Se vogliamo cambiare sul serio questo Paese dobbiamo dimenticare la tentazione di arrenderci, anche quando la salita si fa più dura e viene naturale la voglia di lasciar perdere e campare meglio pensando al nostro orticello. Dunque mettiamo in conto delusioni e sconfitte, perché il sistema si è sempre difeso con ogni mezzo, e non c’è speranza che in futuro la musica cambi. Soprattutto se c’è da difendere i vecchi privilegi. Prendiamo la faccenda dei vitalizi, centinaia di milioni di euro dati in premio agli ex parlamentari che negli anni della carica hanno già ricevuto un sontuoso trattamento. Soldi che in molti casi si sommano a più di una pensione. In Italia si è fatta una battaglia durissima per cancellare questa vergogna e si era riusciti a bloccarli, fin quando una Commissione del Senato non ha deciso di ripristinarli, e pagare ai beneficiari o alle loro famiglie pure gli arretrati. Su questo epilogo pende ora un ulteriore verdetto di una Commissione d’Appello, in cui a decidere se lasciare o meno i vitalizi ci sono gli stessi futuri percettori dell’assegno. Meglio perciò non farsi illusioni su come voteranno.
La Meloni dice di si ai contagi sui taxi collettivi! Complimenti.
“Perché non ci poniamo il problema che la principale fonte di contagio è, a occhio, rintracciabile nei trasporti pubblici? Bello fare il coprifuoco dalle 24 alle 5 ma che senso ha se poi alle 6 di mattina hai milioni di persone che si stipano sui mezzi di trasporto, che ci hanno spiegato si sarebbero decongestionati grazie ai monopattini?” Lo dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Quindi per lei le sue misure sarebbero partite dai mezzi di trasporto. “Sarei partita da li. Si potevano coinvolgere i pullman privati, o addirittura i taxi e gli Ncc, come accade in altri paesi, dove fanno i taxi collettivi, con le fermate, come fossero mezzi pubblici”.
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Salvini a processo anche per Open Arms, udienza preliminare il 12 dicembre. La Ong: "Siamo parte lesa"
Dopo il caso Gregoretti per Matteo Salvini si materializza anche il secondo processo per sequestro di persona. A tre mesi dall'autorizzazione a procedere votata dal Parlamento il giudice dell'udienza preliminare di Palermo Lorenzo Jannelli ha fissato al 12 dicembre l'udienza che vede l'ex ministro accusato di sequestro dei 163 migranti rimasti per 21 giorni davanti all'isola di Lampedusa a bordo della Open Arms la nave della Ong spagnola che nel processo è parte lesa e si costituirà parte civile. Come probabilmente molti dei migranti che sono stati tutti rintracciati per la notifica. I fatti si riferiscono ad agosto del 2019 quando Matteo Salvini al Viminale negava i porti alle navi umanitarie applicando rigidamente il secondo decreto sicurezza con il divieto di ingresso in acque italiane. Così avvenne anche per la Open Arms che tra gli ultimi giorni di luglio e i primi di agosto aveva preso a bordo 163 persone in diverse operazioni di salvataggio. A differenza delle altre volte però, dopo aver avuto notificato il divieto di ingresso in acque italiane nonostante la dichiarazione di stato di emergenza da parte del comandante impossibilitato a garantire la sicurezza dei migranti e dell'equipaggio in quelle condizioni, i legali della Open Arms presentarono un ricorso urgente al Tar del Lazio che diede loro ragione.
Il Parlamento dei voltagabbana. Siamo già a 131 cambi di casacca. Neppure la pandemia ha fermato la transumanza. Da gennaio 42 traslochi: i giallorossi i più danneggiati
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. E in Parlamento il cambio di casacca è un vizio davvero duro a morire. Da inizio legislatura, secondo i dati dell’Associazione Openpolis, i cambi di gruppo sono stati 131, per una media di circa 4,37 voltagabbana al mese. Meno rispetto alla XVII legislatura (marzo 2013-marzo 2018) in cui il fenomeno era letteralmente esploso: 569 traslochi da parte di 348 parlamentari da un settore all’altro dell’emiciclo. Durante il governo Conte I, si è registrata una media di circa 1,61 cambi al mese. Con l’inizio dell’esecutivo giallo-rosso, governo Conte II, il dato medio è esploso a 7,3. Ad aprire le danze ci ha pensato Matteo Renzi con la nascita di Italia Viva, che nel settembre 2019 ha portato ben 51 cambi di casacca. Nell’ultimo anno la media si è attestata a 4,1 cambi al mese. Openpolis registra complessivamente 24,2 per cento cambi di gruppo dall’inizio dell’emergenza. IL PALLOTTOLIERE. Da gennaio 2020, infatti, sono stati ben 42 gli spostamenti, di cui 31 avvenuti dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.
I pronto soccorso della Lombardia: “Siamo al collasso, serve lockdown”
Guido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 dei pronto soccorso lombardi non usa mezzi termini per delineare la situazione in regione e lancia un appello chiaro: “Ora bisogna chiudere. Siamo arrivati al punto che è necessario un lockdown. La situazione di rischio è generalizzata, riguarda tutta la regione. Soprattutto in alcune aree il sistema assistenziale è vicino al collasso. Milano è più avanti, ma anche altre province hanno quell’andamento esponenziale che preoccupa”. Bertolini spiega all’Adn Kronos: “Quando la crescita esponenziale entra nella fase ripida di salita non c’è più modo di controllarla. Ed è necessario chiudere. Ormai è tardi per altro. Qualunque misura ha effetti fra 10-15 giorni. Anche se chiudiamo tutto adesso, per 15 giorni andremo avanti a vedere questa crescita impressionante dei contagi e dei malati che hanno bisogno di cure con sofferenza degli ospedali. Se i pronto soccorso sono in una situazione quasi ingestibile, ed è così, quella sofferenza poi arriva a tutti i livelli. Anche la società non viene risparmiata”.
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Talk show e disinformazione, imbarbarimento mediatico, i veri mali del giornalismo italiano
L’emergenza covid 19, oltre che preoccupare, riesce a coagulare l’attenzione dei cittadini occupando giornalmente interi spazi televisivi con Tg e talk show dove i soloni del giornalismo nostrano, tuttologi, scienziati a propensione mediatica, vengono a inoculare il virus del dubbio e della confusione con le loro argomentazioni contraddittorie, a volte catastrofiche a volte minimizzatrici. Queste provocano sfiducia e disorientamento mentre il malcontento incomincia a farsi strada tra la popolazione. Il continuo cannoneggiamento mediatico così sortisce l’effetto contrario e ci induce sempre più a dubitare della veridicità delle informazioni e a credere che su questa pesi pesantemente la mano degli editori in assoluto conflitto di interessi. La verità è quella che ci propinano i media o è soltanto lo specchio deformato di essa? Di contro si rimane perplessi, se non addirittura sconcertati, dinanzi ad un imbarbarimento dell’informazione con critiche spesso gratuite pronte a sfociare nelle offese personali o, come accaduto domenica scorsa, ad un passo dallo scontro fisico tra il conduttore della trasmissione “Non è l’arena” Massimo Giletti e il direttore del giornale “la Notizia” Gaetano Pedullà.
Cos’ha ha fatto Salvini contro la seconda ondata? Nulla. Anzi!
“Cosa ha fatto il governo per evitare la seconda ondata?”. Questo, più volte, si è domandato Matteo Salvini. Tutti hanno il diritto di porsi un quesito simile. Tutti tranne lui. Non si sa se il governo abbia fatto abbastanza (probabilmente no). Si sa però cosa abbia fatto Salvini per evitare la seconda ondata dentro cui rischiamo tutti di naufragare: nulla. Dal 2 giugno, quando organizzò insensatamente un’adunanza con Meloni e Tajani che suonò come uno sputo in faccia ai sacrifici di milioni di italiani durante il lockdown, fino poi alle settimane scorse, Salvini ha attuato tutto quello che non andava attuato dentro una pandemia mondiale. - Si è imbarcato in una sorta di “Covid Tour” travestito da campagna elettorale, toccando ogni luogo (o quasi) d’Italia fregandosene delle regole minime anti-Covid. Assembramenti e selfie come se piovesse, spesso senza mascherina, a Bergamo; a Codogno e Piacenza; a Prato e Cisterna; a Milano Marittima e a Forte dei Marmi; a Barletta e Augusta; a Termoli e Avezzano. E via così. - A metà giugno ha detto che non aveva senso di parlare di seconda ondata. E ovviamente ci ha preso come sempre.
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Il vaso di Pandora della Lega Lombarda
La Lombardia non è solo scandalo camici e conflitti di interessi, è anche quella Regione che, in piena pandemia, a marzo scorso, anziché attingere ai test rapidi già validati e in commercio, ha scelto di fabbricarsene uno che sarebbe stato pronto solo dopo mesi e in effetti è nato a giugno scorso, in tempo per la seconda ondata di contagi. L’ha fatto tramite un IRCSS pubblico del suo territorio che, senza uno straccio di gara, ha chiuso un accordo milionario con una affiliata italiana di nota multinazionale della immunodiagnostica che, per mettere a punto il test, ha sfruttato la sua ricerca, le sue strutture, le sue strumentazioni. Tutta roba pagata con i soldi dei contribuenti. E non solo. La Regione Lombardia è anche quel soggetto che a marzo scorso, mentre accumulava ritardi folli nella tracciatura dei contagi, lasciando che la pandemia esplodesse e mandasse in tilt tutti i suoi ospedali, diffidava quei Sindaci del suo territorio che, senza sottrarre un euro alle casse pubbliche e grazie alla gara di solidarietà dei loro concittadini, si erano presi la responsabilità di agire in autonomia avviando una campagna di test rapidi utilizzando metodiche già in uso e certificate.
Perché in inverno ci si ammala di più (anche di Covid). Come proteggersi
Respirare aria secca in casa e fredda all’esterno blocca il meccanismo di difesa delle prime vie aeree che è costituito dalle cellule «cigliate» che si trovano nella trachea. Usare umidificatori per gli ambienti e uscire con bocca e naso coperti può aiutarci a combattere meglio i virus (innanzitutto Covid e influenza). Il SARS-CoV-2 non sembra essere influenzato particolarmente dalla stagionalità come altri virus respiratori (lo dice anche un recente studio su Nature), infatti ci si può ammalare anche in estate (è successo in varie parti del mondo), ma siamo noi a essere più deboli in inverno: durante la stagione fredda, infatti, siamo più esposti nei confronti dei virus a trasmissione aerea, come il SARS-CoV-2. Ecco perché. Il freddo paralizza le cellule «cigliate». Ammalarsi in inverno di un virus che attacca le vie respiratorie è più facile. E lo è anche per il coronavirus. L’ambiente invernale promuove la diffusione di una varietà di infezioni da virus respiratori. I due principali fattori che contribuiscono sono i cambiamenti nei parametri ambientali (in particolare la temperatura e l’umidità) e nel comportamento umano (la frequentazione maggiore di spazi chiusi). Umidità assoluta e umidità relativa influenzano l’importante meccanismo di difesa del nostro apparato respiratorio chiamato clearance mucociliare: le cellule “cigliate” che si trovano nella trachea e che sono deputate a spostare verso l’esterno il muco, che ingloba polveri e minuscoli corpi estranei, compresi virus e batteri, penetrati nelle vie aeree. Il freddo paralizza il movimento di queste “ciglia” e di conseguenza il muco ristagna con tutta la sua carica virale o batterica. L’effetto negativo del freddo sulla clearance mucociliare è amplificato dallo sbalzo termico che si verifica nel passaggio dall’ambiente interno molto caldo e quello esterno particolarmente gelido (ma anche viceversa).
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Ai teatri e ai cinema serve un’alternativa vera
Forse bisognerebbe fermarsi un attimo e riflettere sulle parole che stiamo spendendo e le proposte che stiamo avanzando per non chiudere cinema, teatri, sale da concerto. Non perché siano sbagliati gli argomenti, e tantomeno non condivisibili le intenzioni. Non c’è dubbio sul fatto che “l’arte rifonda continuamente la comunità” e che “senza teatro la polis comincia a disgregarsi”, come ha scritto per esempio Nicola Lagioia. E dunque non deve esserci dubbio sul fatto che nel buco nero di una pandemia che sembra non finire più abbiamo davvero bisogno di arte, cultura e bellezza come del pane. Ne abbiamo bisogno come comunità e come singoli individui: senza saremmo (siamo) tutti più deboli, più poveri, più soli. Ma una pandemia è qualcosa che irrompe nelle nostre vite e non si lascia dominare. Lo stiamo imparando – a fatica, attoniti e renitenti – settimana dopo settimana. I dati, a meno di non abboccare all’idiozia delle varie sfumature negazioniste, sono crudeli. Quelli meno equivoci da tutti i punti di vista – la pressione sugli ospedali e in particolare sui reparti di terapia intensiva – ci dicono già che avremo un inverno durissimo. L’unica arma che abbiamo è rallentare, svuotare, isolare. Chiudere quello che si deve, rinunciare a quello che si può. E allora qualche verità amara va detta. I cinema e i teatri si sono già svuotati. E comunque, nel loro piccolo (molto piccolo, ahimè) contribuiscono al movimento, alla circolazione, alla riunione.
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DDI: insegnanti obbligati all’orario di servizio completo, con alternanza di attività sincrone e pause. Si recupera?
Didattica Digitale Integrata: nelle more della decisione da parte di alcune sigle sindacali sulla sottoscrizione del Contratto, già firmato da Cisl e Anief, il Ministero ha inviato alle scuole il relativo testo e una nota di accompagnamento molto dettagliata e ben strutturata. E’ stata definitivamente chiarita la questione dell’orario di servizio degli insegnanti. “Il personale docente è comunque tenuto al rispetto del proprio orario di servizio e alle prestazioni connesse all’esercizio della professione docente, e mantiene intatti i diritti sindacali, compresa la partecipazione alle assemblee sindacali durante l’orario di lavoro, che si potranno tenere con le stessa procedure con cui si svolgono le attività didattiche a distanza.” La DDI si svolge in ottemperanza a quanto previsto dalle Linee Guida di cui al Decreto del Ministro dell’istruzione 7 agosto 2020, n. 89, per come declinate dalle istituzioni scolastiche nell’apposito Piano scolastico, che rappresenta lo strumento organizzativo che le scuole si sono date per garantire il diritto all’istruzione, anche attraverso le possibilità date dal decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275. Le quote orarie sono indicate nelle Linee Guida emanate dal Ministero lo scorso agosto. I livelli essenziali minimi da garantire come quote orarie settimanali di lezione in modalità sincrona per i gruppi classe, con riferimento ai gradi di istruzione, sono:
Coronavirus, Ricciardi: “Lockdown necessario a Milano e Napoli. In queste aree la trasmissione è esponenziale e ci sono migliaia di asintomatici”
“A Milano e Napoli uno può prendere il Covid entrando al bar, al ristorante, prendendo l’autobus. Stare a contatto stretto con un positivo è facilissimo perché il virus circola tantissimo. In queste aree il lockdown è necessario, in altre aree del Paese no”. E’ quanto ha detto l’ordinario di Igiene all’Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi. Tornando a chiedere misure più restrittive, il consulente del ministero della Salute per l’emergenza Covid-19, sottolinea che “ci sono delle aree del Paese dove la trasmissione è esponenziale e le ultime restrizioni adottate, che possono essere efficaci nel resto del territorio, in quelle zone non bastano a fermare il contagio”. “A Milano e Napoli – ha concluso Ricciardi – è impensabile qualsiasi attività che prevede l’avvicinarsi di persone negli spazi chiusi”. Ci troviamo, infatti, ha aggiunto l’esperto, in presenza “di migliaia di soggetti asintomatici che tornano a casa, dove non si indossa la mascherina, ci si bacia e ci si abbraccia”.
"Anche la mia tabaccheria chiude alle 18 per solidarietà. Un caffè no e un gratta e vinci sì?"
L'iniziativa di Cristina Cerato, titolare di una tabaccheria di Castelrosso di Chivasso: “Se non posso andare a prendere un caffè in bar o pasticceria, perché posso andare a comprare un Gratta e vinci? Questo Stato non si merita la mia intraprendenza e i miei sacrifici”: è questo il messaggio che lancia Cristina Cerato, titolare della omonima tabaccheria di piazza dell’Assunta in frazione Castelrosso di Chivasso. La commerciante ha deciso che la sua attività chiuderà alle 18, per solidarietà nei confronti di tutta la categoria. Le serrande resteranno abbassate oltre le sei del pomeriggio per tutta la durata delle restrizioni imposte dal Dpcm. E da dietro il bancone della sua attività Cristina Cerato sfoga la sua rabbia, come riporta il giornale locale La Voce. “L’unica cosa che vuole lo Stato è prendere soldi. Noi tabaccai siamo schiavi di uno Stato che ci fa pagare le tasse per ottemperare ai servizi che dovrebbe invece garantire la pubblica amministrazione”. E conclude: “Bisognerebbe una volta tanto essere coesi tra noi. Lo Stato dovrebbe ricevere 50 euro simbolici come pagamento delle tasse. È giusto che capisca che se muoiono le partite iva muore anche lo Stato”.
I cospirazionisti di QANON, che credono che il mondo sia governato da una cricca segreta di pedofili di cui fanno parte OBAMA, PAPA FRANCESCO, DALAI LAMA, SOROS e TOM HANKS (manca il MAGO OTELMA)
Il mondo è governato da una cricca segreta di pedofili, di cui fanno parte Obama, Papa Francesco, il Dalai Lama, Soros e Tom Hanks. Hillary Clinton beve un elisir ricavato dal sangue dei bambini insieme a Katy Perry, per restare eternamente giovane, mentre John Kennedy junior non è mai morto, e presto si manifesterà al fianco di Donald Trump per ripulire la società corrotta. Le teorie cospirative non sono mai mancate negli Usa, ma tra una settimana entreranno alla Camera. Infatti la candidata repubblicana al 14th District congressuale della Georgia, Marjorie Taylor Greene, ha sostenuto il gruppo QAnon che crede in questi complotti, e conquisterà il seggio perché non ha oppositori. La sua vicenda è legata alle presidenziali, perché Trump l'ha appoggiata e non ha mai condannato quella che molti definiscono la nuova «religione» americana, denunciata invece dall'Fbi come una potenziale minaccia terroristica che riguarda anche noi. La Georgia è sorprendentemente uno degli Stati in bilico, in vista del voto di martedì. Secondo RealClearPolitics il capo della Casa Bianca è avanti dello 0,4%, e se perdesse qui si scorderebbe la conferma.
Coronavirus in Italia: i tagli al Servizio sanitario nazionale, chi li ha fatti e perché
Taccia chi ha tagliato la Sanità. Un passato che non deve tornare più
L’Osservatorio Gimbe ha calcolato 37 miliardi di definanziamento al Sistema Sanitario Nazionale. Responsabilità che hanno nomi e cognomi: dalla lettera di Draghi-Trichet all’avvento di Monti, e poi governi incapaci di invertire la tendenza. I documenti e l’occasione storica per il governo in carica: ribaltare il paradigma imperante. Potremmo dire che sia un caso il fatto che la Germania ha 28 mila posti letto in terapia intensiva, e l’Italia 5 mila (clicca qui) tanto che l’emergenza coronavirus fa tremare i polsi proprio per il rischio di saturazione di questi spazi, senza i quali la cura per i malati colpiti più gravemente (circa il 10% dei contagiati rilevati) rischia di diventare impossibile. Potremmo dire che sia un caso il fatto che la spesa sanitaria in tutti i paesi del G7 sia cresciuta costantemente negli ultimi 10 anni, mentre quella italiana sia rimasta pressoché stabile e comunque inferiore al tasso di inflazione (dunque con una somma simile si acquistano meno beni e servizi rispetto a dieci anni prima).
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Ieri solo 17.012 casi? ma fatti meno tamponi: 124.686, circa 37mila in meno. Ma il grafico ci spiega che...
Contagi in calo, come tutti i lunedì, a fronte, tuttavia, di un numero nettamente inferiore di tamponi (124.686, circa 37mila meno di ieri). Sono 17.012, infatti, i nuovi casi di Coronavirus registrati nelle ultime 24 ore, ieri erano stati 21.273. Aumentano, invece, i decessi: 141 contro i 128 di domenica, per un totale di 37.479 vittime dall’inizio dell’epidemia. Continua a salire il rapporto positivi/tamponi: 13,14% oggi, ieri era 11,05%. In forte aumento, secondo quanto riferisce il bollettino giornaliero del ministero della Salute, anche i ricoveri ordinari di pazienti sintomatici +991 (ieri +719), per un totale di 12.997 malati ospedalizzati. Crescono ancora le terapie intensive +76 (ieri +80), arrivando a 1.284 totali. Gli attualmente positivi sono 236.684 (+14.443), di questi 222.403 si trovano in isolamento domiciliari asintomatici o con sintomi lievi. La regione che registra il numero maggiore di casi è ancora la Lombardia (+3.570), seguita da Toscana (+2.171), Campania (+1.981), Lazio (+1.698) e Piemonte (+1.625). In aumento i guariti, 2.423 (ieri erano 2.086).
Info sul grafico GIMBE: Le colonne azzurre (descritte dai numeri sull’asse di destra) si riferiscono al numero assoluto dei casi testati, ovvero dei tamponi eseguiti su un soggetto non ancora diagnosticato come positivo al Sars-CoV-2, escludendo invece tutti i tamponi eseguiti su soggetti già diagnosticati come positivi al virus che servono, invece, per verificarne la guarigione). La linea rossa (descritta dai valori percentuali sull’asse di sinistra) indica, in termini percentuali, quanti soggetti giorno per giorno risultano positivi sul totale dei casi testati. Un aumento del rapporto positivi/casi testati (linea rossa) indica un sovraccarico nel sistema di tracciamento e isolamento dei focolai.
Lega, Salvini crea la segreteria 'allargata' per restare solo al comando
Doveva essere un organismo snello e operativo quello pensato per affiancare il leader nelle scelte più delicate. Ma di fatto è un comitato ampio, composto da ben 33 dirigenti che rappresentano tutta la nomenclatura leghista, governatori compresi. All'insegna del "tutti dentro, nessuno conta" al di fuori del capo. Sembrava avesse imparato la lezione, Matteo Salvini. "Più delego e più sono contento", aveva detto dopo la sconfitta in Toscana e il calo dei consensi delle regionali rispetto alle Europee, dopo il tonfo delle amministrative. Non si era spinto fino all'autocritica, dote che non gli appartiene. Ma aveva annunciato ai suoi e a tutti una svolta: la nascita di una segreteria politica snella e operativa dalla quale farsi affiancare per le scelte più delicate. Sembrava l'avvento della primavera "araba" in Lega, uno squarcio di democrazia interna in un partito che - dai tempi di Umberto Bossi, va detto - ha conosciuto solo la legge del capo. E invece, a un mese di distanza, quando il segretario ha finalmente svelato la composizione della squadra, si scopre che non è poi così snella come tutti si aspettavano. I 33 dirigenti che la compongono rappresentano di fatto tutta la nomenclatura della Lega, una falange. Talmente allargata e diluita, commenta chi pensava di rientrarvi ma insieme a pochi altri, che l'effetto sarà quello del "tutti dentro, nessuno conta". La conseguenza, piuttosto chiara nel partito, è che continuerà a comandare sempre e soltanto il capo.
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Gli asintomatici causano un terzo dei contagi
Ieri il professor Andrea Crisanti ha criticato la proposta delle Regioni che voleva ridurre i test del tampone solo a chi manifesta i sintomi di COVID-19. Oggi Repubblica spiega che il problema degli asintomatici è che sono tanti e contagiosi:
Perché sono un problema?
Gli asintomatici possono essere contagiosi come le persone con sintomi. Molti studi hanno visto che in alcuni casi gli asintomatici hanno la stessa carica virale dei sintomatici. C’è poi un altro problema: «Anche chi sviluppa sintomi, raggiunge il picco di contagiosità poco prima della loro comparsa, quando sta ancora bene» spiega Flavia Riccardo, epidemiologa dell’Istituto Superiore di Sanità.Che ruolo giocano gli asintomatici in questa pandemia?
Secondo le stime, fra un terzo e metà dei contagi derivano dagli asintomatici. È la più grande differenza fra questa pandemia e la prima Sars, nel 2002-2003. Allora gli infetti diventavano contagiosi solo quando stavano male. Questo contribuì alla possibilità di isolare i malati e di estinguere l’epidemia.
La teoria del complotto QAnon spopola anche in Italia: ecco chi c’è dietro
Primo episodio della miniserie di approfondimento di TPI su QAnon, la teoria cospirazionista secondo cui Trump sta conducendo una guerra segreta per salvare il mondo da una rete di pedofili e satanisti, tra cui Bill Gates e Giuseppe Conte. La propaganda corre negli Usa ed è arrivata anche in Europa: vi raccontiamo chi c'è dietro agli adepti italiani. A partire da un nome ricorrente: Veleno. Tre stelline a fianco del nome profilo sui canali social forse adesso non vi diranno niente, così come forse niente vi dirà il nome dell’utente Veleno o quello del canale Telegram Qlobal Change, ma alla fine di questo articolo ne comprenderete significato e pericolosità del fenomeno che sta avanzando anche da noi, in Italia. Stiamo parlando della tesi cospirazionista QAnon: il mondo è governato da un gruppo ristretto di pedofili e satanisti (tra cui Bill Gates e Conte) e l’uomo incaricato di combattere questa guerra segreta contro il male è nientepopodimeno che il presidente degli Stati Uniti d’America Donald J. Trump. Il compito di Trump è riunire i popoli, donare loro la libertà e far governare la pace. Ci credete? Questa teoria potrebbe far quasi sorridere se non fosse che qualcuno, influenzato dall’incessante propaganda QAnon (questo il nome della tesi cospirazionista), è passato ai fatti lasciando dietro di sé una scia di sangue che rischia di allungarsi dopo le elezioni presidenziali Usa. La teoria di QAnon è nata negli Stati Uniti e negli Stati Uniti trova lo scenario di gran parte della finzione e delle sue conseguenze drammaticamente concrete. Eppure, navigando con facilità attraverso le brevissime distanze dell’infosfera, QAnon è sbarcata in Europa dove sta prendendo sempre più piede. Anche in Italia.
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Conte risponde a Riccardo Muti con una lettera: “Ecco perché abbiamo chiuso teatri e concerti”
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte risponde all’appello del Maestro Riccardo Muti pubblicato ieri sul Corriere della Sera, e spiega perché ha chiuso anche sale da concerto e teatri. Muti, nella sua lettera, aveva scritto che “Chiudere le sale da concerto e i teatri è decisione grave”. Il premier ha dichiarato che è stata una decisione “particolarmente sofferta“: “Siamo stati costretti a prenderla perché l’obiettivo primario deve essere adesso recuperare il controllo della curva epidemiologica ed evitare che la sua continua ascesa possa compromettere l’efficienza del nostro sistema sanitario e, con esso, la tenuta dell’intero sistema sociale ed economico”. “È una decisione che non abbiamo preso a cuor leggero perché siamo consapevoli che tutti i protagonisti del mondo dello spettacolo – artisti, musicisti, autori, imprenditori, tecnici, lavoratori – stanno soffrendo enormi difficoltà ormai da molti mesi”, scrive Conte nel suo intervento sul Corriere in risposta alle parole di Riccardo Muti. “I medesimi protocolli di sicurezza, se da un lato offrono maggiori garanzie di prevenire il contagio, dall’altro lato limitano fortemente la presenza del pubblico, contribuendo al generale depauperamento di questo come di altri settori di attività”. “Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Tutte le misure messe in campo rispondono alla necessità di tenere sotto controllo la curva dei contagi. Con lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado, puntiamo a ridurre momenti di incontri e soprattutto l’afflusso nei mezzi di trasporto durante il giorno, perché sappiamo che è soprattutto lì che si creano affollamenti e quindi occasioni di contagio”, spiega. “Acquistare subito centinaia di nuovi mezzi pubblici è impossibile, per questo andava decongestionato il sistema del trasporto pubblico agendo su scuola e lavoro e altre occasioni di uscita come lo sono l’attività sportiva in palestre e piscine”.
Siamo in piena emergenza Covid, ma nella Lega pensano solo alle elezioni. Dopo Salvini pure Giorgetti ora chiede il voto anticipato al 2022
“A mio giudizio, dovremmo votare nel 2022 dopo aver rieletto Mattarella”. E’ quanto afferma il vice segretario della Lega, Giancarlo Giorgetti, nelle pagine del nuovo libro di Bruno Vespa Perché l’Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del virus). “La cosa migliore sarebbe rieleggere Mattarella – aggiunge l’esponente del Carroccio -, con l’intesa che possa presto riallineare il Parlamento all’ultimo referendum costituzionale. In questo modo il suo successore verrebbe eletto dal Parlamento rinnovato di 600 membri. E’ assurdo che un corpo elettorale delegittimato di 1000 componenti elegga un capo dello Stato destinato a restare in carica sette anni”. Sempre parlando dell’elezione del Capo dello Stato, Giorgetti sottolinea come su questo terreno il centrodestra, che con la maggioranza dei delegati regionali è molto competitivo, vuole giocarsi fino in fondo la sua partita. “Abbiamo il 46 per cento del corpo elettorale. E se troviamo una personalità che possa prendere voti anche dall’altra parte – aggiunge -, con lo scrutinio segreto possiamo farcela”.
Coronavirus, perché tenere le finestre aperte è molto efficace
TENERE le finestre aperte il più possibile potrebbe essere uno strumento centrale per contrastare la trasmissione del coronavirus Sars-Cov-2. Uno studio condotto da un gruppo di fisici dell'Università del New Mexico ha mostrato che questa regola vale anche per le aule scolastiche. La continua ventilazione, infatti, consente di ridurre significativamente la presenza di minuscole particelle di virus sospese nell'aria (il cosiddetto aerosol o trasmissione airborne) che soprattutto negli ambienti chiusi può rappresentare un veicolo di diffusione del virus. I risultati sono pubblicati sulla rivista Physics of Fluids. Aerosol e coronavirus. L'aerosol è composto da una sospensione di particelle molto piccole, di dimensioni inferiori ai 5 micrometri (millesimi di millimetro), emesse durante la respirazione oppure che sono i residui di goccioline più grandi prodotte mentre si parla. Le particelle possono sostare o essere trasportate nell'aria, permanendo per un tempo che ancora è da stabilire. Di questo argomento si discute ormai dall'inizio della pandemia. Fino a poco tempo fa la trasmissione airborne (al chiuso o all'aperto ma in luoghi molto affollati) non era segnalata fra le possibili vie di contagio e solo recentemente è stata inserita ufficialmente nella lista da alcune autorità sanitarie di riferimento, come i Centri di controllo e prevenzione delle malattie statunitensi (Cdc) statunitensi.
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L’audio fake sui 38 positivi nella RSA di Trieste per il vaccino antinfluenzale
In queste ore sta circolando un messaggio audio che racconta che 38 anziani in una RSA di Trieste sono risultati positivi al Coronavirus dopo essere stati vaccinati contro l’influenza: “ecco come ti servono la seconda ondata in tempo reale, ti creano i positivi nelle case di riposo”. Ovviamente è una fake news. Il messaggio completo riportato su molti post nei social recita: “ECCO COME TI SERVONO LA SECONDA ONDATA IN TEMPO REALE, TI CREANO I POSITIVI NELLE CASE DI RIPOSO. Testimonianza da una casa di riposo di Trieste. 38 vaccini antinfluenzali fatti ad altrettanti anziani. C’è chi li ha rifiutato! Il giorno dopo coloro che avevano fatto il vaccino erano positivi al tampone, gli altri no e stavano bene! Chi aveva patologie pregresse, tipo il 90enne (più di la che di qua ) ed ha fatto il vaccino ed e’ morto, ecco che lo additano come morto di Covid …. PER QUANTO TEMPO VOLETE ANCORA FARVI PRENDERE IN GIRO?” La bufala è diventata virale tanto che il post è stato stato tradotto anche in inglese. E ha costretto l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina a smentire tutto con un post su Facebook:
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L’allarme del capo del Cts in Francia: «Questa ondata è peggiore della prima: non tutti sono consapevoli». L’ipotesi di un lockdown più duro
Nella giornata di ieri la Francia ha registrato 52 mila nuovi casi di Coronavirus. Un record per il Paese transalpino dove il 51% dei posti di terapia di tutto il territorio sono occupati da pazienti Covid. «Questo virus è molto difficile. Abbiamo acquisito molte informazioni, ma non sappiamo tutto», dice ai microfoni dell’emittente radiofonica RTL Jean-Francois Delfraissy, capo del comitato tecnico scientifico francese. «Questa seconda ondata – aggiunge – sarà probabilmente più forte della prima ondata e l’impatto sul sistema sanitario sarà immediato, nelle prossime tre settimane, nei servizi di rianimazione». Secondo Delfraissy i casi reali di Coronavirus al giorno sono più di 50 mila già da tempo e, avverte, si verso i 100 mila. Le ipotesi sul lockdown. Davanti all’impennata dei contagi e a una forte seconda ondata secondo l’immunologo francese ci sono due opzioni. Una è un coprifuoco «più massiccio sia negli orari che nell’estensione geografica». La seconda prevede un lockdown “meno duro” del primo sull’esempio di quello irlandese. In Irlanda le scuole sono rimaste aperte e le persone possono camminare e correre ad un massimo di 5 km da casa. Per chi vive da solo è previsto incontrarsi con un’altra famiglia parte della sua bolla di sostegno. «Penso che molti nostri concittadini non sono ancora consapevoli di quanto ci attende. Posso capirlo, è qualcosa di molto difficile da accettare», ha continuato Delfraissy. «Adesso – ha proseguito – dobbiamo avere una visione che non sia soltanto francese, ma europea».
La donna del video con il casco per respirare cancella tutto per gli insulti dei negazionisti
“In questa boccia per pesci mi sento morire”: il video di Clotilde Armellini, una donna malata di COVID-19 costretta a indossare il casco respiratore, è diventato virale. Ma lei e la sua famiglia sono stati travolti dagli insulti dei negazionisti. “In questa boccia per pesci mi sento morire”: il video di Clotilde Armellini, una donna malata di COVID-19 costretta a indossare il casco respiratore, è diventato virale. La donna, agente di polizia penitenziaria, mamma di due figli anch’essi positivi, spiega cosa sta subendo e avverte: “Ti prego non scherzare con il coronavirus, metti la mascherina, proteggi chi ami, perché dentro questa boccia per pesci, davvero, io mi sento morire. I miei polmoni non funzionano più, li sento pieni d’acqua. Vorrei strapparmi dalla faccia questo bavaglio, ma se lo faccio crepo, perché da sola non ci riesco più a respirare”. Repubblica Torino riporta la testimonianza di Clotilde che spiega che ha cancellato il video per gli insulti dei negazionisti: «l’ho cancellato. Sono stata travolta dalle critiche e dagli insulti di chi sostiene che sia tutto un complotto e il Covid non esista e non ho voluto sottoporre me stessa e la mia famiglia a tutto questo. Io volevo solo mettere in guardia le persone sul fatto che il Covid c’è, che fa male, che colpisce tutti, anche i giovani e che bisogna proteggersi». Ecco il suo racconto:
Perché la seconda ondata è peggiore della prima
Sembra quasi impossibile da affermare perché se ci guardiamo indietro nulla può sembrare più spaventoso della primavera scorsa, eppure, ogni giorno che passa, la sensazione che la fase di ritorno dell’epidemia sia più maligna, più complessa, più devastante della prima è sempre più opprimente. Ed è così, in effetti, per molti motivi che ho provato ad isolare: 1) perché il virus non è più invisibile. La grave mancanza di tamponi nella prima fase ha nascosto una verità ormai evidente: il virus è tra noi e lo è in maniera capillare, massiccia, infestante. Prima sembrava che toccasse agli altri, che fosse sfortuna, disattenzione, che fosse una questione di coordinate geografiche. Oggi, la maggior disponibilità di esami e tamponi anche per gli asintomatici, ci racconta una realtà diversa. Abbiamo tutti, in buna parte dell’Italia, amici, figli, parenti, colleghi a casa in quarantena o positivi o preoccupati. E noi come loro. Non ci sono focolai, ma un unico focolaio esteso e ben infiltrato. Si ammalano i famosi e i vicini di scrivania. I nostri gradi di separazione dal virus sono diminuiti spaventosamente. Sentiamo il suo fiato sul collo. E anche se non abbiamo paura di stare male o di morire, abbiamo paura di farci i conti. 2) come popolo siamo sfilacciati, disuniti, sgangherati. A marzo, nella paura, c’è stata almeno coesione. Oggi le bandiere tricolore sui balconi hanno lasciato spazio alle guerriglie per strada. Alle discussioni sulle mascherine, alle piazze negazioniste, alle liti sui treni e al bar. Non ci sentiamo più compatti, atterriti dalla stessa paura. Siamo nemici, ostili, arrabbiati. A marzo cercavamo cure, soluzioni, conforto. Oggi cerchiamo le colpe.
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Standard and Poor’s conferma il rating dell’Italia: BBB e outlook diventa “stabile”
L’agenzia internazionale Standard and Poor’s (S&P) Global Rating annuncia di avere rialzato l’outlook dell’Italia da negativo a “stabile” e di avere confermato il rating sovrano, mantenendo a BBB, due gradini sopra il livello speculativo (da BB in giù), definito appunto Junk (spazzatura). Il giudizio dell’agenzia di rating è stato reso noto nella serata di oggi, venerdì 23 ottobre, come da regolamento dopo la chiusura dei mercati azionari. “La pandemia COVID-19 – si legge nel comunicato di S&P Global Rating – ha colpito duramente l’economia italiana; secondo le nostre proiezioni, il Pil non tornerà ai livelli del 2019 fino al 2023“. “In risposta – prosegue la nota – il governo ha introdotto misure fiscali straordinarie per il 2020 per un valore del 6,1% del Pil e ha redatto un bilancio pro-crescita per il 2021, con un obiettivo di disavanzo nominale del 7% del Pil, incluso uno stimolo aggiuntivo. A livello sovranazionale, la Bce ha ampliato le dimensioni e la durata dei suoi programmi di acquisto di attività, garantendo costi di rifinanziamento del debito storicamente bassi, mentre l’Ue ha lanciato un Fondo per la ripresa e la resilienza, che dovrebbe fornire all’Italia fino a 12,5% del PIL in sovvenzioni e prestiti, condizionato a riforme a favore della crescita”.
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Di Maio: “Tagliamo gli stipendi dei parlamentari ed eliminiamo qualsiasi privilegio della politica. Se chiediamo sacrifici ai cittadini dobbiamo essere pronti anche noi a farne”
“Se chiediamo ai cittadini di fare sacrifici, allora dobbiamo essere pronti anche noi a farne. La politica in una situazione del genere, davanti a una crisi globale senza precedenti con 42 milioni di casi nel mondo dall’inizio della pandemia, deve dare un segnale chiaro alla popolazione per ristabilire un canale di fiducia con i cittadini”. E’ quanto scrive sulla sua pagina Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Riprendiamo la discussione iniziata a marzo – aggiunge l’esponente pentastellato -, quando scoppiò la pandemia: tagliamo gli stipendi dei parlamentari ed eliminiamo qualsiasi tipo di privilegio della politica. Mentre ci sono persone che soffrono a causa del virus, è inaccettabile che i politici continuino a guadagnare 15mila euro al mese. Sono troppi. Lo hanno fatto già diversi Paesi esteri e molti manager di importanti aziende. Lo faccia anche la politica italiana”. “Come MoVimento 5 Stelle – scrive ancora Di Maio – da anni ormai ci tagliamo lo stipendio e io personalmente ho rinunciato a oltre 300mila euro. Davanti al virus, davanti a oltre 21mila contagi in 24 ore, davanti a 37mila morti in Italia dall’inizio della pandemia la politica deve dare il buon esempio e mettere a disposizione del Paese ulteriori risorse. E adesso ci aspettiamo un segnale rapido e concreto da parte di tutte le forze parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione. Il MoVimento già c’è. Gli altri?”.
Dpcm, cosa si può e non si può fare da oggi: i parrucchieri sono aperti, al ristorante non più di 4 al tavolo, è raccomandato non muoversi
Non si può andare in palestra o in piscina, niente film al cinema o spettacoli a teatro. Al bar e al ristorante si consuma prima delle 18, anche la domenica, ma non ci si può sedere in più di 4 attorno allo stesso tavolo. Alle scuole superiori torna la didattica a distanza: almeno il 75% delle lezioni – ma è possibile diventino anche il 100% – è online. Per gli sportivi niente sci, mentre proseguono solo i campionati nazionali. Estetisti, parrucchieri e barbieri possono continuare a lavorare. Si può anche andare nei musei – ingressi contingentati – e a fare shopping, a patto di rimanere nel negozio solo il tempo utile all’acquisto. Basta feste, anche dopo matrimoni o altre cerimonie. Infine, gli spostamenti: non ci sono paletti, ma la forte “raccomandazione” a ridurre la propria mobilità alle sole attività essenziali. Rimane consentito muoversi fuori dal proprio comune o dalla propria regione: i governatori però possono disporre diversamente tramite ordinanze specifiche. Sono le principali misure che regoleranno i nostri comportamenti da oggi al prossimo 24 novembre, le restrizioni pensate dal governo per la lotta alla pandemia di coronavirus. Ecco cosa si potrà e non si potrà fare: CHIUSI I CENTRI CULTURALI, STOP A TUTTE LE FIERE. Niente palestre, piscine, terme, discoteche, sale giochi, sale scommesse, sale bingo, casinò. Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, cinema e in altri spazi “anche all’aperto”. Serrande abbassate anche per i centri sociali e ricreativi. Chiudono anche i parchi tematici. Non si potranno tenere sagre e fiere, neanche quelle a livello nazionale e internazionale che erano state salvate dal precedente dpcm. Stop anche a convegni e congressi: si torna alla modalità a distanza. Restano aperti invece i musei, parchi e le aree giochi per i bambini ma gli ingressi del pubblico sono ridotti e resta obbligatorio il distanziamento.
Rivolta a Napoli contro il lockdown, due arresti. Per il Viminale erano «azioni preordinate». L’ombra di clan, ultras e neofasciti
Guerriglia urbana nella notte di Napoli. Il Viminale ha parlato di tifoserie violente, ambienti criminali e militanti dell’estremismo politico. Sono due per ora le persone arrestate dalla Digos dopo la notte di fuoco a Napoli. Gli arrestati sono già noti alle forze dell’ordine per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere Vasto della città. Stando alle prime ricostruzioni, i comportamenti violenti – che hanno cavalcato il malcontento di esercenti e commercianti in difficoltà economica a causa della Covid-19 – sarebbero da riferirsi anche a gruppi di estrema destra e ultrà. Secondo Nicola Morra (M5s), presidente della commissione Antimafia, sarebbe stata accertata anche la presenza reale di uomini dei clan della Pignasecca, del Pallonetto e dei Quartieri Spagnoli. «Ieri sera a Napoli, nell’irrazionalità di tante persone evidentemente inconsapevoli di quanto stavano facendo, c’era anche una sapiente regia», ha detto in una nota. Gli inconsapevoli, dall’altra parte, sarebbero per Morra i “negazionisti”, e cioè «tutti coloro che hanno sempre e soltanto ostentato sprezzo per le evidenze che la realtà ci ha offerto in tutti questi mesi». «Questi individui – ha aggiunto – con la loro irrazionalità narcisistica, stanno facendo danni enormi alla salute collettiva».
Coronavirus, la rivoluzione ‘made in Italy’ di Enea: test rapidi sul respiro
ENEA sta sviluppando un innovativo sensore che permetterà di effettuare test rapidi, attendibili e a basso costo per diagnosticare l’infezione da virus responsabile del CoViD: basterà soffiare in una cannuccia collegata a uno specifico dispositivo per avere una risposta attendibile in 10/15 minuti. Il dispositivo si chiama ‘AsDECO’ (Asymptomatic DEtection COronavirus), ha dimensioni paragonabili ad uno smartphone, è riutilizzabile, non ha bisogno di reagentie permetterà di effettuare screening su un ampio numero di persone in ambienti come, ad esempio, scuole e aeroporti per individuare, in particolare, i casi asintomatici. “L’idea è nata dall’esigenza di avere a disposizione nuove tecnologie di diagnostica precoce e non invasiva”, spiega Antonia Lai, ricercatrice del Laboratorio Diagnostiche e Metrologia presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati, che sta mettendo a punto il sensore insieme ai colleghi Alessandra Pasquo e Simone Mannori. “Stiamo lavorando a pieno ritmo per realizzare entro pochi mesi il primo sensore. La sperimentazione sul campo partirà una volta conclusa la parte di laboratorio e sarà gestita da strutture sanitare e ospedali, con i quali stiamo avviando accordi di collaborazione”. Il sensore ENEA utilizzerà una tecnica ad alta sensibilità e selettività – attualmente impiegata in laboratori di analisi specializzati – che permetterà di individuare in tempo reale le proteine virali contenute nel respiro.
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