi pare che prevalgano i veti grillini. Non siamo un partito unico proprio perché siamo diversi, anche per stile. Noi non avremmo mai dato vita a comportamenti come quelli accaduti venerdì in Senato”. Sul Recovery fund Berlusconi riconosce che “Conte è certamente abile nelle relazioni personali, ma il Recovery Fund nasce fondamentalmente dall’impegno del Ppe”.
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Governo, dal Recovery plan al Mes fino alle riforme istituzionali: i temi sul tavolo di Conte che oggi incontra i partiti
Tutti i dossier e gli schieramenti in campo. Il premier sotto assedio accelera sul Recovery plan e rilancia convocando i tavoli di confronto con i partiti di maggioranza. Al via oggi i primi incontri: alle 15.30 Giuseppe Conte, insieme ai ministri dell'Economia Roberto Gualtieri e degli Affari europei Vincenzo Amendola, vedrà la delegazione del M5S. Alle 19 toccherà al Pd. Domani sarà la volta di Italia viva, che ieri ha rialzato la tensione con nuovi attacchi all'esecutivo, e Leu. Per scongiurare la crisi, il presidente del Consiglio è pronto dunque a ridefinire con le forze alleate la governance e le ripartizioni del piano basato sui 209 miliardi in arrivo dall'Europa. Ma sul piatto non c'è solo il Recovery plan: dal Mes al fisco, dalle riforme istituzionali alla ricoversione economica green, sono tanti i dossier in discussione su cui i partiti non la pensano tutti allo stesso modo. Esaminiamoli allora uno per uno, specificando le diverse posizioni delle forze di maggioranza.
Covid-19: perché sono calati i casi di influenza
I sistemi precauzionali per difendersi dal virus avrebbero arginato il numero dei malati rispetto agli anni scorsi. Moltiplicate anche le vaccinazioni. Persistono i Rhinovirus, ma possono essere nostri "alleati". Che fine ha fatto l’influenza? Dopo la prima ondata di Covid-19 gli epidemiologi più accorti avevano messo in guardia dal possibile tracollo invernale del sistema sanitario dovuto alla somma dei casi della prevedibile seconda ondata con il virus influenzale. Una previsione che nelle Regioni più lungimiranti si è tradotta nell’acquisto preventivo di numerose dosi di antinfluenzale. Ora che ci stiamo lentamente addentrando nella stagione più fredda, l’influenza sembra essere la grande assente e la speranza è che rimanga tale. Le premesse, ad osservare ciò che è accaduto nell’emisfero australe, ci sono tutte: nelle aree in cui il periodo aprile-luglio corrisponde all’inverno, Sars-Cov-2 ha di fatto cancellato dai radar l’influenza e molti dei virus ad andamento stagionale. Sparizioni che potrebbero però rappresentare un’arma a doppio taglio. Il ruolo dei viaggi intercontinentali e dei vaccini.
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Variante Covid, l’Oms lancia l’allarme: “Può falsare l’esito dei tamponi”
La nuova variante del Covid scoperta nel Regno Unito può “falsare l’esito dei tamponi”: a lanciare l’allarme è l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che in una nota ha commentato i primi studi effettuati sulla mutazione del virus. L’Oms ha infatti dichiarato sulla base di “segnali preliminari” che “la variante del Covid-19 che si è diffusa in Gran Bretagna può essere in grado di diffondersi più facilmente tra le persone”, sottolineando anche che secondo “informazioni preliminari può influenzare le prestazioni di alcuni test diagnostici”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, però, ha anche specificato che al momento “non ci sono prove che indicano cambiamenti nella gravità della malattia, ma anche su questo aspetto sono in corso valutazioni”. La nuova variante del virus è stata scoperta per la prima volta in Inghilterra a settembre, ma sembra aver avuto un’accelerata nelle ultime settimane. Nell’ultimo giorno, infatti, il Regno Unito ha registrato 36mila nuovi casi di Covid nonostante il recente lockdown. Numeri che preoccupano anche l’Italia, che ha deciso il blocco dei voli dal Paese e tamponi e quarantena per chi è rientrato dal Regno Unito in Italia da meno di 14 giorni. Il boom di casi nel Regno Unito nonostante le restrizioni, per il ministro della Salute Speranza, “è la prova che questa nuova variante ha una capacità di trasmissione molto maggiore della precedente. Per questo non potevamo che decidere subito il fermo dei voli, per permettere ai nostri scienziati di capire di più. Se bisognerà rivedere l’ordinanza lo faremo, ma adesso non avevamo altra scelta”.
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La vergogna in dose giornaliera
Ieri vedendo Vespa che presentava in pompa magna il suo libro in gloria di Mussolini, con special guest Salvini e la Meloni, credevo di essermi preso la mia dose giornaliera di vergogna per questa Italia piena di leccaculo e senza memoria. Mi sbagliavo. Nelle stesse ore al Parlamento europeo si votava il Recovery Fund, cioè un pacchetto che per il nostro Paese significa 209 miliardi, e i deputati della Lega che hanno fatto? Si sono astenuti. Come i cornuti che per fare un dispetto alla moglie si tagliano quella cosa lì, pur di non dare soddisfazione alla von der Leyen gli eletti del Carroccio a Bruxelles hanno detto che dei miliardi dell’Europa non ci frega niente. Una follia, perché il pacchetto di aiuti che vale più del Piano Marshall è un’occasione irripetibile per tutta la nazione, compresa quella parte che vota la destra più becera di sempre, con la bocca piena di slogan tipo “Prima gli italiani”, e poi dietro fa il tifo persino per i polacchi e gli ungheresi governati dagli amici di Giorgia & Matteo. È una fortuna, quindi, che siano finiti i tempi in cui milioni di elettori si facevano orientare da un mammasantissima della tv pubblica che si fa promuovere un libro edito dalla stessa Rai con Mondadori (Berlusconi) invitando quei politici a cui poi dovrebbe fare domande scomode (un rituale che non risparmia la Sinistra e vedremo se sapranno sottrarsi i Cinque Stelle).
Virginia Raggi: Ma io non lascio Roma!
Quello che le ha fatto più rabbia e lo dice con una sincerità feroce e vendicativa pochi minuti dopo l' assoluzione, sono stati questi «lunghi anni di silenzio e di solitudine politica». […] Virginia Raggi ha dovuto sopportare il dileggio degli avversari, scontando l'inevitabile ingenuità di una giovane avvocata prestata alla politica. […] la Raggi ha dovuto subire le insinuazioni, le accuse e le ipocrisie dei suoi compagni di Movimento. […] «Mi avevano offerto delle poltrone per non ricandidarmi - dice a chi le è vicino - ma io non lascio Roma. E potrei anche entrare nel nuovo direttorio dei 5 Stelle». La Raggi si sente forte e può permettersi di alzare la voce, dopo essere stata costretta sin da subito a fronteggiare il «fuoco amico», come lo chiama Alessandro Di Battista. […] Di Battista coglie l' occasione per schierarsi al suo fianco, ma soprattutto per attaccare il Movimento: «Virginia è stata assolta ancora, adesso iniziate a rispettarla. Per quattro anni è stata diffamata, dileggiata, calunniata. È stata colpita dal sistema politico e mediatico per non aver avallato le olimpiadi di Malagò, Montezemolo e Caltagirone e dal fuoco amico partito da chi non sarà mai alla sua altezza».
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