“In meno di una settimana più di due attentati terroristici hanno sconvolto l’Europa. Sono stati colpiti Paesi con i quali condividiamo molto, tutto, anche i confini” e “ognuno di voi avrà pensato che avrebbero potuto colpire anche in Italia”. Non ci gira intorno il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che su Facebook ha sottolineato come “il terrorista di Nizza era sbarcato a Lampedusa, gli attentatori austriaci hanno agito per uccidere. E hanno ucciso in modo violento, indiscriminato: donne, passanti, padri di famiglia. Ad accomunare queste bestie è l’odio verso la nostra società, verso il nostro modo di vivere e di essere liberi”. Per questo “l’Unione europea deve alzare i suoi livelli di sicurezza, ma deve farlo anche il nostro Paese. Bisogna stringere i controlli nelle moschee con la collaborazione delle stesse comunità islamiche e dell’Islam moderato, che con rispetto ha sempre condannato questi atti. Dobbiamo alzare l’attenzione sui flussi migratori illegali come sta giustamente facendo il Viminale” perché “rappresentano un rischio, serve realismo”. Proprio quello che lo porta a scrivere anche che “se un Paese non ha le risorse per poter assistere allora non può accogliere, altrimenti l’esito è un’esasperazione dell’emarginazione sociale. Stiamo male noi e stanno male loro”. Del resto, spiega Di Maio, “difendere i propri confini è il dovere di ogni Stato, oltre che un diritto” e sebbene “non vanno in alcun modo giustificati gli accenti utilizzati da qualcuno (anche in Italia) per fare spicciola campagna politica” è tempo per l’Italia e l’Europa di “guardare in faccia alla realtà”.
Rezza: “Perché la Campania è in zona gialla? Ha Rt più basso di Lombardia o Calabria, forse per effetto delle ordinanze regionali”
Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha risposto alla domanda che gran parte dell’Italia e dei governatori delle varie Regioni si stanno facendo in queste ore: “Perché la Campania, che ci si aspettava di trovare in zona rossa, è invece gialla? La Regione ha molti casi – ha detto l’epidemiologo e dirigente dell’Iss nel corso della conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia – ma ha un Rt molto più basso ad esempio di Lombardia o Calabria”. L’indice di trasmissibilità Rt, dunque, è stato il più decisivo tra i 21 parametri utilizzati dal Governo per scegliere in che fascia mettere ogni Regione durante questa nuova crisi da Coronavirus. “Evidentemente – ha continuato Rezza – la trasmissione è molto aumentata nelle scorse settimane, ma adesso in qualche modo si è stabilizzata. Per questo motivo oggi c’è un Rt non particolarmente alto, anche se il numero di casi è ancora elevato. Le ordinanze regionali possono avere avuto un certo effetto sulla trasmissione”.
L’assurda rivolta delle regioni. Da Musumeci a Fontana il virus del delirio dei governatori. Hanno sbagliato tutto e adesso si ribellano
Le Regioni danno vita ad una rivolta contro l'Esecutivo. Non ne hanno azzeccata una e quando c’era da decidere se ne solo lavate le mani. Ma adesso che il Governo è stato costretto a fare quello che non sono state in grado di fare loro. Piemonte, Sicilia, Lombardia e Calabria. In un solo giorno ben quattro Regioni hanno duramente attaccato il Governo per le norme imposte con l’ultimo dpcm e la conseguente divisione dell’Italia in tre zone differenti a seconda della gravità dell’epidemia. Eppure a quanto pare il contagio è solo un elemento di contorno per qualcuno viste le dure critiche alle norme volute solo e soltanto per tutelare la salute pubblica. Contro l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza si è registrata, infatti, una protesta diffusa tra i governatori. “Impugneremo la nuova ordinanza del ministro della Salute che istituisce la zona rossa in Calabria. Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale”, ha tuonato il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, che annuncia un ricorso contro l’ordinanza. “Uno schiaffo ai lombardi”, ha dichiarato il governatore Attilio Fontana. “Piemonte e Campania, due pesi e due misure. Governo spieghi”, denuncia ancora il presidente piemontese Alberto Cirio (nella foto con Fontana). “Scelta assurda e irragionevole” è il j’accuse di Nello Musumeci, presidente della Sicilia. “Misure poco severe”, è la protesta (al contrario) del governatore campano Vincenzo De Luca. Insomma, ognuno dice la sua.
Perchè Veneto e Campania non sono diventate zone arancioni o rosse?
Una fotografia e un film. Anzi, una fotografia che ferma nel tempo una scena di due settimane fa. E un film capace di far vedere quello che accadrà nei prossimi giorni. È proprio questa differenza a spiegare non tutte ma gran parte delle contraddizioni tra le due cartine che abbiamo tutti davanti: quella con il numero dei positivi regione per regione e quella del lockdown a bassa intensità, con le zone rosse, arancioni e gialle che dividono l'Italia. Perché la Calabria è finita in lockdown se ha «solo» 4.244 positivi e 11 persone in terapia intensiva? Perché la Campania è invece gialla se quasi 4 mila positivi sono solo quelli di ieri, mentre i ricoverati in rianimazione sono 174? E ancora, perché per la Lombardia non ci sono mai stati dubbi sul rosso ma ieri i ricoveri in rianimazione, già sopra quota 500, sono saliti di 15 unità? Certo, ogni numero va pesato sulla popolazione della regione ci cui stiamo parlando. E i dati usati dal governo sono ormai già vecchi perché risalgono al periodo che va dal 19 al 25 ottobre. Ma il motivo principale resta la differenza tra fotografia e film. Sono 21 gli indicatori utilizzati per valutare il livello di rischio. Alcuni sono comprensibili a tutti, come il numero di casi sintomatici o la percentuale di occupazione dei posti in terapia intensiva. Cinque sono opzionali, come quello sulla distribuzione delle check list nelle rsa. E già questo rende tutta l'operazione meno omogenea. Altri ancora sono più raffinati, come i casi di infezione non associati a catene di trasmissione note. Ma il più importante resta l'Rt, che indica la velocità di trasmissione del contagio. Per capire torniamo in Calabria. I dati usati dal governo per metterla nella zona rossa dicono che l'Rt era a 1,66.
Leggi tutto: Perchè Veneto e Campania non sono diventate zone arancioni o rosse?
Dottor Salvini avrei bisogno di una prescrizione
Quando un giorno, ci auguriamo non lontano, si racconterà la storia di questi tempi difficili, con il distacco dello scampato pericolo, una parola chiave sarà: idrossiclorochina. Che non è soltanto un farmaco antimalarico (prescritto anche per l’artrite reumatoide), ma un efficace strumento della strategia del discredito. Volta a dimostrare che i lockdown servono unicamente alla dittatura sanitaria di Conte, della Merkel, di Macron per soggiogare i popoli attraverso la paura del contagio e la minaccia della segregazione. Mentre con il costo “di sei, sette euro in farmacia”, la miracolosa pillola “ha salvato migliaia di pazienti a primi sintomi”. Parola di Matteo Salvini che, l’altroieri, affiancato da un paio di infettivologi di stretta fiducia, e dal celebre scienziato leghista Armando Siri, ha propinato la medesima patacca propagandata mesi fa da Donald Trump. Per dimostrare che i nove milioni e mezzo di contagi negli Stati Uniti, e i 233mila decessi, erano una fake news di quel menagramo di Anthony Fauci. Visto e considerato che il Commander in Chief, aveva sconfitto in un baleno il virus grazie a quell’idroqualchecosa. Sulle pesanti controindicazioni a livello cardiaco di queste cure fai-da-te si è già espressa l’Agenzia del farmaco, ma è il format, diciamo così, politico, a suscitare un rinnovato interesse nel momento in cui la stella (di latta) di Trump non sembra più splendere incontrastata nel cielo d’America. Infatti Salvini, che dall’estate del mojito non ne azzecca una, ha scelto proprio il giorno giusto per provarci con l’ennesima spallata a Conte, riciclando la trovata che non ha portato molta fortuna al suo mentore.
Leggi tutto: Dottor Salvini avrei bisogno di una prescrizione
La Lega e Salvini sono il partito dei padroni
Ve lo ricordate quel momento ineffabile in cui Salvini si presentava da Floris a Dimartedì con la camicia bianca che pian piano si inzuppava di sudore, simbolo di genuinità virile e passione politica, e con una pausa teatrale in mezzo al solito repertorio mostrava al pubblico le ascelle, scatenando la più irrefrenabile delle ovazioni? Era il Salvini di popolo, nemico delle élite schizzinose, il comunista padano che sotto le insegne di Alberto da Giussano rovesciava i poteri forti, il Messia del momento Polanyi, dal nome dello studioso venerato dai leghisti che teorizzò la rivolta della società contro il predominio dell’economia neo-liberista. Erano i tempi in cui legioni di marxisti e keynesiani per Salvini ci spiegavano sui social che non conta il mezzo, ma il fine, cioè la rivolta dei popoli, di cui la Brexit e l’elezione di Trump erano l’epitome e insieme la spinta. Gli economisti della Lega andavano in Tv a spiegare a quelli di sinistra, rintronati, come si spendono i soldi pubblici e come la parola “populismo” fosse nobile e bella, in confronto alla loro spocchia da privilegiati. L’altro giorno alla Camera l’economista della Lega Claudio Borghi, uno dei più massimalisti, ha accusato Conte di chiudere le attività produttive mettendo la salute sopra al lavoro, quando invece, se proprio si vuole classificarli, il lavoro compare prima. Verbatim: “Signor Presidente, lei ha detto che il diritto alla salute è preliminare su tutti gli altri diritti costituzionali. (Non l’aveva detto; la frase era: “Non ci può essere dilemma tra la difesa della salute e la tutela dell’economia”, ndr). Ma come si permette… I diritti costituzionali sono tutti importanti… e se per caso i numeri qualcosa contano, il diritto alla salute è al numero 32, il diritto al lavoro è al 4. E le ricordo l’1”. Insomma, l’ordine di apparizione sta lì a dire che si lavora pure da malati (dev’essere la stessa Costituzione che tutela il diritto d’asilo all’art. 10): il sogno di tutti i padroni. A dire il vero noi qualche sentore che fosse tutta una truffa e che la Lega fosse il partito dei padroni e non dei lavoratori lo avevamo avuto, almeno dal settembre del 2019, quando dal raduno ex-celtico di Pontida citò Margareth Thatcher, peraltro in una delle massime più fatue della sua produzione: “Non ci può essere libertà se non c’è libertà economica”, un motto che sarebbe stato bene in bocca a un berlusconiano o a un renziano: establishment puro.
Zona rossa, arancione e gialla: perché da domenica alcune regioni rischiano il lockdown
Fra i territori c'è chi è stato classificato a basso rischio coronavirus perché non ha inviato i dati. Ma entro la fine della settimana i numeri dovranno arrivare. E tre regioni (più una) potrebbero finire in una stretta. Mentre continuano le polemiche sulle zone rosse, arancioni e gialle nel nuovo Dpcm e le Regioni non sembrano darsi pace, a breve tutto potrebbe cambiare. Nel senso che con l'arrivo dei nuovi dati per gli indicatori "automatici" alcune zone e territori che si erano salvati fino al 3 novembre potrebbero finire nel lockdown "morbido" messo su dal Decreto ministeriale attraverso l'ordinanza del ministero della Salute. Nuovo Dpcm: come si finisce in zona rossa. Andiamo con ordine. La valutazione sulle regioni in zona rossa, arancione o gialla è effettuata da una Cabina di Regia a cui partecipa oltre al dipartimento della prevenzione del Ministero della Salute (Gianni Rezza è il direttore generale), l'Istituto Superiore di Sanità (il presidente Silvio Brusaferro) e i membri designati dalla Conferenza delle Regioni (in questo caso Lombardia, Campania e Umbria). L'attività di raccolta dei dati è attiva sin dallo scorso mese di maggio. Come abbiamo spiegato, ognuno dei tre scenari è associato ad un diverso rischio coronavirus. Il primo" scenario "è con Rt sotto il valore 1, poi tra 1 e 1,25 dove" l'epidemia "è ancora gestibile, e poi tra 1,25 e 1,50 in cui l'epidemia corre veloce. Questi scenari determinano la velocità con cui un'infezione si trasmette. La combinazione degli scenari di rischio fa da driver principale per la definizione delle misure che non dobbiamo inventarci, ma sono definite nei documenti", ha precisato Brusaferro sull'analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia e l'approfondimento sugli indicatori che hanno portato all'ordinanza del ministero di ieri.
Leggi tutto: Zona rossa, arancione e gialla: perché da domenica alcune regioni rischiano il lockdown
Fontana vuole che tutta Italia paghi la zona rossa in Lombardia con un lockdown
Ma esattamente cosa vuole Attilio Fontana? Qualcuno dovrebbe spiegarcelo. L’ideale sarebbe che ce lo spiegasse lui, ma forse è chiedere troppo a qualcuno che ancora ci deve spiegazioni sulle mancate chiusure in Val Seriana, sull’accordo tra Fondazione San Matteo e Diasorin per i test sierologici e il conseguente divieto imposto a tutti i sindaci del territorio, sui vaccini antinfluenzali ordinati poco e male, sui camici acquistati e poi regalati, sulle cose non fatte finora e su tutto il resto. Eppure Fontana che si schianta contro il governo nazionale perché la sua Regione è infilata fino al collo nella seconda ondata e si lamenta per un lockdown che viene richiesto praticamente da tutta la comunità scientifica è qualcosa che sfocia nell’insondabile, nel magico. Si tratta del presidente di quella stessa Regione che ha ormai perso qualsiasi possibilità di tracciamento, qui dove – come già a marzo – accade che si aspetti un tampone che non arriva mai, qui dove ormai sono saltati anche i tamponi a rapporti stretti di chi è risultato positivo al virus, qui dove anche gli ospedali ormai sono in situazione critiche e lavorano in situazioni critiche, qui dove le RSA sono ancora sotto assedio anche alla seconda ondata. Esattamente Fontana che vuole? Vorrebbe tenere aperto? No, pare di no, oppure non ha il coraggio di dirlo chiaramente. Vorrebbe, questo l’ha detto bene, che chiudessero anche gli altri. E perché? Anche questo non si capisce, è di difficile comprensione. E perché Fontana non risponde a tutti gli errori commessi fin qui?
Leggi tutto: Fontana vuole che tutta Italia paghi la zona rossa in Lombardia con un lockdown
Sanità calabrese ricommissariata. Servizi e conti bocciati, altri tre anni sotto tutela. Protesta la Regione dichiarata pure zona rossa
Non c’è pace per la Calabria. Prima l’inclusione nell’elenco delle zone rosse (insieme a Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta), poi la scelta di ri-commissariarne per altri tre anni la sanità contenuta nel decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Una scelta che nasce “in ragione della situazione emergenziale in corso e verificato il reiterato mancato raggiungimento del punteggio minimo previsto dalla griglia dei livelli essenziali di assistenza (Lea) in ambito sanitario e degli obiettivi economico-finanziari previsti nei programmi operativi”. Viene autorizzata per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023 la spesa fino a un massimo di 60 milioni di euro. Protestano i politici locali. Promette scintille l’erede di Jole Santelli: “Ci batteremo, nessuno potrà fermare la lotta per la difesa del diritto di poterci curare nella nostra terra”, dichiara il presidente facente funzioni della Giunta, Nino Spirlì (nella foto2), richiamando la lettera al premier in cui proprio la Santelli ribadiva la sua contrarietà al regime speciale per la sanità. “La Regione abbandoni la Conferenza Stato-Regioni”, invita il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini. Ma la Calabria che protesta è solo l’ennesima carne al fuoco che brucia sul fronte delle Regioni. Di fronte alla volontà dei governatori di non decidere in maniera autonoma il premier si è assunto la responsabilità delle scelte. E la via seguita è stata quella di scongiurare una chiusura generalizzata e di puntare su misure restrittive a seconda delle diverse aree a rischio.
“Signora, usi le dita per il suo piacere non per scrivere”. L’attacco sessista del consigliere leghista
“Signora deduco che lei non ha seguito il mio consiglio dell’altra sera, usare le sue dita per il suo piacere personale….”. L’ha scritto sui social l’ha scritto il consigliere comunale della Lega di Tortona, Niccolò Castellini. Il commento era in risposta alla signora Anna Maria Sciutto che aveva criticato un post del sindaco, leghista, Federico Chiodi. Tutto nasce da una discussione sul gruppo Tortonesi, dove il sindaco aveva postato la richiesta che l’ospedale di Tortona, da lunedì Covid Hospital, riservasse dei posti letto anche per i pazienti tortonesi. La signora aveva ricordato che negli ospedali non si possono riservare i posti come “si fa nelle balere con gli amici”, da lì si è aperto il dibattito ed è arrivato il commento sessista che non è rimasto l’unico del giovane consigliere comunale. La signora ha cercato di rispondere in modo educato ma fermo: “Bravissimo Niccolò Castellini, l’altra sera ho lasciato correre, adesso passo lo screenshot al mio legale”. Tutto questo nella serata di ieri – mercoledì – dopo il caos dell’ospedale di Tortona con la fila di ambulanze in attesa, e con tutti pazienti torinesi.
Il bollettino: 34.505 nuovi casi (quasi 4mila più di ieri) e 445 morti. Rezza: "Non va bene"
"Oggi i casi nuovi di contagio da coronavirus sono 34.505, non un buon segnale, anche se i tamponi sono stati quasi 220mila (219.884). I morti sono 445". Lo ha detto il Direttore Generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, intervenendo al punto stampa al ministero sulla situazione epidemiologica. Ieri i nuovi contagi erano stati 30.550 su quasi 212mila tamponi, 352 i morti. I pazienti in terapia intensiva salgono a 2.391 (+99 nelle ultime 24 ore). L'indice positivi/tamponi è del 15,69%. "Rispetto a marzo, oggi casi di coronavirus sono distribuiti su base nazionale. Tutto il Paese è colpito: se dico 'rosso' vuol dire circolazione del virus elevata, se dico 'arancione' è lo stesso elevata perché siamo a un Rt tra 1,25 e 1,5, ci sono poi incidenze elevate anche in zone gialle dove l'Rt è sopra 1. L'incidenza è elevata in tutte le regioni, la curva cresce e dobbiamo stare attenti perché la situazione di disagio è generalizzata", ha detto Rezza. "Una regione rossa o arancione resterà per almeno due settimane in questa condizione".
Ecco quanto prende esattamente Giuseppe Conte (no, non la bufala di 1.2 milioni all’anno)
Sta circolando nuovamente un meme molto virale che riporta una cifra non corretta per lo stipendio del presidente del Consiglio. Ma lo stipendio Giuseppe Conte è davvero di 1,2 milioni di euro all’anno, come dice quel famoso meme che aveva avuto una grandissima circolazione nel mese di aprile 2020 e che, a quanto pare, è tornata nuovamente in voga? Assolutamente no. Su WhatsApp, però, sicuramente vi è capitato di aver visto una fotografia dell’attuale presidente del Consiglio italiano con la sua data di nascita e con i dati relativi al suo stipendio. Nella fattispecie la quota mensile (100.615,92) e la quota annuale (1.207.391,00). Stipendio Giuseppe Conte, a quanto ammonta? Ovviamente si tratta di dati non interpretati correttamente e che sono facilmente smontabili. Ogni carica pubblica, infatti, mette a disposizione del pubblico i propri emolumenti. E a questa regola non sfugge nemmeno il presidente del Consiglio. Nella sezione Amministrazione trasparente del sito del governo italiano, infatti, è consultabile il dato relativo ai compensi connessi all’assunzione della carica. Lo stipendio per il presidente del Consiglio è previsto dall’articolo 1 della legge 9 novembre 1999, n. 418. Attualmente, quella cifra corrisponderebbe a 114.796,68 euro lordi. Giuseppe Conte, tuttavia, ha deciso di percepire soltanto l’80% di questa cifra. Quindi, l’ammontare annuo dello stipendio Giuseppe Conte è 91.837,34 euro.
Boom di contagi in quattro quartieri di Roma
La carica virale nel Grande Raccordo anulare ieri ha fatto registrare 1.247 nuovi casi di positivi al Covid (complessivamente nel Lazio sono +2432). Ma in questa montante seconda ondata ci sono impennate complessive che arrivano a superare il 400% in soli due mesi nei quartieri romani più colpiti dal Coronavirus. Nella nuova mappa settimanale dei contagi romani stilata dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, infatti, è il raffronto con l’inizio di settembre a colpire, quando il ritorno di fiamma dei focolai Covid ha cominciato a mordere. La maglia nera dell’aumento percentuale più alto va al quartiere di Santa Maria della Pietà con il 429% in più (dagli appena 50 casi di settembre ai 264 attuali). Poi, sul mesto podio, seguono Primavalle con il +396% (è passata dagli 88 casi di 2 mesi fa ai 436 di adesso), poi Tor Pignattara col +392% (da 72 a 355) e Centocelle col + 318% (da 119 a 497). Ma il quartiere col numero più alto di positivi resta Torre Angela con 691 casi. Il popoloso quartiere del quadrante Est nell’ultimo mese ha anche registrato l’incremento percentuale più alto: +182% (da 245 casi agli attuali 691). Da attenzionare anche il vicino Tuscolano Sud, che ha visto un picco del +305%: dai 91 casi di fine estate ai 369 di questo autunno. Quadruplicati, invece, i casi al Gianicolense: da 82 a 323. E quasi quadruplicati all’Esquilino: da 81 a 312. Mentre il più centrale quartiere Trieste ha un triste balzo in avanti, triplicando i casi: dai 108 di settembre ai 343 attuali. Come alla Garbatella (da 94 a 283) e all’Eur (da 24 a 60). Il numero dei positivi è quasi triplicato anche a Fogaccia (da 90 a 262) e ai Parioli (da 71 a 198).
Dopo le 22 non si può uscire col cane. Il Dpcm Conte crea il dramma di Fido
Il nuovo Dpcm Conte crea il dramma di Fido. Tra le 22 e le 5 del mattino non si potrà uscire di casa per portare i nostri cani a fare i bisogni. Insomma è vietato anche fare soltanto il giro dell’isolato in quegli orari in tutta Italia. La passeggiata col cane, infatti, non rientra tra le ragioni di "comprovata esigenza". Con Conte si prospettano tempi durissimi anche per i nostri amici a quattro zampe.
Leggi tutto: Dopo le 22 non si può uscire col cane. Il Dpcm Conte crea il dramma di Fido
Il trucco con cui la Calabria è passata da 26 a 10 ricoveri in terapia intensiva
La Regione annuncia un ricorso contro l'istituzione della zona rossa. Alla vigilia delle scelte del governo sul lockdown, la Calabria aveva modificato il metodo di calcolo. Per rendere il quadro più roseo, nel conteggio sono stati considerati solo i pazienti intubati. Il Pd: "Un balletto indecoroso". Un complotto, un atto politico, un'immotivata condanna. Contro il lockdown deciso per la Calabria la maggioranza di centrodestra che governa la Regione e rappresentanti istituzionali di ogni ordine e grado dei quattro partiti che la compongono - Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, Udc - da ore ormai parlano di decisione politica che punisce le regioni di centrodestra. In realtà, molte sono rimaste zona verde e in Val d'Aosta - regione dichiarata zona rossa insieme a Calabria, Piemonte e Lombardia - il presidente Erik Lavévaz dell'Union Valdôtaine, è stato eletto da forze autonomiste e di centrosinistra fra cui il Pd. Ma che i numeri siano stati determinati nell'identificazione delle regioni come territorio a rischio sembra averlo "confessato" lo stesso centrodestra calabrese, che il 3 novembre, alla vigilia dell'approvazione del nuovo dpcm, pare aver tentato il gioco di prestigio con i numeri dei ricoveri in terapia intensiva. In poche ore sono passati da 26 a 10, ma non per improvvise guarigioni o ondata di decessi. Dodici ore dopo, è stato chiarito che si è deciso di distinguere fra pazienti intubati e pazienti sottoposti "solo" a ventilazione assistita e di considerare solo i primi come "ricoverati in terapia intensiva".
Leggi tutto: Il trucco con cui la Calabria è passata da 26 a 10 ricoveri in terapia intensiva
Dal tricolore alle bombe carta: così è cambiata l’Italia con la seconda ondata
Rispetto a marzo, sembra svanito il sentimento di comunità degli italiani nella lotta al virus. Di fronte alle bare di Bergamo bastava una bandiera, che fosse il tricolore o un arcobaleno con la scritta “Andrà tutto bene“, a far sentire ai vicini che non si era soli nella comune disgrazia. Di fronte al silenzio desolante delle piazze di tutta Italia, svuotate da chi le viveva ogni giorno, l’inno cantato ai balconi dopo il triste bollettino della Protezione civile era sufficiente per placare per qualche minuto lo sconforto provocato dai dati sul contagio. Con la fine della primavera, scene di quotidiana tenerezza, come i vicini che prendono il caffè insieme dal balcone, sono state sostituite da un progressivo smarrimento di quel bisogno di comunità iniziale. Da maggio in poi, e limitandosi solo ad alcuni fatti salienti, gli italiani hanno assistito, nell’ordine: all’apertura delle discoteche (“in sicurezza”, sia chiaro); alle manifestazioni dei gilet arancioni, dove si è arrivato ad asserire che Conte potesse telefonare a Bill Gates, decidendo di iniettarci mercurio nelle vene collegati al 5G (?!); al noto imprenditore Flavio Briatore, positivo al Covid, che dal San Raffaele dichiara di essere ricoverato per una prostatite; al dibattito, durato tutta l’estate, tra esperti intenti a bollare il COVID-19 come “clinicamente morto” e a battibeccare in prima serata al riguardo; alla chiusura delle discoteche; ad altre manifestazioni, più generalmente etichettabili come “No-Mask”; alla risalita dei contagi; ai recenti provvedimenti, che hanno portato a diverse proteste in tutta Italia; alla violenza in piazza, con tanto di bombe-carta, fumogeni e vetrine spaccate. Infine si tace, per esigenza di brevità, il dibattito politico tra governo, regioni e opposizioni. Con esclusione dell’ultima frase, che non può passare sotto silenzio.
Leggi tutto: Dal tricolore alle bombe carta: così è cambiata l’Italia con la seconda ondata
Perché c'è il rischio terza ondata a gennaio 2021
Potrebbe arrivare, se non ci sarà d'ora in avanti una adeguata programmazione, "insieme al picco dell’influenza" avverte Nino Cartabellotta di Gimbe. Si è già perso un mese: "Dai primi di ottobre servivano lockdown mirati". Non è un quadro ottimistico, d'altrone come potrebbe mai esserlo, quello che delinea Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe di Bologna. Intervistato dalla Stampa dice: "Ci aspetta un inverno con l’influenza, operatori demotivati e le istituzioni che litigano tra loro". Si poteva fare di più nei mesi scorsi: "L’epidemia poteva essere contenuta e gestita meglio Bisognava prevedere l’arrivo di altri guai". E sulle polemiche delle Regioni, spiega: "Il Cts prende le decisioni già tenendo conto delle Regioni, non servono capricci non motivati". "La seconda ondata è peggio della prima: viene coinvolto il centrosud" dice Cartabellotta. "La curva epidemiologica è cresciuta molto e questo ha aumentato i casi positivi, la pressione sugli ospedali e i morti. Bisognava prevedere che la seconda ondata avrebbe portato altri guai, anche perché ora non ci aspetta l’estate come a marzo". Si è tentennato per un mese con misure restrittive troppo lievi secondo il medico: "Dai primi di ottobre servivano lockdown mirati e riguardo all’ ultimo Dpcm non è chiaro il funzionamento dei 21 indicatori, anche perché questi dati non sono mai stati resi pubblici nel dettaglio".
Leggi tutto: Perché c'è il rischio terza ondata a gennaio 2021
La Consulta dà ragione a Bonafede sulla verifica delle scarcerazioni
Bocciati i ricorsi dei magistrati di sorveglianza di Avellino, Sassari e Spoleto che contestavano il decreto del Guardasigilli sull’obbligo di rivedere periodicamente il via libera agli arresti domiciliari. Una misura assunta per decreto dopo la scarcerazione dei boss tra marzo e aprile. Ha ragione Bonafede. E hanno torto i magistrati - di Avellino, Sassari e Spoleto - che erano ricorsi alla Consulta contro il decreto di maggio firmato dal Guardasigilli dopo i numerosi provvedimenti di altrettanti giudici di sorveglianza che avevano dato il via libera agli arresti domiciliari anche per noti boss mafiosi sulla spinta dell’emergenza Covid. Oltre duecento detenuti in alta sicurezza e quattro anche al 41 bis, avevano lasciato le patrie galere tra marzo e aprile di quest’anno. A quel punto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede era ricorso a un decreto legge per obbligare le toghe a rivedere periodicamente - la prima volta dopo 15 giorni e poi mensilmente - le condizioni sanitarie e logistiche che aveva portato alla concessione stessa dei domiciliari. Quindi non solo lo stato di salute del detenuto, ma anche la disponibilità di posti nei presidi sanitari situati all’interno delle carceri, senza ricorrere a ospedali esterni, come invece era avvenuto in primavera. Una misura che tre giudici di sorveglianza - tra cui Riccardo De Vito di Sassari che aveva concesso i domiciliari al boss Pasquale Zagaria - hanno subito ritenuto lesiva della loro autonomia di valutazione e di giudizio al punto da presentare altrettanti ricorsi alla Consulta contestandone la legittimazione costituzionale.
Leggi tutto: La Consulta dà ragione a Bonafede sulla verifica delle scarcerazioni
Biciclette e monopattini dai fondi europei
In linea con il rilancio della mobilità sostenibile, pare proprio che sarà la bicicletta il mezzo strategico del trasporto urbano green. Come annunciato dal vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans, nuovi finanziemnti provenienti dall’Ue sono in arrivo per un ammontare di circa 20 miliardi di euro. Il pacchetto di fondi regionali dell’Ue è finalizzato a sostenere le politiche di mobilità sostenibile degli Stati membri in modo da ridurre l’inquinamento atmosferico, combattere i cambiamenti climatici e salvaguardare il benessere dei cittadini. L’annuncio fa seguito al bonus bici incluso tra le misure del Decreto di Maggio, bonus che prevede un fondo di 120 milioni di euro (lievitato rispetto ai 70 milioni inizialmente previsti) e che consente il rimborso del 60% della spesa fino a un tetto massimo di 500 euro. Il bonus bicicletta ha di certo incentivato molti all’acquisto dei mezzi a due ruote, come testimonia il boom di vendite con il conseguente assalto ai negozi di rivenditori di cui avevamo parlato nei giorni scorsi. Con i nuovi investimenti messi in campo dalla Commissione Europea, dunque, l’obiettivo è quello di creare un fondo di recupero a livello europeo dei trasporti al centro del quale sarà messo il Green Deal europeo. Come riportato dal sito BikeItalia, Manuel Marsilio, direttore generale della Confederazione delle industrie europee della bicicletta (CONEBI), ha dichiarato: “Abbiamo iniziato a colmare il divario tra mobilità ciclistica e altre modalità di trasporto nell’agenda dell’UE. Pertanto è necessario un sostegno di alto livello affinché l’UE finanzi le autorità locali e i governi nazionali per quanto riguarda le infrastrutture per il ciclismo, le riduzioni dell’IVA, i bonus di acquisto per biciclette ed e-bike e il ciclismo negli sviluppi della mobilità urbana intelligente e connessa”.
Ecco i 21 indicatori con i quali il governo sceglie se una regione è zona gialla, arancione o rossa
Ieri, mercoledì 4 novembre, Giuseppe Conte ha annunciato le nuove misure per contenere il Coronavirus. Si tratta dell’Italia a tre colori, in base alla situazione epidemiologica: una zona rossa, una arancione e una gialla. Non si tratta di una divisione fissa e permanente, ma le Regione si sposteranno da un colore all’altro a seconda di diversi fattori, individuati da Cts e ministero della Salute, che il governo aveva riassunto in 21 indicatori già nel decreto dello scorso aprile. I primi sei indicatori riguardano il “processo sulla capacità di monitoraggio”, altri sei indicatori sono stati individuati in riferimento al “processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti” e gli ultimi indicatori, ben nove, sono quelli “di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari”. Eccoli, qui di seguito:
L’Italia torna padrona del suo mare. Traguardo tagliato dopo 26 anni. Via libera della Camera alla proposta della M5S Di Stasio. “Una legge che tutela sovranità e interessi nazionali”
Altroché gli slogan sovranisti dell’opposizione. Tra il dire e il fare, come si suol dire, c’è di mezzo il mare. Ed è proprio sulla sovranità del mare che, con un ritardo di ben 26 anni, è stato posto rimedio. “Compiamo un grande passo: oggi votiamo alla Camera l’istituzione di una Zona Economica Esclusiva, il provvedimento poi passerà al Senato per l’approvazione finale ma non ci saranno intoppi. A breve anche noi avremo una Zee e lo dobbiamo in primis al nostro impegno”. Così esulta Iolanda Di Stasio, la parlamentare del Movimento cinque stelle, che ha presentato la pdl sulle cosiddette Zee (Zona economica esclusiva), che ha ottenuto oggi il voto favorevole dell’Aula della Camera. In questo modo si porrà rimedio a un provvedimento che l’Italia attendeva dal 1994, data in cui la Convenzione ONU sul Diritto del Mare (firmata a Montego Bay nel 1982) è entrata in vigore. Onorevole, cosa comporta questa legge? L’Italia si dota di uno strumento giuridico che consentirà al governo di gestire e sfruttare in maniera esclusiva le risorse naturali e minerarie presenti entro 200 miglia dalle coste italiane, o comunque entro i confini che reciprocamente stabiliremo nei vari negoziati con i Paesi adiacenti e frontisti. Ne godrà, dunque, soprattutto il settore ittico? Assolutamente sì. La Zona Economica Esclusiva ci aiuterà a tutelare i diritti dei pescatori italiani, che spesso vedono vanificato il proprio lavoro a causa delle battute di pesca illegali condotte da imbarcazioni provenienti da aree diverse dal Mar Mediterraneo, e allo stesso modo avremo l’esclusività sul processo decisionale per lo sfruttamento delle risorse minerarie, dunque dei giacimenti di idrocarburi presenti al largo, limitando le attività estrattive di Stati limitrofi a ridosso delle nostre coste.
Chi eleggerà davvero il presidente degli Usa. Chi sono i grandi elettori?
In passato negli USA diversi grandi elettori non hanno votato il presidente e il vicepresidente che avrebbero dovuto sostenere. Per vincere la elezioni presidenziali americane occorre ottenere la maggioranza dei 538 grandi elettori: l’elezione del presidente e del vicepresidente degli Stati Uniti non è infatti diretta, ma è mediata dai grandi elettori. Il ruolo di questi ultimi, in linea teorica, è solo formale, dal momento che la notte delle elezioni di norma è già possibile capire quale ticket è stato in grado di superare la soglia dei 270 grandi elettori necessaria per l’elezione. I voti dei grandi elettori, però, non sempre hanno eguagliato i dati emersi nella notte elettorale: è infatti capitato più volte in passato che alcuni grandi elettori, al momento di eleggere effettivamente il presidente e il vicepresidente, decidessero di votare non in conformità con quanto previsto dal loro partito. Questi elettori vengono definiti faithless electors, cioè “elettori infedeli”, e nelle 58 elezioni presidenziali della storia americana essi sono stati in tutto 205. Chi sono i grandi elettori? Il sistema elettorale delle presidenziali statunitensi è un maggioritario in base al quale il ticket che prevale nel voto popolare in uno Stato ottiene in blocco tutti i grandi elettori che esso mette in palio, che equivalgono numericamente alla somma dei parlamentari eletti in quello stesso Stato (2 senatori più un numero di rappresentanti proporzionale alla popolazione, da 1 a 53). Le uniche eccezioni a questo sistema winner-take-all sono Maine e Nebraska, che utilizzano un sistema elettorale leggermente diverso.
Leggi tutto: Chi eleggerà davvero il presidente degli Usa. Chi sono i grandi elettori?
“Conte chiude la Lombardia senza una motivazione valida”. Ma è Fontana a non essere più credibile!
In Lombardia nelle ultime 24 ore sono stati segnalati 7.758 nuovi contagi da Covid-19 su 43.716 tamponi effettuati. Da ieri sono stati registrati 96 morti. Da febbraio, stando ai dati ufficiali, sono 17.848 i cittadini deceduti ufficialmente per Covid-19 nella sola Lombardia. Il totale dei pazienti in terapia intensiva negli ospedali lombardi rappresenta un quarto di quelli di tutta Italia. Il rapporto nuovi positivi/tamponi in Lombardia è del 17,7%, dopo aver toccato il 21% due giorni fa. Eppure per il governatore della Lombardia Attilio Fontana non ci sono “motivazioni valide e credibili” per rendere la regione zona rossa. Il presidente lombardo non accetta la decisione annunciata dal premier Conte che vede la Lombardia come una delle 4 regioni inserite in fascia rossa. “Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile”, afferma e insiste: “A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del Governo sono i dati attraverso i quali viene adottata: informazioni vecchie di dieci giorni che non tengono conto dell’attuale situazione epidemiologica”, ha proseguito il presidente della regione. “Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi, dunque – ha concluso Fontana – non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita”. Ma cosa meritano i lombardi? Certamente le misure previste per la zona rossa sono molto restrittive, ma sono necessarie e non più prorogabili. Nessuno vuole che un territorio che ha già sofferto così tanto nei mesi passati si ritrovi in quelle condizioni di emergenza che hanno dato a tante province lombarde tristi primati.
Dove stanno i 2,5 milioni di dosi di Vaccino Antinfluenzale comprati dalla Regione Lazio, come divulgato dall'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato a giugno?
E' un mese che ho fatto richiesta al mio medico curante, ma alla fine sono riuscito ad avere un appuntamento (dopo il primo, rimandato perchè i vaccini non erano arrivati) solo per il 18 novembre, se a lui arriveranno i vaccini influenzali... Leggo su ilcaffe.tv un articolo dell'agenzia DIRE pubblicato il giorno 11 giugno 2020, ore 16:50: «Abbiamo concluso la gara per l'acquisizione del vaccino antinfluenzale. Siamo stati la prima regione italiana. Abbiamo acquistato 2,5 mln di dosi e raddoppieremo la copertura rispetto a un milione di persone, pari al 53%». Lo ha detto l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, parlando in occasione della tavola rotonda di Italia Longeva "Anziani, fragili, vaccinati: se non ora quando?". Rispetto alle date di inizio della campagna vaccinale: «dobbiamo anticipare nel calendario - ha spiegato D'Amato - Questa anticipazione è prevista al 15 settembre e se la stagione vaccinale andrà oltre, rispetto a quando il virus raggiungerà il nostro Paese, per l'ultima fase dovremo pensare a una doppia vaccinazione per garantire una copertura complessiva. Ne stiamo discutenderndo con i centri vaccinali, quelli dei medici e dei pediatri. Avere una copertura vaccinale più ampia ci consente di costruire nel territorio una diga se arrivasse una seconda ondata del Covid 19».
Quindi io, una persona a rischio, devo aspettare più di 2 mesi per avere il vaccino che mi spetta?
Da Giletti informazioni sbagliate. I documenti lo dimostrano. Tutti rientrati in cella i detenuti usciti per Covid. Chi non l’ha fatto è fuori per motivi processuali diversi
Ecco la verità sui casi dei mafiosi Sansone e Contino, rimasti ai domiciliari per decisioni dei giudici che non c’entrano col Covid e contro il decreto Bonafede, le richieste del Dap e della Direzione Distrettuale antimafia di Palermo. Nulla a che vedere con quanto contestato nel programma di Giletti, Non è l'Arena. Da giorni ricevo gli insulti di persone che mettono in dubbio la mia correttezza personale e professionale, evidentemente persuase dal processo mediatico che mi è stato fatto nell’ultima trasmissione di Massimo Giletti, Non è l’Arena. In quella sede sono stato accusato di aver fatto “il peggior sfregio al giornalismo”, e di questo quanto prima ne riparleremo nelle sedi competenti. ............. I CASI CONTESTATI. Quella di cui non ho ancora parlato è invece la seconda parte del processo tv a cui sono stato sottoposto da Giletti, dove sostanzialmente mi si dà del bugiardo per aver detto che grazie a uno specifico provvedimento del ministro Bonafede sono rientrati in cella tutti i detenuti scarcerati in base alla prima circolare sul Covid emanata dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap).
IL COVID FA STRAGE DEI MEDICI
L' ultimo era un oculista. Paolo Melenchi, 57 anni di Caserta, è morto domenica. Morto di Covid, non aveva altre patologie. È il numero 184 nell' elenco, listato a lutto, pubblicato sul sito della Fnomceo, la Federazione degli ordini dei medici. Ci sono i nomi delle vittime di questa epidemia, spesso caduti in servizio, contagiati sul luogo di lavoro. Cinque nell' ultimo mese, travolti dalla seconda ondata del virus. Più di 14mila, invece, i medici e gli infermieri infettati tra settembre e ottobre, con il ritmo impressionante di 230 al giorno. Il totale degli operatori sanitari risultati positivi da febbraio a oggi, secondo i dati dell' Istituto superiore di Sanità, supera quota 44mila. «Circa il 70% sono infermieri, siamo la categoria più esposta, perché ha contatti più prolungati con i malati», spiega Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up, che però non ha dati aggiornati sui morti, ufficialmente fermi a 44. «Sicuramente sono di più, basta leggere il numero in rapporto ai contagiati - dice - non sono calcolati quelli deceduti prima dell' arrivo dei tamponi e poi fatichiamo ad avere i dati dalle regioni». Di certo dopo l' estate la situazione è cambiata, con una mortalità più bassa, ma non per questo è meno preoccupante. «A livello di sicurezza stiamo meglio rispetto alla prima fase, quando non avevamo nemmeno le mascherine - dice Filippo Anelli, presidente della Fnomceo - anche se ci arrivano segnalazioni su eccessi di burocrazia da parte delle Asl, che centellinano la distribuzione dei dispositivi». Ma il problema principale, oggi, è «la carenza di personale e il conseguente sovraccarico di lavoro, con turni massacranti».
Biden e Trump: il dream team di avvocati reclutati un anno fa
Un anno prima di iniziare a parlare di brogli elettorali Trump aveva cominciato ad assumere un team di avvocati provenienti soprattutto da tre importanti studi (Consovoy McCarthy, Jones Day, King and Spalding ) e a reclutare migliaia di volontari: quelli provenienti da Stati non in bilico (come la California, New York o l' Illinois) sono stati inviati nelle zone «calde» e istruiti sui cavilli elettorali locali. A luglio la campagna ha annunciato la formazione di una coalizione chiamata «Lawyers for Trump»: nella lista, alcuni dei più famosi attorney general (presenti e passati) di Stati repubblicani e noti avvocati conservatori (Leonard Leo, Carrie Severino, Ed Meese) oltre ai legali personali del presidente (Rudy Giuliani, Will Consovoy, che lo ha difeso sulle tasse contro il procuratore di New York). E naturalmente c' è Jay Sekulow, in prima linea durante l' impeachment e il Russiagate. È il più gigantesco sforzo legale mai intrapreso in vista delle elezioni dal partito repubblicano, con ai vertici un team di 20 persone - tra cui Justin Riemer - che si coordinano con la campagna di Trump e con quelle dei candidati alla Camera e al Senato. Non solo i repubblicani hanno iniziato prima del voto a scrivere ricorsi da presentare ai tribunali dopo l' Election Day, ma hanno da tempo avviato battaglie nei tribunali, per esempio per impedire che fossero accettate nei giorni successivi le schede elettorali spedite entro il 3 novembre.
Leggi tutto: Biden e Trump: il dream team di avvocati reclutati un anno fa
IL DIRETTORE SANITARIO DI ATS MILANO, VITTORIO DEMICHELI: «IN LOMBARDIA CHIUSURA TARDIVA ANDAVA FATTA DUE SETTIMANE FA»
Quali sono i dati che fanno diventare da domani la Lombardia zona rossa? «Gli indicatori che mostrano come in Lombardia il contagio cresca in fretta e in modo incontrollato, in base ai quali è stato deciso l' ingresso nella lista delle Regioni in zona rossa, sono prevalentemente tre: l' ormai noto indice Rt, l' aumento della percentuale di tamponi positivi e la scarsa tenuta del sistema di tracciamento dei contatti» spiega Vittorio Demicheli, epidemiologo e membro della Cabina di regia del ministero della Salute, appena terminata in videoconferenza la riunione decisiva. Qual è l' indice Rt? «L' Rt regionale considerato, ossia l' ultimo che noi abbiamo esaminato in Cabina di regia, è a 2,01. Così la Lombardia viene inquadrata nello scenario 4, quello in cui il valore è prevalentemente e significativamente maggiore di 1,5. Al di là dei tecnicismi, uno scenario di questo tipo, secondo le indicazioni dell' Istituto superiore di Sanità, "potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l' origine dei nuovi casi"». E la percentuale di tamponi positivi? «In Lombardia i nuovi infettati sono 461 abitanti su 100 mila, lo 0,4% della popolazione. Il dato dei positivi sulla base dei tamponi eseguiti è pari al 26,6%. In aumento costante». L' altro indicatore fa riferimento al contact tracing. Cosa esprime? «È la forte difficoltà nel tracciare in modo completo le catene di trasmissione con il conseguente aumento dei casi al di fuori di focolai definiti. Purtroppo il contact tracing è in ritardo, nonostante gli sforzi nel potenziamento degli operatori destinati a tracciare i contatti a rischio e l' adozione dell' auto-tracciatura».
Ambulanze in fila a Torino: l’immagine simbolo della seconda ondata
Una decina di ambulanze in fila per raggiungere gli ospedali di Torino: l'immagine simbolo della seconda ondata di contagi. L’aumento dei ricoveri e degli accessi ai Pronto Soccorso di pazienti con coronavirus è simboleggiata da quella che è già diventata la foto simbolo della seconda ondata: una fila di ambulanze incolonnate a Torino dirette verso gli ospedali cittadini. Autore dello scatto è stato un residente nel capoluogo piemontese che l’ha pubblicata sul proprio profilo Instagram. Nella descrizione si parla di dieci ambulanze in coda sotto casa in Corso Dante e dirette verso la zona degli ospedali in procinto di tornare al deposito dopo la fine del loro servizio. A fargli presumere che fossero vuote è stata l’assenza di sirene. “Però impressionante. E siccome mi ha impressionato, ho filtrato la foto in modo che sembrassero tante macchinine giocattolo. Per mettere un po’ di distanza fra me e loro e avere un po’ meno tristezza. Con tutto che le ambulanze sono speranza di vita“, ha aggiunto. La sua fotografia ha già i presupposti per diventare il simbolo della nuova ondata di contagi che sta investendo il nostro paese. All’aumento dei casi positivi si sta infatti accompagnando un incremento dei pazienti che necessitano di ospedalizzazione.
Leggi tutto: Ambulanze in fila a Torino: l’immagine simbolo della seconda ondata
Non è finita: le altre quattro regioni verso il lockdown "soft"
Con il nuovo Dpcm la divisione in zone gialle, arancioni e verdi è stata fatta in base a dati che risalgono al 25 ottobre. I numeri più aggiornati potrebbero portare quattro territori a diventare zone arancioni e a cambiare le regole e i divieti. Ecco quali. Mentre i presidenti di Regione vanno all'attacco del nuovo Dpcm che divide l'Italia in zone (o aree) rosse, arancioni e gialle già nei prossimi giorni c'è il rischio che alcune aree dell'Italia vadano in lockdown "soft". Questo perché, come hanno sostenuto anche i presidenti ieri dopo l'annuncio di Conte, per inserire le sei Regioni nelle zone rossa e arancione (rispettivamente: Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta da una parte, Puglia e Sicilia dall'altra) è stato usato il monitoraggio di venerdì scorso, basato sui dati dal 19 al 25 ottobre. Non è finita: le prossime regioni a rischio lockdown "soft". A breve però i numeri di quel monitoraggio verranno aggiornati con i nuovi dati e questo potrebbe portare altre regioni in lockdown "morbido" o "soft", secondo il neologismo in uso. I maggiori rischi, spiega oggi Repubblica dopo che la stessa questione era stata sollevata anche nei giorni scorsi, ci sono Veneto e Liguria che ieri hanno avuto interlocuzioni a tutti i livelli con il governo. In base all'indice di contagio Rt che si trova tra 1,25 e 1,50 in quei territori e al rischio definito "alto" in base ai 21 indicatori del monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute validati dal Comitato Tecnico Scientifico, Veneto e Liguria avrebbero dovuto già essere inserite in zona arancione così come Puglia e Sicilia. Ma quella definizione del rischio è arrivata a causa dei dati ancora incompleti, e quindi, secondo la Cabina di Regia, "considerando l’imminente rivalutazione del rischio su dati aggiornati alla settimana 26 ottobre-1 novembre 2020, si ritiene di attenzionare in particolare queste Regioni per una definizione aggiornata e puntuale del livello di rischio".
Leggi tutto: Non è finita: le altre quattro regioni verso il lockdown "soft"
Nuovo Dpcm e lockdown delle regioni: "Messi in zona rossa a nostra insaputa, è uno schiaffo ai cittadini"
Dopo l'annuncio del governo sulle aree gialle, arancioni e rosse è scoppiata la rivolta dei governatori. Che hanno alcune ragioni e molti torti nella via che ha portato al lockdown. Vediamo quali. Giuseppe Conte ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi ha ufficializzato il lockdown delle Regioni a partire da domani 6 novembre e la divisione dell'Italia in zone o aree rosse, arancioni e gialle in base ai parametri sulla diffusione dell'epidemia di coronavirus. Ieri il bollettino della Protezione Civile riportava 30550 nuovi casi, circa 2mila più di ieri ma con 29mila tamponi in più e 352 morti. In base ai numeri è la Lombardia la regione con il maggior incremento dei casi: 7758 individuati nelle ultime 24 ore, circa mille in più rispetto a ieri. Balzo in avanti anche della Campania, con 4181 nuovi casi, quasi 1200 più di martedì. Seguono il Piemonte (+3577), il Veneto (2436), e il Lazio (2432). Secondo l'annuncio di Conte: * le regioni in zona rossa sono Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta; *le zone in area gialla sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, oltre alle province autonome di Trento e Bolzano (quest'ultima però è stata dichiarata zona rossa da domani con un'ordinanza), Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto; *le zone in area arancione sono invece Puglia e Sicilia. Tuttavia, non appena è arrivata l'ordinanza del ministero della Salute, è scoppiata la rivolta dei presidenti di Regione. Accusano in primo luogo il governo di "non averli neppure sentiti" pur avendo contezza dell'esatto contrario ma anche del fatto che la divisione in aree o zone è stata effettuata in base a indicatori e parametri numerici ovvero in base agli stessi dati che le Regioni hanno fornito al governo. Ma è anche vero che il testo del Dpcm prevede che l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza sia emanata "sentiti i presidenti delle Regioni interessate" e questo, sostiene oggi un retroscena del Fatto Quotidiano, non è accaduto. Ma "sentire" non vuol dire "negoziare", come ha ricordato proprio ieri Conte in conferenza stampa.
"L’idrossiclorochina ha salvato migliaia di vite". Burioni vs Salvini: "Non è vero. Non illuda la gente"
Il politico a favore del farmaco contro il Covid preso da Trump. Il virologo: "Perché illudere la gente?" “Si possono curare i pazienti a casa. Non faccio pubblicità ma c’è l’idrossiclorichina che ha salvato migliaia di vite”: sono queste le dichiarazioni rilasciate da Matteo Salvini a “L’aria che tira” su La7. Affermazioni a cui il virologo Roberto Burioni ha replicato duramente: “Non è vero. Non è vero. Non è vero - tuona dal suo profilo Fb -. L’idrossiclorochina è inefficace e pure pericolosa, come dimostrato da ampissimi studi. Che senso ha confondere e illudere la gente che sta male e che ha paura? Perché?”. Non è la prima volta che Burioni bacchetta Salvini sullo stesso tema. Già a fine ottobre lo aveva ripreso. “Segnalo all’On. Salvini che le evidenze scientifiche sono concordi nel dimostrare la NON EFFICACIA della idrossiclorochina nella cura di COVID-19 e che non esistono prove solide (nonostante studi internazionali su decine di migliaia di pazienti) riguardo all’efficacia del plasma”. Il leader politico aveva scritto: “Altra proposta concreta e costruttiva al governo: il rischio concreto è l’intasamento degli ospedali, per evitarlo l’Agenzia italiana del farmaco deve riattivare il protocollo di cura domiciliare con l’utilizzo di idrossiclorochina o antinfiammatori idonei sospeso...”.
Pagina 31 di 104
Ultime Notizie
-
Le SUPERCAZZOLE di Alessandro Giuli in audizione alla Camera
Ci hanno messo un po’ i parlamentari per capire cosa stesse leggendo Alessandro Giuli. Convocato in audizione, alla Camera, per esporre le linee... -
La Cappella Sistina - L'edificio e la decorazione
La Cappella Sistina costituisce un documento fondamentale dell'arte dell'Umanesimo e del Rinascimento per la decorazione pittorica pensata da subito... -
Maratonina di Autunno 2024 - Proiezione Gratuita di Cortometraggi
Come previsto nel bando del Concorso di Cortometraggi “ILCORTO.IT Festa Internazionale di ROMA 2024“, nell'intento di valorizzare, promuovere e... -
La Fotografia? è morta tra selfie, social e smartphone
La Fotografia è morta, proprio mentre stiamo vivendo nell'epoca dell' immagine compulsiva che ci accompagna 24 ore su 24 come mai era accaduto... -
Ma quale parità di genere. Le donne più giovani sono svantaggiate in tutto. In una ricerca le ragioni di ogni 8 marzo. Lavoro e diritti: pochi i passi avanti
In una ricerca le ragioni di ogni 8 marzo. Lavoro e diritti: pochi i passi avanti. Una giovane donna, oggi, in Italia, non ha ancora gli strumenti... -
Gioco delle tre carte sul taglio dell'Irpef nel Lazio. Parla il segretario Cgil Roma, Di Cola: "Beffati dalla Regione. Tasse più alte sopra i 28 mila euro”
In bianco e nero. La manovra fiscale annunciata dall’assessore regionale al Bilancio del Lazio, Giancarlo Righini, accoglie solo in parte le... -
Maratonina di Primavera 2024 - Proiezione Gratuita dei vostri Cortometraggi
Come previsto nel bando del Concorso di Cortometraggi “ILCORTO.IT Festa Internazionale di ROMA 2024“, nell'intento di valorizzare, promuovere e... -
Approfondimenti Didattici sul Cinema e sui Cortometraggi, per il Liceo Artistico RIPETTA di Roma
Presso la Biblioteca Flaminia a Roma in Via Fracassini 9, si terrà una serie di incontri per Approfondimenti didattici sul Cinema ed il...
Login Form
Ricerca
La nostra email è:
Scrivere Sceneggiature
Utenti Unici dal 01-01-2020
Scienza & Tecnologia
-
Digitale terrestre: problemi in tutta Italia, come risolvere
Secondo quando indicato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), il programma che dovrebbe portare al nuovo digitale terrestre si è concluso... -
Cosa sa di te WhatsApp? C’è un modo (semplice) per scoprirlo
Non sono stati mesi semplici per WhatsApp quelli che hanno aperto il 2021. Il popolare servizio di messaggistica istantanea è stato infatti travolto da un... -
Lo Stato indipendente chiamato Facebook
Ormai è più di un social network: dalla app di appuntamenti, fino all'e-commerce. E arrivò anche la propria moneta. Era nata coma piattaforma per i... -
Covid: la disinformazione corre sui social
Bufale e disinformazione fanno sì che la covid non venga percepita come una minaccia: per questo chi si informa solo sui social network tende a non... -
Il Fatto e le fake news sul 5G
Oggi il Fatto spiega ai suoi lettori l’isteria da antenne 5G e in particolare le fake news sui rischi per la salute. Il quotidiano spiega... -
Digitalizzazione, Italia ultima in Ue per competenze. “Solo il 13 per cento ha accesso alla banda...
Il nuovo rapporto della Commissione: il 42% della popolazione ha solo una competenza di base, i laureati in discipline Ict sono l'1%. E arranca lo... -
Immuni: pronta la soluzione per smartphone Huawei
I problemi di Immuni con i terminali Huawei potrebbero essere prossimi ad una soluzione. La novità giunge direttamente dalla Cina, infatti, e da... -
Il complottismo fa guadagnare i complottisti
Il complottismo rende perché raccoglie attenzione, produce pagine viste e monetizza l'advertising: ecco come si finanzia chi cavalca l'indignazione. Quanto... -
Zoom: attenzione a ciò che scaricate, in rete circolano versioni infettate da malware
Non è la prima volta che vi raccontiamo di malintenzionati e hacker che tentano di sfruttare la situazione difficile in cui la pandemia di... -
Google e la storia del tracciamento COVID-19 su Android
Anche Diego Fusaro si iscrive ai complottisti di Google, Android e del tracciamento COVID-19. Dopo la storia del complotto di Android che ti...