Chi è Regione "gialla" voleva essere "rossa" e viceversa. Il caos e le accuse tra le Regioni
Il Piemonte: "Campania gialla? Scandalo!". Ma la Regione di De Luca voleva misure più severe. E la Sicilia arancione? Musumeci: "Assurdo". Chi ha appreso di essere una regione “gialla” protesta perché voleva essere “rossa”. Chi rientra tra le aree “rosse” grida allo scandalo perché non è “gialla”. Chi governa una zona arancione parla apertamente di “assurdità”. Il caos che ha accompagnato fin dall’inizio l’ultimo Dpcm del Governo Conte - con cui l’Italia è stata divisa in tre aree a seconda della gravità della diffusione del virus - si è tinto alla fine delle tonalità delle restrizioni. Sono bastati pochi minuti dopo la fine della conferenza stampa del premier Conte per far esplodere il malcontento delle Regioni. Quasi nessun presidente di regione è soddisfatto del colore (e quindi delle annesse regole) che il ministero della Salute gli ha assegnato. E ognuno dissente per regole che ritiene troppo severe per sé o troppo blande per gli altri. La Lombardia, per dire, è stata classificata come rossa insieme a Calabria, Piemonte e Valle d’Aosta, quindi con le misure di contenimento più severe: tra le altre cose, sono vietati gli spostamenti verso altre regioni e pure all’interno del territorio salvo comprovati motivi di salute, lavoro o urgenza, scuola a distanza a partire dalla seconda media, chiusura totale di bar e ristoranti, tutti i negozi chiusi salvo i supermercati, alimentari, tabaccai, farmacie, parrucchieri ed estetisti. Il presidente Attilio Fontana non ci sta: “Le nostre richieste non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita”. Per un presidente che si lamenta di regole troppo rigide ce n’è un altro che recrimina perché le sue sono troppo deboli. È il caso della Campania.
Roma, la sindaca Virginia Raggi è positiva al Coronavirus: “Continuo a lavorare da casa”
E' la stessa prima cittadina a dare la notizia su facebook: "Sto bene e al momento non ho alcun sintomo. Continuerò a lavorare da casa. Con la stessa determinazione di sempre". La sindaca di Roma Virginia Raggi è risultata positiva al Covid. È lei stessa a dare la notizia su Facebook. “Sono positiva al Covid-19. Sto bene e al momento non ho alcun sintomo. Continuerò a lavorare da casa. Con la stessa determinazione di sempre”. Nel pomeriggio si era diffusa la notizia che la prima cittadina era di nuovo in auto-isolamento, dopo essere entrata in contatto la scorsa settimana con un positivo. Raggi era già entrata in quarantena il 6 ottobre, ma al tempo era risultata negativa al tampone. Questa volta ne dà notizia lei stessa su Facebook: “Ciao a tutti – aveva scritto nel pomeriggio- Voglio informavi che la scorsa settimana sono stata in contatto con una persona risultata oggi positiva al Covid-19. Io non ho alcun sintomo ma, nel rispetto dei protocolli previsti, ho deciso di mettermi in auto-isolamento volontario a casa per i giorni utili a completare i controlli. Voglio tranquillizzarvi: sto bene. Continuerò a lavorare a distanza con lo stesso spirito e, se possibile, con maggiore passione”.
Lombardia, il vaccino contro l’influenza? Nel pubblico non c’è, dai privati lo fai subito (pagando)
“Mio fratello, 60 anni con patologia seria pregressa, bypass coronarico triplice per infarti pregressi e disoccupato, non ha la possibilità di ricevere la vaccinazione con il Sistema sanitario nazionale. Stessa cosa per mia madre, 94enne. La cosa che trovo strana è che in diverse strutture di Milano, pagando 60 euro, lo si può fare subito”
“Sulle terapie intensive alcune regioni hanno dormito, stiamo tornando ai livelli di aprile”
L'accusa di Carlo Palermo, Segretario Nazionale di Anaao (Sindacato dei Medici e dei Dirigenti Sanitari): "Molte regioni sono ormai ben oltre la soglia del 30% dei posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19. In poche si sono mosse per tempo, come ad esempio il Veneto". “Sulle terapie intensive alcune regioni hanno dormito durante il periodo estivo. Stiamo raggiungendo il livello che avevamo ad aprile, i posti letto covid ormai superano il 40% del totale nazionale, si rischia la saturazione del sistema”. È durissimo il commento di Carlo Palermo, Segretario Nazionale di Anaao (Sindacato dei Medici e dei Dirigenti Sanitari), sull’escalation di contagi da Covid-19. Segretario Nazionale di Anaao (Sindacato dei Medici e dei Dirigenti Sanitari) ha aggiunto: “Senza chiusure e restrizioni avremo un collasso delle strutture sanitarie e questo porterà delle conseguenze anche dal punto di vista economico”. “Rispetto ad un decreto rilancio che prevedeva 3.500 posti letto di terapia intensiva in più da approntare, ne sono stati attivati circa la metà. Mancano soprattutto in quelle regioni del centro-sud che attualmente sono molto colpite dalla diffusione del Coronavirus. E’ un dato obiettivo”, ha detto nel corso del suo intervento nella trasmissione L’Italia s’è desta, su Radio Cusano Campus. “Molte regioni sono ormai ben oltre la soglia del 30% dei posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid. Noi abbiamo bisogno invece di avere un sistema sanitario capace di rispondere a tutto.
Coronavirus in Italia, ultime notizie. Salvini: “Ci volevano misure omogenee in tutta Italia. Governo si affidi a Zangrillo”
Continua a crescere il numero dei contagi di Coronavirus in Italia. Finora l’epidemia ha colpito 790.377 persone, provocando 39.764 morti. Qui le ultime notizie sul Covid-19 nel mondo. Di seguito tutte le ultime notizie sul Coronavirus in Italia di oggi, giovedì 5 novembre 2020, aggiornate in tempo reale. Ore 07.00 – Salvini: “Ci volevano misure omogenee in tutta Italia. Governo si affidi a Zangrillo” – “Ho appena fatto il giro dei governatori. Sono incazzati neri. Un governo che si muove in questo modo è indegno. Hanno toccato il punto più basso degli ultimi nove mesi”. Lo ha detto Matteo Salvini, in un’intervista al Corriere della Sera, commentando l’ultimo Dpcm che prevede la divisione dell’Italia in tre aree di rischio. Per Salvini i dati sulla base dei quali è stata effettuata la divisione delle regioni in zone rosse, arancioni e gialle “risalgono al 24 ottobre. Intanto in alcune regioni la situazione è migliorata, anche grazie ad alcune scelte ad hoc degli amministratori locali, e in altre peggiorata. Ma stiamo scherzando?”. Per il leader leghista il suo partito ha “fatto un sacco di proposte che il governo ha ignorato. A partire da quella di prendere provvedimenti omogenei per tutto il Paese”. Per Salvini il governo dovrebbe “nominare un Comitato tecnico scientifico di sua fiducia. I consulenti del governo non ne hanno azzeccata una. Facciamo spazio ai Palù, Zangrillo, Bassetti”.
Il Covid e lo spaventoso aumento dei casi di usura: quel dramma nascosto di cui nessuno parla
Dante li colloca nel punto più basso del VII cerchio dell’Inferno, tra i violenti, perché gli usurai sono violenti contro Dio. Il Poeta li considera, alla pari di Aristotele, nemici dell’operosità umana, in quanto si sono arricchiti grazie al denaro, non al lavoro. Per loro immagina una pena atroce. Seduti per l’eternità su sabbia arroventata provano a proteggersi con le mani gli occhi colpiti da una pioggia infuocata, proprio come fanno i cani punti da pulci, mosche e tafani. D’altro canto siamo nel Medioevo, le banche moderne non sono state ancora inventate ed i cristiani – nonostante le eccezioni di chi, fatta una legge, trova sempre l’inganno – seguono i dettami della Sacra Bibbia. Nell’Antico Testamento, precisamente nel Libro dell’Esodo, l’usura viene condannata con fermezza: “Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse”. Anche nei Vangeli, più velatamente, si affronta la questione: “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla” (Luca, 6-35). Da allora il mondo è cambiato. La finanza specula, gli strozzini strozzano, le mafie si arricchiscono e i commercianti si ammazzano. Gli usurai sono anni che trovano terreno fertile per le loro nefandezze. La grande recessione, ovvero la depressione economica provocata dalla crisi dei subprime in Usa e che ha travolto l’economia europea a partire dal 2008, ha fatto crescere il mercato tanto da convincere cosche, più o meno potenti, ad aggredirlo come non mai.
La curva sembra stabilizzarsi. Ma ci sono oltre trentamila nuovi casi e 352 morti. Il tasso di positività supera il 10 per cento
Sono 30.550 (ieri erano 28.244) i nuovi casi di Coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore, a fronte di tamponi 211.831 contro 182.287 di martedì, e 352 i morti (ieri erano stati 351), per un totale dall’inizio dell’epidemia di 39.764 vittime. I nuovi dimessi/guariti sono 5.103. Gli attualmente positive sono 443.235, con un incremento nelle ultime 24 ore di 25.093 pazienti. I malati in isolamento domiciliare, asintomatici o con sintomi lievi, sono 418.827. Sono 22.116, invece, i pazienti ricoverati nei reparti ordinari, 1.002 più di ieri, e 2.292 (+67) quelli in terapia intensiva. La regione con il maggior numero di nuovi contagiati è sempre la Lombardia, con 7.758 nuovi casi, seguita da Campania (4.181) e Piemonte (3.577). Unica regione sotto i cento contagi è il Molise, con 26 nuovi contagi. Dal punto di vista ospedaliero la regione con il maggior numero di ricoverati è la Lombardia (5.018), seguita la Piemonte (3.525) e Lazio (2.317). Per quanto riguarda le terapie intensive, i numeri più elevati sono in Lombardia (507), Piemonte (233) e Toscana (197). “Siamo di fronte a questa riemergenza epidemica – ha detto nel corso di una conferenza stampa il direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza -, che del resto era attesa dopo la relativa pausa estiva e gli effetti del lockdown che avevano provocato la diminuzione della circolazione. Sono ore particolarmente frenetiche ed intense, siamo riuniti da stamattina in cabina regia e stiamo ancora lavorando.
Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle D’Aosta sono zone rosse. Da venerdì scattano le restrizioni. Conte: “Non abbiamo alternative. Dobbiamo congelare la curva”
Nell'area gialla, con criticità moderata, rientrano: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Province di Trento e Bolzano, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto. Nell'area arancione, con criticità medio alta, ci sono Puglia e Sicilia. Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle D’Aosta sono zone rosse. Da venerdì, in queste quattro regioni, dove il virus si sta diffondendo più velocemente, scatteranno le nuove restrizioni previste dal Dpcm (leggi l’articolo) approvato dal Governo la scorsa notte. Ad annunciarlo, questa sera, è stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, illustrando i contenuti del nuovo provvedimento adottato dall’Esecutivo per mitigare gli effetti della seconda ondata dell’epidemia. “Non abbiamo alternative – ha spiegato il premier -, dobbiamo affrontare le restrizioni per congelare l’impennata del contagio, comprendiamo la frustrazione e la sofferenza, ma dobbiamo tenere duro”. “Rispetto alle persone contagiate – ha spiegato il premier – sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero di persone ricoverate ma c’è l’alta probabilità che molte regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche. Oggi disponiamo di un piano molto elaborato, basato su 21 parametri, che è la nostra bussola. Se introducessimo misure uniche su tutto il territorio nazionale produrremmo da un lato di non adottare misure efficaci per regioni a maggiore rischio, e dall’altro imporre misure restrittive in aree meno gravi. Abbiamo distinto la penisola in tre aree: gialla, arancione e rossa. Le misure entreranno in vigore venerdì in modo da dare la possibilità alle regioni di organizzare le proprie attività”.
Rafforziamo il sistema immunitario in modo naturale
Con l'arrivo del freddo è importantissimo rafforzare le difese immunitarie, e qui ti spieghiamo tutti gli accorgimenti per farlo in modo naturale. Difese immunitarie basse? Può capitare, soprattutto durante la stagione fredda, che il nostro sistema immunitario abbia qualche defaillance. Si parla spesso di stimolare, migliorare e rinforzare il sistema immunitario, come se si trattasse di una vera e propria barriera che difende il nostro corpo dalle minacce esterne. Senza inerpicarsi nei dettagli scientifici, volendo semplificare è proprio così. E in effetti è facile rendersi conto di avere le "difese immunitarie basse" (anche se ovviamente per determinarlo davvero ci vuole la diagnosi di un medico). Tutta una serie di sintomi ci indicano che è ora di fare qualcosa per alzare le difese immunitarie. Herpes labiale, afte, capelli fragili, stanchezza, lingua bianca, infezioni frequenti e sintomi influenzali, sono tutti sintomi che possono indicare come il nostro sistema immunitario non sia nel suo funzionamento ottimale. Per dirla al modo delle nonne: dobbiamo trovare un modo per "aumentare gli anticorpi".
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Nuovo Dpcm: il vorrei ma Non Voglio delle Regioni
Cos'è un saturimetro e perché dovresti averlo in casa insieme al termometro
Il Comitato tecnico scientifico consiglia di averlo perché può essere un campanello d'allarme per Covid-19. Vediamo come si usa e perché è così importante. E' di poche ore fa la raccomandazione del Comitato tecnico scientifico di tenere tutti in casa un saturimetro insieme al termometro a casa. Ma cos'è e come funziona questo strumento e perché è così utile nella lotta al coronavirus? Come purtroppo abbiamo imparato in questi mesi, la Covid-19 è una malattia che colpisce le capacità respiratorie dell'essere umano. Il saturimetro può funzionare proprio come campanello da allarme. Può cioè stabilire se abbiamo urgente necessità di trattamenti medici altamente specializzati e di un ricovero. A cosa serve il saturimetro. Il saturimetro, infatti, misura la cosiddetta saturazione, ossia il grado di saturazione di ossigeno dell'emoglobina presente nel sangue arterioso periferico. Tecnicamente la sigla è “SpO2” e sapere quali valori di ossigeno abbiamo nel sangue può salvarci la vita e farci capire se abbiamo una polmonite in corso. In base alla percentuale rilevata dal dispositivo è possibile capire come stanno lavorando i nostri polmoni. Generalmente il valore normale è del 95%. Al di sotto di questo valore viene diagnosticata la cosiddetta ipossiemia.
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Caro Toti, è veramente così difficile dire: “Ho sbagliato”? (Ma è la politica della Lega!)
Alla fine ha pure fatto la sua intervista d’ordinanza al Corriere della Sera per provare a rettificare e c’è riuscito malissimo, e non c’erano dubbi. Il presidente della Liguria, intervistato sul suo tweet in cui definiva gli anziani “non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” non ha affatto rimediato alla gaffe, forse perché in fondo la sua idea è proprio quella, quella di un’utilità sociale che sia fermamente ancorata all’utilità di produzione, secondo il feroce schema “nasci, produci, consuma, muori” che fa tanto comodo a una certa politica. Quella politica che vorrebbe appiattire tutta la questione sanitaria al semplice fatturato, come se non esistesse un’emergenza sociale, un’emergenza affettiva, un’emergenza mentale. Niente. Ridurre tutto all’eugenetica di chi produce e di chi invece non produce è il crinale in cui Toti si è avventurato tralasciando, come al solito, la complessità a favore di una banalizzazione che come tutte le banalizzazioni risulta feroce nella sua semplicità. Poi ci sono le scuse, sempre quelle, sempre allo stesso modo: dice Toti che la colpa è del suo social media manager (che è il nome altisonante per definire spesso coloro che, sottopagati, si occupano di tutta la comunicazione e che alla fine risultano determinanti per costruire il personaggio politico). Gli sfugge che il fatto che sui suoi profili social ci sia la sua faccia, e ciò implica necessariamente che sia sua tutta la responsabilità di quello che esce da quei canali. Non ce la fanno proprio a dire semplicemente “scusate ho sbagliato, ho fatto una cazzata” e così accade addirittura che la sua responsabile dei social, Jessica Nicolini, si metta a cianciare in un’intervista di “chi non vede l’ora di far licenziare qualcuno in un momento come questo o gode sugli errori degli altri”, come se alla fine anche l’indignazione fosse colpa nostra, scemi noi che ci siamo permessi di farci irretire dal suo orrido messaggio.
Recovery Fund: Meloni: "voglio dire che Conte è uscito in piedi ma poteva e doveva andare meglio". Alla fine qual è la posizione di Fratelli d’Italia?
Un po’ più solo. O isolato. Il Consiglio Europeo ha trovato l’accordo sul Recovery fund, il presidente Sergio Mattarella ha espresso “soddisfazione” al premier Giuseppe Conte per l’intesa raggiunta a Bruxelles. Ma Matteo Salvini non è contento. Al leader della Lega l’accordo tra i paesi dell’Unione europea non è piaciuto. Gli 82 miliardi a fondo perduto e i 127 di prestiti per l’ex ministro sono “una fregatura grossa come una casa in fondo al tunnel”. Di più: “Se il Mes era una fregatura, questo è una Superfregatura“. E quella siglata nella notte a Bruxelles è stata solo “un’eurosbornia“. Molto diversi, invece, i toni degli altri due leader del centrodestra. Giorgia Meloni riconosce al premier di “essersi battuto per contrastare le pretese egoistiche dei Paesi nordici”, e nel suo comunicato stampa fa scrivere: “Abbiamo votato a Bruxelles per il debito comune, che ha reso possibile il Recovery Fund. Abbiamo tifato per l’Italia in ogni momento. Con la coscienza a posto ora, a negoziato concluso, voglio dire che Conte è uscito in piedi ma poteva e doveva andare meglio. In che senso? Meloni sostiene che i frugali ottengono “il ridimensionamento del Recovery Fund”, anche se per “l’Italia si conserva un livello accettabile di sussidi a fondo perduto”. Recovery fund e il volta faccia della Meloni.
Il nuovo Dpcm di novembre, il lockdown "morbido" e il coprifuoco in tutta Italia
Il provvedimento arriverà tra oggi e domani: un meccanismo automatico deciderà le chiusure alle 18 o alle 21. Ecco quali misure conterrà su scuola e spostamenti e quali sono le regioni e le province a rischio stretta. Il nuovo Dpcm di Giuseppe Conte e Roberto Speranza arriverà oggi, lunedì 2 novembre, o più probabilmente domani e porterà con sé il coprifuoco ma non più alle 18 nelle zone rosse del paese ma alle 21 in tutta Italia e fino al 4 dicembre. Questa è l'ultima mediazione sul lockdown prossimo venturo tra il governo e le Regioni sulla stretta che il presidente del Consiglio intende illustrare già oggi alla Camera. E proprio stamattina la sottosegretaria al ministero del Lavoro Francesca Puglisi conferma: ''Il nuovo Dpcm prevederà un coprifuoco alle 21 su tutto il territorio nazionale''. Il coprifuoco alle 21 è stato confermato anche stamattina nella riunione del premier con i capidelegazione. Il nuovo Dpcm di novembre e il coprifuoco alle 21 in tutta Italia. Il tutto accade mentre il bollettino della Protezione Civile riporta 29.907 nuovi casi e 208 morti mentre continua ad aumentare la pressione sulle terapie intensive: ieri la differenza tra i dimessi e quelli che ci sono entrati riportava la cifra di +96 pazienti. La riunione di ieri notte sul nuovo Dpcm anti Covid tra il premier e i capi di delegazione del governo è stata aggiornata a stamattina alle 8. Secondo le ultime indiscrezioni, in tutto il territorio nazionale, comprese le altre Regioni considerate a medio o basso rischio contagio, è previsto il coprifuoco alle 21 (e non più alle 18 come sembrava fino a ieri sera).
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Vi racconto chi era Gigi Proietti, il mattatore che ha attraversato il confine tra comico e tragico
Tutti conoscevano Gigi Proietti ma nessuno poteva conoscere davvero tutto quello che lui aveva fatto perché Proietti era una enciclopedia incarnata, la storia del teatro, della commedia all’Italia, del doppiaggio e di tante altre cose oggi del tutto dimenticate, dagli spettacoli sperimentali degli anni Sessanta e Settanta alla commedia erotica. Non tutti per esempio sanno che Gigi esordì nel cinema a 14 anni, che fu la prima voce di Gatto Silvestro nel 1964, il primo doppiatore del primo Rocky nel 1976, che nel 1977 aveva recitato con una giovanissima Jodie Forster. Tutti conoscevano il suo personaggio di “Febbre da Cavallo”, lo sfortunato indossatore Bruno Fioretti, detto “Mandrake”, ma pochi ricordavano il tormentone radiofonico di “Avogadro il ladro”, quello che in radio – a metà degli anni Settanta, con il complice Cicerone, progettava sempre straordinari e rocamboleschi furti (che non andavano mai in porto). E non molti sanno che lo spot più bello della vittoriosa campagna per difendere il divorzio, nel 1974, fu interpretato proprio da lui, con l’escamotage di costruire tutto un monologo su una sola parola: ovviamente il “No!”. Perché Gigi era l’uomo della leggerezza, ma anche quello dell’impegno civile, a partire dalla sua scuola di teatro, da cui era emerso un vero e proprio esercito di talenti e di mattatori. Anche se a lui piaceva svicolare con una citazione: “Come diceva Gassman ai giovani attori, ho insegnato loro tutti i miei difetti. Ne sono nati tanti, ma non c’è un mio erede ed è giusto che non ci sia”.
“Mo’ Salvini dice di essere minacciato?”: lo sfottò di Gigi Proietti al “Capitano”
“L’arte italiana perde oggi uno dei più grandi, un attore straordinario, un poliedrico gigante di bravura e simpatia. Se ne va nel giorno in cui era nato 80 anni fa, nella sua Roma, un ultimo colpo di teatro. Ci mancherà il suo sorriso. Addio Gigi, una preghiera e un abbraccio commosso ai suoi cari”: Matteo Salvini pubblica un post sulla morte di Gigi Proietti. Non è una novità anche perché, purtroppo, è il tema di questa mattina. Il leader della Lega però avrebbe potuto ricordare anche come l’attore aveva liquidato con una battuta ricca di sarcasmo le affermazioni del “Capitano” che quando è stata data la scorta a Liliana Segre oggetto di minacce sui social network aveva replicato che anche lui ne era vittima: “Le minacce, da parte di chiunque, sono gravissime. Quelle che io quotidianamente ricevo, quelle contro la Segre, contro Salvini e contro chiunque sono gravissime” aveva spiegato Salvini. E Proietti a AdnKronos ironicamente replicava “Mo’ Salvini dice di essere minacciato? Diamo la scorta pure a Salvini così è contento!”. In maniera più seria poi aggiungeva: “Forse ci siamo distratti – prosegue Proietti – è da tempo che in questo paese ci sono segnali strani, direi inquietanti. Spesso le dichiarazioni di persone che dovrebbero rappresentare il popolo sono preoccupanti. Io se parlo, parlo per me mentre i politici parlano per i propri elettori e questa cosa è molto preoccupante”. Proietti era un maestro anche nel non regalare troppa importanza a chi non se la merita. A lui bastava una battuta delle sue, fatta bene, per far capire l’assurdità di certe parole.
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La situazione epidemiologica è in ulteriore peggioramento. L’Italia verso lo scenario 4. Conte: “Costretti a intervenire per mitigare il contagio”
Il premier annuncia che nel prossimo Dpcm saranno indicate tre aree con altrettanti scenari di rischio e con misure via via più restrittive. L'inserimento di una Regione avverrà con un'ordinanza del ministro della Salute. “Il quadro epidemiologico nazionale ed europeo appare particolarmente critico, la pandemia corre inesorabilmente in tutto il continente. L’Europa è una delle aree più colpite dall’urto della seconda ondata. Nelle ultime due settimane la maggior parte dei paesi europei ha fatto registrare un incremento dei casi superiore ai 150 contagi per 1000 abitanti. Anche nel nostro paese la situazione epidemiologica è in ulteriore peggioramento”. E’ quanto ha detto il premier, Giuseppe Conte, nel corso delle comunicazioni alla Camera sulla situazione epidemiologica e sulle eventuali ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza da Covid-19. “L’evoluzione dell’epidemia risulta molto preoccupante. Secondo i parametri stabiliti – ha aggiunto – il quadro è in via di transizione verso uno scenario di tipo 4, con particolare riferimento ad alcune regioni che già nel breve periodo accusano il rischio di tenuta dei servizi sanitari. Alla luce dell’ultimo report di venerdì e della situazione particolarmente critica in alcune regioni siamo costretti a intervenire in una ottica di prudenza per mitigare il contagio con una strategia che va modulata sulle differenti criticità. Nel prossimo Dpcm indicheremo 3 aree con tre scenari di rischio con misure via via più restrittive. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute”.
Cosa vuol dire che “ci mancano gli infermieri”
Che ne servivano decine di migliaia in più anche prima della pandemia, e che i piani per aumentarne il numero e contrastare il coronavirus non sono bastati o sono falliti. Anni di mancati investimenti e di tagli di spesa sul sistema sanitario nazionale hanno portato a una grave carenza di personale medico che è diventata evidente durante la prima ondata dell’epidemia da coronavirus e che, nonostante molti proclami e annunci, non è stata risolta in vista della seconda. A mancare sono tante figure professionali, dagli anestesisti ai medici di famiglia: ma tra quelle di cui si è sentita più l’assenza negli scorsi mesi ci sono gli infermieri, una delle categorie contemporaneamente più sottodimensionate in Italia e più importanti nella gestione di un’epidemia, negli ospedali come nelle RSA e nelle case di riposo. Le soluzioni di emergenza adottate nelle settimane del lockdown per fronteggiare il problema non sono state seguite da interventi più strutturali: non quelli sul medio e lungo periodo, che sarebbero importanti e tardivi, ma nemmeno quelli sul breve e brevissimo, che sarebbero stati necessari per prepararsi alla seconda ondata. Il personale è stato aumentato di migliaia di unità, ma in gran parte con modalità di assunzione che hanno compromesso il risultato finale. E il più importante tentativo del governo di intervenire sul problema, l’istituzione dei cosiddetti “infermieri di famiglia”, per ora è fallito.
Coronavirus, infermieri in sciopero: «Siamo eroi dimenticati, ma sempre in prima linea»
Contratti non rinnovati, paghe più basse d’Europa, enormi carichi di lavoro per mancanza di personale: lo sciopero degli infermieri d’Italia alle prese con la nuova ondata. «Siamo state le ultime persone che i pazienti Covid della prima ondata hanno visto prima di morire. Ci siamo ammalati. Alcuni colleghi sono morti. Quello che hanno fatto le istituzioni dopo 6 mesi di servizio è stato mandarci via a calci». È una parabola paradossale quella degli infermieri che hanno lavorato durante l’emergenza Coronavirus in Italia. Dai picchi di marzo fino all’ottobre rosso della nuova ondata, non hanno smesso di lavorare intensamente per limitare gli effetti mortali della Covid-19. Ma questi otto mesi di servizio al fronte non hanno portato a nessun cambiamento per la loro situazione: sono ancora pochi, ancora trattati come l’ultima ruota del carro, ancora sovraccaricati di lavoro. Per rispondere al telefono Paola (nome di fantasia) ha fatto fatica. Si è dovuta appartare un attimo perché la mole di lavoro non consente pause. È un’infermiera dell’Ospedale San Martino di Genova, che oggi ha oltre 60 pazienti Covid solo al Pronto Soccorso, dove lei è operativa. Sono trent’anni che fa questo mestiere, ma stavolta è diverso. «È uno scenario da guerra», dice visibilmente provata. «Facciamo turni di 12 ore, non riusciamo a stare dietro a tutti. Fa male vederli buttati in giro per i corridoi sulle barelle».
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Si va verso il coprifuoco nazionale alle 21
È quanto trapela al termine della riunione tra governo e Regioni. La quadra sembra esser stata trovata. E non sulle 18. Dall’ultima riunione a distanza tra governo e Regioni si è trovato l’accordo per il coprifuoco alle 21. Questo è uno dei provvedimenti – uno dei principali – che sarà inserito all’interno del prossimo Dpcm che conterrà ulteriori misure restrittive per tentare di invertire la tendenza della curva epidemiologica nei nostri Paesi. E sarà un coprifuoco a livello nazionale e non solo locale. Alle Regioni sarà lasciata la possibilità di decidere per le zone rosse, dove applicare altre misure ancora più rigide in base ai dati sui contagi. Negli ultimi giorni era stata posta sul tavolo del confronto l’ipotesi delle ore 18. Ma ora la maggioranza, in attesa dell’accordo finale con le istituzioni locali, ha trovato la convergenza sul coprifuoco alle 21. Le limitazioni alla mobilità – si potrà andare in giro dalle 21.01 alle 5 della mattina successiva solamente con l’autocertificazione e per motivi lavorativi, di salute o di comprovata urgenza – sono solamente uno dei tanti aspetti che saranno inseriti nel prossimo decreto del Presidente della Repubblica.
Non dite a Toti che gli anziani in Liguria valgono 7 miliardi
“Il mio collaboratore che ha commesso l’errore in una live tweet, come me, si scusa, imparerà e migliorerà. Ma non lo farà una classe dirigente ipocrita, meschina, che la butta in gazzarra e non vuole vedere la realtà drammatica che abbiamo di fronte”. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in un’intervista al Corriere della Sera oggi mette una pezza sul tweet delle polemiche di ieri: “È un passaggio scritto in modo maldestro e mi dispiace se ha ferito qualcuno. Ma la sostanza è chiarissima. Non è piacevole chiedere sacrifici alla popolazione. Ma per il nostro presente e il nostro futuro, è più giusto adottare politiche che contengano il danno proteggendo i più fragili e più esposti, gli over 75anni che rappresentano il 90% dei morti, o impedire che vadano a scuola, all’università, a lavoro persone giovani, sane, che spesso sono asintomatici o superano senza problemi la malattia?”. Al di là della terribile gaffe, in Liguria, spiega Repubblica Genova, il valore economico degli anziani è di sette miliardi:
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Azzolina: “Senza la scuola il Paese diventa più debole. Tenerle aperte significa tutelare gli studenti, ma anche tante donne e mamme che rischiano di pagare un prezzo altissimo”
“Tenere le scuole aperte significa aiutare le fasce più deboli della popolazione. Significa contrastare l’aumento delle disuguaglianze, un effetto purtroppo già in corso, a causa della pandemia. Significa tutelare gli studenti, ma anche tante donne, tante mamme, che rischiano di pagare un prezzo altissimo”. E’ quanto scrive sulla sua pagina Facebook il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “In mezzo a tante incognite – prosegue l’esponente dell’Esecutivo -, una certezza c’è: la chiusura delle scuole non produce gli stessi effetti per tutti. La forbice sociale si allarga, il conto lo pagano i più deboli. Ci sono poi territori in cui la chiusura delle scuole è sinonimo di dispersione scolastica. E la dispersione scolastica – chiamiamo le cose con il loro nome – equivale all’abbandono dei ragazzi. Ampliare il divario tra famiglie benestanti e famiglie svantaggiate è una responsabilità enorme. Dobbiamo esserne consapevoli. La scuola è futuro. Senza scuola il Paese diventa più debole”.
Gina Lollobrigida: Sean Connery baciava in modo elegante
Era il 1964 quando Gina Lollobrigida scelse Sean Connery come coprotagonista per il film La donna di paglia. Due anni prima lui aveva girato il suo primo «007» a cui era seguito Dalla Russia con Amore. «Ma non era certo ancora un divo planetario», ricorda la Lollo. Lei lo scelse. Quindi Sean le sarà poi stato grato. «Io per contratto potevo scegliere il mio partner e anche il regista. Scelsi lui perché era elegante ancora prima che bello. Siamo rimasti sempre amici e quando lui fece una serata per dire addio alle scene, a Londra, dal palco mi invitò». L' ha corteggiata? «No, era un gentleman, molto rispettoso, un uomo raro nel mio ambiente dove era facile prendersi delle confidenze. Io ero sposata con Milko Skofic e Sean non si sarebbe mai permesso di farmi delle avances. Ma avevamo comunque un rapporto molto intimo, confidenziale e lui non era così algido come poteva apparire, ma molto empatico ed interessato alla vita degli altri. Anche questa una dote rara in un ambiente come il nostro ». Nel film «La donna di Paglia» lui faceva il cattivo e lei cedeva al suo fascino. «Io ero una giovane infermiera, Maria, con il compito di badare a un signore anziano, malato e molto ricco, interpretato dal grande Ralph Richardson. Sean era il nipote Anthony, senza scrupoli e seduttivo, che mi convinceva ad aiutarlo nel suo piano per appropriarsi dell' eredità. Ma quando Maria inizia a volere bene al vecchio zio, i suoi piani finiscono male eanche lui». Baciava bene? «Baciava in modo elegante».
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A QUESTO RITMO POSSIAMO TENERE ANCORA PER UNA SETTIMANA, MASSIMO DIECI GIORNI
«Domenica prossima potremmo essere costretti a rifiutare i ricoveri», spiega informalmente il direttore di una Asl. «A questo ritmo possiamo tenere ancora per una settimana, massimo dieci giorni», avverte formalmente Luigi Icardi, assessore alla Sanità del Piemonte, chiedendo al governo misure stringenti. L' emergenza Covid sta saturando rapidamente la rete degli ospedali in una regione che ieri ha contato 11 decessi, 2.024 nuovi contagi rispetto a sabato (con meno tamponi), 166 nuovi ricoveri (5 dei quali in terapia intensiva). Altri numeri rendono la dimensione di una situazione sempre più insostenibile: 12 mila i posti letto che il sistema pubblico è complessivamente in grado di offrire, 6 mila quelli oggi previsti dal piano pandemico regionale per pazienti Covid; ad oggi i ricoverati non in terapia intensiva sono 2.844 (rispetto ai 3.500 della Fase uno dell' epidemia) e 179 in terapia intensiva (450). Il problema è che, in base alla curva attuale, i ricoveri raddoppiano ogni 7-8 giorni. Costante, da un paio di mesi a questa parte, il rapporto tra positivi e numero di ricoveri: per ogni 200 malati Covid uno viene ricoverato in terapia intensiva, 18-20 in altri reparti. Per guadagnare tempo, qualche settimana in più, si conta sulla dote portata dalle strutture sanitarie accreditate, un migliaio di posti letto, sulle tensostrutture in fase di montaggio da parte dell' esercito, sugli "alberghi assistiti", strutture con supporto socio-sanitario da riservare a pazienti over 65, autosufficienti o parzialmente autosufficienti, risultati positivi in forma asintomatica o paucisintomatica. Si conta su tutto questo, sapendo che potrebbe non bastare.
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Meloni e Salvini: Bisogna discutere almeno di Recovery fund
Ripartirà stamattina la riunione dei capidelegazione con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sul nuovo Dpcm con le misure anti Covid. Intanto, però, nelle ultime ore si è fatta strada l'ipotesi di posticipare il decreto da oggi a domani (sera). A rischiare la chiusura sarebbero in primis Lombardia, Piemonte e Calabria, ma ci sarebbero anche altre zone come Molise, Trento e Bolzano, Emilia Romagna. Rischio elevato anche per Puglia, Sicilia e Toscana. A far rumore però è lo scaricabarile tra Stato e Regioni con queste ultime che non ne vogliono sapere di chiudere per prime temendo contraccolpi politici e di immagine. Motivi identici a quelli che spingono la Presidenza del Consiglio a non volersi accollare il lockdown. Intanto il Centrodestra continua a fare spallucce alle "profferte" di collaborazione arrivate da palazzo chigi: "Troppo poco e troppo tardi" spiegano ambienti dell'opposizione. "Quando i sondaggi andavano bene faceva tutto da solo ora che è in evidente difficoltà vuole che siamo noi a togliergli le castagne dal fuoco". I motivi, in realtà, sono anche altri, come spiegano fonti di primissimo piano dell'opposizione e ci sarebbero delle richieste ben precise sul tappeto. Insomma, il centrodestra prima di rispondere all'appello del Premier vorrebbe "garanzie". Di quale tipo? "Bisogna discutere almeno di Recovery fund e Mes", insomma dei soldi che dovranno arrivare dall'Europa. Da questa partita Salvini, Meloni e Berlusconi non vogliono assolutamente essere tagliati fuori tanto più ora che governano la maggior parte delle Regioni italiane (e quei soldi farebbero molto comodo). Meglio ancora poi "se sul piatto della bilancia ci finisse anche il tema delle elezioni anticipate".
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La lotteria degli scontrini pronta a partire
Ogni settimana si estrarranno sette premi da 5mila euro ciascuno, ogni mese tre premi da 30mila e ogni anno un premio da un milione di euro. Si parte dal 14 gennaio 2021. Ecco tutte le regole e i premi. La lotteria degli scontrini è pronta a partire. La prima estrazione settimanale è stata fissata per il 14 gennaio 2021, quando saranno premiati quelli che hanno pagato in contanti e quelli che hanno utilizzato carte, bancomat e app di pagamento come Satispay, Google Pay e Apple Pay. Il Sole 24 Ore spiega oggi le regole segnalando che l’estrazione del biglietto vincente è nulla se il biglietto virtuale è associato a uno scontrino già vincente nel corso dell’estrazione oppure è stato annullato dall’esercente oppure è riferito a un reso. Così come l'estrazione sarà nulla se il biglietto è riferito a una persona fisica non residente in Italia o a un codice per cui il consumatore abbia esercitato il diritto di opposizione al trattamento dei dati o la richiesta di cancellazione. Il quotidiano spiega che sono esclusi gli acquisti in e-commerce e le spese d'impresa, così come gli acquisti che danno diritto a bonus fiscali come i medicinali e quelli per cui è stata richiesta la fattura. Per partecipare bisogna avere più di 18 anni ed essere residenti in Italia. Come si gioca?
Ma, seriamente, è politica questa?
Il primario che scrive ai negazionisti del Covid: "No, non è tutto vuoto. Vi porto con me in reparto"
Il post tagliente di Michele Grio, direttore della rianimazione di Rivoli: "Non credete al virus? Bene, organizziamo da domani tour guidati in Rianimazione". "No no, è tutto vuoto". E per chi non ci crede "la TourinGrio organizza da domani tour guidati in Rianimazione e nei reparti Covid". Lo scrive su facebook Michele Grio, primario della rianimazione di Rivoli (Torino) che in un post (ovviaemente ironico) si rivolge direttamente ai negazionisti del virus. "Ho fatto sdraiare i miei medici ed i miei infermieri giusto per fare le foto, le buste le indossiamo per la cellulite ed il ca**o ci gira perchè siamo delle brutte persone.Non dormiamo perchè ormai siamo avanti con l’età e passiamo le giornate seduti mangiando e bevendo" scrive Grio. Che poi avanza la sua proposta (provocatoria) di portare i negazionisti tra i reparti con i pazienti Covid. "Sarà per me un piacere farvi personalmente da guida e condurvi in un piacevolissimo viaggio in quello che per noi è un girone dantesco, ma per voi giustamente è esagerato. Ah, dimenticavo, io mi bardo con tuta, maschera e calzari, a voi non servono ma tengo libero un letto con ventilatore meccanico e monitoraggio continuo multiparametrico molto invasivo. Nel cesso, perché lo sgabuzzino l’ho già impegnato”. Quindi un ultimo pensiero a chi pensa che il virus sia una farsa: “Non chiedeteci suggerimenti se vi ammalate dopo aver scritto e pensate la qualunque. Coerenza, ci vuole coerenza".
“Mi sono ammalata in rianimazione, i negazionisti sono una massa di idioti”
Marinella Acanfora, caposala della terapia intensiva dell’ospedale Cotugno di Napoli è appena guarita da COVID-19. Racconta in un’intervista al Mattino che è stata contagiata mentre curava i malati in rianimazione. E che durante la sua quarantena da soggetto a rischio la frustrazione e la rabbia per i negazionisti del Coronavirus è stata tanta:
Quando ha capito che il virus l’aveva infettata? «Era il 13 ottobre: durante la notte miè salita la febbre,ho avvertito un profondo malessere. Il 14 mattina ho fatto il tampone e dopo un giorno il verdetto, ero positiva. Toccava a me ma la mia mente era già oltre».
Dove? «Pensavo a mia figlia che vive con me ed è asmatica».
Ha avuto paura? «È un sentimento che affiora ma mi sono fatta forza: ho pensato: “Mica posso morire di Covid”. Io li curo i malati. Però potevo morire di altro perché sono un soggetto a rischio, soffro di una broncopneumopatia cronica, sono cardiopatica e non sono in peso forma».
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Separare i più fragili dai meno fragili: l’illusione dei numeri
Si stanno moltiplicando le proposte che mirano a isolare anziani e malati per evitare restrizioni alle attività produttive e danni all’economia. L’idea sulla carta pare semplice: la CoViD 19 colpisce duramente gli anziani e i portatori di alcune patologie croniche, se potessimo isolarli e proteggerli il resto della popolazione potrebbe vivere e lavorare quasi normalmente. Preliminarmente è meglio chiarire subito una cosa: non vi sono dubbi che sia auspicabile che le persone anziane e/o più fragili debbano proteggere se stesse ed essere nei limiti del possibile protette. Quello che si contesta è che questo permetterebbe al resto della popolazione di vivere normalmente (o quasi) e che si eviterebbero restrizioni e ingenti danni economici. Il presupposto su cui si basa questa proposta riguarda soprattutto i decessi. L’età media dei decessi è 80 anni e il 72% riguarda gli over 70. La quasi totalità dei morti avviene tra gli over 60 con una percentuale del 94%. La grande illusione di chi si basa su questi numeri è quella che isolando gli over 60 o gli over 65 o gli over 70 potremmo abbattere il numero dei decessi e con essi le drammatiche conseguenze della pandemia. Ma il punto, mi scuso per il cinismo, è che i morti non sono l’unico problema (lo scrivo con il massimo rispetto per il dolore dei congiunti ovviamente). Se per ipotesi le persone morissero istantaneamente e il resto della popolazione non si ammalasse il piano potrebbe funzionare e l’economia sarebbe salva. Il grande problema è in realtà il collasso del servizio sanitario nazionale. In una società moderna troppe persone interagiscono con e dipendono dal servizio sanitario. Screening diagnostici, accesso ai pronto soccorso, operazioni chirurgiche, cure oncologiche, controlli di routine, terapie ambulatoriali, vaccinazioni, trapianti, visite domiciliari, ecc., coinvolgono milioni di persone. Tutte queste prestazioni sono compromesse dall’intasamento delle strutture e dal sovraccarico di lavoro del personale sanitario che l’epidemia provoca. È già successo in alcune zone d’Italia a marzo-aprile e niente vieta che possa succedere di nuovo (ci sono già i primi segnali).
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È morto Gigi Proietti. Addio al grande attore: era ricoverato a Roma per problemi cardiaci
È morto Gigi Proietti. L’attore era ricoverato in terapia intensiva per problemi cardiaci (non legati al Covid) in una clinica romana. Proietti oggi, 2 novembre, avrebbe compiuto 80 anni. L’attore era ricoverato da diversi giorni, ma le sue condizioni si sono aggravate nella giornata di domenica 1 novembre. In clinica, assieme a lui fino all’ultimo momento, c’erano la moglie Sagitta Alter e le due figlie Susanna e Carlotta. “Nelle prime ore del mattino è venuto a mancare all’affetto della sua famiglia Gigi Proietti. Nelle prossime ore daremo comunicazione delle esequie”, è l’annuncio della famiglia dell’attore romano.Nel passato l’attore aveva sofferto di cuore e nel 2010 venne ricoverato in terapia intensiva all’ospedale San Pietro di Roma in seguito a una forte tachicardia. Se ne va uno dei grandissimi del teatro italiano, Gigi Proietti, icona dell’umorismo, cuore di Roma, figlio di una nazione che oggi più che mai avrebbe bisogno d’ironia. Lo stesso sorriso beffardo che il destino ha gettato come i dadi sul calendario, l’entrata e l’uscita dalla vita: Gigi Proietti è morto il 2 novembre, il giorno del suo compleanno. “Che dobbiamo fa’”, diceva Proietti prendendosi gioco di se stesso, come sa fare ogni grande persona, “la data è quella che è”. Proietti era ricoverato in una clinica romana in gravi condizioni, problemi cardiaci per una vita da cuore matto.
Coronavirus in Italia, ultime notizie. Ipotesi chiusure diversificate: ma è scontro tra Governo e Regioni
Non si arresta l’epidemia di Coronavirus in Italia, che finora ha contagiato 709.335 persone, provocando 38.826 morti. Oggi, intanto, sono attese le nuove misure anti-Covid decise dal governo. Qui le ultime notizie sul Covid-19 nel mondo. Di seguito tutte le ultime notizie sul Coronavirus in Italia di oggi, lunedì 2 novembre 2020, aggiornate in tempo reale. Ore 07.30 – Ipotesi chiusure diversificate: verso un Dpcm martedì – Negozi chiusi alle 18, chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, stretta nella circolazione fra le regioni, coprifuoco e scuole superiori in didattica a distanza, musei chiusi. Sono alcune delle proposte su cui si sta ragionando per le regioni con un alto indice di contagio. Per il resto del territorio nazionale le misure restrittive sarebbero più light. E’ questa l’ipotesi sul tavolo del governo in vista della nuova stretta anti-covid che dovrebbe essere contenuta in un dpcm che il premier Giuseppe Conte dovrebbe illustrare domani alle Camere per poi firmarlo in serata. Ma la complessità delle decisioni e le distanze tra governo e regioni potrebbe far slittare il varo del decreto a martedì. Il dibattito più acceso è quello con le regioni che chiedono di varare uno schema valido a livello nazionale mentre il governo preferirebbe uno schema con chiusure differenziate in base alla situazione del contagio. Le Regioni, che con Anci e Upi incontreranno nuovamente il governo, chiedono misure nazionali e la chiusura dei negozi alle 18. I governatori, con il presidente della Conferenza delle regioni, hanno spiegato che “più ci sono misure nazionali più è possibile dare un senso di uniformità” all’azione contro la pandemia. Il premier invece frenerebbe all’idea di una chiusura nazionale e propone misure regionali in base agli indici Rt.
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