Il Corriere della Sera, antica e già gloriosa testata italiana, nell’arco di due giorni riesce a pubblicare due articoli di infinito squallore, contro Rocco Casalino e Vito Crimi. Nessuna critica politica, nessun collegamento con la realtà, ma solo una imbarazzante serie di insulti, ironia penosa da asilo infantile, luoghi comuni da salottino, pietoso snobismo che non fa né ridere né piangere, ma solo vomitare. L’ennesima pessima prova di un giornalismo che vorrebbe raccontare il paese ma sa esprimere soltanto il proprio livoroso razzismo intellettuale, del quale -come ogni squadretta di bulli- va fiero anziché provare vergogna. Vito Crimi è un uomo onesto, per bene, che ha fatto e fa politica con le mani pulite, e sta reggendo con immane fatica, nel periodo peggiore della storia della Repubblica, il MoVimento 5 Stelle, prima forza politica in parlamento. Ringrazio Vito per il lavoro che svolge, e comprendo benissimo le critiche politiche che a lui -come a chiunque di noi- si possono porre, mentre non comprendo e non accetto queste squallide aggressioni a mezzo stampa, per le quali esprimo la mia più sentita solidarietà.
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“La nostra visione dell’Italia sotto molti aspetti coincide”. Matteo Salvini esce dalla consultazione con Mario Draghi visibilmente soddisfatto. La Lega di fatto si considera a bordo del governo, “senza veti”. “Al centro del confronto – spiega il leader del Carroccio – ci sono stati sviluppo, imprese, crescita, cantieri e turismo. Noi non poniamo condizioni, a differenza di altri che dicono no a Salvini, alla Lega e ai sovranisti”. L’ex ministro degli Interni lo ribadisce con forza: “Dalla Lega nessuna condizione su persone, idee e movimenti, perché l’interesse nazionale supera quello personale o di partito, in una crisi figlia del caos della maggioranza uscente noi cerchiamo soluzioni mettendo al centro lo sviluppo”.
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L’assessore al Personale Antonio De Santis interviene sul merito delle assunzioni OEPA. Si tratta del personale, ex AEC, che nelle scuole affianca gli insegnanti di sostegno, per garantire una migliore autonomia degli studenti con disabilità. Gli operatori OEPA, che sono circa 3000, fino alla metà degli anni Novanta venivano inquadrati direttamente nell'organico del Comune. Il successivo blocco delle assunzioni ha portato il servizio in outsourcing. Gli OEPA stanno chiedendo d'invertire la tendenza e quindi hanno proposto, con una delibera popolare, di essere assunti. L'iniziativa è stata bocciata dal Campidoglio. Qualche settimana più tardi però la Sindaca ha predisposto, sulla questione, una memoria di giunta. Il provvedimento, criticato perché ritenuto di dubbia efficacia, viene invece difeso dall’Assessore al Personale che, con una lettera aperta, ha voluto far luce su “quello che i lavoratori OEPA devono sapere”.
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Peccato che molti pentastellati non se ne siano accorti e altri preferiscano per default il ruolo delle vittime, ma l’incarico a Draghi è un successo del M5S e del governo Conte: ha costretto i poteri forti a uscire allo scoperto e Mattarella a gettare la maschera (o meglio a indossarne un’altra: in fondo è un democristiano e i democristiani non hanno volto, solo maschere). Avrebbero preferito di gran lunga, i poteri forti, che il Movimento implodesse, frantumandosi o ancor meglio avventurandosi sulla strada di un massimalismo reboante e senza sbocchi. Non che i pentastellati non abbiano commesso errori, alcuni gravi; però l'abilità di Conte, il sangue freddo di Di Maio e la lealtà critica di Di Battista hanno mantenuto in vita il governo più a lungo di quanto era stato preventivato dalle multinazionali, portando a significativi risultati e minacciando di poterne ottenere altri. Il Recovery Fund da più di duecento miliardi è stato l’evento che ha obbligato la santa alleanza di casta, liberisti all’italiana e giornalisti a forzare i tempi:
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Giuseppe Conte apre alla nascita di un governo Draghi, ma solo a patto che sia un governo politico e non tecnico. È questo il sunto del discorso che il presidente del consiglio dimissionario ha pronunciato oggi davanti a Palazzo Chigi. "Ieri ho incontrato il presidente incaricato Mario Draghi - ha spiegato Conte durante una conferenza stampa convocata quasi a sorpresa -, è stato un colloquio lungo e molto aperto, al termine del quale gli ho fatto gli auguri di buon lavoro". "In queste ore - ha aggiunto - qualcuno mi descrive come un ostacolo alla costruzione di un nuovo governo. Evidentemente non mi conosce evidentemente non mi conosce o non parla in buona fede: i sabotatori cerchiamoli da un'altra parte". "Ho sempre lavorato e continuo a lavorare nell’interesse del Paese e perché si possa formare un nuovo governo" e "da questo punto di vista auspico un governo politico che sia solido e che abbia la sufficiente coesione per operare scelte eminentemente politiche. Perché le urgenze del Paese - ha sottolineato Conte - richiedono scelte politiche, non possono essere affidate a squadre di tecnici".
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Impegnandosi in un vero e proprio capolavoro shakespeariano, dopo aver accoltellato Enrico Letta e Giuseppe Conte, Matteo Renzi potrebbe riuscire nell’impresa di mettere nei guai anche Mario Draghi. Di mettere a rischio, cioè, il suo nome se non addirittura “bruciarlo”, in uno scenario in cui trovare una nuova maggioranza è sempre più difficile. E in un equilibrio di governo in cui – dato il “no” del M5s – il padrone di casa diventa Matteo Salvini. “L’ultima cosa possibile”, spiegava questa mattina a Omnibus il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, “è che il Pd si ritrovi a sostenere un governo di destra”. Ha aggiunto Andrea Orlando: “Non basta dire ‘è arrivato Draghi, Viva Draghi”. Il che spiega perché i numeri e i partiti che sosterranno il tentativo dell’ex presidente della Bce diventano un grande rischio per Draghi.
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Il Corriere della sera attribuisce le seguenti frasi a Conte: “Era tutto già scritto. Renzi aveva già un accordo col Centrodestra. Salvini e Berlusconi gli hanno garantito che ci staranno, altri non potranno che accodarsi”. Conte ha ragione nella sostanza, ma – a mio parere – numerosi indizi riportano a un complotto diverso, tra Law-renzi d’Arabia e Berlusconi – il gatto e la volpe – del quale Salvini potrebbe essere stato solo spettatore. Il gatto e la volpe pensano infatti di poter trarre entrambi vantaggi da un governo “istituzionale”. Renzi perché spera di togliere il pallino a Zingaretti e “ridurre il Pd al 6% come ha fatto Macron con i socialisti in Francia” (parole attribuite a Renzi). Ovviamente, nella sua megalomania, pensa che i voti perduti dal Pd andranno a lui. Ma non credo che questo accadrà. Per Berlusconi il vantaggio starebbe invece nello sganciarsi da Lega e FdI: infatti Forza Italia voterà senza dubbio la fiducia, insieme a Italia Viva e Pd, e quindi sarà di fatto dalla parte che sostiene il governo “europeista”.
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Ad evidenziare il paradosso è il deputato forzista Osvaldo Napoli: “Non nascondiamoci dietro un dito: chiunque rifiuti la prospettiva di un governo di alto profilo o dei migliori, sia della maggioranza o dell’opposizione, lavora per un Conte-ter. Una prospettiva, chiarisco, logica e comprensibile per la coalizione di centrosinistra. Ma del tutto illogica e surreale per le forze di opposizione che rischiano, in questo modo, di mostrare gravi limiti nel costruire un’azione politica nell’interesse del Paese”. E arriva al punto: “Meloni e Salvini – aggiunge – dovrebbero esserne consapevoli, e a poco serve chiedere il voto anticipato quando non c’è possibilità alcuna. Si invoca la luna per non sporcarsi con la realtà”. Ora, al di là dell’orientamento dei singoli partiti di centrodestra sull’eventualità del voto anticipato, è evidente che lo scioglimento anticipato delle camere è altamente improbabile: ai 45 giorni della campagna elettorale occorre infatti aggiungere un altro mese e mezzo per fare il governo e con un Recovery Plan da presentare in Europa entro fine aprile non ci siamo nei tempi, e rischiare di perdere anche solo una tranche dei fondi Ue non è proprio la migliore delle idee.
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Matteo Renzi, si vocifera in Parlamento, “ha dimostrato ancora una volta di essere un giocatore di poker. Ogni mossa che sta facendo va all-in”. La metafora rende in maniera plastica ciò che sta succedendo in queste settimane. Prima siamo sprofondati in una crisi che ad oggi ancora non ha una ragione chiara a tutti. Poi si è arrivati a mettere in discussione il governo e la persona di Giuseppe Conte. Infine si sta cercando di salvare il salvabile, accontentando i desiderata del leader di Italia viva: prima il programma e poi pensiamo alle persone. Partendo da qui, come sappiamo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di affidare un mandato esplorativo al presidente della Camera, Roberto Fico. Che sia un mandato esplorativo piuttosto singolare, però, è evidente a tutti. Come hanno sottolineato diversi costituzionalisti, questa volta – e costituisce un unicum – non si sta “esplorando” la tenuta di una presunta maggioranza, ma si sta sottoscrivendo un vero e proprio programma di legislatura. QUALCOSA NON TORNA.
Leggi tutto: Il programma prima del premier. Aria di trappolone per Conte. I leader decidono cosa fare, ma poi...
Secondo l'ultima rilevazione di Ixè, Pd e 5 stelle potrebbero tornare a Palazzo Chigi solo se si presentassero alle urne in coalizione con Iv, +Europa, Calenda e sinistra. Il secondo scenario ipotizzato dall'istituto vede il Movimento correre in solitaria: in questo caso il centrodestra vincerebbe a mani basse. L'ultima ipotesi si basa su una lista Conte alleata del centrosinistra, al quale rosicchierebbe parte dei voti. Ecco le proiezioni in Parlamento. È uno scenario politico inedito quello fotografato dall’ultimo sondaggio dell’istituto Ixè: se si andasse a votare oggi e la coalizione giallorossa si presentasse compatta, allargando il campo anche a +Europa, Verdi e Azione di Carlo Calenda, sia al Senato che alla Camera potrebbe ottenere la maggioranza assoluta, anche se a poca distanza dal blocco del centrodestra. La seconda ipotesi immagina invece che il Movimento 5 stelle decida di correre da solo, con uno schieramento tripolare analogo a quello del 2018. In questo caso Fi, Lega e Fratelli d’Italia potrebbero contare su un ampio vantaggio in entrambi i rami del Parlamento.
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“Se finirà con un Conte Ter sarà stata la dimostrazione che Matteo Renzi ha fatto due mesi di casino solo per qualche poltroncina in più. Dall’1,5% finirà sotto l’1. Ma per certi giornali sarà sempre lui il vincitore. Misteri della stampa italiana”, rivelano gole profonde del Nazareno. Un rimpasto di governo con Conte al comando, invece, permetterebbe al segretario Pd di cambiare qualche casella e di vedere un dem entrare a Palazzo Chigi, magari proprio quel Goffredo Bettini così stimato dal segretario. Franceschini –raccontano i soliti bene informati in Transatlatico – era il meno favorevole a questo scenario e nel Partito Democratico era quello più disponibile a sacrificare direttamente lo stesso Conte, allargando la maggioranza ai centristi per garantirsi una base più ampia nella corsa al Quirinale (e rendere anche meno decisivo Renzi). Ma il suo disegno potrebbe essere finito in un vicolo cieco, visto che Conte è l’unico punto di equilibrio nella coalizione e Mattarella non vuole avvitarsi in una crisi lunga che possa sfociare alle elezioni. Quindi ora la battaglia si sposterà sui ministri. Renzi ne vuole addirittura quattro e punta a sostituire anche Gualtieri “per umiliarci”, dicono i Dem.
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Il portale sindromepostcovid-19.it ha pubblicato i primi risultati delle interviste fatte a 1025 volontari, ex positivi oggi negativizzati. Ma non è la sola indagine. Altri due progetti di ricerca sono già attivi in Italia: il primo realizzato da un gruppo di geriatri del policlinico Gemelli di Roma il secondo incentrato sul follow-up dei pazienti ricoverati tra maggio e ottobre nei padiglioni della Fiera di Bergamo. Sono passati dieci mesi da quando Irma, 55 anni, si è ammalata di Covid. Ma i vuoti di memoria, la perdita di concentrazione, i fischi alle orecchie e un’esagerata stanchezza continuano a far parte della sua vita. Irma è una delle oltre 1600 persone con sintomi post Covid che hanno partecipato al sondaggio promosso dal portale sindomeposcovid-19.it, un’idea del giornalista trentenne Enrico Ferdinandi – aiutato dagli amici Rubina Beneduce e Daniele Zerosi – colpito anche lui dal virus. Le testimonianze raccolte in questo database vengono messe a disposizione della comunità scientifica per favorire la ricerca sugli effetti collaterali provocati dall’infezione di Sars-Cov2. Da gennaio sono online i risultati dei primi 1025 intervistati, che integrano lo studio sui primi cento utenti pubblicato a fine novembre.
Leggi tutto: Il 45% degli ex positivi ha ancora sintomi dopo 7 mesi. Sindrome post Covid, le storie dei...
“È stata una scelta saggia quella di Mattarella”. Così Matteo Renzi commenta – e apprezza – la decisione del presidente della Repubblica di affidare al presidente della Camera Roberto Fico un mandato esplorativo per verificare se ci sono i numeri per formare una maggioranza in Parlamento, a partire da quella che sosteneva il secondo esecutivo Conte. Avrà tempo fino a martedì. Ma intanto il leader di Italia Viva sotto sotto esulta: un altro giro di consultazioni è quello che serve a Renzi per piazzare le sue pedine e fare le sue mosse. Il senatore di Scandicci alza la posta in gioco nelle trattative della crisi di governo e tace sul viaggio in Arabia Saudita che continua a suscitare polemiche. (Qui tutte le ultime notizie sulla crisi di governo, qui il calendario completo delle consultazioni di Fico). Il M5s fa pace con Renzi. Dopo i veti dei giorni scorsi, il Movimento 5 Stelle ha aperto alla possibilità di tornare al governo con Renzi e la sua Italia Viva. “Non è il momento dei veti, è il momento di fare un passo in avanti tutti insieme e velocemente. Un governo politico con Conte premier”, dice Vito Crimi, parlando al Quirinale dopo l’incontro della delegazione 5 stelle con il capo dello Stato. Ma la rappacificazione dei grillini con Renzi ha creato forti tensioni all’interno del Movimento: Alessandro Di Battista, Barbara Lezzi e Nicola Morra minacciano la scissione. Un problema non da poco per l’attuale maggioranza, “Di Battista ha molto seguito nella base dei 5 Stelle e controlla anche qualche senatore. Non molti, ma se 3 o 4 dovessero uscire dalla maggioranza, la partita dei numeri per un Conte ter inizierebbe in salita”, sottolinea Monica Guerzoni sul Corriere della Sera.
Leggi tutto: Renzi ha due ministri nel mirino e punta a Mario Draghi: il vero obiettivo del leader di Iv
La madre di tutte le sue battaglie è il tentativo di sgretolare progetti di rifondazione a sinistra. A questo dobbiamo reagire. In principio fu il Pakistan. Se ci fosse ancora qualcuno capace di affermare che Renzi è uno sprovveduto, un giocatore d’azzardo, un improvvisato, non solo si sbaglia ma ha la memoria corta. Lo schema di gioco, in realtà, è sempre lo stesso. Un vero e proprio deja vu. Puntualmente un anno fa, a febbraio, (ricordo l’episodio perché ero ospite della trasmissione di Lilli Gruber dove fu commentato l’evento) aveva acceso la miccia deflagrante contro Bonafede, sulla prescrizione, ma anche allora era solo (o davvero) questo il motivo? Lanciata la bomba, scappava in Pakistan a “sciare” sulla morbida “neve”, in compagnia dell’Investitore Zia Chishti, guarda caso con il board della società con sede a Washington e che si interessa di intelligence artificiale applicata alle telecomunicazioni, oltre che con il top manager di Tim Federigo Rogoni. Ovvio che in Pakistan allietavano gli incontri il presidente della Repubblica, Il primo ministro e il capo dell’esercito a Islamabad. In Italia si avvia la destabilizzazione (poi fermata da un imprevisto sovraumano e inimmaginabile: una pandemia) e lui inspiegabilmente si ritrova con capi di Stato e di Eserciti di regioni “calde” nello scacchiere internazionale; con vertici dei fondi di investimento in prodotti d’intelligence, manager di industrie italiane sempre delle telecomunicazioni, insomma cose che avrebbero dovuto far interrogare molti già allora, ma poi ….la pandemia. Ora Renzi, ancora una volta e nel pieno della stessa pandemia, apre una crisi dai risvolti inquietanti e cosi come un anno fa scappa, a Riyad, in Arabia Saudita, dove lo attende un gettone di 80.000 euro per i suoi servigi non solo da conferenziere...
Leggi tutto: Ieri pakistano, oggi saudita. È lo schema Renzi
Il direttore di Repubblica firma un editoriale in cui auspica un governo guidato da un premier "davvero europeo". Non fa il nome dell'ex presidente della Bce, che secondo il suo quotidiano "sarebbe già stato preallertato dal Colle". Per la Stampa ci sono pure le prove: una serie di telefonate recenti ricevute direttamente da Mattarella. Il Quirinale smentisce nettamente: "Notizia destituita di fondamento". I quotidiani del gruppo Gedi sono sicuri: Mario Draghi è la persona giusta per guidare il governo dopo il siluramento di Giuseppe Conte. Talmente giusta che il Quirinale gli ha già chiesto di prepararsi a entrare in campo. Un auspicio, un desiderio quello di Repubblica e la Stampa che diventa prima retroscena e poi notizia di cronaca politica con tanto di titolo. Problema: si tratta di un’informazione completamente falsa. E smentirla tocca al Colle: “È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa oggi su alcuni giornali, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, Mario Draghi”, fanno sapere fonti qualificate del Quirinale. Il riferimento è per alcuni articoli pubblicati dai quotidiani della famiglia Elkann.
Leggi tutto: I giornali degli Elkann tifano per Draghi premier: ‘Allertato dal Colle’. Che smentisce: ‘Nessun...
Si era convinto che il virus non esistesse, che la pandemia fosse un’invenzione dei media. Purtroppo si sbagliava. Gary Matthews, 46 anni, è stato trovato morto nella sua casa di Shrewsbury, capoluogo della contea di Shropshire, nel Regno Unito, il giorno dopo essere risultato positivo al test per il coronavirus. Gary era un pittore e un appassionato di fotografia. Un uomo intelligente che aveva dato credito a qualche ciarlatano. A raccontare la sua storia al ‘Guardian’ è il cugino di Gary, Tristan Copeland, che dice di averlo implorato di mettere la mascherine e rispettare il distanziamento. Ma Gary non ne voleva sapere. “Lui e i suoi amici avevano la mentalità di dover uscire e incontrare persone per dimostrare di non credere al governo". Gary Matthews: il negazionista morto di Covid-19. Secondo il cugino il 46enne si sarebbe avvicinato alle teorie della cospirazione un paio di anni fa.
Leggi tutto: Il negazionista che non metteva la mascherina è morto di Covid-19
È opportuno che un senatore della Repubblica Italiana nel pieno delle sue funzioni viaggi su un jet privato, su invito di un principe saudita, a spese del fondo sovrano di un altro paese per offrire consulenze retribuite quando siamo nel mezzo di una pandemia globale e dopo aver fatto piombare il Governo, di cui lui stesso faceva volontariamente parte, in una crisi che la gran parte dei cittadini comuni ritiene assolutamente ingiustificata oltre che irresponsabile? Con quale credibilità quel senatore (incidentalmente un ex presidente del Consiglio) percepisce denaro sotto forma di regolare compenso come membro del comitato dei garanti di una piattaforma di eventi che si propone di promuovere gli interessi di uno Stato che calpesta i più basilari diritti umani e al contempo dà lezione di morale a noi comuni mortali? Il vuoto politico in cui siamo caduti in queste ore – si sente dire – è giustificato poiché dovuto a una critica “nel merito delle cose” da parte di Matteo Renzi. Ebbene, quali cose? Fuor di polemica, cosa è davvero credibile in quel mazzo di proposte aggiuntive presentate da Italia Viva che avrebbe così tanto apportato una svolta migliorativa al Recovery Plan? Ci basterebbe conoscere una cosa. Ma temiamo di conoscere la risposta: nessuna, perché non esiste. È chiaro a tutti ormai che l’affondo di Renzi non sia affatto una denuncia nel merito delle cose “per il bene del paese e dei nostri figli” quanto piuttosto una crociata unicamente personale e pregiudiziale nei confronti del dimissionario presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
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“Quello che un tempo in Atac non si faceva, adesso si fa”. Può sembrare una frase a effetto quella che la sindaca di Roma Virginia Raggi ha usato durante la presentazione di dieci nuovi autobus che serviranno il quadrante est della città, ma si tratta della pura e semplice realtà dei fatti anche – e soprattutto – alla luce della pandemia che ha pressoché paralizzato gran parte delle Amministrazioni locali. Molti di voi avranno preso un autobus con la scritta +BusXRoma. Sono i nuovi mezzi che abbiamo comprato per la nostra città: 227 sono su strada dallo scorso anno, altri 328 li stiamo mettendo in circolazione settimana dopo settimana” ma ancor più importante “entro il 2021 saranno oltre 900” i veicoli con cui è stato svecchiato il parco macchine dell’Atac, ha spiegato la sindaca. Qualcuno potrà pensare che si tratti di un risultato normale ma, ancora una volta, sono i dati forniti dalla Raggi a dire il contrario: “entro fine mandato avremo rinnovato oltre la metà della flotta grazie a investimenti importanti, resi possibili dal percorso di risanamento che abbiamo intrapreso con grande determinazione per rilanciare il trasporto pubblico di Roma” e che “mai nessuno ha fatto in passato”. Un risultato che parte da lontano e che è stato centrato “perché siamo riusciti a salvare Atac dal fallimento. Risanare un’azienda pubblica da oltre 12 mila dipendenti vuol dire anche dare ai romani nuovi mezzi su cui viaggiare, istituire più linee in periferia e fornire un servizio di trasporto più efficiente” ricorda la Raggi togliendosi i sassolini dalle scarpe perché proprio il risanamento della municipalizzata dei trasporti della Capitale è stato spesso usato dalle opposizioni gridando al flop preannunciato.
Leggi tutto: La Raggi rimette Atac in carreggiata. Entro fine mandato 900 bus nuovi. La sindaca di Roma...
Ha dovuto prendere il numeretto e mettersi in fila il senatore Marcucci (sedicente del Pd, ma potrebbe sbagliarsi con Italia Viva) per ipotizzare un nuovo Governo senza più Conte. Allo stesso progetto lavorano da tempo Renzi, più di qualche capobastone dem rimasto coraggiosamente nascosto, buona parte dei giornali in mano ai grandi gruppi economici, con i loro trombettieri onnipresenti pure in tv, e le destre che non vogliono evaporare alle elezioni, dove gli assi pigliatutto saranno solo Salvini e la Meloni. Il motivo di questa crisi non è quindi la Giustizia, o l’efficienza di qualche ministro, o chissà quale altro pretesto, ma il premier a cui l’hanno giurata essenzialmente per quello che rappresenta: un parvenu estraneo al circoletto dei partiti, espresso da quei Cinque Stelle che sono più parvenu di lui, ancora convinti di poter destinare i soldi del Recovery Fund alle opere che servono al Paese e non alla mangiatoia dei soliti noti, con i soliti sprechi e i soliti arraffoni, che per i trojan di Bonafede non riescono più a dormire sonni tranquilli. Per averne la prova di questo fuoco incrociato contro il presidente del Consiglio, da ieri dimissionario, basta fare una semplice domanda: che gravi errori ha fatto Giuseppi per meritare tanto accanimento? Ha usato troppi Dpcm? Ha ottenuto pochi miliardi dall’Europa? Non ha ricoperto l’incarico con dignità e onore? Ecco, sentire i balbettii dei seguaci di chi può essere ricordato per i Gigli magici degli affari all’ombra di Palazzo Chigi o per i Bunga Bunga fa sinceramente ridere.
Leggi tutto: Chi gode a far fuori Conte
Pensavamo di averle viste tutte, nella politica italiana, ma ancora ci mancava una crisi di governo in piena emergenza sanitaria, senza uno scopo, senza una strategia credibile, senza un esito che non sia peggiorativo rispetto al già discutibile status quo. E il bello è che alla fine di questa crisi rischiano di esserci quelle elezioni che tutti, a parole, sono convinti di evitare. Non vi offendete, vero, se vi diciamo che questa crisi fa schifo e che tutte le forze politiche di maggioranza stiano dando, più o meno indistintamente, il peggio di loro? Basterebbe il contesto, in realtà, a sostanziare questo giudizio, visto che mentre scriviamo – e mentre voi mercanteggiate senatori – il tassametro della pandemia segna 15.204 contagi e 467 morti, oltre a vicini di casa come Francia e Germania pronti a barricarsi in un nuovo lockdown per paura delle varianti del virus e Paesi come il Portogallo costretti ad aviotrasportare degenti in altri Paesi perché hanno finito i letti di ospedale. Certo, la politica è sacra e non si può fermare, direte voi. Ma allora, bontà vostra, date un senso e un valore a questa sacralità. Perché i vostri papà politici o presunti tali, da Moro a Berlinguer a Zaccagnini, nei momenti di crisi più nera del Paese facevano i compromessi storici, anziché far cascare governi.
Leggi tutto: La politica italiana fa schifo, questa crisi di governo è ancora peggio
Matteo Renzi ha aperto la crisi e ha sancito la fine del governo Conte due che lui stesso aveva contribuito a far nascere perché il progetto di annettere i berlusconiani è fallito così come il suo ruolo di anello di congiunzione con il mondo berlusconiano. La scelta non si spiega solo con il tratto distintivo di Matteo Renzi che è quello di rottamare e distruggere ogni avventura personale e politica di successo, nel caso specifico quella di Giuseppe Conte. Ai suoi continua a ripetere: «Io il primo ministro l’ho fatto, non voglio nessun posto di governo» e si occupa del suo ruolo di conferenziere internazionale, pagato lautamente. C’è una settimana che segna il fallimento. Inizia il 3 novembre quando Denis Verdini finisce in carcere, deve scontare una condanna per il crac del credito cooperativo fiorentino. Si interrompe il più efficace canale di comunicazione tra il mondo renziano e quello berlusconiano.
Leggi tutto: Renzi ha aperto la crisi per coprire il suo fallimento politico
Da Italia viva a Italia Riad. In America gli ex presidenti fanno conferenze a pagamento e giocano molto a golf. Ma non è un caso che lo facciano dopo la fine del loro mandato (dedicarsi alle conferenze, non al golf) perché è evidente a tutti, soprattutto ai custodi della democrazia e alla stampa americana, che nell’impegno retribuito per un leader c’è un potenziale conflitto di interessi, grande come una casa. Un principio così semplice, evidentemente, non è chiaro a Matteo Renzi, che non è certo un “ex” – ma come è noto un senatore in carica, che opera in una commissione del Senato come tutti gli altri, che incide sul percorso legislativo – e che è un leader di partito influente (come stiamo vedendo) addirittura sulle sorti di un governo.
Leggi tutto: ITALIA MORTA Riad: l’imbarazzo di Renzi a spasso per il mondo in piena pandemia dopo aver fatto...
Con il Governo messo in crisi da Italia Viva di Renzi diventa più difficile frenare la montagna di cartelle esattoriali in partenza a fine mese. Ma almeno stavolta gli italiani sanno chi ringraziare. C’è chi giura che la crisi di governo voluta da Matteo Renzi sarebbe una manna piovuta dal cielo. Eppure solo guardando ai provvedimenti sospesi nel limbo, per non parlare delle ripercussioni sull’economia che già scontiamo da giorni, si capisce che le cose non stanno affatto così e che, com’è facilmente intuibile, a rischiare di dover pagare un conto sono gli italiani. Nonostante le rassicurazioni che provengono da Palazzo Chigi sul fatto che l’attività ordinaria svolta dal governo procederà come da programma, non si può negare che con le dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte si complica la strada dei provvedimenti economici che erano attesi a giorni dopo il via libera al nuovo scostamento di bilancio da 32 miliardi. Non si tratta di questioni di poco conto perché in ballo ci sono soprattutto le misure a sostegno dei cittadini che, a causa dell’emergenza sanitaria, si trovano in maggiori difficoltà.
Leggi tutto: Cartelle esattoriali e ristori. La crisi di Renzi la paga il Paese. La paralisi politica mette a...
Gaetano Azzariti, ordinario a La Sapienza: "Consentiti i provvedimenti per il rinvio delle cartelle esattoriali e i ristori. L'esecutivo continuerà poi a disporre la colorazione delle regioni e in caso di impennata dei contagi potrà adottare, vista l'urgenza, un decreto legge o anche un dpcm. È invece precluso tutto ciò che comporta una scelta legata all'indirizzo politico: si ferma l'attività preparatoria del documento da presentare a Bruxelles e si bloccano le trattative con la Ue sugli altri dossier". Nessun ostacolo per i decreti legge sulle misure economiche più attese, dal rinvio delle cartelle esattoriali ai nuovi ristori. Per dettato costituzionale sono atti riservati ai “casi straordinari di necessità e urgenza” ed è l’urgenza stessa a giustificarne il varo da parte di un governo dimissionario. Lo stesso vale per la gestione dell’emergenza sanitaria: in caso di un’impennata dei contagi, per esempio, l’esecutivo potrebbe emanare un nuovo decreto e non sarebbe esclusa nemmeno – “con parsimonia” – l’opzione di un Dpcm firmato da Giuseppe Conte. “Al contrario, invece, è ora precluso tutto ciò che comporta una scelta legata all’indirizzo politico“, spiega a ilfattoquotidiano.it Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza, poco dopo le dimissioni di Conte nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella che come da prassi cha invitato il governo a rimanere in carica “per il disbrigo degli affari correnti”.
Leggi tutto: Il costituzionalista: “Il governo può ancora gestire pandemia e urgenze economiche. Ma non il...
È iniziato a Milano il dibattimento contro Giulio Centemero, il fedelissimo di Matteo Salvini che cura i conti del partito. Parte il processo milanese al tesoriere della Lega Giulio Centemero accusato di finanziamento illecito al partito per una somma ricevuta tra il 2015 e il 2016 da Esselunga, che aveva versato una somma all’associazione Più Voci. Su Centemero pesa una seconda richiesta di rinvio a giudizio a Roma, sempre per finanziamento illecito: per soldi ricevuti tramite la Più Voci dall’imprenditore romano Luca Parnasi. Il nome di Centemero è rimbalzato molte volte anche all’interno dell’inchiesta sui commercialisti della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Il primo processo al tesoriere della Lega è cominciato. L’accusa è finanziamento illecito ai partiti. Rimandato lo scorso luglio, quando ancora il tribunale di Milano era in fase di gestione del blocco dell'attività dopo la prima, drammatica, ondata Covid, il processo per «illecito finanziamento di partito» al tesoriere della Lega Giulio Centemero è partito oggi davanti all'undicesima sezione del tribunale di Milano.
Leggi tutto: «Finanziamento illecito», al via il processo contro il tesoriere della LEGA
Le dimissioni di Conte hanno colto di sorpresa il leader di Italia viva. Costretto stanotte a prendere un aereo per tornare a Roma. Il senatore, ha scoperto Domani, era a Riad per una conferenza. Renzi è infatti membro del comitato consultivo dello FII Institute, un organismo controllato dalla famiglia reale: per sedere nel board viene pagato fino a 80mila dollari l’anno. Matteo Renzi è dovuto tornare in fretta e furia a Roma stanotte per le consultazioni causate dalla crisi che lui stesso ha provocato. Il senatore era infatti in Arabia Saudita, per una conferenza sull’innovazione. Domani ha scoperto che Renzi doveva essere presente anche perché è entrato nell’advisory board del FII Institute, l’organismo che organizza l’evento. Se va a tutti i board previsti, guadagnerà 80mila dollari l’anno. Negli ultimi due anni l’ex premier, tra stipendio di parlamentare e conferenze e consulenze in Europa, Cina, Medio Oriente e Usa, ha guadagnato quasi due milioni di euro. Un business a cui non vuole rinunciare.
Leggi tutto: E Renzi torna dall’Arabia Saudita: un istituto gli dà 80mila dollari l’anno. DOPPIO LAVORO?
DUE GIORNI FA. Salvini pubblica un post con cui accusa il governo di “silenzio tombale” attorno all’arresto per ’Ndrangheta di Natale Errigo, che Salvini definisce “membro dello staff del commissario Arcuri”. Poi sono saltate fuori le carte. E si è scoperto che questo Errigo è un impiegato di terzo livello di Invitalia. Ma, soprattutto, sono saltate fuori le foto e i post di Natale Errigo che in campagna elettorale ha sostenuto e portato voti al candidato della Lega Giuseppe De Biasi. Ma non risulta che Salvini si sia scusato.
SEMPRE DUE GIORNI FA. Con un post pubblicato su tutti i social Salvini apostrofa come “incapaci” Conte e i suoi ministri accusandoli dell’errore che ha fatto finire la Lombardia per sbaglio in Zona Rossa. Poi sono saltate fuori le carte. E si è scoperto che è stata la Regione Lombardia, il 19 gennaio, a mandare all’ISS una rettifica ai suoi stessi vecchi dati perché aveva dimenticato di conteggiare tra i guariti i “positivi senza sintomi dopo 21 giorni”. Facendo finire così la Lombardia in Zona Rossa. Ma non risulta che Salvini si sia scusato.
OGGI. Con un post pubblicato poche ore fa su tutti i suoi social Salvini ha accusato il governo per la sospensione dell’Italia dalle Olimpiadi 2020. Sospensione decisa dal CIO a causa della Riforma dello Sport che viola il regolamento e limita l’autonomia del Coni. Poi sono saltate fuori le carte. E si è scoperto che la Riforma è stata varata nel 2018. Sotto il governo Giallo Verde. Con lui vicepremier. E che la riforma è stata voluta dal suo braccio destro Giancarlo Giorgetti. In sostanza stiamo per perdere le Olimpiadi a causa della Lega. Ma lui dice che la colpa è dei “Signor no”. E non risulta che Salvini si sia scusato.
Tanto, di tutto questo, nessun giornalista in ginocchio gli chiederà mai conto.
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