La condanna della sindaca di Torino, Chiara Appendino (nella foto), per i fatti di piazza San Carlo (leggi l’articolo), ha provocato una reazione corale e immediata dei sindaci italiani: in duemila, nello spazio di poche ore, hanno sottoscritto un appello del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, per sollecitare il parlamento a una revisione del Tuel. Tra loro i sindaci di Comuni grandi e piccoli, del Sud e del Nord, amministratori di ogni orientamento politico: dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, a quello di Milano, Beppe Sala, dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a quello di Cagliari, Paolo Truzzu, dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Aderiscono i sindaci di tutti i capoluoghi, da Monza (Dario Allevi) a Novara (Alessandro Canelli) da Prato (Matteo Biffoni) a Messina (Cateno De Luca), a Lecce (Carlo Salvemini). Tantissime le firme di sindaci di Comuni piccoli e piccolissimi, piemontesi e sardi, abruzzesi e veneti, siciliani e lombardi. Tra loro anche il sindaco di Chiuduno e responsabile degli enti locali della Lega, Stefano Locatelli, e il sindaco di Valdengo e vicepresidente vicario dell’Anci, Roberto Pella.
Renzi gode sulla pelle degli italiani
Visto che Conte e Renzi si sono sentiti e non è servito a niente, anzi il capo di Italia Viva ha messo una sorta di pregiudiziale su un incarico del Capo dello Stato al premier dimissionario, la crisi si avvia verso lo scenario peggiore per il Paese: le elezioni. Su un tale epilogo, ovviamente, ci sono ancora diverse vie d’uscita, ma è chiaro a tutti che un Governo istituzionale incaricato degli affari correnti in questa fase potrebbe solo condurci velocemente alle urne, mentre l’unico Esecutivo dichiarato possibile da Renzi certificherebbe la dittatura dello statista di Rignano su M5S, Pd e Leu. Ora è vero che non c’è un solo parlamentare ansioso di perdere il seggio, ma accettare un ricatto del genere significherebbe gettare alle ortiche ogni credibilità personale e politica. Dunque non c’è più in ballo solo la persona di Conte e la dignità del suo Governo, ma l’anima di tre forze politiche che Renzi vuole distruggere per desiderio di vendetta. Il suo unico punto di forza è di poter fare l’ago della bilancia tra due forni, che oggi non sono quelli tradizionali della destra e della sinistra, ma quelli di una identica maggioranza con Conte o senza Conte.
Il 45% degli ex positivi ha ancora sintomi dopo 7 mesi. Sindrome post Covid, le storie dei pazienti: restano stanchezza, fiato corto e perdita di concentrazione
Il portale sindromepostcovid-19.it ha pubblicato i primi risultati delle interviste fatte a 1025 volontari, ex positivi oggi negativizzati. Ma non è la sola indagine. Altri due progetti di ricerca sono già attivi in Italia: il primo realizzato da un gruppo di geriatri del policlinico Gemelli di Roma il secondo incentrato sul follow-up dei pazienti ricoverati tra maggio e ottobre nei padiglioni della Fiera di Bergamo. Sono passati dieci mesi da quando Irma, 55 anni, si è ammalata di Covid. Ma i vuoti di memoria, la perdita di concentrazione, i fischi alle orecchie e un’esagerata stanchezza continuano a far parte della sua vita. Irma è una delle oltre 1600 persone con sintomi post Covid che hanno partecipato al sondaggio promosso dal portale sindomeposcovid-19.it, un’idea del giornalista trentenne Enrico Ferdinandi – aiutato dagli amici Rubina Beneduce e Daniele Zerosi – colpito anche lui dal virus. Le testimonianze raccolte in questo database vengono messe a disposizione della comunità scientifica per favorire la ricerca sugli effetti collaterali provocati dall’infezione di Sars-Cov2. Da gennaio sono online i risultati dei primi 1025 intervistati, che integrano lo studio sui primi cento utenti pubblicato a fine novembre.
Renzi ha due ministri nel mirino e punta a Mario Draghi: il vero obiettivo del leader di Iv
“È stata una scelta saggia quella di Mattarella”. Così Matteo Renzi commenta – e apprezza – la decisione del presidente della Repubblica di affidare al presidente della Camera Roberto Fico un mandato esplorativo per verificare se ci sono i numeri per formare una maggioranza in Parlamento, a partire da quella che sosteneva il secondo esecutivo Conte. Avrà tempo fino a martedì. Ma intanto il leader di Italia Viva sotto sotto esulta: un altro giro di consultazioni è quello che serve a Renzi per piazzare le sue pedine e fare le sue mosse. Il senatore di Scandicci alza la posta in gioco nelle trattative della crisi di governo e tace sul viaggio in Arabia Saudita che continua a suscitare polemiche. (Qui tutte le ultime notizie sulla crisi di governo, qui il calendario completo delle consultazioni di Fico). Il M5s fa pace con Renzi. Dopo i veti dei giorni scorsi, il Movimento 5 Stelle ha aperto alla possibilità di tornare al governo con Renzi e la sua Italia Viva. “Non è il momento dei veti, è il momento di fare un passo in avanti tutti insieme e velocemente. Un governo politico con Conte premier”, dice Vito Crimi, parlando al Quirinale dopo l’incontro della delegazione 5 stelle con il capo dello Stato. Ma la rappacificazione dei grillini con Renzi ha creato forti tensioni all’interno del Movimento: Alessandro Di Battista, Barbara Lezzi e Nicola Morra minacciano la scissione. Un problema non da poco per l’attuale maggioranza, “Di Battista ha molto seguito nella base dei 5 Stelle e controlla anche qualche senatore. Non molti, ma se 3 o 4 dovessero uscire dalla maggioranza, la partita dei numeri per un Conte ter inizierebbe in salita”, sottolinea Monica Guerzoni sul Corriere della Sera.
Ieri pakistano, oggi saudita. È lo schema Renzi
La madre di tutte le sue battaglie è il tentativo di sgretolare progetti di rifondazione a sinistra. A questo dobbiamo reagire. In principio fu il Pakistan. Se ci fosse ancora qualcuno capace di affermare che Renzi è uno sprovveduto, un giocatore d’azzardo, un improvvisato, non solo si sbaglia ma ha la memoria corta. Lo schema di gioco, in realtà, è sempre lo stesso. Un vero e proprio deja vu. Puntualmente un anno fa, a febbraio, (ricordo l’episodio perché ero ospite della trasmissione di Lilli Gruber dove fu commentato l’evento) aveva acceso la miccia deflagrante contro Bonafede, sulla prescrizione, ma anche allora era solo (o davvero) questo il motivo? Lanciata la bomba, scappava in Pakistan a “sciare” sulla morbida “neve”, in compagnia dell’Investitore Zia Chishti, guarda caso con il board della società con sede a Washington e che si interessa di intelligence artificiale applicata alle telecomunicazioni, oltre che con il top manager di Tim Federigo Rogoni. Ovvio che in Pakistan allietavano gli incontri il presidente della Repubblica, Il primo ministro e il capo dell’esercito a Islamabad. In Italia si avvia la destabilizzazione (poi fermata da un imprevisto sovraumano e inimmaginabile: una pandemia) e lui inspiegabilmente si ritrova con capi di Stato e di Eserciti di regioni “calde” nello scacchiere internazionale; con vertici dei fondi di investimento in prodotti d’intelligence, manager di industrie italiane sempre delle telecomunicazioni, insomma cose che avrebbero dovuto far interrogare molti già allora, ma poi ….la pandemia. Ora Renzi, ancora una volta e nel pieno della stessa pandemia, apre una crisi dai risvolti inquietanti e cosi come un anno fa scappa, a Riyad, in Arabia Saudita, dove lo attende un gettone di 80.000 euro per i suoi servigi non solo da conferenziere...
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I giornali degli Elkann tifano per Draghi premier: ‘Allertato dal Colle’. Che smentisce: ‘Nessun contatto’.
Il direttore di Repubblica firma un editoriale in cui auspica un governo guidato da un premier "davvero europeo". Non fa il nome dell'ex presidente della Bce, che secondo il suo quotidiano "sarebbe già stato preallertato dal Colle". Per la Stampa ci sono pure le prove: una serie di telefonate recenti ricevute direttamente da Mattarella. Il Quirinale smentisce nettamente: "Notizia destituita di fondamento". I quotidiani del gruppo Gedi sono sicuri: Mario Draghi è la persona giusta per guidare il governo dopo il siluramento di Giuseppe Conte. Talmente giusta che il Quirinale gli ha già chiesto di prepararsi a entrare in campo. Un auspicio, un desiderio quello di Repubblica e la Stampa che diventa prima retroscena e poi notizia di cronaca politica con tanto di titolo. Problema: si tratta di un’informazione completamente falsa. E smentirla tocca al Colle: “È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa oggi su alcuni giornali, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, Mario Draghi”, fanno sapere fonti qualificate del Quirinale. Il riferimento è per alcuni articoli pubblicati dai quotidiani della famiglia Elkann.
Il negazionista che non metteva la mascherina è morto di Covid-19
Si era convinto che il virus non esistesse, che la pandemia fosse un’invenzione dei media. Purtroppo si sbagliava. Gary Matthews, 46 anni, è stato trovato morto nella sua casa di Shrewsbury, capoluogo della contea di Shropshire, nel Regno Unito, il giorno dopo essere risultato positivo al test per il coronavirus. Gary era un pittore e un appassionato di fotografia. Un uomo intelligente che aveva dato credito a qualche ciarlatano. A raccontare la sua storia al ‘Guardian’ è il cugino di Gary, Tristan Copeland, che dice di averlo implorato di mettere la mascherine e rispettare il distanziamento. Ma Gary non ne voleva sapere. “Lui e i suoi amici avevano la mentalità di dover uscire e incontrare persone per dimostrare di non credere al governo". Gary Matthews: il negazionista morto di Covid-19. Secondo il cugino il 46enne si sarebbe avvicinato alle teorie della cospirazione un paio di anni fa.
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Conflitto d’inteRENZI
È opportuno che un senatore della Repubblica Italiana nel pieno delle sue funzioni viaggi su un jet privato, su invito di un principe saudita, a spese del fondo sovrano di un altro paese per offrire consulenze retribuite quando siamo nel mezzo di una pandemia globale e dopo aver fatto piombare il Governo, di cui lui stesso faceva volontariamente parte, in una crisi che la gran parte dei cittadini comuni ritiene assolutamente ingiustificata oltre che irresponsabile? Con quale credibilità quel senatore (incidentalmente un ex presidente del Consiglio) percepisce denaro sotto forma di regolare compenso come membro del comitato dei garanti di una piattaforma di eventi che si propone di promuovere gli interessi di uno Stato che calpesta i più basilari diritti umani e al contempo dà lezione di morale a noi comuni mortali? Il vuoto politico in cui siamo caduti in queste ore – si sente dire – è giustificato poiché dovuto a una critica “nel merito delle cose” da parte di Matteo Renzi. Ebbene, quali cose? Fuor di polemica, cosa è davvero credibile in quel mazzo di proposte aggiuntive presentate da Italia Viva che avrebbe così tanto apportato una svolta migliorativa al Recovery Plan? Ci basterebbe conoscere una cosa. Ma temiamo di conoscere la risposta: nessuna, perché non esiste. È chiaro a tutti ormai che l’affondo di Renzi non sia affatto una denuncia nel merito delle cose “per il bene del paese e dei nostri figli” quanto piuttosto una crociata unicamente personale e pregiudiziale nei confronti del dimissionario presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
La Raggi rimette Atac in carreggiata. Entro fine mandato 900 bus nuovi. La sindaca di Roma raccoglie i frutti del risanamento. Mai nessuno prima d’ora aveva investito tanto
“Quello che un tempo in Atac non si faceva, adesso si fa”. Può sembrare una frase a effetto quella che la sindaca di Roma Virginia Raggi ha usato durante la presentazione di dieci nuovi autobus che serviranno il quadrante est della città, ma si tratta della pura e semplice realtà dei fatti anche – e soprattutto – alla luce della pandemia che ha pressoché paralizzato gran parte delle Amministrazioni locali. Molti di voi avranno preso un autobus con la scritta +BusXRoma. Sono i nuovi mezzi che abbiamo comprato per la nostra città: 227 sono su strada dallo scorso anno, altri 328 li stiamo mettendo in circolazione settimana dopo settimana” ma ancor più importante “entro il 2021 saranno oltre 900” i veicoli con cui è stato svecchiato il parco macchine dell’Atac, ha spiegato la sindaca. Qualcuno potrà pensare che si tratti di un risultato normale ma, ancora una volta, sono i dati forniti dalla Raggi a dire il contrario: “entro fine mandato avremo rinnovato oltre la metà della flotta grazie a investimenti importanti, resi possibili dal percorso di risanamento che abbiamo intrapreso con grande determinazione per rilanciare il trasporto pubblico di Roma” e che “mai nessuno ha fatto in passato”. Un risultato che parte da lontano e che è stato centrato “perché siamo riusciti a salvare Atac dal fallimento. Risanare un’azienda pubblica da oltre 12 mila dipendenti vuol dire anche dare ai romani nuovi mezzi su cui viaggiare, istituire più linee in periferia e fornire un servizio di trasporto più efficiente” ricorda la Raggi togliendosi i sassolini dalle scarpe perché proprio il risanamento della municipalizzata dei trasporti della Capitale è stato spesso usato dalle opposizioni gridando al flop preannunciato.
Chi gode a far fuori Conte
Ha dovuto prendere il numeretto e mettersi in fila il senatore Marcucci (sedicente del Pd, ma potrebbe sbagliarsi con Italia Viva) per ipotizzare un nuovo Governo senza più Conte. Allo stesso progetto lavorano da tempo Renzi, più di qualche capobastone dem rimasto coraggiosamente nascosto, buona parte dei giornali in mano ai grandi gruppi economici, con i loro trombettieri onnipresenti pure in tv, e le destre che non vogliono evaporare alle elezioni, dove gli assi pigliatutto saranno solo Salvini e la Meloni. Il motivo di questa crisi non è quindi la Giustizia, o l’efficienza di qualche ministro, o chissà quale altro pretesto, ma il premier a cui l’hanno giurata essenzialmente per quello che rappresenta: un parvenu estraneo al circoletto dei partiti, espresso da quei Cinque Stelle che sono più parvenu di lui, ancora convinti di poter destinare i soldi del Recovery Fund alle opere che servono al Paese e non alla mangiatoia dei soliti noti, con i soliti sprechi e i soliti arraffoni, che per i trojan di Bonafede non riescono più a dormire sonni tranquilli. Per averne la prova di questo fuoco incrociato contro il presidente del Consiglio, da ieri dimissionario, basta fare una semplice domanda: che gravi errori ha fatto Giuseppi per meritare tanto accanimento? Ha usato troppi Dpcm? Ha ottenuto pochi miliardi dall’Europa? Non ha ricoperto l’incarico con dignità e onore? Ecco, sentire i balbettii dei seguaci di chi può essere ricordato per i Gigli magici degli affari all’ombra di Palazzo Chigi o per i Bunga Bunga fa sinceramente ridere.
La politica italiana fa schifo, questa crisi di governo è ancora peggio
Pensavamo di averle viste tutte, nella politica italiana, ma ancora ci mancava una crisi di governo in piena emergenza sanitaria, senza uno scopo, senza una strategia credibile, senza un esito che non sia peggiorativo rispetto al già discutibile status quo. E il bello è che alla fine di questa crisi rischiano di esserci quelle elezioni che tutti, a parole, sono convinti di evitare. Non vi offendete, vero, se vi diciamo che questa crisi fa schifo e che tutte le forze politiche di maggioranza stiano dando, più o meno indistintamente, il peggio di loro? Basterebbe il contesto, in realtà, a sostanziare questo giudizio, visto che mentre scriviamo – e mentre voi mercanteggiate senatori – il tassametro della pandemia segna 15.204 contagi e 467 morti, oltre a vicini di casa come Francia e Germania pronti a barricarsi in un nuovo lockdown per paura delle varianti del virus e Paesi come il Portogallo costretti ad aviotrasportare degenti in altri Paesi perché hanno finito i letti di ospedale. Certo, la politica è sacra e non si può fermare, direte voi. Ma allora, bontà vostra, date un senso e un valore a questa sacralità. Perché i vostri papà politici o presunti tali, da Moro a Berlinguer a Zaccagnini, nei momenti di crisi più nera del Paese facevano i compromessi storici, anziché far cascare governi.
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Renzi ha aperto la crisi per coprire il suo fallimento politico
Matteo Renzi ha aperto la crisi e ha sancito la fine del governo Conte due che lui stesso aveva contribuito a far nascere perché il progetto di annettere i berlusconiani è fallito così come il suo ruolo di anello di congiunzione con il mondo berlusconiano. La scelta non si spiega solo con il tratto distintivo di Matteo Renzi che è quello di rottamare e distruggere ogni avventura personale e politica di successo, nel caso specifico quella di Giuseppe Conte. Ai suoi continua a ripetere: «Io il primo ministro l’ho fatto, non voglio nessun posto di governo» e si occupa del suo ruolo di conferenziere internazionale, pagato lautamente. C’è una settimana che segna il fallimento. Inizia il 3 novembre quando Denis Verdini finisce in carcere, deve scontare una condanna per il crac del credito cooperativo fiorentino. Si interrompe il più efficace canale di comunicazione tra il mondo renziano e quello berlusconiano.
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I Costruttori non decollano. E Italia Viva rialza la cresta. Non voleva poltrone ma ora Renzi pretende pure di scegliere il premier

ITALIA MORTA Riad: l’imbarazzo di Renzi a spasso per il mondo in piena pandemia dopo aver fatto cadere il Governo
Da Italia viva a Italia Riad. In America gli ex presidenti fanno conferenze a pagamento e giocano molto a golf. Ma non è un caso che lo facciano dopo la fine del loro mandato (dedicarsi alle conferenze, non al golf) perché è evidente a tutti, soprattutto ai custodi della democrazia e alla stampa americana, che nell’impegno retribuito per un leader c’è un potenziale conflitto di interessi, grande come una casa. Un principio così semplice, evidentemente, non è chiaro a Matteo Renzi, che non è certo un “ex” – ma come è noto un senatore in carica, che opera in una commissione del Senato come tutti gli altri, che incide sul percorso legislativo – e che è un leader di partito influente (come stiamo vedendo) addirittura sulle sorti di un governo.
Cartelle esattoriali e ristori. La crisi di Renzi la paga il Paese. La paralisi politica mette a rischio i provvedimenti. Ma Palazzo Chigi è al lavoro per portarli a casa
Con il Governo messo in crisi da Italia Viva di Renzi diventa più difficile frenare la montagna di cartelle esattoriali in partenza a fine mese. Ma almeno stavolta gli italiani sanno chi ringraziare. C’è chi giura che la crisi di governo voluta da Matteo Renzi sarebbe una manna piovuta dal cielo. Eppure solo guardando ai provvedimenti sospesi nel limbo, per non parlare delle ripercussioni sull’economia che già scontiamo da giorni, si capisce che le cose non stanno affatto così e che, com’è facilmente intuibile, a rischiare di dover pagare un conto sono gli italiani. Nonostante le rassicurazioni che provengono da Palazzo Chigi sul fatto che l’attività ordinaria svolta dal governo procederà come da programma, non si può negare che con le dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte si complica la strada dei provvedimenti economici che erano attesi a giorni dopo il via libera al nuovo scostamento di bilancio da 32 miliardi. Non si tratta di questioni di poco conto perché in ballo ci sono soprattutto le misure a sostegno dei cittadini che, a causa dell’emergenza sanitaria, si trovano in maggiori difficoltà.
Il costituzionalista: “Il governo può ancora gestire pandemia e urgenze economiche. Ma non il Recovery”
Gaetano Azzariti, ordinario a La Sapienza: "Consentiti i provvedimenti per il rinvio delle cartelle esattoriali e i ristori. L'esecutivo continuerà poi a disporre la colorazione delle regioni e in caso di impennata dei contagi potrà adottare, vista l'urgenza, un decreto legge o anche un dpcm. È invece precluso tutto ciò che comporta una scelta legata all'indirizzo politico: si ferma l'attività preparatoria del documento da presentare a Bruxelles e si bloccano le trattative con la Ue sugli altri dossier". Nessun ostacolo per i decreti legge sulle misure economiche più attese, dal rinvio delle cartelle esattoriali ai nuovi ristori. Per dettato costituzionale sono atti riservati ai “casi straordinari di necessità e urgenza” ed è l’urgenza stessa a giustificarne il varo da parte di un governo dimissionario. Lo stesso vale per la gestione dell’emergenza sanitaria: in caso di un’impennata dei contagi, per esempio, l’esecutivo potrebbe emanare un nuovo decreto e non sarebbe esclusa nemmeno – “con parsimonia” – l’opzione di un Dpcm firmato da Giuseppe Conte. “Al contrario, invece, è ora precluso tutto ciò che comporta una scelta legata all’indirizzo politico“, spiega a ilfattoquotidiano.it Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza, poco dopo le dimissioni di Conte nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella che come da prassi cha invitato il governo a rimanere in carica “per il disbrigo degli affari correnti”.
«Finanziamento illecito», al via il processo contro il tesoriere della LEGA
È iniziato a Milano il dibattimento contro Giulio Centemero, il fedelissimo di Matteo Salvini che cura i conti del partito. Parte il processo milanese al tesoriere della Lega Giulio Centemero accusato di finanziamento illecito al partito per una somma ricevuta tra il 2015 e il 2016 da Esselunga, che aveva versato una somma all’associazione Più Voci. Su Centemero pesa una seconda richiesta di rinvio a giudizio a Roma, sempre per finanziamento illecito: per soldi ricevuti tramite la Più Voci dall’imprenditore romano Luca Parnasi. Il nome di Centemero è rimbalzato molte volte anche all’interno dell’inchiesta sui commercialisti della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Il primo processo al tesoriere della Lega è cominciato. L’accusa è finanziamento illecito ai partiti. Rimandato lo scorso luglio, quando ancora il tribunale di Milano era in fase di gestione del blocco dell'attività dopo la prima, drammatica, ondata Covid, il processo per «illecito finanziamento di partito» al tesoriere della Lega Giulio Centemero è partito oggi davanti all'undicesima sezione del tribunale di Milano.
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E Renzi torna dall’Arabia Saudita: un istituto gli dà 80mila dollari l’anno. DOPPIO LAVORO?
Le dimissioni di Conte hanno colto di sorpresa il leader di Italia viva. Costretto stanotte a prendere un aereo per tornare a Roma. Il senatore, ha scoperto Domani, era a Riad per una conferenza. Renzi è infatti membro del comitato consultivo dello FII Institute, un organismo controllato dalla famiglia reale: per sedere nel board viene pagato fino a 80mila dollari l’anno. Matteo Renzi è dovuto tornare in fretta e furia a Roma stanotte per le consultazioni causate dalla crisi che lui stesso ha provocato. Il senatore era infatti in Arabia Saudita, per una conferenza sull’innovazione. Domani ha scoperto che Renzi doveva essere presente anche perché è entrato nell’advisory board del FII Institute, l’organismo che organizza l’evento. Se va a tutti i board previsti, guadagnerà 80mila dollari l’anno. Negli ultimi due anni l’ex premier, tra stipendio di parlamentare e conferenze e consulenze in Europa, Cina, Medio Oriente e Usa, ha guadagnato quasi due milioni di euro. Un business a cui non vuole rinunciare.
Tanto, di tutto questo, nessun giornalista in ginocchio chiederà mai conto a Salvini
DUE GIORNI FA. Salvini pubblica un post con cui accusa il governo di “silenzio tombale” attorno all’arresto per ’Ndrangheta di Natale Errigo, che Salvini definisce “membro dello staff del commissario Arcuri”. Poi sono saltate fuori le carte. E si è scoperto che questo Errigo è un impiegato di terzo livello di Invitalia. Ma, soprattutto, sono saltate fuori le foto e i post di Natale Errigo che in campagna elettorale ha sostenuto e portato voti al candidato della Lega Giuseppe De Biasi. Ma non risulta che Salvini si sia scusato.
SEMPRE DUE GIORNI FA. Con un post pubblicato su tutti i social Salvini apostrofa come “incapaci” Conte e i suoi ministri accusandoli dell’errore che ha fatto finire la Lombardia per sbaglio in Zona Rossa. Poi sono saltate fuori le carte. E si è scoperto che è stata la Regione Lombardia, il 19 gennaio, a mandare all’ISS una rettifica ai suoi stessi vecchi dati perché aveva dimenticato di conteggiare tra i guariti i “positivi senza sintomi dopo 21 giorni”. Facendo finire così la Lombardia in Zona Rossa. Ma non risulta che Salvini si sia scusato.
OGGI. Con un post pubblicato poche ore fa su tutti i suoi social Salvini ha accusato il governo per la sospensione dell’Italia dalle Olimpiadi 2020. Sospensione decisa dal CIO a causa della Riforma dello Sport che viola il regolamento e limita l’autonomia del Coni. Poi sono saltate fuori le carte. E si è scoperto che la Riforma è stata varata nel 2018. Sotto il governo Giallo Verde. Con lui vicepremier. E che la riforma è stata voluta dal suo braccio destro Giancarlo Giorgetti. In sostanza stiamo per perdere le Olimpiadi a causa della Lega. Ma lui dice che la colpa è dei “Signor no”. E non risulta che Salvini si sia scusato.
Tanto, di tutto questo, nessun giornalista in ginocchio gli chiederà mai conto.
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Il rientro di Renzi nel governo è un cavallo di Troia contro Pd e M5S
Oggi basta leggere cosa dice a La Repubblica il ministro Lorenzo Guerini (Pd), per capire cosa (non) si deve fare. “La crisi – spiega il titolare della Difesa – è frutto di incomprensibili scelte di Italia Viva. E quel partito ha la responsabilità di aver creato una crisi inspiegabile”. Da questa acuta analisi, però, inspiegabilmente, Guerini trae una conclusione del tutto illogica: “È tempo di costruttori e non di risentimenti, serve un nuovo patto aperto anche a Renzi”. Merita di essere riportato, questo sconclusionato ragionamento politico, perché è la sintesi migliore di un sentimento schizofrenico che non è solo di Guerini, ma che in queste ore ha attraversato tutto il panorama politico informativo.
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Di Maio: “Crisi di governo senza alcun senso. È il momento della verità. Ora capiremo chi difende e ama la Nazione e chi invece pensa solo al proprio tornaconto”
“Rendiamoci conto di ciò che sta succedendo in Italia. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha appena rassegnato le dimissioni per via di una crisi di governo senza alcun senso, mentre stiamo lottando contro i colossi farmaceutici che ci hanno bloccato le forniture di vaccini”. E’ quanto scrive sulla sua pagina Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a proposito delle dimissioni di Conte (leggi l’articolo). “Dovrebbe esserci un Governo solido che fa sentire la propria voce – ha aggiunto l’esponente M5S – e invece siamo alle prese con una inspiegabile fase di incertezza. E intanto il virus avanza, con medici e infermieri impegnati in prima linea per salvare vite umane. Gli effetti di questa pandemia sono devastanti, anche e soprattutto per la nostra economia”. “Ogni ora persa – aggiunge Di Maio – mette a rischio le nostre imprese. Commercianti, ristoratori, titolari di partite IVA mi stanno scrivendo per sapere dove sono i ristori per fronteggiare i cali di fatturato. Ma con un Governo dimissionario sarà tutto più lento e difficile. La vera crisi da affrontare a viso aperto è quella degli italiani e finché saremo in carica ce la metteremo tutta”.
Chi sono i dieci Responsabili che hanno fondato il nuovo gruppo parlamentare in sostegno a Conte
Il gruppo parlamentare dei Responsabili si è costituito in Senato. Sarà composto da dieci senatori e utilizzerà il simbolo del Maie, cioè la lista degli eletti all'estero. A farne parte saranno l'ex M5s Maurizio Buccarella, Adriano Cario (Maie), Saverio De Bonis (Maie), l'ex M5S Luigi Di Marzio, Ricardo Merlo (Maie) gli ex Fi Sandra Lonardo, Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin, che dovrebbe assumere anche l'incarico di capogruppo. Potrebbe entrare a farne parte anche l'ex grillino Alfonso Ciampolillo. Il nuovo gruppo potrà così partecipare alle consultazioni indette dal presidente della Repubblica che partiranno da domani. Cos'è il gruppo dei Responsabili. Al momento si tratta di senatori che avevano già votato la fiducia la settimana scorsa, per cui non si andrebbero ad aggiungere numeri alla maggioranza. Però, come anticipato, in questo modo il gruppo prenderebbe parte alle consultazioni. Che si potranno seguire in diretta streaming sul canale Youtube della Presidenza della Repubblica.
Berlusconi apre alle larghe intese, l’irritazione di Meloni e Salvini
Timori per il possibile sostegno di senatori di Fi a un Conte-ter. E dall’Udc: “Ora cambia tutto”. Silvio Berlusconi si espone ancora una volta in prima persona per cercare di arginare un’eventuale fuga da Forza Italia. Con le dimissioni del premier Giuseppe Conte e un nuovo governo alle porte (e tanti posti da assegnare) più di un parlamentare azzurro potrebbe essere tentato di fare il salto per dare vita alla quarta gamba della maggioranza, puntellando così il terzo esecutivo guidato dall’avvocato del popolo. «Nessuna trattativa è in corso, né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica», assicura il leader di Fi, intervenuto ieri pomeriggio con un comunicato. Berlusconi vede all’orizzonte o un esecutivo di unità nazionale o le urne. La strada maestra è una sola: «Rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del Paese in un momento di emergenza, oppure restituire la parola agli italiani». Questa è la strada che traccia il Cavaliere. «Qualunque altra soluzione – dice – significa prolungare una paralisi che il Paese non si può permettere e che quindi non ci vede disponibili». Ribadire l’unità del partito pubblicamente («tentare di dividerci è impossibile ed inutile»), non basta però a placare i sospetti degli alleati.
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Conte è al Colle da Mattarella per dare le dimissioni. Pd, M5s e Leu in Cdm: “Sostegno compatto a premier”. Franceschini: “Va salvata questa alleanza riformista”
Neanche una settimana dopo aver ottenuto la fiducia delle Camere, Giuseppe Conte sale al Colle per dimettersi da presidente del Consiglio. L’ultima giornata del governo Conte 2 è cominciata alle 9 e 25 quando ha avuto inizio il Consiglio dei ministri, durante il quale il premier ha comunicato le sue intenzioni. “Ringrazio l’intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme”, ha detto Conte. I capi delegazione delle forze di maggioranza, Alfonso Bonafede del M5S, Dario Franceschini del Pd e Roberto Speranza di Leu, hanno rinnovato a Conte il loro “sostegno e compattezza” al premier. “Abbiamo affrontato la pandemia e una delle fasi più difficili della storia repubblicana al meglio delle nostre capacità e crediamo con molti risultati positivi, grazie alla guida del presidente Conte e al sostegno delle nostre forze politiche. Questo cammino ci consente oggi di pensare a questa maggioranza anche in prospettiva, come una area di forze riformiste alleate non solo temporaneamente. Per questo è fondamentale salvare questa prospettiva anche nel percorso della crisi che abbiamo davanti”, ha detto il ministro dei Beni Culturali. “Questo governo si è trovato ad attraversare una fase di straordinaria difficoltà come quella determinata dalla pandemia. Abbiamo lavorato per i cittadini con impegno e abbiamo raggiunto una compattezza che all’inizio di questo percorso non avremmo immaginato. Adesso, nell’interesse del Paese, è il momento di confermare e dimostrare questa compattezza attorno al Presidente Conte”, sono invece le parole del guardasigilli. La riunione del governo, durata circa mezz’ora, si è chiusa con un applauso dei ministri al premier.
Ore decisive per Giuseppe Conte e per quello che rimane del 4 marzo

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Conte, dopo le dimissioni 48 ore per trovare una maggioranza o addio reincarico
La crisi di governo è arrivata a un punto di svolta. Oggi Conte si è dimesso durante il Cdm e ha deciso di rimettere l’incarico nelle mani di Sergio Mattarella. Non sono bastati, infatti, né la fiducia di Camera e Senato, né l’appello ai responsabili per far rientrare la crisi voluta da Matteo Renzi. Poco dopo le 19 di ieri, il presidente del Consiglio ha diffuso una nota con la decisione finale: si dimette puntando a un Conte ter con un re-incarico per ampliare la maggioranza parlamentare. Le ultime mediazioni del weekend hanno confermato la situazione: i giallorossi non hanno i numeri per superare indenni il voto sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di giovedì 28 e il premier, se non vuole essere sfiduciato e perdere ogni chance di restare, è costretto al passo indietro. Ma cosa succederà dopo le dimissioni? Il tempo stringe, le prossime 48 ore saranno fondamentali. La strada, indicata dalle stesse forze di maggioranza, è quella di far partire le consultazioni e lavorare quindi per un nuovo esecutivo: Pd, M5s e Leu hanno già dato la loro garanzia che Giuseppe Conte sarebbe l’unico punto di equilibrio possibile per la coalizione, anche se a Palazzo Chigi non nascondono i timori che la leadership possa essere messa in discussione se non dovessero essere trovati i numeri necessari a consolidare la maggioranza. L’ipotesi che circola tra i corridoi di Palazzo Chigi è che le consultazioni si svolgano tra mercoledì pomeriggio e giovedì. E una delle opzioni più accreditate è che Mattarella dia il mandato esplorativo a una figura istituzionale e non direttamente l’incarico al premier uscente.
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VIRGINIA E IL FUOCO AMICO

Un Paese senza bussola, l’ultimo regalo di Renzi. Pure peggio del virus: Esecutivo depotenziato e Parlamento paralizzato
Quando questa mattina, dopo l’ultimo Consiglio dei ministri del Conte-2, il premier salirà al Colle per rassegnare le dimissioni, i danni prodotti da questa crisi al buio aperta da Matteo Renzi saranno sotto gli occhi di tutti gli italiani. Con le dimissioni del presidente del Consiglio in carica, infatti, e fino al giuramento di un nuovo Esecutivo nelle mani del Capo dello Stato, il Governo uscente rimarrà in carica esclusivamente per il disbrigo degli affari correnti. Come ad esempio l’emanazione di decreti legge in casi di necessità ed urgenza, tra i quali rientra l’aggiornamento delle misure di contenimento della pandemia. Per il resto, sarà paralisi totale. In mancanza del rapporto fiduciario, una volta aperta formalmente la crisi, si fermerà infatti l’attività parlamentare. Eccetto, anche in questo caso, per gli atti urgenti come, ad esempio, la conversione dei decreti legge in scadenza. L’attività delle Camere riprenderà solo quando un nuovo Esecutivo (Conte ter o altri) avrò incassato la fiducia di entrambi i rami del Parlamento. Insomma, una pericolosa fase di vacatio in uno dei momenti più delicati della storia della Repubblica. Nel pieno di una pandemia e di un braccio di ferro con le case farmaceutiche per la ritardata consegna delle dosi che rischiano di compromettere il Piano vaccinale. E non solo. Perché in ballo c’è anche la definizione del Recovery Plan da sottoporre all’Unione europea per non vanificare i 209 miliardi di aiuti Ue che il Governo Conte era riuscito ad ottenere in sede di contrattazione con le istituzioni europee. Cosa succederà a partire da oggi?
Conte al Quirinale. Per l’Italia l’ora più buia della crisi. Una nuova squadra per ripartire. L’ultima carta per far fuori Italia Viva
Costruttori adesso o mai più. Oggi il premier sale al Colle per dimettersi, ricevere il reincarico e tentare la sfida del Conte ter. Così i giallorossi provano a stanare i responsabili per dare vita ad un nuovo Governo libero dai diktat di Renzi. a situazione a tratti è paradossale: soltanto fino a pochi giorni fa nessuno avrebbe mai pensato che Giuseppe Conte potesse essere in bilico. Dopo il voto di fiducia conquistato sia alla Camera sia al Senato (seppure con la maggioranza relativa) sarebbe stata solo questione di tempo – era questa la vulgata maggiore all’interno sia del Movimento cinque stelle che del Pd – e un nugolo di senatori pronti a sostenere il presidente del Consiglio sarebbero stati trovati. E invece nulla di tutto questo è avvenuto. I cinque senatori che avrebbero dovuto allontanarsi da Italia viva e da Matteo Renzi sono rimasti fedeli al loro segretario. Ed esattamente lo stesso è avvenuto in Forza Italia con Silvio Berlusconi. Ecco allora la decisione, sofferta, presa nella giornata di ieri ma che di fatto – come La Notizia aveva scritto già sabato – era nell’aria sin dalla scorsa settimana: l’unica carta rimasta sul tavolo per salvare Giuseppe Conte è quella di andare al Quirinale, dimettersi, ricevere verosimilmente un incarico esplorativo di modo che possa essere lo stesso presidente del Consiglio a incontrare i cosiddetti “responsabili”. Questo è quello che, salvo sorprese, accadrà nei prossimi giorni. Insomma, non più semplice rimpasto – come avrebbero preferito soprattutto i pentastellati – ma un effettivo passaggio dal Conte-bis al Conte-ter.
ATTENZIONE ALLE TELEFONATE TIM CHE VI PROMETTONO FIBRA INTERNET MIRACOLOSA !
Ho ricevuto una telefonata da una agenzia della TIM (così si sono presentati) che mi ha proposto fibra ad altissima velocitàdi tipo FTTH, chiamate illimitate gratuite ai cellulari, senza penale per disdetta in qualunque momento, possibilità di diritto sospensione nei primi 14 giorni, modem incluso, al prezzo COMPLESSIVO iva inclusa di 29,90€ per sempre. Io ho chiesto di poter visionare il contratto. NEGATIVO, dovevo accettare a scatola chiusa. Per poter andare avanti ed avere copia del contratto dovevo dare loro numero di telefono, copia del mio documento, codice migrazione del mio attuale gestore. Si sono fatti forte anche di un loro controllo qualità che mi avrebbero confermato le prime informazioni e dato copia del contratto. Mi è stato inviato via email una sintesi contrattuale (NON IL CONTRATTO!) con i seguenti dati: TIM SUPER FIBRA 24,90€, OPZIONE VOCE 5€ DAL SECONDO MESE, MODEM TIM 5€ per 48 MESI, GOOGLE NEST HUB (cosa è?) 1€ per 48 MESI, DURATA CONTRATTUALE MINIMA 24 MESI, SOSPENSIONE DEL DIRITTO DI RECESSO, COSTO DI DISATTIVAZIONE DI 5€, IN CASO LA FIBRA DENTRO CASA NON FOSSE POSSIBILE ATTIVAZIONE DI ALTRO TIPO DI COLLEGAMENTO (come lo stesso che ho già), e in caso di RECESSO: PAGAMENTO DEL COSTO DI ATTIVAZIONE DI 240 € E DEL COSTO DI 240€ DEL MODEM, E DEI 48 € DI GOOGLE NEST HUB. CIOE' 528 € DI PENALE..!! Senza scordare che telefonicamente mi hanno promesso un Tablet di ultima generazione gratis...
E' questo il servizio chiaro e limpido che la TIM offre ai suoi Clienti ??? PREZZO DIVERSO, CIOE' MAGGIORE, E CARATTERISTICHE A SFAVORE DELL'UTENTE. SEMPRE SENZA AVERE COPIA DEL CONTRATTO! Grazie TIM.
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Mercati in fibrillazione. I giochi di Renzi ci costano miliardi
Ogni limite ha la sua pazienza diceva Totò, e a questa regola non sfugge nemmeno un Presidente del Consiglio paziente come Giuseppe Conte, al cui posto qualunque leader politico con lo stesso consenso popolare avrebbe già raccolto baracca e burattini e agevolato le elezioni anticipate tanto volute dalle destre, o per lo meno da una loro parte. Da capolista dei Cinque Stelle, con un suo partito o alla testa di un’alleanza giallorossa, Giuseppi ha davanti ampie possibilità semmai vorrà continuare a fare politica, cosa che tra l’altro non è neanche scontata. Dunque dovrebbe pensarci bene chi sta tirando oltremodo la corda, tenendo sulla graticola il Paese prima ancora che l’unico Esecutivo possibile in questa legislatura. Le fantasie di Renzi e di qualche Pd, che sognavano la stessa maggioranza di ieri ma con un altro premier, o dei poteri forti con i loro giornaloni, a cui interessa solo sedersi a capotavola al banchetto del Recovery Fund, non tengono conto della stessa pazienza arrivata al limite nei 5S e nel Paese. I grillini pur di restare in Parlamento faranno accordi con i nazisti dell’Illinois, dice Calenda, ma visto quanto poco ci azzecca in tutte le sue previsioni non c’è da essere affatto sicuri che le cose stiano così. Anche perché all’orizzonte si sta preparando una tempesta perfetta, con la combinazione delle piazze arrabbiate per gli effetti economici della pandemia e dei mercati a cui non pare vero di poter tornare a speculare sull’Italia.
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«Berlusconi al Quirinale, assolutamente sì». Ma su Facebook attaccava il Pd perché era «al governo con un condannato»
Le parole di Matteo Salvini a Non è l'Arena e il suo cambio di passo rispetto al 2013. Dalla pagina Facebook secondo Matteo, capitolo 2013. La Lega era un partitino da 4% e il suo leader cercava disperatamente di ritagliarsi una finestra nell’agone politico del momento, dominato dai cosiddetti partiti tradizionali e dal rampante Movimento 5 Stelle, alla sua prima – soddisfacente – prova a livello nazionale. In un post di inizio agosto su Facebook attaccava il Partito Democratico, dopo la condanna di Silvio Berlusconi: «Adesso sono curioso di sentire come faranno i Kompagni del PD, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che sono al Governo con un Condannato». Sette anni e mezzo dopo, a Non è l’Arena, lo stesso Matteo Salvini (non vi sembra incredibile) propone in maniera assolutamente convinta Silvio Berlusconi presidente della Repubblica. Berlusconi presidente della Repubblica, l’idea di Salvini. «Se mi state chiedendo se nelle riunioni che abbiamo con i nostri alleati ne parliamo, vi dico di no – ha dichiarato Salvini a Non è l’Arena, il programma di Massimo Giletti -, ma se volete una mia opinione personale su Berlusconi che può aspirare a diventare presidente della Repubblica vi dico: assolutamente sì».
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