Il Tweet della vergogna. Gli anziani morti di Covid per Toti non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese
“Il senso di questo tweet, che appartiene a un ragionamento più ampio, è stato frainteso. I nostri anziani sono i più colpiti dal virus, sono persone spesso in pensione che possono restare di più a casa e essere tutelate di più”. Lo precisa lo staff del governatore della Regione Liguria Giovanni Toti dopo la bufera social scatenata da un tweet precedente: “Per quanto ci addolori ogni singola vittima del #Covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della #Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”. “Cari amici – scrive Toti su facebook – sta girando un mio tweet su cui vorrei chiarire due concetti e, innanzitutto, chiedere scusa se ha offeso qualcuno poiché non rappresenta minimamente il mio pensiero. La frase è stata estrapolata da un concetto più ampio e mal interpretata a causa del taglio erroneo su Twitter di un mio post. Non a caso su Facebook, dove il testo è stato pubblicato integralmente, le stesse frasi non hanno creato il medesimo scalpore. Il concetto è: bisogna proteggere gli anziani. Il cinico è chi non lo fa. Il fatto che le persone oltre i 75 anni siano in pensione consente loro di proteggersi senza per questo dover fermare l’economia del Paese. Il 40% dei ricoverati ha oltre 75 anni di età”.
Il virus di aver sempre ragione
Da noi piagnucolano perché devono abbassare le saracinesche qualche ora prima mentre i nostri vicini europei vanno già in lockdown. Ma inutile illudersi che gli aprituristi nostrani capiscano finalmente la gravità della situazione e quanto siano ridicole le loro proteste. Viviamo in un’era in cui tutti hanno sempre ragione comunque. Se anche l’Italia arrivasse ad un nuovo lockdown le piazze potrebbero riempirsi di paladini della libertà coi polmoni degli altri. Gente che magari irrideva alla seconda ondata e adesso che ci sta travolgendo si barcamena per avere ragione comunque invece di ammettere i propri errori e possibilmente chiudere il becco. Gente che addirittura minimizzava o negava la gravità del virus e ancora si barcamena per avere ragione comunque.
Smog a Roma, stop ai veicoli più inquinanti nelle ZTL della Fascia Verde e dell'Anello Ferroviario
Con un’ordinanza sindacale il Campidoglio ha fissato le limitazioni ai veicoli più inquinanti disposte fino al 31 ottobre 2021. Roma continua ad essere una delle città che, in Europa, subisce maggiormente gli effetti del traffico automobilistico. Per i veicoli più inquinanti, l’accesso alla città, resta comunque limitato. Il periodo di validità dei divieti. Il Campidoglio, attraverso un’apposita ordinanza firmata dalla Sindaca Raggi, ha disposto nuove limitazioni per i flussi di traffico in città. Per il periodo che intercorre tra il primo novembre 2020 ed il 31 ottobre 2021, sono state disposte misure restrittive alla circolazione. I veicoli che causano maggiore impatto sull’ambiente, non potranno circolare in alcune zone della Capitale.
Covid, lo studio: perché le scuole non sono focolai?
Lo conferma uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Le scuole non focolai per la diffusione del Coronavirus. Le scuole sono focolai di diffusione dei contagi? No secondo uno studio pubblicato sulla nota rivista Nature. Secondo questo studio infatti non si sarebbe assistito ad un aumento dei casi esponenziale. Il motivo risiederebbe nel fatto che i bambini più piccoli sarebbero meno propensi oltre che a contrarre il Coronavirus, anche a diffonderlo. Diversamente, man mano gli studenti crescono le possibilità di rimanere contagiati aumentano. “È improbabile che i bambini piccoli diffondano il virus, ma i grandi sono più a rischio”, hanno dichiarato a questo proposito gli scienziati. Ancora non è chiaro come possa accadere tutto ciò. Proprio su questo dettaglio gli scienziati starebbero cercando di fare luce. Eppure l’analisi di alcuni dati potrebbero arrivare a convalidare la ricerca. Se consideriamo ad esempio la realtà italiana ad esempio, 1.212 scuole su un totale di 65.000 che hanno riaperto, hanno avuto dei focolai al loro interno. Il dato tuttavia che balza all’occhio è il 93% dei casi nei quali è stata riscontrata soltanto un’infezione. Infine per quanto riguarda le scuole superiori, in una soltanto è risultato un gruppo di 10 persone contagiate. Un dato quindi che potrebbe farci riflettere su una minore incidenza del virus sui bambini o comunque su persone di età inferiore ai 14 anni.
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VENTI GIORNI: È QUANTO CI RESTA PER EVITARE IL COLLASSO COMPLETO DEGLI OSPEDALI
Dieci giorni per battere il record della prima ondata, pochi di più per raggiungere la soglia di allarme. Negli ospedali italiani reparti ordinari e terapie intensive vengono quotidianamente trasformati in spazi per malati di Covid. Il sistema non può andare avanti così per sempre, si saturerà presto, vista l’alta velocità della crescita. Ieri erano 19.809 i posti dedicati alle persone colpite dal coronavirus, giovedì 22 erano poco più di 10mila. Gli esperti si affidano alle proiezioni per capire cosa succederà e quelle di uno degli istituti più prestigiosi, l’Ihme dell’Università di Washington finanziato dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates, lasciano pochi giorni all’Italia per intervenire. In base ai dati elaborati dai ricercatori statunitensi, proseguendo con questo ritmo il 10 di novembre i letti occupati saliranno a 32mila, raggiungeranno cioè il record della prima ondata, toccato tra marzo e aprile. Altri 14 giorni e il 24 novembre si toccheranno i 75mila ricoveri. Questa è la soglia critica, perché rappresenta il 40% dei letti totali disponibili in Italia.
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Lombardia, Piemonte e Liguria chiedono di limitare gli spostamenti degli over 70
Limitazione agli spostamenti delle persone che hanno più di 70 anni. È una delle proposte avanzate al governo da alcuni governatori nel corso della riunione tra ministri e Regioni in vista del Dpcm. Limitazione agli spostamenti delle persone che hanno più di 70 anni. È una delle proposte avanzate al governo da alcuni governatori nel corso della riunione tra ministri e Regioni in vista del Dpcm che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe firmare tra lunedì e martedì. Il primo a proporla è stato il presidente della Liguria Giovanni Toti ed è stata condivisa Lombardia Attilio Fontana e da quello del Piemonte Alberto Cirio.
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Cretini sintomatici
Nell’Italia dei positivi asintomatici e dei cretini sintomatici, che chiedono le dimissioni di Conte perché la seconda ondata travolge il mondo e sfasciano le vetrine dei commercianti per solidarizzare con i commercianti, diventa geniale persino questa frase di Mattarella: “Il vero nemico è il virus, non dimentichiamolo: il responsabile di lutti, sofferenze, sacrifici, restrizioni è il virus”. Parrebbe un’ovvietà, come ci dice la cartina dell’Europa: un lazzaretto di Paesi che, per numero di contagi in rapporto agli abitanti, stanno quasi tutti come noi (Germania, Danimarca, Lussemburgo, Ungheria, Bulgaria) o peggio di noi (Spagna, Francia, Belgio, Regno Unito, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Croazia, Romania). Invece, dall’aria che tira, si direbbe che il nemico sia il governo. E solo quello italiano, anche se naviga a vista sui dati del giorno proprio come tutti gli altri governi del pianeta, chi meglio (pochi) e chi peggio (molti).
Salvini dalla conquista del Monte Bianco a “Siamo tutti francesi”
Salvini è fatto così,qualche giorno fa soffiava sul fuoco della bufala del Monte Bianco “rubato” dalla Francia: “Mentre Di Maio dorme, la Lega va ai piedi del Monte Bianco per ribadire ai francesi che non possono fare quello che vogliono! #giùlemanidalmontebianco #Italia”. La storia del Monte Bianco, come spiega bene Butac, è la solita fake news: “è vero che negli anni i Comuni confinanti hanno di volta in volta cercato di dire la loro su dove stesse esattamente il confine tra le vette. Ma non c’è nessuna “invasione”, bensì una disputa, completamente amichevole, basata perlopiù su ragioni logistiche (chi deve soccorrere chi nel caso siano sul confine?). Disputa di cui tutti sono a conoscenza, guarda caso basta consultare un po’ di cartine geografiche per accorgersi di che non vi è un confine ben delineato per nessuno.
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Le zone rosse in quattro regioni e lo stop agli spostamenti territoriali
Il governo lavora ai criteri per le chiusure tra zone ad alta trasmissione del virus. Allo studio una stretta che riguarderà le attività commerciali e le risorse per creare i Covid Hospital. Lombardia, Piemonte, Campania e Valle d'Aosta sono le quattro regioni più a rischio nella seconda ondata dell'epidemia di coronavirus e in questi territori potrebbero presto arrivare i lockdown provinciali e quindi le zone rosse. Il governo sta lavorando ai nuovi criteri in base ai quali le Regioni dovranno garantire le chiusure locali, che vedranno la luce già nel Dpcm in preparazione per lunedì 2 novembre. Nel provvedimento dovrebbe esordire anche lo stop alla mobilità tra una regione e l'altra, anche se una decisione non è stata ancora presa. Il Piemonte e la Lombardia sono attualmente i territori in cui l'indice di contagio Rt è sopra 2, ovvero il doppio del limite disegnato negli scenari dell'Istituto Superiore di Sanità. Il bollettino della Protezione Civile ieri ha certificato che in testa alle regioni con il più alto numero di nuovi positivi trovati nelle ultime 24 ore sempre di gran lunga la Lombardia, che sfiora di nuovo i 9 mila infetti (8.919). Segue la Campania con 3.669, poi Piemonte 2.887, Veneto 2.697, Toscana 2.540, Lazio 2.289.
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Le “unità speciali” per assistere a domicilio i malati Covid? A sette mesi dal decreto (che dava 10 giorni per metterle in campo) poche Regioni hanno raggiunto l’obiettivo – Ecco i dati
Il target: un team "Usca" ogni 50mila abitanti. In Veneto attivate 51 squadre su 98. Anche in Campania circa la metà. In Lombardia "ne mancano due su tre". Piemonte ed Emilia-Romagna sono "in regola". Ecco cosa è stato fatto, a livello regionale, per creare quel sistema pensato per alleggerire la pressione sugli ospedali e sui medici di base. La federazione dei medici di medicina generale denuncia: "Ogni Asl ha stabilito in autonomia come farle funzionare: in tanti casi sono state praticamente inutili". Erano state pensate per monitorare la situazione clinica di chi è positivo al Covid in isolamento, somministrare i giusti farmaci ai malati ed eventualmente per fare tamponi a domicilio. Squadre composte da almeno un dottore e un infermiere, con un obiettivo preciso: alleggerire la pressione sugli ospedali e sui medici di base. Ma a 7 mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria e con la seconda ondata alle porte, le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) sono ancora in alto mare: rispetto alle 1.200 squadre attese in tutta Italia, le Regioni in regola sono poche.
Roberto Speranza spinge per chiudere: "Curva terrificante, troppa gente in giro"
Il ministro parla del dpcm. "Scontata" la chiusura fra Regioni, "interventi forti in Lombardia", la scuola "non è intangibile". Roberto Speranza osserva la curva del contagio e teme che le strutture ospedaliere vadano al collasso. Per questo sono giorni, se non settimane, che spinge, nei vertici di Governo, per inasprire ancora le misure di contenimento. “Quel che mi preoccupa è il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà” dice in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo Speranza, “le terapie intensive non sono il problema fondamentale di questi giorni. Per qualche settimana saranno ancora abbastanza gestibili”. Il problema è il tempo, sono i giorni che passano senza che la pandemia accenni a frenare. “Abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore», ripete il ministro, in ansia perché “c’è troppa gente in giro” e bisogna convincere le persone a restare il più possibile in casa. Il tema più delicato e divisivo è sempre la scuola.
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Covid, il governo prepara la stretta: verso lockdown di città e territori
L’ipotesi del lockdown nelle grandi città si fa sempre più concreta. Una stretta che potrebbe arrivare già nel weekend, mentre secondo alcuni retroscena il Governo Conte starebbe anche pensando di anticipare il prossimo Dpcm, previsto per il 9 novembre, ai primi del mese “sfruttando” le festività. Nella lista dei centri a rischio ci sono Milano, Napoli, Roma, Torino e Bologna. C’è chi spinge alla prudenza all’interno del governo e chiede di fermare anche le scuole e sospendere le lezioni in presenza in tutta Italia, anche per elementari e medie. Giuseppe Conte è invece determinato ad attendere ancora qualche giorno, per poi procedere con un nuovo Dpcm tra l’8 e il 9 novembre. Ipotesi chiusura Milano già da lunedì. A Montecitorio circola la notizia che già da lunedì l’Italia potrebbe trovarsi “come la Francia”, in un lockdown light. Fermare solo Milano non viene ritenuto sufficiente. Il governo tratta con il Pirellone e con il sindaco Sala per il blocco dell’area metropolitana dove ci sono migliaia di nuovi contagiati e ospedali in grave affanno, in alcuni casi a rischio collasso.
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Il contenimento delle opposizioni sovraniste
Con la prima ondata le opposizioni sovraniste negavano sia la gravità del virus sia i meriti del governo nel contenerla. Puntavano alla spallata, ma alle regionali si son beccati una pedata loro. Ora siamo alla seconda ondata che sta sconvolgendo per la sua rapidità e veemenza e le opposizioni sovraniste han ripreso a lucrare politicamente sulla situazione. Anche perché lo scenario è più favorevole per loro. Molti cittadini sono stanchi e non più propensi a fare sacrifici. Il ritornello è che Conte e il suo governo non avrebbero fatto abbastanza durante l’estate. Questo mentre loro l’han passata a fare assembramenti e ad attaccare un governo che a sentir loro prorogava lo stato di emergenza allo scopo di limitare la libertà dei cittadini e di terrorizzarli per niente. Questo mentre loro non han smesso un attimo di seminare dubbi e sospetti e contribuire a far calare la tensione. Una totale assenza di senso responsabilità. Faziosità e brama di potere che prevalgono perfino sul buonsenso. E tonnellate d’ipocrisia.
Le testimonianze dei soccorritori: “Una chiamata dietro l’altra, è come svuotare il mare con un cucchiaino. Cosa fa rabbia? Chi non crede alla pandemia”
“La cosa che ci fa più rabbia è sentire tante gente che non crede al virus. Noi che giriamo negli ospedali e nelle terapie intensive vediamo tutti i giorni le persone che stanno male”. Veronica Archenti è una dei tanti soccorritori volontari dell’Avis-Anpas di Cologno Monzese. Negli ultimi giorni il numero degli interventi in ambulanza è aumentato sempre di più. “In particolare nel basso varesotto, in Brianza e nell’area metropolitana di Milano” spiega Luca Puelo, presidente di Anpas che gestisce oltre il 50% delle ambulanze lombarde. Numeri che hanno portato a sviluppare un piano coordinato da Areu (Azienda regionale emergenza-urgenza) di implementazione dei mezzi. Una trentina di ambulanze aggiuntive per le zone più colpite, ma il numero potrebbe aumentare nei prossimi giorni. Nel frattempo i nuovi positivi non smettono di crescere. “Spesso troviamo persone che fanno fatica a respirare e dunque a parlare e ad esprimersi così dobbiamo farci aiutare dai parenti” spiega Michele Mileto, 22 anni, laureando in medicina e soccorritore volontario.
Sulle tracce dei 49 milioni: dal Lussemburgo a Bondeno, dove sono finiti i soldi della Lega
Nell'estate 2018, le condanne per truffa a carico di Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito finiscono prescritte. Secondo la procura di Genova, i vertici del partito avrebbero ottenuto i rimborsi elettorali con documentazioni artefatte. I fondi poi sarebbero stati utilizzati in gran parte per spese non istituzionali. “Ovunque venga rinvenuta e presso chiunque”, sentenzia la Corte di Cassazione: è l'avvio delle due indagini per rintracciare il denaro scomparso. “Ovunque venga rinvenuta e presso chiunque”. Sei parole per dare inizio alla storia dei 49 milioni di rimborsi elettorali inghiottiti e scomparsi nelle casse della Lega, quella vecchia di Umberto Bossi e quella nuova di Matteo Salvini. In mezzo una indagine complicata, fatta perlopiù di analisi bancarie alla caccia di flussi finanziari quasi mai chiari
Controlli e sanzioni nelle sale slot. Guerra della Raggi alla ludopatia. Una task force verificherà il rispetto delle ordinanze. Multe salate per chi agira le limitazioni sugli orari
Sebbene si parli spesso di ludopatia, ossia del gioco d’azzardo patologico, pochi sembrano aver davvero affrontato il problema. Tra chi ha deciso di affrontare la questione in modo aperto c’è, però, la sindaca Virginia Raggi che ieri ha annunciato la creazione di una task force, composta da uomini della Polizia Locale, completamente dedicata al contrasto alla ludopatia e che potrà contare, per la prima volta, su un sistema di controllo da remoto degli apparecchi da gioco presenti in tutta la città. “Abbiamo un nuovo strumento per contrastare la dipendenza dal gioco d’azzardo e per aiutare le tante persone che, a causa dell’emergenza sociale ed economica che stiamo vivendo, potrebbero cadere in questa terribile spirale, rischiando di diventare vittime dell’usura e di rovinare intere famiglie. Non possiamo permetterlo” per questo, spiega la sindaca Raggi, “quando le sale gioco riapriranno (dopo l’emergenza sanitaria, ndr), ci faremo trovare pronti”.
Lockdown locali, domani vertice decisivo governo-Regioni. E lunedì nuovo dpcm
Alle 18 riunione del Cts per valutare misure sui territori da varare nel week end. Esecutivo accelera anche sulla nuova stretta nazionale: possibili limiti a negozi e a circolazione tra le regioni. Lungo vertice del governo a Palazzo Chigi, con Giuseppe Conte e i capidelegazione della maggioranza. Sul tavolo, i dati forniti dagli scienziati sulle aree considerate più a rischio in base all'indice Rt e alle condizioni del sistema sanitario locale. L'esecutivo sarebbe intenzionato a promuovere una stretta sui territori. Per questo incontrerà domani le Regioni, in modo da fare il punto sulle aree sotto pressione e decidere un'eventuale stretta. Occhi puntati sulle aree metropolitane di Milano, Napoli, Genova, Torino, su porzioni del Veneto e su alcune regioni meridionali. Anche di questo discuterà il Cts in una riunione convocata stasera alle 18.
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Coronavirus, il bollettino di oggi 31 ottobre: 31.758 positivi e 297 morti e 97 terapie intensive in più
In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 679.430 persone (+31.758 rispetto a ieri, +4,9%; ieri +31.084) hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Di queste, 38.618 sono decedute (+297, +0,8%; ieri +199) e 289.426 sono state dimesse (+5.859, +2,1%; ieri +4.285). Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 351.386 (+25.600, +7,9%; ieri +26.595) e sono visibili nella quinta colonna da destra della tabella in alto; il conto sale a 679.430 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia. Ancora un record assoluto di contagi in 24 ore, si tratta del quinto consecutivo, da quando il 17 ottobre i casi giornalieri sono stati quasi 22 mila e da allora sono sempre aumentati nei giorni successivi (a fronte di un alto numero di tamponi, rispetto ai 26 mila medi della primavera). La curva epidemiologica continua a impennarsi, proiettando il Paese verso lo «scenario 4», quello più grave con trasmissione incontrollata del virus e rischio collasso delle strutture sanitarie in poco tempo (alcuni ospedali sono già sotto stress). Per questo motivo Cts è stato convocato con urgenza.
Sovranisti senza vergogna. Speculano sui morti di Nizza. Salvini e Meloni usano l’attentato per seminare paure. L’assassino era stato espulso ma per loro non conta
Non c’è orrore in grado di fermare le speculazioni delle destre. Non c’è spiegazione utile a interrompere gli spot costruiti da Matteo Salvini & C. anche sul sangue delle vittime di un attentato terroristico. Per l’opposizione parlamentare, Lega in primis, il particolare che l’attentatore sia arrivato con un barchino in Italia, ignorando ovviamente che è stato intercettato e gestito in base alle norme varate dallo stesso centrodestra, è sufficiente per cercare di dipingere i giallorossi come un Governo che strizza l’occhio al terrorismo e che sta danneggiando il Paese garantendo soccorso e accoglienza a chi arriva dall’Africa. FILM GIA’ VISTO. Salvini, che con i suoi decreti anziché creare sicurezza è stato ormai dimostrato come abbia aumentato l’insicurezza nel Paese e che da ministro dell’interno al Viminale era un fantasma, martella da ieri mattina su quello che definisce un record di sbarchi nel 2020, 27.190 a fronte dei 9.533 dello stesso periodo dell’anno precedente.
La folle tesi di Salvini su Lamorgese “colpevole” per l’attentato di Nizza
Ecco che tornano a grandi falcate gli sciacalli, Salvini e Meloni, che vanno a braccetto su ciò che è accaduto a Nizza. Salvini ovviamente svetta e chiede le dimissioni della ministra Lamorgese perché, a suo dire, sarebbe colpevole del fatto che l’assassino di Nizza sarebbe sbarcato a Lampedusa e sarebbe stato identificato a Bari e poi non rimpatriato. La banalizzazione ovviamente in qualche modo funziona e così è tutto un rimbalzare di questa nuova trovata per cui addirittura l’ex ministro dell’Interno, senza nemmeno un briciolo di imbarazzo, si ritrova a chiedere scusa alla Francia gettando fango sul suo Paese (quello che da patriota vorrebbe difendere) per un’accusa che ha dell’incredibile. Ora proviamo a ribaltare il giochetto, che tanto viene facile facile: Matteo Salvini dunque, da ministro dell’Interno, è colpevole del minimo storico di rimpatri con la Tunisia (lui che li aveva promessi e non è stato nemmeno capace di fare meglio dei ministri precedenti) e quindi anche dell’omicidio di don Malgesini, visto che il prete è stato ucciso da un uomo non rimpatriato proprio sotto l’epoca Salvini? Oppure, sempre continuando sulla falsariga del giochetto retorico di Salvini: Anis Amri, autore della strage al mercatino di Natale a Berlino nel 2016, sbarcò nel 2011 e venne trattenuto in Italia con Berlusconi presidente del consiglio e Maroni ministro agli Interni, quindi sarebbe colpa loro, evidentemente?
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Galli: abbiamo capito come gli asintomatici riescono ad essere superdiffusori del virus
"Abbiamo capito perché la persone asintomatiche, che non tossiscono o starnutiscono, riescono comunque a essere superdiffusori del virus". Lo ha rivelato Massimo Galli, primario di malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, durante il suo intervento a Piazza Pulita su La7: "Come osservato in un Paese anglofono, dire in modo consecutivo ad alta voce "stay healthy" (stai bene), che sembra un po' il nostro stai sereno, è sufficiente per poter trasmettere a una distanza ragionevole il virus". Nei mesi scorsi Galli, così come tanti altri esperti in materia, aveva detto che bisognava imparare a convivere con il Covid. Ma la situazione adesso è peggiorata, infatti le parole del primario del Sacco sono cambiate: "Dobbiamo riuscire a frenare il virus, perché altrimenti signori davvero torneremo a vedere certe immagini che non vorremmo vedere".
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Covid, il governo valuta lockdown a Milano da lunedì e limiti a spostamenti tra Regioni
La chiusura riguarderebbe Milano e l’intera area metropolitana: il governo tratta con regione e comune. L’esecutivo potrebbe prendere nelle prossime ore altre decisioni sulla limitazione dello spostamento tra Regioni. Zone rosse, limitazione dello spostamento tra Regioni e chiusura di alcune attività nelle aree dove più si è impennata la curva dei contagi. Sono queste le nuove misure che il governo potrebbe prendere nelle prossime ore per provare a piegare la curva del Covid-19. Il piano è partire dalle città metropolitane. Milano e Napoli, ma anche Bologna, Torino e Roma sono le «osservate speciali», che rischiano di finire in lockdown. Il fronte del rigore nel governo si rafforza sull’onda dei numeri (qui l’ultimo monitoraggio dell’Iss, qui il bollettino più recente) e spinge per fermare anche le scuole e sospendere le lezioni in presenza in tutta Italia, anche per elementari e medie.
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Coronavirus e Covid-19: cosa bisogna fare per ridurre il rischio di ammalarsi o di contagio
Come è possibile ridurre il rischio di contrarre la malattia durante il lavoro, la scuola, gli spostamenti sui mezzi e le attività normali come fare la spesa? Ecco alcuni consigli e i fattori di rischio da considerare nella vita di tutti i giorni. Eliminare il rischio di contrarre il coronavirus Sars-CoV-2 e di ammalarsi di Covid-19 è impossibile, ma è possibile limitarlo al minimo. Come è possibile ridurre il rischio di contrarre il coronavirus durante il lavoro, la scuola, gli spostamenti sui mezzi e le attività normali come fare la spesa? Finora sappiamo che i luoghi dove si verifica il contagio sono, con diverse percentuali di possibilità, la casa, il lavoro, i trasporti pubblici, i locali e i pubblici esercizi. E che i posti chiusi e i luoghi affollati aumentano questa possibilità. Coronavirus e Covid-19: cosa bisogna fare per ridurre il rischio di ammalarsi. Ma ci sono anche altri fattori da considerare: per esempio il tempo di permanenza nei luoghi a rischio.
Un’estate a negare il Covid. Ma per Salvini è colpa di Conte. Per il leader della Lega un altro lockdown sarebbe un fallimento dell’Esecutivo. Ma lui ha fatto di tutto per provocarlo
Matteo Salvini è un tipo strano e va in giro – da poco mascherina-munito – a dire che se ci sarà un nuovo lockdown – alcune voci dicono il 9 novembre – la colpa sarà del governo. E ce ne vuole di faccia ipertostissima a dire cose simili visto che proprio lui ha passato l’estate a glorificare il “liberi tutti” con spiagge e ristoranti affollatissimi di incoscienti. È noto che la destra mondiale, a cominciare da Donald Trump negli Usa, Jair Bolsonaro in Brasile, Boris Johnson nel Regno Unito, odiano le mascherine viste stupidamente come “limitazione alla libertà personale”. I casarecci non sono da meno guidati appunto da Salvini e la Meloni e se da un lato prendono ipocritamente le distanze dal loro popolo no-mask dall’altro fanno arrivano a dire che i violenti nelle proteste contro il governo fanno il gioco del governo stesso.
Sono pazzi. In mezzo alla pandemia spunta chi propone un referendum per il Mes. La proposta in un Ddl di Nencini (Iv-Psi)
Pur di consegnarci alla Troika le studiano tutte. Nella proposta di legge il senatore socialista, che a Palazzo Madama fa gruppo con i renziani di Italia Viva, svicola sugli interessi cui si andrebbe incontro se si attivasse il finanziamento. Premessa che potrebbe sembrare banale, ma banale non è: Italia Viva è parte integrante della maggioranza di governo, all’interno dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte ci sono sottosegretari e finanche ministri appartenente alla scuderia di Matteo Renzi. Tutto è lecito, per carità. Anche essere critici con i propri colleghi di maggioranza, ma arrivare a proporre un qualcosa che evidentemente va contro quanto professato dal presidente del Consiglio che pure si appoggia (o si dice di farlo), lascia quantomeno allibiti. Sarebbe curioso sapere cosa abbia pensato Giuseppe Conte in persona quando ha visto che il senatore Riccardo Nencini, senatore (socialista) del gruppo Iv-Psi, ha proposto un disegno di legge costituzionale “per l’indizione di un referendum di indirizzo per l’accesso al Meccanismo europeo di stabilità (MES)”. Lo stesso Meccanismo su cui Conte ha chiaramente posto un veto secco.
Zanda (PD): E' il momento di reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti
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La frontiera di Lampedusa è europea, non italiana
Brahim è sbarcato lì prima di colpire a Nizza. Ma Salvini dovrebbe chiedere le dimissioni del direttore di Frontex, non di Lamorgese. La Samsung tower di Varsavia è bellissima. Dal sesto al tredicesimo piano ospita Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere: mille dipendenti, diecimila previsti fra pochi anni. È nata nel 2005, ora ci costa 420 milioni annui. Coordina, o dovrebbe farlo, tutte le guardie di frontiera e costiere dello spazio Schengen. Aboliti i confini interni, l’unica frontiera da sorvegliare rimane quella esterna, comune all’intera Europa. Marittima e terrestre: da Lampedusa a Gibilterra, dall’isola di Lesbo al polo nord. Brahim Aoussaoui, l’assassino tunisino di Nizza, avrebbe quindi dovuto essere bloccato dall’Europa, non dall’Italia. Matteo Salvini dovrebbe chiedere le dimissioni di Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, e non della nostra ministra degli Interni Luciana Lamorgese.
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Quando e perché possono scattare restrizioni più dure: ecco cosa prevede lo Scenario 4 del piano anti-Covid, da zone rosse a stop mobilità
Il peggior quadro tra quelli ipotizzati dal documento "Prevenzione e risposta a Covid-19" si attiverebbe in caso di "trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo". In quel caso scatterebbero "misure di contenimento molto aggressive". Alcune regioni italiane con Rt superiore a 1,5 si trovano già in questa situazione. Il rischio di un sovraccarico dei servizi assistenziali in massimo un mese e mezzo, la difficoltà di proteggere le categorie più fragili dal contagio e quindi la necessità di misure di contenimento “molto aggressive” e di “limitazioni alla mobilità”. È lo scenario 4, il peggior di tutti, ipotizzato dal documento “Prevenzione e risposta a Covid-19”, predisposto dal ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Coordinamento delle Regioni e Province Autonome e contenuto nella circolare del 12 ottobre.
LA VERGOGNA LEGHISTA NON HA FINE
E’ ufficiale: in Piemonte stop alle superiori, fino al 24 novembre solo didattica a distanza. Bus e treni al 50%
La decisione era nell’aria e ora è arrivata: dal 2 al 24 novembre sono sospese tutte le attività in presenza nelle scuole superiori piemontesi. La nuova ordinanza della Regione è arrivata questa sera e prende una drastica decisione per cercare di contenere la diffusione del coronavirus, ormai fuori controllo. Potrà tornare a scuola solo chi deve frequentare un laboratorio oppure gli studenti con bisogni educativi speciali in coerenza con i piani educativi individualizzati e i piani didattici personalizzati. Per il resto, tutte le altre attività dovranno svolgersi a distanza, da casa. Saranno le scuole a stabilire come nell’ambito della loro autonomia. Per le scuole medie, invece, è fortemente raccomandato l’uso della mascherina.
A Roma mancano i vaccini antiinfluenzali
Ho telefonato al mio medico curante il 19 ottobre, ma i pochi vaccini ricevuti li aveva già terminati. Così mi ha dato l'appuntamento per il 6 novembre. Oggi mi ha chiamato la segretaria dello studio medico per dirmi che i vaccini arriveranno dopo il 15 novembre. Quindi, se non ci saranno altri ritardi, il mio appuntamento è stato posticipato al 18 novembre. Ho chiesto se potevo io comprare il vaccino in farmacia, ma avendo più di 60 anni ciò non è possibile, non me lo può prescrivere. Dovrò in pratica aspettare un mese dalla mia prima telefonata. E se nel frattempo mi influenzo?
Coronavirus a Genova, i focolai invisibili tra i carrugi: «Fermare il virus qui è impossibile»
L’incidenza dei contagi è sette volte oltre la soglia di allarme. «Chi abita qui è costretto a convivere con il pericolo». «Sopra il naso». La vigilessa di pattuglia in vico Lavagna fa un cenno alla prostituta che porta la mascherina in modo non ortodosso. Come per riflesso, anche le altre giovani nigeriane appostate vicino al «basso» nel quale esercitano, sollevano il lembo azzurro e si coprono il volto. La legge Merlin invece continua ad avere difficoltà applicative nel centro storico di Genova, quel microcosmo che è un mondo a parte con regole e codici tutti suoi, uno strano impasto di degrado urbano e vitalità decadente che da sempre affascina i turisti e fa disperare i residenti. Con la Maddalena e il Sestiere di Prè, questi i nomi che identificano per lo più i vicoli del vecchio angiporto meglio conosciuti come caruggi, c’è sempre il rischio del luogo comune, a cominciare dall’inevitabile citazione di Fabrizio De André, quasi un pedaggio obbligato. Ma l’attualità impone almeno per una volta di rinunciare al folclore. Quelle due zone, racchiuse sotto un medesimo codice di avviamento postale, 16124, sono diventate un nodo impossibile da sciogliere al tempo della pandemia, un focolaio accusato di generare altri focolai attraverso i suoi abitanti.
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