Luigi De Magistris: "A Napoli siamo ben oltre la zona rossa"
Il sindaco al Foglio: "De Luca ha fallito, il modello Campania non esiste" e "Napoli è un vulcano, servono bonus spesa". C’è una città travolta dalla pandemia e ci sono gli amministratori locali che litigano pesantemente da mesi. “Mi sembra che a Napoli, in Campania, siamo ben oltre la zona rossa” dice in un’intervista al Foglio il sindaco partenopeo, Luigi De Magistris, secondo cui l’innalzamento alla fascia più elevata sarebbe una decisione “tardiva”, nel senso che “prima si fa e meglio è. La sanità è in tilt. La zona rossa è superata dai numeri”. Numeri che il sindaco vorrebbe accertare, verificare, perché non si fida della Regione. De Magistris reagisce alle offese del governatore campano Vincenzo De Luca, che lo ha definito in modi anche più coloriti di “imbecille” e “scemo del villaggio”, sottolineando che “De Luca crede di offendere me e invece non fa altro che offendere i napoletani e Napoli. E sa perché lo fa? Perché ha fallito. Il modello Campania non esiste”. E in realtà De Luca non vuole chiudere, secondo De Magistris “evidentemente ha preso paura, si è reso conto che non è possibile mettere in atto un lockdown per una città come Napoli”.
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Ora M5S ha l'arma per punire i Benetton
Esclusivo TPI: Covid, in Regione Lombardia è pronto un rimpasto. Gallera ora rischia davvero
A domanda formale quasi nessuno risponde con assoluta certezza, tutti nicchiano, ma la voce si fa sempre più insistente: in Regione Lombardia è in arrivo un possibile rimpasto politico, al fine di dare una segnale forte e chiaro a chi critica la giunta per i numeri da capogiro che il territorio deve affrontare da mesi a causa dell’emergenza Covid. Noi di TPI siamo in grado di anticipare la notizia, che secondo alcune indiscrezioni potrebbe essere resa pubblica già nelle prossime ore. Non si tratterebbe infatti, come trapelato sin qui, della nomina di un commissario alla Sanità, nominato esternamente e proveniente magari da Roma, ma di un rimpasto politico interno alla Giunta. Non un commissariamento dall’alto da parte del Governo, dunque, ma una figura che, de facto, andrà a intaccare in qualche modo l’attuale configurazione della giunta regionale lombarda, al fine di dare un segnale per riprendere il controllo della gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia. Dopo mesi di ipotesi sull’argomento, ora Giulio Gallera potrebbe davvero essere sostituito e perdere il posto di assessore alla Salute, oppure essere affiancato da qualcuno, magari un responsabile Covid.
Carissimi onorevoli italiani. Sono i più pagati d’Europa. Ai tedeschi 90mila euro l’anno, ai nostri 140mila. Impietoso raffronto nel report dell’Europarlamento
È proprio il caso di dirlo: adesso lo dice anche l’Europa. Una conferma ulteriore a qualcosa che – diciamolo – tutti più o meno immaginavamo: i parlamentari italiani sono i più pagati tra i 27 Paesi membri. A dirlo, più che chiaramente, è un corposo report realizzato dal Parlamento europeo. I numeri sono chiari (come si evince anche dai grafici qui di fianco): con oltre 140mila euro di “salario” netto – che include indennità, diaria, rimborsi spese e benefit – gli eletti in Italia sono i più pagati, meglio degli omologhi tedeschi che si fermano a 90mila euro. Ma dietro ancora ci sono gli eletti a Parigi, che prendono 84mila euro, in linea con la media dei deputati europei, poi gli inglesi (70mila euro). Che dire, infine, dei parlamentari ungheresi, i meno pagati – loro malgrado – di tutta Europa. Pensate: gli italiani arrivano a prendere dieci volte di più rispetto agli omologhi di Budapest. DALLA PADELLA ALLA BRACE. C’è da dire, però, che quello degli stipendi non è l’unico tema che emerge dal corposo report (213 pagine in tutto). Anzi: lo stesso rapporto è stato richiesto dalla Commissione per il controllo dei bilanci perché anche a Bruxelles la spesa per le onorevoli pensioni è un fardello pesante. E a ben vedere: nel 2019, si legge, le pensioni degli ex eurodeputati sono costate complessivamente 15 milioni di euro. I due fronti di analisi – da una parte gli stipendi, dall’altra le pensioni – d’altronde sono collegati a doppia mandata: le pensioni degli eurodeputati, infatti, sono stabilite in relazione all’ammontare delle pensioni degli eletti alla Camera bassa (Montecitorio per quanto riguarda l’Italia) di ogni singolo Paese. All’aumentare dell’una, dunque, aumenta anche la seconda, e viceversa.
L’uomo dei Benetton: “Meno manutenzioni, più utili”. Così Castellucci tentava di conservare la concessione: ‘Soldi per salvare Banca Carige’. E Toti ‘ambasciatore’: “Ci parlo io con Giorgetti e Salvini”
Dalle carte dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex numero uno di Aspi emerge come dopo la tragedia di Genova l'ex top manager avesse cercato di "ricostruire i buoni rapporti con lo Stato (che è il soggetto concedente e che ventilava ad Aspi la revoca della concessione)". In che modo? "Offrendo, condizionatamente cospicue somme di denaro" e quindi contribuire a salvare la storica banca ligure. Del progetto discute anche con il governatore, che invece fa i nomi dei due big del Carroccio e si propone come "ambasciatore" e fare "tutta la moral suasion". "Dopodiché io impegni per sto governo non me la sento di prenderne". Dopo il crollo del ponte Morandi l’allora amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, ha “cercato con ogni mezzo di ricostruire i buoni rapporti con lo Stato“. E quindi provare a salvare la ricca concessione statale per la società della famiglia Benetton. Il retroscena emerge dalle carte dell’inchiesta della procura di Genova che ha portato all’arresto dell’ex numero uno di Aspi. L’indagine riguarda le barriere fonoassorbenti installate sulla rete autostradale, ma nasce da una costola dell’inchiesta sul crollo del viadotto genovese. È dopo la strage del 14 agosto 2018 che il Movimento 5 stelle – all’epoca al governo insieme alla Lega – comincia a chiedere la revoca della concessione alla holding dei Benetton. Una richiesta che inizia a creare la prima crepa nei rapporti con l’alleato leghista. Ma andiamo con ordine. Toti: “Ci parlo io con Giorgetti e Salvini” – “Dall’ascolto di alcune conversazioni intercettate è emerso che all’indomani del disastro del ponte Morandi Castellucci ha cercato con ogni mezzo di ricostruire i buoni rapporti con lo Stato (che è il soggetto concedente e che ventilava ad Aspi la revoca della concessione) offrendo, condizionatamente cospicue somme di denaro“, scrive la gip Paola Faggioni nell’ordinanza da più di cento pagine che ha portato ai domiciliari l’ex top manager di Atlantia.
Il governo punta a evitare il lockdown: molte regioni cambieranno “colore” e sono in arrivo nuove strette
Entro la fine della settimana quasi tutte le regioni siano in fascia arancione o rossa. Al vaglio nuove restrizioni per gli esercizi commerciali. Sono in arrivo nuove strette anti-Covid ma, stavolta, il governo punta a ottenerle senza un nuovo Dpcm e a evitare il lockdown generalizzato del paese. L’obiettivo è attuare più chiusure possibili attraverso una serie di ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza e attraverso i provvedimenti di governatori e sindaci, in modo da evitare di dover chiudere tutta l’Italia come a marzo e aprile: una mossa ormai chiesta a gran voce da medici e operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta alla pandemia. Per questo fine settimana, infatti, il governo prevede che quasi tutte le regioni siano in fascia arancione o rossa. Inoltre, spinge affinché governatori e sindaci blocchino il più possibile la mobilità, come riporta il Corriere della Sera. L’effetto sarebbe un “lockdown leggero“, in cui imprese, fabbriche e professionisti potrebbero continuare a lavorare, ma bar e ristoranti sarebbero chiusi su quasi tutto il territorio nazionale. Al vaglio ci sono anche nuove restrizioni per gli esercizi commerciali, inclusi quelli che avevano ottenuto una deroga nelle zone rosse. Anche i negozi, infine, potrebbero fermarsi nel weekend, come già accade con quelli all’interno dei centri commerciali. A fare eccezione sarebbero alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai. È scontro invece sulla scuola, con alcuni ministri e governatori che vorrebbero sospendere le lezioni in presenza anche nei gradi inferiori, ma la ministra Lucia Azzolina si oppone fortemente.
Ospedali verso il collasso. Medici e infermieri lanciano l’allarme: “La situazione è drammatica. Abnorme afflusso di malati”. Cimo-Fesmed: “Il lockdown è inevitabile”
Secondo i dati del sindacato dei medici Cimo-Fesmed, tra settembre e novembre il rapporto tra nuovi casi e guariti è salito da +1,3% a +2,74%. Tra un mese l'Italia potrebbe arrivare a 2,1 milioni di contagi e 70mila ricoveri, 7mila dei quali nelle terapie intensive. Gli ospedali “sono ormai vicini al collasso, per carenza di personale e mancanza di posti letto a fronte dell’abnorme afflusso di malati per la rapida e vertiginosa diffusione dell’infezione da Covid. Non vanno dati messaggi che sminuiscono la situazione”. E’ l’allarme lanciato, in una lettera aperta, dai Medici internisti, geriatri e infermieri di Medicina interna. La situazione ospedaliera, affermano i camici bianchi, “è drammatica”. “Bisogna decidere, presto – scrive il sindacato dei medici Cimo-Fesmed -: siamo in una situazione emergenziale che necessita di risposte certe ed immediate, di qualcuno che si faccia carico di scelte nette e non differibili. Il lockdown è inevitabile perché occorre ‘raffreddare’ il contagio e permettere alle strutture ospedaliere, ai medici e a tutto il personale di affrontare la pandemia con i tempi, gli strumenti e la necessaria forza per arginarne effetti che potrebbero scalare velocemente i numeri dei ricoveri e dei decessi, fino a compromettere la capacità di cure sia a pazienti Covid che non Covid”.
GLI OSPEDALI SONO AL COLLASSO
Chi minimizza l'impatto dell'epidemia sulla nostra sanità farebbe bene a mandare a memoria i numeri che mette in fila Francesco Dentali, presidente eletto della Fadoi, la società scientifica degli internisti e direttore di dipartimento di medicina interna all'Ospedale di Circolo di Varese, che ha il maggior numero di ricoverati Covid d'Italia. «Il 40% sono in condizioni gravissime, intubati, oppure con il casco o la mascherina per l'ossigeno da somministrare a dosi elevate 24 ore su 24», afferma. «Possiamo resistere ancora pochi giorni, poi non potremo fronteggiare più adeguatamente nemmeno le emergenze». Avete già saturato i letti? «Direi che siamo ben oltre la saturazione. In questo momento abbiamo 543 pazienti Covid, il doppio dello Spallanzani di Roma. Di questi, 40 sono in terapia intensiva, il numero più alto in Lombardia e probabilmente in tutta Italia. In medicina interna ne dobbiamo seguire ben 427. In tutti i reparti di area medica sono 503 a fronte dei 250 letti in dotazione». Scusi ma i restanti 253 dove li avete messi? «Abbiamo riconvertito in letti Covid quelli dei reparti di chirurgia, ortopedia, cardiologia. Ma non sono scelte facili. Stiamo mantenendo tutte le prestazioni che possono essere considerate di emergenza e urgenza. Però siamo costretti a rinviare tutto il resto».
Sardegna e discoteche, le pressioni sui politici per la riapertura.
La procura di Cagliari apre un’inchiesta per accertare le responsabilità delle istituzioni locali per il via libera alla movida estiva, nonostante i contagi. Bufera nel centrodestra. Le discoteche della Costa Smeralda, riaperte sorprendentemente ad agosto quando già i numeri del Coronavirus riprendevano a crescere, scuotono il centrodestra e mettono il governatore Christian Solinas sotto il fuoco amico e inducono la procura di Cagliari ad aprire un fascicolo per accertare eventuali responsabilità. Le ammissioni di Angelo Cocciu, capogruppo di Forza Italia, e di Giovanni Satta, vice capogruppo del Partito Sardo d’Azione — «avevamo pressioni da parte degli imprenditori del settore», rese pubbliche dall’inchiesta giornalistica di Report — confermano indiscrezioni a suo tempo filtrate e raccolte anche nelle indagini per epidemia colposa aperte dalla procura della repubblica di Tempio. Cocciu, in particolare, fa riferimento alle penali esorbitanti che, in caso di annullamento delle serate, avrebbero colpito locali come Billionaire e Phi Beach.
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ECCO COME UCCIDE IL CORONAVIRUS
Le autopsie sono un infallibile metodo per confermare in un paziente deceduto la causa di morte, oppure per diagnosticarla, quando non si è riusciti per vari motivi ad individuarla, capirla od accertarla. Ed i molti misteri del Covid iniziano ad essere rivelati proprio grazie agli esami autoptici eseguiti su centinaia di pazienti morti a causa della malattia, i quali hanno evidenziato quadri clinici mai osservati prima in nessuna patologia al mondo, che spiegano come il Virus riesca in pochi giorni a spegnere vite che fino a poco tempo prima conducevano bene o male la propria esistenza, ed a chiarire quali sono i meccanismi responsabili delle difficoltà che hanno moltissimi soggetti considerati "guariti" a tornare ad una normalità "respiratoria" e che permangono in affanno perché di fatto restano affetti da quella che viene chiamata "Sindrome del Covid lungo". (nella foto: TAC di polmoni sani e polmoni colpiti da Covid-19)
Covid, discoteche aperte a Ferragosto: aperta inchiesta per epidemia colposa
Un’inchiesta per epidemia colposa è stata aperta dalla Procura di Cagliari a seguito della messa in onda di un servizio di Report, ieri sera, sull’apertura delle discoteche estive in Sardegna che avrebbe favorito la diffusione del Covid prima nell’Isola e poi in varie regioni italiane. I magistrati vogliono capire se la Regione abbia consentito l’apertura dei locali della Costa Smeralda nonostante fosse a conoscenza dei rischi. La procuratrice Maria Alessandra Pelagatti ha affidato l’indagine all’aggiunto Paolo De Angelis, che guida il gruppo specializzato in colpe mediche composto dai sostituti Guido Pani, Daniele Caria e Diana Lecca. Nell’immediato gli investigatori della Procura si concentreranno sul parere del Comitato tecnico scientifico che risulta allegato alla decisione del governatore Solinas. Nel servizio di Report vari consiglieri regionali di maggioranza e opposizione hanno fatto riferimento a quel documento, dichiarando però di non averlo mai visto. Lo stesso conduttore Sigfrido Ranucci ha rimarcato la stranezza del fatto che nessuno avesse visto quell’atto, ipotizzando che gli esperti della task force regionale possano non aver autorizzato la riapertura e sollevando il dubbio sull’esistenza stessa del documento. Un dubbio che, a quanto pare, anche la Procura di Cagliari ha deciso di fugare.
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LA LEGA CHIEDE MEDICI E INFERMIERI, MA NE HA PREPENSIONATI PIÙ DI 7MILA
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Arancioni dalla vergogna. Altri 5 governatori presentano il conto dei loro fiaschi. Misure più restrittive in Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana
Oggi si decide pure sulla Campania. Non hanno fatto che lamentarsi col Governo. Ma i dati della pandemia inchiodano le Regioni alle loro responsabilità. E ora i cittadini pagano il conto dei loro sgovernatori. Cambia la geografia dell’emergenza. Dopo meno di una settimana dall’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm che divideva l’Italia per zone a rischio, si delineano ora nuovi confini. A dirlo è il Comitato tecnico scientifico (Cts) che si è riunito ieri pomeriggio per un’attenta analisi e modifica dei livelli di emergenza della penisola. L’Abruzzo, a partire da mercoledì, insieme ad altre quattro Regioni – Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana – passa infatti dalla zona gialla alla zona arancione. Confermato anche il passaggio autoproclamato in zona rossa della Provincia di Bolzano. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato ieri sera l’ordinanza che sarà in vigore da domani. Sul tavolo c’è la versione definitiva del report 25 dell’Istituto superiore di sanità (Iss), cioè quello che contiene i nuovi dati del monitoraggio del contagio relativo alla settimana 25 ottobre-1 novembre, analizzati in base ai 21 criteri epidemiologici individuati dagli esperti. Ma si tratta di situazioni non definitive. Sono in corso, dunque, ulteriori verifiche dei dati epidemiologici che riguarderanno tutte le altre Regioni d’Italia. In particolare, oggi verrà analizzata la situazione delicata della regione Campania, al momento nella fascia gialla di rischio Covid.
Dopo tante promesse, siamo a corto di medici. La metà dei nuovi assunti non cura il Covid
Il caso limite della Lombardia, dove solo il 5% dei camici bianchi di rinforzo è impegnato nei reparti anti Coronavirus. E da quando è scoppiata la pandemia, il numero di anestesisti per posto letto in rianimazione è addirittura calato. Tracciamento saltato quasi dovunque, ospedali sotto stress ma soprattutto il peccato originale dopo anni e anni di tagli agli organici: troppo poco personale. Perché la verità è che puoi anche creare un reparto di terapia intensiva o pneumologia dal nulla, ma se non hai medici e infermieri per gestirlo, è inutile. Il governo ha dato il via libera a 36mila assunzioni, ma quello che è grave è che – secondo uno studio di Altems, l’alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – "circa la metà dei 4.116 medici assunti a tempo indeterminato dalle Asl non è destinato a reparti Covid".
Covid, l'allarme del presidente dell'Ordine dei medici: "Lockdown subito e per un mese"
Filippo Anelli sul Corriere della sera: "Il peggio arriverà tra Natale e Capodanno". Filippo Anelli, presidente della federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) non smette di lanciare un allarme che lancia ormai da diverse settimane. In una intervista al Corriere della sera è ancora una volta categorico sulla medicina che serve all’Italia ora per fermare il contagio. “Lockdown subito della durata di un mese”, dice. “Se continua così il servizio sanitario nazionale non può farcela. Ogni posto letto dedicato al Covid viene tolto ai malati con altre patologie, volgarmente chiamate ordinari. Altro che ordinari. Hanno tumori del pancreas, ictus, gravi cardiopatie. Già adesso ci sono ritardi accumulati e migliaia di pazienti finiranno in coda”. Secondo il presidente dei medici la divisione a colori dell’Italia è una soluzione non efficace: “Gli italiani non hanno capito che finire in zona gialla, dove le misure di mitigazione sono meno strette che nelle arancioni e rosse, non equivale a poter fare il comodo proprio. Le immagini dei centri storici affollati e delle spiagge piene sono raccapriccianti. È la riprova che la gravità della situazione del nostro Paese non è stata compresa. Il peggio deve ancora venire”.
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Quali tamponi stiamo conteggiando? I molecolari, gli antigenici o tutti e due?
A quanto pare, la comunicazione non è affatto omogenea nelle regioni italiane. Alla voce numero sette dei 21 indicatori stabiliti dal ministero della Salute per individuare le misure restrittive adatte alle singole regioni c’è questa dicitura: «Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese». Eppure, come documentato da un approfondimento di Sky Tg 24, a quanto pare in Italia c’è molta confusione sulla comunicazione del numero dei tamponi. Quali tamponi sono conteggiati, infatti? Quelli molecolari o anche quelli antigenici? E in che modo questa comunicazione cambia la “geografia” delle regioni italiane dal punto di vista del contagio? Partendo da alcune dichiarazioni di Giovanni Rezza – e pur non avendo un comunicato ufficiale da parte del ministero della Salute -, si è intuito che, in diverse regioni, i tamponi venivano messi tutti nello stesso calderone. Del resto, nelle ultime settimane della pandemia (in concomitanza con l’esplosione della seconda ondata), il numero dei tamponi giornalieri effettuato è aumentato di molto, fino a superare quota 250mila n 24 ore. Sono tutti tamponi molecolari? Nella prima ondata e per tutto il periodo estivo, infatti, sono sempre stati conteggiati solo i tamponi molecolari. Ora, a quanto pare, alcune regioni hanno iniziato a comunicare al ministero anche i tamponi antigenici. Questi ultimi hanno bisogno di un tempo più breve per essere processati e i risultati dei test arrivano in pochi minuti. Sono tuttavia dei test meno accurati rispetto ai tamponi molecolari, anche se c’è molta letteratura medica in proposito e la comunità scientifica non è concorde nel valutare l’accuratezza di questi ultimi test.
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Stanchezza, sfiducia, irresponsabilità: in molti hanno abbassato la guardia contro il covid
Sembra esserci una sorta di rivalsa: la politica ha avuto dei mesi per preparare la lotta alla nuova emergenza e non ha fatto niente e quindi ora, anche a dispetto delle regole, liberi tutti! E così sta andando in scena, nel weekend scorso e si teme anche nel prossimo, proprio lo spettacolo che non volevamo vedere. Quello della trasformazione dell’italiano da prima ondata, ligio ai doveri di autoprotezione, controllato e controllore, disciplinato e composto – irriducibile insomma al cliché da popolo anarchico – nell’italiano da seconda ondata. Più sfiduciato, meno virtuoso, quasi incline a un fatalismo deleterio: speriamo solo che il virus non prenda a me! Non c’è da infierire perché fragile oltre che irresponsabile nella sua convinzione dello «stare a casa ci deprime, e poi abbiamo già dato l’altra volta» – su questo vecchio-nuovo prototipo nazionale. E tuttavia, è come se l’Italia fosse ripiombata in quella situazione manzoniana, ed era il 600 dei Promessi Sposi, che funzionava così: «Governa chi può, obbedisce chi vuole». Se gli italiani da seconda ondata fossero tutti così, cioè smemorati e non coscienziosi ma per fortuna non sono tutti così, il ritorno del lockdown duro e puro sarebbe inevitabile. Ci si arriverà? Intanto il mix di sfiducia e avventatezza si sta dimostrando deleterio. E all’immagine delle folle nelle strade del fine settimane, e nei giardini, sulle spiagge, sui lungomare, viene da accostare come didascalia il dato, fornito dalla sondaggista Alessandra Ghisleri, secondo cui il premier Conte – il Commander in Chief di questa battaglia – è sceso nel gradimento in questi giorni dal 50 al 40 per cento e il trend è in calo costante, mentre prima andava oltre il 70. Può esserci questo nel popolo che si prende le sue libertà, incurante dei rischi enormi e indifferente all’amor di patria. Ma c’è anche, e qui viene davvero da preoccuparsi perché è in atto una strage, lo spirito ancestrale del carnevale: un ribaltamento del buon senso, la sovversione liberatoria della serietà.
Selvaggia Lucarelli: a Milano ci sono talmente tanti positivi che ormai chiunque ha contatti con i positivi
Temo non sia ben chiaro a tutti- o forse sì- cosa sta succedendo a Milano: qui ci sono talmente tanti positivi in giro che ormai chiunque ha contatti con positivi. Vi giuro: siamo impestati. Io non so quanta gente positiva conosco o so che s’è presa il Covid. E onestamente penso che presto o tardi toccherà anche a me. Si è deciso che il tracciamento non esiste più e tutti o quasi fanno finta di nulla perché parliamoci chiaramente: che fai? Ti chiudi 14 giorni in casa, poi esci, entri in contatto con un altro positivo e ti richiudi? Pure se stai bene? Ma va. Anche la persona più rigorosa non può gestire questa situazione con il buonsenso che si adotterebbe in altre situazioni. Intendiamoci: per me può anche essere una decisone presa a tavolino per andare avanti, ma deve essere chiaro che sono saltati tutti i protocolli, anche in buona parte dei posti di lavoro. Si fa finta di nulla. Al massimo un tampone rapido, che per giunta ha un’alta percentuale di fallibilità, e tutto come prima. Ma proprio al massimo. Dunque la domanda è: se abbiamo deciso che si convive così col virus, che senso ha questo finto lockdown che penalizza solo ristoranti e pochi altri se tanto ci infettiamo tutti al lavoro, in famiglia, a scuola? Davvero pensate che i milanesi (e non solo i milanesi) possano vivere in perenne auto-quarantena perché entrano più volte a settimana in contatto con un positivo? E poi, se chiedo il tampone e devi aspettare 10 giorni per farlo, sono positivo e nessuno mi fa più il tampone di controllo allo scadere dei 14 giorni, che faccio, sto un mese a casa? Davvero è così pieno di kamikaze magari asintomatici che entrano in questa giungla di sciatta burocrazia?
Covid, il 15 novembre è la data chiave per scongiurare un nuovo lockdown in Italia
Cresce la pressione sul governo per un nuovo lockdown generalizzato in Italia: a chiederlo ormai da alcuni giorni sono i medici italiani, preoccupati dal fatto che gli ospedali, ormai colmi di pazienti Covid, siano sul punto di collassare. L’esecutivo vuole fare di tutto per evitare una nuova serrata in tutto il Paese, ma, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, la preoccupazione tra i membri del governo cresce ogni giorno sempre di più, motivo per cui si ragiona su misure ancora più stringenti, come la chiusura dei ristoranti il sabato e la domenica a pranzo e la sospensione di alcune attività commerciali che hanno ottenuto deroghe nelle zone rosse, da attuare prima di essere costretti a chiudere di nuovo il Paese. Il lockdown, dunque, viene considerato ancora evitabile, ma non si può nemmeno più escludere, ecco perché è stata fissata una sorta di data X entro la quale l’esecutivo dovrà decidere il da farsi. La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 15 novembre. Entro questo giorno, infatti, sarà possibile stabilire l’efficacia delle misure anti-Covid imposte nell’ultimo Dpcm, che ha diviso l’Italia in tre aree di rischio. Se entro il 15 novembre, la curva epidemiologica non avrà invertito la rotta, allora tutte le Regioni diventeranno zona rossa.
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Questo schema mostra le differenze tra i sintomi di COVID-19, influenza, raffreddore e allergie
I virus respiratori responsabili dei malanni di stagione come raffreddore, influenza e sindromi influenzali, così come gli allergeni che causano le allergie, possono determinare sintomi che si sovrappongono con quelli della COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Questo schema basato sui dati dei CDC americani può aiutarci a comprendere le caratteristiche delle varie condizioni. Durante l'autunno e l'inverno abbiamo tradizionalmente a che fare con raffreddore, sindromi parainfluenzali, influenza e altri malanni di stagione, che colpiscono con maggiore facilità avvantaggiandosi del freddo, sia direttamente che indirettamente (ad esempio, si trascorre più tempo in luoghi chiusi e affollati che favoriscono la circolazione delle malattie infettive). Quest'anno, tuttavia, i patogeni responsabili delle comuni patologie saranno “accompagnati” anche dal coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia di COVID-19 che ha messo in ginocchio il mondo intero. Poiché tutte queste malattie sono provocate da virus respiratori, molti sintomi sono “sovrapponibili”, pur essendoci alcune differenze peculiari nelle tempistiche e nell'ordine della comparsa dei segni, che possono aiutarci a capire con quale patogeno abbiamo a che fare.
Scuola, il ministero conferma: a elementari e medie mascherine obbligatorie anche al banco
Il ministero dell’Istruzione, dopo aver ricevuto un parere sul tema da parte del Comitato tecnico-scientifico, conferma che tutti gli studenti dovranno indossare la mascherina a scuola anche in classe, quando sono seduti al banco. L’uso dei dispositivi di protezione individuale sarà obbligatorio sempre e per tutti (alunni, docenti e personale scolastico) all’interno degli istituti. Il ministero dell’Istruzione conferma che gli studenti saranno obbligati a indossare la mascherina anche al banco, così come previsto dal dpcm del 3 novembre. Una nota del ministero, infatti, precisa che è stato chiesto un parere sul tema al Comitato tecnico-scientifico, il quale ha precisato che bisogna indossare sempre i dispositivi di protezione individuale all’interno degli istituti scolastici. In particolare il ministero riporta nella nota quanto emerso dal verbale del Cts della riunione dell’8 novembre. Il quesito del ministero riguarda un punto specifico dello scorso dpcm, quando si dice che “l’attività didattica ed educativa per la scuola dell'infanzia, il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l'infanzia continua a svolgersi in presenza, con uso obbligatorio di dispositivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina”. La specifica, ad oggi, riguarda solamente scuole elementari e medie, considerando che le superiori sono chiuse e vanno avanti solamente attraverso la didattica a distanza.
“Tu hai fatto un incontro dove c’era la politica, c’era la malavita e c’era l’imprenditore”: l’indagine top secret sulla ‘ndrangheta a Roma
Secondo la Procura di Trento, nella Capitale esiste una “locale” che dialoga con la politica, anche ad alti livelli. Un’associazione per delinquere capitolina “pre-esistente e precostituita” che gli investigatori definiscono “gruppo romano” e che sarebbe in collegamento con la cellula ‘ndranghetista trentina capeggiata dal boss Innocenzio Macheda. L’indagine condotta dai carabinieri del Ros ha già portato alla cattura e all’arresto di 18 persone. Le 2000 pagine di informativa consegnata dagli investigatori al procuratore di Trento, Sandro Raimondi, ricostruiscono l’intera vicenda. Un incontro nella sede della Regione Lazio, avvenuto il 18 dicembre 2017, dove – a detta di uno dei partecipanti – “c’era la politica, c’era la malavita e c’era l’imprenditore”. Episodio sul quale ora gli inquirenti vogliono vederci chiaro. Non solo. Una presunta cena in un ristorante di Centocelle fra l’attuale numero due di Nicola Zingaretti, Daniele Leodori, e Alessandro Schina, imprenditore romano in carcere con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso per i suoi presunti legami con la ‘ndrangheta in Trentino. E ancora, contatti con esponenti della direzione romana del Pd e con nomi noti della criminalità romana. Secondo la Procura di Trento, a Roma esiste una “locale” che dialoga con la politica, anche ad alti livelli. Un’associazione per delinquere capitolina “pre-esistente e precostituita” che gli investigatori definiscono “gruppo romano” e che sarebbe in collegamento con la cellula ‘ndranghetista di Trento capeggiata dal boss Innocenzio Macheda. L’indagine condotta dai carabinieri del Ros di Trento ha portato, il 15 ottobre scorso, alla cattura e all’arresto di 18 persone, fra cui Schina – impegnato nel settore del trasporto farmaci – il commercialista reatino Fabrizio Cipolloni e il carabiniere Fabrizio De Santis. Anello di congiunzione fra Roma e Trento, secondo gli inquirenti, è Domenico Morello, calabrese e socio occulto delle aziende guidate da Schina e Cipolloni e dalle loro “teste di legno”. Le 2000 pagine di informativa consegnata dai carabinieri del Ros al procuratore di Trento, Sandro Raimondi, ricostruiscono l’intera vicenda.
A Roma due ore e mezza per un'ambulanza, tutte occupate per il covid
Oltre 2 ore sull’asfalto in attesa dell’ambulanza, prima di finire in coda all’altra lista d’attesa dei mezzi di soccorso incolonnati davanti all’ingresso dell’ospedale. Questa la via crucis toccata ieri a un 56enne, rimasto ferito poco prima delle 13, quando con il suo scooter ha impattato contro una Opel in via Castro Pretorio, all’incrocio con via dei Frentani. L’uomo è rimasto a terra, con una sospetta frattura alla gamba sinistra e con vari traumi su altre parti del corpo, nonostante i solleciti al 118 inviati sul posto anche dagli agenti della polizia locale e da alcuni passanti. «Sono arrivata 30 minuti dopo l’incidente - racconta la sorella dell’uomo - Mio fratello ha battuto la testa, ha sospetta frattura al naso e alla gamba destra. Continuiamo a chiamare il 118. Sono passate due ore e 20 e ancora non si vede un’ambulanza. Continuano a dirmi che appena potranno interverranno perché non ci sono ambulanze disponibili». Com’è accaduto nei giorni scorsi a una donna, travolta da un’automobile in via Stimigliano, nel quartiere Africano, costretta a rimanere a terra ben 3 ore in attesa del mezzo di soccorso. Con la centrale operativa dell’Ares 118 costretta ad avvertire sui «tempi d’attesa lunghi perché tutte le vetture sono impegnate per i casi-Covid».
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Il re del viagra scopre il vaccino per il Covid
Dalla pillola blu contro la disfunzione erettile al farmaco per debellare il coronavirus. Cinque giorni dopo le elezioni americane, la statunitense Pfizer (il gigante farmaceutico che produce il Viagra) e la tedesca Biontech annunciano la fine della sperimentazione del vaccino contro il Covid-19. E, soprattutto, garantiscono: «È efficace al 90%». Il premier Conte puntava su altri. L’Italia, infatti, ha sempre sperato che la prima a fare il fatidico annuncio fosse l’Astrazeneca, che sta sviluppando un altro vaccino assieme all’Università di Oxford e all’Irbm di Pomezia. Fortunatamente, la presidente della Commissione Ue ci mette subito una pezza: «Nell’Unione europea ne arriveranno 300 milioni di dosi. Il contratto con Pfizer-Biontech sarà firmato presto». Per Ursula von der Leyen non è solo un successo made in Usa, ma anche la dimostrazione che «la scienza europea funziona». Un traguardo che, però, parla anche turco. La Biontech, infatti, è stata fondata dai figli di due immigrati che vengono dal Paese oggi governato da Erdogan. Si chiamano Ugur Sahin e Oezlem Tuereci. Sono marito e moglie, ceo e chief medical officer dell’azienda con sede a Magonza. Sahin è stato tra i primissimi ad imbarcarsi in questa corsa. Sin da gennaio, quando la pandemia non aveva ancora travolto il mondo occidentale. Il loro progetto si chiama «Lightspeed» (velocità della luce) e ha avuto da subito l’obiettivo di sviluppare il vaccino entro il 2020.
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Coronavirus, "cambiare il sistema di monitoraggio". Lo dice la Cabina di regia
Il sistema di monitoraggio per rilevare la diffusione del virus del Paese va cambiato. A dirlo è la Cabina di regia - formata da Istituto Superiore di Sanita, Ministero della Salute e tre referenti delle Regioni (Lombardia per il Nord, Umbria per il centro e Campania per il Sud). Nella riunione convocata per esaminare i dati aggiornati, riferiti alla settimana tra il 26 ottobre e il primo novembre, tecnici e scienziati si sono trovati d’accordo sulla necessità di rivedere il sistema attraverso il quale è stato effettuato il monitoraggio finora. Per discuterne in maniera più approfondita, si incontreranno di nuovo martedì pomeriggio. Ma da dove nasce l’esigenza di ricalibrare il sistema e qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere? Si legge nel verbale di fine riunione:
I partecipanti concordano che questo Decreto di fatto modifica l’utilizzo del dato del monitoraggio, che non recepisce in modo completo, determinando discriminazioni poco utili nelle misure di mitigazione adottate nelle diverse Regioni. A tal fine la Cabina di Regia concorda una nuova riunione il giorno 10 novembre alle ore 14:30 al fine di rivalutare il sistema di monitoraggio per rispondere meglio alle nuove esigenze imposte dal DPCM del 3 novembre, in particolare determinando l’inclusione di dati più tempestivi sulle occupazioni del posti letto in terapia intensiva ed area medica e l’inclusione di allerte di resilienza ospedaliera quando la probabilità di superare le soglie critiche di occupazione dei posti letto superi il 50% nelle proiezioni realizzate a 30 giorni. Scopo di queste revisioni è quello di poter fornire classificazioni più rispondenti alla situazione di impatto epidemico attuale sui servizi assistenziali.
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Campania, +1.200 posti letto Covid in una notte alla vigilia della decisione sulle nuove zone di rischio
Aumentano i dubbi sulla reale disponibilità di posti negli ospedali: con questi numeri, infatti, è più facile che la Regione resti in zona gialla. Ma la procura di Napoli ha aperto un fascicolo conoscitivo per vederci chiaro. Mentre si attende per oggi la nuova decisione del Governo sulle tre zone di rischio Covid-19 in Italia, con alcune Regioni che a causa dei contagi rischiano di passare da gialle ad arancioni, in Campania i posti letto destinati ai pazienti affetti da Coronavirus sono aumentati, all’improvviso, a dismisura. In poche ore, tra il 5 e il 6 novembre, la Regione guidata da Vincenzo De Luca ha comunicato infatti al ministero della Salute un aumento di 1.200 posti letto Covid. I posti letto in questione, nei report inviati dalla Regione, risultano “attivabili”, cioè non formalmente disponibili ma che possono esserlo – a patto di assumere nuovo personale medico – in caso di emergenza. Con più posti letto, ricordiamo, si abbassa la percentuale dei posti occupati negli ospedali, migliorando la performance della Regione secondo i vari parametri dell’Iss per la classificazione del rischio e quindi dando più probabilità alla Campania di restare in zona gialla. Ma proprio il tempismo di questa comunicazione ha sollevato diversi dubbi. Al punto che, come riportato da Il Fatto Quotidiano, la procura di Napoli ha aperto un fascicolo conoscitivo sul tema, senza indagati o ipotesi di reato.
Di Maio a TPI: “I governatori delle Regioni cambiano idea continuamente sul Covid, ora basta”
Intervista video del direttore di TPI Giulio Gambino al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. "Sulle zone rosse non è stata una decisione politica, ma del Cts. Le Regioni ce lo chiedevano, ora lo contestano: cambiano idea continuamente, questo non fa bene al Paese. De Luca? Non si gestisce il Covid con la simpatia. Zingaretti? Eravamo entrambi diffidenti sull’alleanza Pd-5s ma ora lavoriamo benissimo insieme. Raggi? La sua candidatura a Roma è molto probabile, ma prima dei nomi voglio parlare dei temi. Vogliamo che la coalizione di Governo amministri le sei grandi città al voto. Sull'immigrazione serve un Patriot Act europeo. Chi arriva dalla Tunisia deve essere rimpatriato appena sbarca". Un colloquio video di 25 minuti nei quali il numero uno della Farnesina, ex capo politico del Movimento 5 Stelle, affronta svariati temi di politica interna ed estera. L’ultimo Dpcm, le tensioni tra Governo e Regioni, i rapporti con Zingaretti e le manovre in vista delle elezioni comunali del 2021. E poi l’immigrazione, il ruolo dell’Europa, le relazioni con l’Amministrazione Trump, gli accordi con la Cina e il dialogo aperto con l’Egitto (nonostante il caso Regeni). Di seguito alcuni dei passaggi principali dell’intervista.
Elezioni Roma, Ferrara (M5S): “L’unica candidatura certa è quella della Raggi. A destra ci sono pure Pippo, Pluto e Paperino. E Calenda se continua ad attaccare il sindaco ci fa vincere le elezioni sicuramente”
“L’unica candidatura certa è quella della Raggi, a destra ci sono pure Pippo Pluto e Paperino. Calenda continua ad attaccare il sindaco ci fa vincere le elezioni sicuramente”. E’ quanto ha detto a Nsl Radio e TV il consigliere M5S capitolino, Paolo Ferrara, a proposito delle candidatura alle prossime amministrative nella Capitale. “L’unica candidatura sicura – prosegue – e che non ha rivali all’interno di un singolo contenitore è quella di Virginia Raggi. Negli altri sono diventati 5, 6 o 10”. “A destra – ha detto ancora Ferrara – abbiamo la Meloni, Rampelli, Bertolaso, Pippo, Pluto e Paperino. Dall’altra parte troviamo Calenda e altri nomi più a sinistra. L’unica candidatura certa è Virginia Raggi. La Raggi non vuole lasciare la tavola apparecchiata agli altri. La terza candidatura per i parlamentari e i consiglieri regionali è un conto, ma il consigliere comunale è un martire, prende un gettone di presenza non prende uno stipendio e vive in prima linea con delle difficolta’ enormi. Negli enti locali gli amministratori cinquestelle devono avere un’altra possibilità e un terzo mandato”. Alla domanda se nella corsa al Campidoglio ci saranno alleanze Ferrara risponde: “Ho parlato di contenitori perché nel nostro statuto è previsto che si possa fare un’alleanza con liste civiche. Ora non so bene quale sarà la formula a Roma, ci stiamo ancora lavorando. Da questa parte c’è il contenitore del M5S che potrà essere più largo ma l’unica certezza è Virginia Raggi”.
Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria saranno arancioni. La provincia di Bolzano zona rossa. Ancora nessuna decisione sulla Campania
Cinque regioni da area gialla passano ad area arancione. Sono Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria, che si aggiungono a quelle che erano state già inserite nella fascia ad “alto rischio”, e cioè Puglia e Sicilia. E’ quanto stabilisce, secondo le anticipazioni delle agenzie, la nuova ordinanza che il ministro della Salute, Roberto Speranza, firmerà in serata e che andrà in vigore a partire da mercoledì 11 novembre. Passa, invece, in area rossa la provincia di Bolzano. Il Governo, sempre secondo quanto si è appreso, sta verificando, insieme agli esperti della cabina di regia, i dati epidemiologici di tutte le regioni. Per quanto riguarda la Campania, la decisione sarà assunta domani. “La Liguria diventerà zona arancione da mercoledì 11 novembre” ha confermato il governatore ligure, Giovanni Toti specificando che il provvedimento sarà valido per 14 giorni. “Pur rimanendo perplesso sulla differenza di trattamento rispetto alla scorsa settimana – ha aggiunto Toti -, a fronte di numeri più o meno simili, ritengo sia doveroso non entrare in polemica con il Governo e prendere atto di questa decisione. Indubbiamente i nostri ospedali sono sotto forte pressione, il mondo medico chiede interventi e in queste situazioni riteniamo che il criterio di prudenza debba sempre prevalere”.
"I covidioti si bevono tutto": la grande risposta della Asl al negazionista del video dell'ospedale
Il filmato di un giovane di Biella spopola sui social. Botta e risposta con l'azienda sanitaria: "Siamo pieni e sotto pressione". "Voglio le cartelle cliniche dei pazienti Covid". "Questo è l’ospedale di Biella, solo prese per il culo. I covidioti si bevono tutto". E ancora: "Ma quale collasso? Ma quale emergenza?". A parlare è un giovane biellese che sabato scorso, telecamera alla mano, ha girato un video all’esterno dell’ospedale di Biella per documentare quella che a suo dire è un’emergenza costruita ad arte. “Questo è l’ospedale al collasso, c’è il collasso qui. Andate a fare in culo, voi i medici eroi e i covidioti”. Così dice nel video il giovane che su fb si firma Mattia Chester entrando all’interno dell’ospedale con la propria auto. Un video condiviso da migliaia di persone, tanto che la Asl è stata costretta ad intervenire per spiegare quale fosse la situazione dell'ospedale: "Se il signore crede davvero di fare informazione girando un minuto attorno all’ospedale di Biella, diamo i dati all’interno della struttura, così chiariamo le idee a tutti.
Il presidente dell’Ordine dei medici Anelli: “Lockdown subito o tra un mese 10mila morti in più”
A poco meno di una settimana dall’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm che ha suddiviso l’Italia in tre zone a seconda dell’incidenza dei casi di Coronavirus, il presidente della Federazione degli Ordini dei medici Filippo Anelli non ritiene tali misure sufficienti e spinge invece per un lockdown totale. E lo ha ribadito anche in un video-messaggio inviato a Repubblica: “I dati di questa settimana – ha detto Anelli – purtroppo non ci fanno prevedere nulla di buono. Mediamente abbiamo registrato mille ricoverati, 110 persone in terapia intensiva, 25mila in isolamento domiciliare e oltre 300 morti al giorno. Tra un mese, se questo trend dovesse rimanere invariato, avremo 10mila morti in più. Supereremo la soglia fatidica di 5mila posti letto in terapia intensiva. Lo scenario che si prospetta è drammatico, non solo per i malati di Covid-19, ma soprattutto per il trattamento di tutti i malati con altre patologie. Per questo servono misure drastiche, come il lockdown totale, per evitare di arrivare a fine dicembre o agli inizi di gennaio il trattamento dei malati di Coronavirus con quello dei malati di influenza”.
In Veneto 1.500 ricoverati e almeno 200 in terapia intensiva. L’allarme di Zaia: “E’ inutile fare i negazionisti. Il sistema sanitario è in crisi”. Chissà cosa ne pensa Salvini !
“Ringrazio tutti per la vicinanza, non ne faccio una questione di martirio ma andiamo avanti a lavorare. E’ ovvio che a qualcuno potrà dare fastidio il fatto che si facciano delle scelte. A noi sta a cuore la salute dei cittadini, abbiamo oltre 1.500 persone ricoverate e almeno 200 in terapia intensiva, sono dati importanti, non abbiamo i picchi di marzo ma è pur vero che l’allerta sanitaria c’è ed è giusto prendere le cose per il verso giusto. E’ inutile fare i negazionisti”. E’ quanto ha detto a RaiNews24 il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il Veneto in zona arancione? “Io non contesto nulla, la salute viene prima di tutto – ha aggiunto il governatore -, ho qualche perplessità che qualcuno possa pensare che esiste un ufficio dove si mettono insieme i 21 parametri e si decide il colore della Regione. Nel Veneto vedo la necessità di garantire sugli assembramenti, è stato un fine settimana complicato, evidentemente c’è qualcuno che pensa che non ci sia un problema. Ho l’impressione che qualcuno non si renda conto che ci sono gli ospedali e un sistema sanitario in crisi qualcuno che vive un’altra realtà.
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