Da quando Giletti ha provato a farmi passare per amico di Buzzi, esibendo come prova la pistola ad acqua di una telefonata in cui cercavo di verificare una notizia alla fonte, spesso mi viene in mente quanto abbia pagato ben più caro il ministro Bonafede. Infatti, se con me il conduttore di Non è l’Arena voleva giusto rifarsi dell’accusa che gli ho rivolto di aiutare la mafia contrapponendo all’infinito il guardasigilli al magistrato Di Matteo, invece il responsabile della Giustizia avrebbe colpe di gran lunga maggiori, in quanto liberatore di decine di mafiosi in carcere. Un fatto doppiamente grave se fosse vero. Oltre a fare un regalo ai boss, le scarcerazioni demolirebbero la matrice antimafia del Movimento Cinque Stelle, passato – nel racconto di Giletti – da bandiera dell’onestà a complice dell’illegalità. Per chi ha smesso di credere alle favole di certa televisione c’è modo per fortuna di accedere a informazioni più sicure, come quelle fornite dal Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria. All’interno del rapporto, molto dettagliato, è spiegato che le amministrazioni penitenziarie di 25 Paesi hanno affrontato l’esplosione della pandemia rilasciando migliaia di detenuti. Più nello specifico, Albania, Andorra, Armenia, Austria, Azerbaigian, Belgio, Cipro, Danimarca, Francia, Islanda, Irlanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Monaco, Norvegia, Portogallo, Serbia, Slovenia, Spagna, Turchia, Inghilterra, Galles, Irlanda del Nord e Scozia, oltre all’Italia, hanno mandato a casa 143mila persone in stato di reclusione. Con punte elevatissime, come nel caso di Ankara, che ha liberato il 40% dell’intera popolazione carceraria, seguito da Francia (23%), Portogallo (17%), Slovenia (16%), Norvegia (15%), ecc. Noi con il presunto “svuotacarceri” Bonafede siamo in fondo alla lista con meno del 10%, e comunque con tutti i capi clan al 416 bis tornati in cella. Quindi una storia ben diversa da quella che si è fatta passare, e che in un Paese dove la tv fa buona informazione obbligherebbe a doverose rettifiche e precisazioni. Ma dove si cerca solo il colpo a sensazione, illudendoci che il bianco sia nero e viceversa, c’è poco da sperarci.
L’appello dell’anziano malato al medico: “Ho 90 anni, lasciami andare”. Lui lo salva e lo ringrazia
La miglior risposta a quanti sostengono che a morire di Covid sono solo "anziani e con patologie pregresse" l'ha fornita ieri Giuseppe Vallo, un medico responsabile di Riabilitazione Respiratoria al Lanzo Hospital della Valle Intelvi, in provincia di Como. Il dottore ha infatti dedicato a un ultranovantenne sopravvissuto alla malattia un toccante post su Faceook: "Sei entrato il 01 Novembre nel nostro reparto… quando ho letto la tua data di nascita ho subito notato che hai solo 8 giorni in più di mio papà e quindi presto farai i 91 anni. Il secondo giorno l'ossigenazione era così bassa che ho dovuto metterti un casco cpap con una percentuale di ossigeno del 100% (considerate che quello che respiriamo è il 21%). Mi hai stretto la mano e mi hai detto: ‘Dottore ho fatto tutto quello che volevo nella mia vita, ho 90 anni, lasciami andare'". Per qualcuno sarebbe stata forse la scelta più logica, ma non per il dottor Vallo: "Il tuo sorriso e la tua dignità mi hanno stretto il cuore così forte che mi sembrava che fossi io quello a cui mancava l'ossigeno.
Il secondo mandato di Toti in Liguria è già un disastro
Toti, la salita dei contagi da Covid in Liguria. Già prima delle elezioni regionali, i contagi da Covid 19 in Liguria hanno mostrato un trend in preoccupante ascesa, tanto che il presidente appena eletto ha emanato, all’indomani del voto, un’ordinanza restrittiva per il centro storico genovese. Questo non ha fermato il Salone Nautico, nonostante le polemiche dell’opposizione che considerava imprudente portare avanti la kermesse quando già la situazione sanitaria sembrava aggravarsi. L’inchiesta sul caos nei Pronto soccorso genovesi. A ottobre iniziano a circolare a Genova foto e testimonianze di ambulanze in coda per ore davanti agli ingressi del pronto soccorso, bloccate con i malati a bordo, impossibilitate quindi a compiere altri soccorsi e perfino a riavere le barelle: i pazienti sono fotografati per terra, in attesa di essere visitati. La Procura di Genova apre un’inchiesta.
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Covid, paracetamolo e aspirina per curare pazienti a casa: l’ira dei medici di base per il protocollo di Bassetti
L’infettivologo Bassetti vara le nuove linee guida per curare i pazienti positivi al Covid a casa. Scoppia la polemica. Medici di base contro la bozza del protocollo redatto da Matteo Bassetti su come curare i pazienti a casa che hanno contratto il Covid. Paracetamolo per i sintomi febbrili, gli antinfiammatori se il quadro clinico del paziente Covid inizia ad aggravarsi, cortisone solo in emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario del malato. Nessun antireumatico, né antibiotici. Eparina per le persone che hanno difficoltà a muoversi. Sono queste le indicazioni terapeutiche per le cure a casa dei pazienti positivi al Covid contenute nel testo.
Il Covid si trasmette sessualmente?
Il COVID-19 può causare infertilità maschile e può anche essere diffuso sessualmente da uomini asintomatici. È quanto emerge da uno studio della Miller School of Medicine dell'Università di Miami. «È un virus che si lega a un recettore presente in quasi tutti gli organi del corpo. In effetti, i tre organi più importanti in cui i recettori sono alla più alta densità sono i polmoni, i reni e i testicoli - spiega il dottor Ranjith Ramasamy, direttore di urologia riproduttiva presso la Miller School -. Abbiamo scoperto che il virus può essere presente all'interno dei testicoli grazie a biopsie effettuate non solo su uomini che sono morti per COVID, ma anche da pazienti guariti asintomatici. Questi risultati ci dicono che non solo può influenzare la fertilità maschile, ma potrebbe essere trasmesso sessualmente da uomini a donne».
“La Calabria non è l’Africa, è peggio. Essere malati oncologici qui è un calvario”: il racconto di Fiorenza
“Vivo in un piccolo paesino della Calabria, qui, nel giro di 80 km, non abbiamo un ospedale. Quello più vicino è a Paola. Anche in caso di urgenza noi non abbiamo più un ospedale che possa riceverci”. Con grande razionalità e dignità, la signora Fiorenza (nome di fantasia ndr.) racconta a TPI la sua esperienza di malata oncologica in Calabria, anche al tempo del Covid. “Tra l’altro il reparto di oncologia di Paola”, prosegue Fiorenza, “è un distaccamento e non un vero e proprio reparto, nel senso che alle 5 del pomeriggio, finite le terapie, chiude. Operazioni e altro bisogna farle a Cosenza. Per un malato oncologico in Calabria la vita è in realtà una via crucis: la risonanza la fanno in un ospedale, la tac in un altro, la chemio a Paola, e la radioterapia vicino Cosenza. Non abbiamo un vero ospedale oncologico. Ora probabilmente i medici di oncologia dell’ospedale di Cosenza rischiano di essere trasferiti nel pronto soccorso perché c’è carenza di medici per il Covid.
Destra sempre più egoista
Ci voleva un numero di morti da giorni impressionante per far venire in mente almeno a un pezzo del Centrodestra che è ora di cambiare musica, smetterla col gioco facile di soffiare sul malcontento della piazza e accordare invece una tregua al Governo per dare in fretta agli italiani gli aiuti che servono. In tal senso Forza Italia e la Meloni hanno mandato segnali in Parlamento, ragionando di una Commissione dei capigruppo congiunta tra maggioranza e opposizione, mentre la Lega si è tirata fuori. Il suo leader Matteo Salvini si sa che ce l’ha a morte con Conte per aver resistito al suo tentativo di ammazzarlo politicamente insieme ai Cinque Stelle, e dunque chi se ne frega se ci va di mezzo il Paese.
Roma, oggi blocco auto nella fascia verde
Domenica senza auto a Roma per la prima delle quattro domeniche ecologiche programmate nella Capitale. Blocco del traffico per auto e moto all'interno della Fascia Verde con l'obiettivo di prevenire e contenere l'inquinamento atmosferico, contribuire a sensibilizzare la cittadinanza sul tema della qualità dell'aria e ad un uso responsabile delle fonti energetiche. Una domenica ecologica che coincide con il primo weekend in cui i romani restano a casa. Alle restrizioni imposte dal Dpcm del 3 novembre, si sono infatti aggiunte le ordinanze della Regione Lazio ed i provvedimenti di Questura e Prefettura che mireranno ad evitare assembramenti in Centro Storico e sul litorale, come accaduto la scorsa domenica, con la chiusura di due stazioni della metro, Flaminio e Spagna. Il provvedimento prevede il divieto totale della circolazione ai veicoli dotati di motore endotermico, nella ZTL "Fascia Verde" nelle fasce orarie 7.30-12.30 e 16.30-20.30. La limitazione comprende anche gli autoveicoli ad accensione spontanea (diesel) Euro 6.
Covid. Farmacie lanciano l’appello ai cittadini: “Riportate in farmacia le bombole di ossigeno esaurite”
“Si sta creando in tutta Italia una situazione gravissima. Ci giungono moltissime segnalazioni di carenze di bombole da molte Regioni, dalla Lombardia come dalla Campania”, riferisce il presidente della Fofi Andrea Mandelli. Le bombole riconsegnate in farmacia, come previsto dall’AIFA, potranno essere sanificate e riempite di ossigeno terapeutico per un nuovo utilizzo. “La restituzione è necessaria per garantire la disponibilità di ossigeno terapeutico a tutti”, spiega il presidente di Federfarma Marco Cossolo. Riportare le bombole di ossigeno vuote in farmacia per evitare una crisi drammatica per l'ossigenoterapia domiciliare. E’ l'appello lanciato dalla Fofi e da Federfarma a tutti i cittadini. “Si sta creando in tutta Italia una situazione gravissima per quanto riguarda le bombole per l’ossigenoterapia domiciliare che, è bene sottolinearlo, è il primo e indispensabile presidio per i malati Covid, ma anche per tanti altri affetti da patologie respiratorie croniche” spiega Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani. “In queste ore - prosegue Mandelli - ci giungono moltissime segnalazioni di carenze di bombole da molte Regioni, dalla Lombardia come dalla Campania. Ringrazio tutti i farmacisti che si stanno prodigando, come durante il lockdown, per recuperare le bombole vuote, ma chiediamo a tutti i cittadini che ci aiutino a superare questa emergenza: una volta esaurita - chiarisce ancora il presidente della Fofi -, la bombola deve essere riportata tempestivamente alla farmacia, in modo che possa essere sanificata, riempita e messa a disposizione di altri pazienti”.
Perché il Lazio rimane in zona gialla
Il Lazio resterà in zona gialla. Lo ha deciso la Cabina di Regia-Istituto Superiore di Sanità dopo l’elaborazione del report settimanale in base ai 21 indicatori che descrivono l’andamento del contagio in Italia. Le uniche Regioni italiane che resterebbero in zona gialla, quindi, sarebbero, oltre al Lazio, il Molise, il Veneto, la Sardegna e la provincia di Trento. Il passaggio da zona gialla a zona arancione o rossa avviene in automatico sulla base dei 21 indicatori elaborati dall'Istituto Superiore di Sanità (sebbene non sia al momento chiaro quale peso viene dato a ciascun indicatore). Non sono state ancora pubblicate le tabelle che fanno riferimento agli ultimi dati su cui si è espressa la Cabina di Regia, ma facendo riferimento all'ultimo report pubblicato il Lazio ha buoni dati per quanto riguarda la capacità di testing e sulla ‘resilienza', cioè la capacità di risposta all'emergenza del sistema sanitario. L'indice Rt (l'indice di trasmissibilità del virus) era pari a 1,2 (più alto nelle province e più basso a Roma), superiore alla quota di sicurezza, cioè 1, ma inferiore alla quota per cui si passa allo scenario 4, il più grave (Rt stabilmente sopra 1,5). Il Lazio, inoltre, è la regione italiana con il miglior rapporto casi testati/casi positivi. Secondo la Fondazione Gimbe tale rapporto è all'11,5 per cento nella settimana compresa tra il 3 e il 10 novembre. La media italiana è al 27 per cento e il tasso della Lombardia, per esempio, è al 39,9 per cento.
QUOTA 40MILA IN UN GIORNO PER LA PRIMA VOLTA DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA
In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 1.107.303 persone (+40.902 rispetto a ieri, +3,8%; ieri +37.978) hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Di queste, 44.139 sono decedute (+550, +1,3%; ieri +636) e 399.238 sono state dimesse (+11.480, +3%; ieri +15.645). Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 663.926 (+28.872, +4,6%; ieri +21.696) e sono visibili nella quinta colonna da destra della tabella in alto; il conto sale a 1.107.303 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia. I tamponi sono stati 254.908, ovvero 20.236 in più rispetto a ieri quando erano stati 234.672: si tratta di un record ed è il secondo di fila. Mentre il tasso di positività è intorno al 16% (di preciso 16,04%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti 16 sono risultati positivi; come ieri quando era di circa il 16% (di preciso 16,2%). Questa percentuale dà l’idea dell’andamento dei contagi, indipendentemente dal numero di test effettuati. Questa è la mappa del contagio in Italia. Ancora un record di contagi in 24 ore: superato il picco del 7 novembre (erano 39.811).
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A Roma nelle vie dello shopping si entrerà a numero chiuso. Ecco la mappa
Se per gli agenti delle forze dell'ordine, della Polizia Locale, e il personale della Protezione Civile ci saranno troppe persone lungo una serie di strade, scatterà la chiusura tramite transenne e nastro. Le vie dello shopping del centro di Roma, con le scintillanti vetrine delle boutique di alta moda, da domani saranno ad accesso contingentato. Lo stesso accadrà per le eleganti strade commerciali del quartiere Prati, dall'altro lato del Tevere rispetto alla parte barocca della città. Il centro storico della Capitale, a causa della pandemia di Covid, negli ultimi mesi aveva già subito una vera e propria desertificazione, con il crollo verticale dei turisti (in media, fino al 2019, erano 1 milione di persone al mese) e gli uffici svuotati dallo smart working. Poi, negli scorsi fine settimana, dopo la chiusura dei centri commerciali nel weekend, sono stati gli stessi romani ad affollare le vie più commerciali e il litorale di Ostia. Assembramenti che hanno fatto scattare, di conseguenza, ulteriori restrizioni: un sistema di accesso a numero chiuso messo a punto dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, coordinato dal prefetto Matteo Piantedosi.
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"Il Covid esiste eccome": il negazionista che viene ricoverato e decide di girare un video
A riportare la testimonianza del paziente è il direttore di Pneumologia del Sant'Orsola di Bologna. Che fa il punto anche sulla situazione degli ospedali: "Questa seconda ondata è molto violenta". Dopo aver contratto il virus ha cambiato idea. E ora al Covid ci crede eccome. La storia arriva da Bologna e a raccontarla – benché senza scendere nei dettagli – è il direttore di Pneumologia del Sant'Orsola, Stefano Nava, raggiunto da BolognaToday per fare il punto della situazione nei reparti Covid. "Oggi ci sono molti più ricoveri della prima ondata" dice Nava spiegando che "checché ne dicano i negazionisti" il virus morde e "questa ondata è veramente molto violenta dal punto di vista numerico". A Bologna l'Ausl ha predisposto un piano di rafforzamento dei posti letto tra cui quelli del reparto di terapia semi-intensiva di Pneumologia del Sant'Orsola, ma certo la situazione è difficile. Fin quando reggerà il sistema? "Non lo sappiamo" dice Nava.
Campania e Toscana diventano zone rosse. Marche, Emilia Romagna e Fvg arancioni
Secondo quanto emerso dalla Cabina di regia, attualmente in corso, dal 15 novembre cinque regioni cambiano fascia di rischio: due entrano in zona rossa (Campania e Toscana), tre in zona arancione (Marche, Emilia e Friuli). Il Veneto resta in zona gialla. A portare in questa direzione sono i dati forniti dalle Regioni, compatibili con l’attribuzione di queste regioni a diverse fasce di rischio. Anche Lazio e Sardegna avrebbero visto peggiorare la loro situazione epidemiologica, anche se rimangono in zona gialla. La decisione è ora definitiva, dopo la firma di un'ordinanza da parte del ministero della Salute.
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Bonafede l’arcinemico dei boss
Altro che Trump guerrafondaio. Ecco le guerre volute da Biden
Come sarà la politica estera dell’amministrazione Biden, qualora l’ex vicepresidente venga confermato alla Casa Bianca (in attesa che si concluda la battaglia legale avviata dalla Campagna di Donald Trump)? In un articolo pubblicato qualche mese fa sulla prestigiosa rivista Foreign Affairs, Joe Biden sembrava voler ripescare quell’idealismo wilsoniano che vede gli Usa come “poliziotto del mondo” e che ha spesso contraddistinto le amministrazione dei democratici e di recente l’ultimo mandato di Barack Obama (2012-2017), con l’appoggio incondizionato alle Primavere arabe e la destabilizzazione del Medio Oriente e del Nord Africa. “Durante il mio primo anno in carica – scriveva Biden su Foreign Affairs – gli Stati Uniti organizzeranno e ospiteranno un Summit globale per la democrazia per rinnovare lo spirito e lo scopo condiviso delle nazioni del mondo libero. Riunirà le democrazie del mondo per rafforzare le nostre istituzioni democratiche, affrontare onestamente le nazioni che si stanno ritirando [dalla democrazia] e forgiare un’agenda comune. Basandosi sul modello di successo istituito durante l’amministrazione Obama-Biden con il vertice sulla sicurezza nucleare, gli Stati Uniti daranno la priorità ai risultati galvanizzando nuovi impegni significativi nei paesi in tre aree: lotta alla corruzione, difesa dall’autoritarismo e promozione dei diritti umani nelle proprie nazioni e all’estero”. La promozione dei diritti umani su scala globale si tradurrà in nuovo interventi militari? In effetti, la (lunga) carriera politica di Biden parla chiarissimo. Come ha sottolineato di recente il senatore repubblicano Rand Paul, Biden “ha votato per la guerra in Iraq, che il presidente Trump ha definito a lungo il peggior errore geopolitico della nostra generazione”. “Temo che Biden sceglierà di nuovo la guerra. Ha sostenuto la guerra in Serbia, Siria, Libia”. A sostenere questa posizione è l’analisi del sito PolitiFact.
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I sintomi che non spariscono: cosa ci succede dopo il Covid?
Cosa succede quando si diventa negativi al Covid? Questa è la domanda che abbiamo rivolto al Professor Francesco Landi che per primo ha dato vita ad una ricerca sui postumi lasciati dal covid che sempre più pazienti lamentano anche dopo essersi negativizzati dal virus. In un momento come questo di estrema emergenza, la priorità della medicina è quella di trovare una soluzione o una cura al Covid. Il vaccino - che ci sia augura venga messo presto in commercio - è la speranza più grande per risolvere questa pandemia. Nel frattempo però soltanto in Italia abbiamo superato il milione di contagiati. Mettendo da parte gli asintomatici, molti di quelli negativizzati manifestano ancora molti sintomi postumi del Covid. Trattandosi di una infezione di cui non si ha una letteratura ampia, al Policlinico Gemelli di Roma il professor Francesco Landi, chirurgo e geriatra di fama mondiale e la sua equipe, dal 21 aprile hanno iniziato uno studio sui postumi del covid pubblicando la ricerca anche sul prestigioso Jama Journal.
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Ristori alle imprese, cassa integrazione, tasse rinviate: la mappa europea degli aiuti per la seconda ondata. Quanto spetta in Germania, Francia, Italia e Spagna
lfattoquotidiano.it ha messo a confronto le misure varate dai governi di Berlino, Parigi, Madrid e Roma. Un ristorante o un negozio con 200mila di fatturato 2019, costretto a chiudere causa restrizioni anti contagio, in Italia ha diritto a un indennizzo di circa 6.800 euro. In Germania, la stessa attività può contare su 12.700 euro. In Francia il contributo arriva fino a 10mila euro. In Spagna la cifra è molto più bassa: circa 2mila euro. La Repubblica federale ha anche varato l'intervento fiscale più generoso: Iva ridotta di tre punti per stimolare i consumi. C’è ristoro e ristoro. Un ristorante o un negozio con 200mila di fatturato 2019, costretto a chiudere a causa delle nuove restrizioni anti contagio, in Italia ha diritto a un indennizzo di circa 6.700 euro. In Germania, la stessa attività può invece contare su un aiuto a fondo perduto fino 12.700 euro. In Francia il contributo arriva fino a 10mila euro. In Spagna la cifra è molto più bassa: circa 2mila euro. La mappa dei sostegni previsti per le imprese danneggiate dalla seconda ondata di Covid 19 che ha travolto tutta l’Europa occidentale ricalca inevitabilmente la grandezza delle relative economie ed è legata a doppio filo alla diversa possibilità di indebitamento concessa dallo stato delle finanze pubbliche: Berlino partiva da un debito/pil che prima della pandemia era sotto il 60%, mentre quello di Roma sfiorava già il 135%. E alla “battaglia” autunnale si è arrivati dopo che la prima ondata aveva già richiesto spese senza precedenti, per circa 100 miliardi in Italia e Francia, oltre 200 in Germania, 40 in Spagna.
La più colossale fake news sul Coronavirus, secondo Ricciardi
Fake news e Coronavirus sono andati a braccetto fin dagli inizi della pandemia. Il fenomeno è in parte comprensibile e deriva dall’enorme carico d’ansia che contagi e restrizioni stanno portando con sé. Un tema talmente ampio da essere ormai oggetto di ricerca da parte di scienziati e psicologi, come racconteranno questa sera Andrea Crisanti e Mary Aiken durante un convegno dal titolo Dna e Virus. una video conferenza disponibile in streaming in cui si affronteranno i risvolti psicologici della pandemia e il fenomeno della “cyberchondria”: l’ipocondria amplificata dalla disponibilità di informazioni – vere o false – sui social network. Senza dubbio negli ultimi mesi ne abbiamo sentite di ogni, navigando sui social o camminando per la strada. Siamo tutti entrati in contatto con teorie molto fantasiose sull’origine del virus, che spaziano dai complotti internazionali alle invasioni aliene fino ai migranti untori. C’è poi chi si è improvvisato medico e ha consigliato rischiosissimi gargarismi con la candeggina e altri rimedi improbabili, oltre a chi naturalmente ha incolpato la rete 5G. La disinformazione è talmente generalizzata che è veramente difficile stabilire quale bufala sia effettivamente più dannosa delle altre.
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Il racconto di Lorenzo, 35 anni: “Stavo bene, poi il Covid e la terapia intensiva. Quando è morto il mio compagno di stanza sono crollato”
Lorenzo, un ragazzo toscano di 35 anni, ha scelto Facebook per raccontare la sua personale esperienza con il Covid-19 e per sensibilizzare i più giovani al rispetto delle regole. La storia di Lorenzo è quella di tanti altri ragazzi che in questo periodo – nonostante si parli sempre di un Coronavirus che colpisce i più anziani, mentre sui giovani non provoca particolari sintomi – hanno invece vissuto il calvario della terapia intensiva, dei rumorosissimi caschi che aiutano a respirare (la foto che ha pubblicato a corredo del post lo ritrae proprio con uno di questi strumenti) e di una solitudine che accomuna tutti i contagiati, costretti a stare lontano da famiglia e amici. Il 35enne si trova ancora adesso ricoverato all’ospedale di Arezzo, dove è arrivato in condizioni critiche. Ma oggi il suo stato di salute è molto migliorato: non è più in terapia intensiva, ma è ancora nel reparto di malattie infettive. “In tanti mi hanno chiesto di raccontare la mia esperienza con il Covid-19 – ha scritto Lorenzo sui social – e molti avranno già letto queste parole (non sentite perché ancora non riesco a parlare correttamente), ma magari servirà per sensibilizzare coloro che ancora si ostinano a portare la mascherina sotto al naso e fare le cene con gli amici. Sto scrivendo di getto da un letto di ospedale.
Dal cenone all’orario dei negozi: il governo studia le regole anti-Covid per il Natale
Manca poco più di un mese al Natale, una festività che quest’anno sarà molto particolare a causa dell’epidemia di Covid e per la quale il governo sta studiando un piano apposito. Non vi è ancora un documento specifico, ma a Palazzo Chigi, secondo quanto riferito da Il Messaggero, si sta cominciando a ragionare su quali misure eventualmente allentare per il periodo natalizio. Certo, tutto ovviamente dipenderà dall’andamento dell’epidemia e dal numero dei contagi giornalieri. Se la curva, come sembra in questi ultimi giorni, dovesse raffreddarsi e iniziare la ridiscesa, l’esecutivo potrebbe pensare di rivedere qualche norma. Prima fra tutte il coprifuoco che attualmente vige in tutta Italia dalle 22 alle 5 del mattino, che non permetterebbe alle famiglie di riunirsi per il tradizionale cenone della vigilia di Natale. Cenone che, come sottolineato più volte dagli esponenti di governo, quest’anno dovrà essere per limitato per forza di cose a pochi intimi. L’idea allo studio dell’esecutivo è quella di far trascorrere la vigilia e il pranzo di Natale solo con i parenti più stretti, quelli di primo grado. Tuttavia resta il nodo delle zone rosse, dove gli spostamenti sono possibili solo per motivi di necessità. Ecco perché il governo starebbe pensando a una deroga alle restrizioni, sempre nella speranza che l’epidemia di Covid in qualche modo allenti la sua morsa, da attuare nei giorni di festa.
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Si allarga l’inchiesta sui fondi della Lega. Ai domiciliari un imprenditore vicino al Carroccio. E’ accusato di concorso in peculato ed emissione di false fatture
L’imprenditore Francesco Barachetti è stato arrestato, e ora si trova ai domiciliari, dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission. I pm milanesi Eugenio Fusco e Stefano Civardi lo accusano di concorso in peculato ed emissione di false fatture nella vicenda della vendita del capannone di Cormano a prezzo gonfiato. L’imprenditore dagli atti dell’indagine risulta vicino alla Lega. Si tratta del terzo arresto dall’inizio dell’inchiesta, dopo quelli dei revisori contabili del Carroccio, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba. Barachetti, elettricista e titolare dell’impresa edile Barachetti service srl, era già indagato per peculato nel caso Lombardia Film Commission e i pm, in uno degli atti dell’indagine, lo hanno definito “personaggio legato a Di Rubba e Manzoni” e “più in generale al mondo della Lega”. Dagli accertamenti compiuti dalla Finanza è emerso che parte degli 800mila euro della presunta vendita gonfiata del capannone di Cormano, ossia 390mila euro, sono passati proprio per la Barachetti service (arrivati da Andromeda srl e attraverso Eco srl). L’imprenditore, sempre secondo gli inquirenti, formalmente si occupò della ristrutturazione del capannone, ma i magistrati gli hanno contestato ora anche l’emissione di false fatture per operazioni inesistenti. Barachetti avrebbe impiegato, tra l’altro, 45mila euro per acquistare “rubli russi”, che sarebbero serviti per un’operazione immobiliare a San Pietroburgo. Da segnalazioni di Bankitalia risulta che l’elettricista (negli atti si parla anche della moglie russa, socia e non indagata, Tatiana Andreeva) avrebbe ottenuto dalla Lega o da entità collegate, come la Pontida Fin, oltre 2 milioni di euro negli ultimi anni.
Vitalizi ridotti pure per gli eredi. La Cassazione blinda il taglio di Fico. Respinto il ricorso della vedova di un deputato Psi. Non è ammessa la causa davanti al tribunale ordinario
Smontare i tagli ai vitalizi disposti due anni fa dal presidente della Camera, Roberto Fico, con una causa civile davanti al Tribunale di Roma non è possibile neppure per gli eredi dei parlamentari. Lo ha stabilito con una sentenza la Corte di Cassazione a sezioni unite, ribadendo che la competenza in materia è solo di Montecitorio in virtù dell’autodichia. Sfuggire agli organi di giurisdizione interni e far intervenire in materia la giustizia ordinaria non si può. A sollevare il problema è stata la ex senatrice socialista, ex sottosegretaria alla salute ed ex europarlamentare abruzzese Elena Marinucci, vedova del deputato, ex sottosegretario all’agricoltura e agli interni, anche lui socialista, Nello Mariani. Dopo il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, l’ex esponente del Psi si rifugiò a Vasto, dove dopo quattro mesi restò vittima di un infarto. La ex senatrice, titolare da allora di un assegno di reversibilità del vitalizio originariamente erogato all’onorevole Mariani, ha subito, per via della delibera del 12 luglio 2018 dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, una decurtazione dell’assegno pari a circa il 62,5%, a partire da gennaio dell’anno scorso. Una sforbiciata contro la quale la Marinucci ha presentato un ricorso al Tribunale di Roma, chiedendo l’annullamento del provvedimento, ma è sorto il problema di giurisdizione. L’ex esponente socialista si è quindi rivolta alla Cassazione, chiedendo che venisse stabilita la competenza in materia del giudice ordinario, essendo lei totalmente estranea alla Camera dei deputati e avendo dunque la qualifica di “soggetto terzo”. Per la Marinucci non si possono applicare anche al coniuge superstite di un ex parlamentare le regole dell’autodichia.
Donald Trump ed i cavilli per restare alla Casa Bianca
Resistere sino a gennaio per essere rieletto alla Camera. La complessità degli scenari legali sembra far propendere la strategia di Donald Trump verso l'ipotesi dell'ostruzionismo sino a nuovo anno. Ovvero procrastinare le azioni legali per impedire al Collegio elettorale di nominare il presidente, ed essere confermato dalla Camera. In base alla legge e alla Costituzione, entro la fine di novembre gli Stati devono certificare i risultati delle elezioni, l'8 dicembre compilare le liste dei grandi elettori, e il 14 il Collegio dei grandi elettori deve votare il nuovo comandante in capo. Se Trump riuscisse a bloccare il processo, la scelta passa alla Camera, dove si decide con un singolo voto per ogni delegazione dei 50 Stati. I repubblicani sono in minoranza in termine di deputati, ma hanno 26 delegazioni, ovvero il quorum per rieleggere Trump. Scenari di straordinaria costituzionalità ma percorribili, specie dall'attuale inquilino della Casa Bianca. Il quale conferma la volontà di non voler concedere la vittoria, sostiene su Twitter che «la gente non accetterà queste elezioni truccate», e pubblica una serie di post sui presunti brogli. Ad ora, il capo dell'agenzia federale che sovrintende il trasferimento del potere non ha firmato la procedura di transizione, il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell non ha riconosciuto la vittoria di Biden, e solo quattro senatori del Grand Old Party si sono congratulati con il presidente eletto.
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ALLARME ROSSO NEL LAZIO
Contapersone, transenne, accessi contingentati alle vie dello shopping. La protezione civile e in caso di necessità anche i militari dell' Esercito impegnati nell' operazione Strade sicure. La questura è pronta a rispondere così all' allarme lanciato ieri dall' assessore alla Sanità, Alessio D' Amato: «Se nelle prossime due settimane non assisteremo a un calo dei contagi, avremo serie difficoltà. Dobbiamo fare uno sforzo collettivo per non andare in zona rossa». Per evitare che il sistema sanitario vada in tilt: gli effetti del lockdown si pagano ancora oggi in termini di visite saltate. Come spiega uno studio della Sapienza, i controlli mancati dalle partorienti nei mesi di chiusura si sono tradotti nell' incremento di bimbi nati morti. Ecco, allora, il piano per evitare un nuovo fine settimana di assembramenti sul litorale e in centro storico. Abbozzato ieri nel corso del tavolo tecnico che ha riunito forze dell' ordine e rappresentanti del Campidoglio, verrà vagliato questo pomeriggio in prefettura. Nel mirino ci sono il lungomare di Ostia e Fregene, dove potrebbe essere vietato l' accesso alle spiagge. Quindi le ville storiche, via del Corso e Porta Portese. Qui (e ovunque sarà necessario) si moltiplicherà la presenza delle forze dell' ordine: con polizia, carabinieri e finanzieri ci saranno i vigili urbani, la protezione civile comunale e l' Esercito. Tutti gli uomini necessari a garantire controlli dinamici sugli affollamenti e a intervenire, quando non si potrà procedere in altro modo, con transennamenti delle aree più a rischio.
Bitonto, cane contagiato dal Covid: è il primo caso in Italia
A Bitonto, in Puglia, un cane, per la prima volta in Italia, è stato contagiato dal Covid. L’animale, una barboncina di un anno e mezzo, è stata contagiata dai suoi padroni, i quali sono attualmente in isolamento nel loro appartamento. “Il cane è asintomatico ed è stato un colpo di fortuna averlo intercettato perché la famiglia ci ha permesso di testarlo all’interno di un progetto di ricerca che stiamo conducendo sui cani e i gatti. Questo è il primo esemplare trovato con l’infezione in corso e la presenza dell’Rna virale” ha dichiarato all’Adnkronos Salute Nicola Decaro, professore ordinario di malattie infettive degli animali all’Università di Bari. “La barboncina è stata contagiata dalla famiglia, ma non corre nessun pericolo. E voglio tranquillizzare chi ha animali domestici a casa, non c’è nessun pericolo”. Secondo Decaro: “A livello mondiale tutti i casi di cani, e gatti che spesso sono più sensibili al Coronavirus, positivi sono asintomatici. E saranno circa una ventina i casi conosciuti – aggiunge Decaro – con una carica batterica molto bassa e quindi non infettante. Come anche il caso della barboncina di Bitonto, che è fuori dalla nostra ricerca però”.
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Le nuove ordinanze di Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia: cosa cambia
Nuova stretta in Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. I governatori delle tre regioni "in bilico" tra zona gialla e zona arancione hanno annunciato quasi in contemporanea nuove misure di contenimento per limitare le situazioni a rischio, gli spostamenti e, soprattutto, gli assembramenti e la concentrazione di persone che si sono visti anche lo scorso fine settimana. Un provvedimento preso di comune accordo tra i tre presidenti di regione, d’intesa con il ministro alla Salute, Roberto Speranza e che dovrebbero essere sostanzialmente identiche. In tutte e tre le regioni è prevista la chiusura dei negozi la domenica (comprese le attività di vicinato) e lo stop alle medie e grandi aree di vendita (compresi i centri commerciali) nei giorni festivi e prefestivi.
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Roma rafforza il trasporto pubblico. Arruolati 51 autisti. Raggi: “Nei prossimi giorni saranno alla guida dei nuovi bus”
“Quelli che vedete sono i nuovi autisti di Atac. Sono 51 neoassunti che stanno per completare i corsi di formazione, svolti online nel rispetto delle norme anti-Covid. Nei prossimi giorni saranno alla guida dei nuovi bus acquistati per Roma e forniranno un aiuto prezioso in un momento così delicato”. E’ quanto ha annunciato la sindaca di Roma, Virginia Raggi, con un post sulla sua pagina Facebook. “Sono risorse importanti – ha scritto ancora – che entrano a far parte della nostra azienda di trasporto pubblico. Il nostro piano di risanamento di Atac va avanti”.
Comprati da un dentista di Bolzano, importati dall’India, contatto cinese e intermediario turco: la farsa dei 150mila vaccini antinfluenzali di Regione Lombardia
È la surreale filiera esistente dietro una discussa fornitura che ora rischia di saltare. Vaccini indiani importati da un dentista di Bolzano attraverso un intermediario turco, grazie agli auspici di un conoscente cinese. È questa la surreale filiera dietro la fornitura di 150mila dosi di vaccino antinfluenzale che Regione Lombardia era in procinto di affidare allo Studio Dr. Mak & Dr. D’Amico Srl, società che gestisce un piccolo studio dentistico in Alto Adige. Una fornitura che ora rischia di saltare. Sul caso hanno avviato verifiche sia i carabinieri del Nas di Trento sia la guardia di finanza di Bolzano, dopo l’articolo de ilfattoquotidiano.it che ha svelato i retroscena dell’ultimo tentativo della giunta Fontana per mettere una pezza sul pasticcio dei vaccini. Dai primi riscontri è emerso che la società dello studio dentistico non è iscritta nel registro degli intermediari di prodotti farmaceutici detenuto dal ministero della Salute. E per questo i carabinieri, in attesa di approfondire eventuali rilievi penali, hanno già preso un primo provvedimento amministrativo: una sanzione da 6mila euro allo studio. Dai primi riscontri è emerso che la società dello studio dentistico non è iscritta nel registro degli intermediari di prodotti farmaceutici detenuto dal ministero della Salute.
“Mi licenzio. Così non si può più andare avanti”. Storie di medici stremati dal Covid
“Ho chiesto un congedo ma ho deciso, lascio la sanità pubblica. Così non è più possibile andare avanti“. Maria è un medico. Uno di quei “medici eroi” che ogni giorno vivono l’inferno del Covid nei reparti degli ospedali pubblici stremati dopo turni di lavoro massacranti. “Da tempo assisto a scelte che compromettono l’efficacia del nostro lavoro”, continua la specialista nel suo racconto tagliente a Repubblica. Sono profondamente sconfortati i medici e gli infermieri per quello che si sarebbe potuto fare nei mesi estivi “di apparente tranquillità” e non è stato fatto. Questa volta c’era il tempo di prepararsi all’arrivo della seconda ondata. “Siamo sfiniti e adirati. Il reparto dove lavoro è diventato Covid e non lo era durante la prima ondata, ma nessuno questa estate ha pensato di organizzare qualche corso di formazione per insegnarci un mestiere che non sappiamo fare. Allora il disagio era accettabile, ora no. Tutto era totalmente prevedibile, inutile raccontarcela. Se ci fosse stata una pianificazione durante i mesi di tranquillità adesso saremmo più sicuri, non avremmo addosso questa sensazione di costante incertezza”. Le decisioni, dice il medico ancora a Repubblica “non sono prese di giorno in giorno, ma di minuto in minuto. Respingo questa idea dell’emergenza e sono certa che a pensarla come me sono tutti i miei colleghi”. “Chi non è ammalato di Covid è molto arrabbiato, deve rinunciare a visite e esami, in molti casi gli stessi che erano stati annullati mesi fa. Un diritto negato che genera intolleranza. Io capisco la loro rabbia. I pazienti Covid invece sono lì spaesati, le cure sono certamente garantite ma la modalità è quella di una maxi-emergenza, con standard che sarebbero scarsamente accettabili in una condizione ordinaria”. E conclude: “La nostra è una professione. Siamo chiamati a una grande responsabilità a cui non ci siamo mai sottratti, ma non siamo missionari“.
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Coronavirus Roma, rapporto positivi-tamponi al 9.3%. D'Amato: "Se Rt non scende, Lazio sarà zona rossa"
Cinquantasette ricoveri solo nella Asl Roma 1, otto persone decedute nella Asl Rm3. Aumentano i casi nelle province, dove si registrano 734 casi (+141 rispetto a martedì). Se l'indice di contagio da Coronavirus Rt non scende, il Lazio potrebbe diventare zona rossa. A dirlo è stato l'assessore alla sanità nel Lazio Alessio D'Amato sottolineando come le prossime due settimane saranno decisive. Nel frattempo ieri a Roma e in tutta la regione si sono registrati meno casi Covid (2479 a fronte dei 2608 di martedì) tuttavia va sottolineato come siano stati effettuati anche 26mila tamponi effettuati, -2767 rispetto al giorno precedente. Nello specifico, nella Capitale, sono 1095 i nuovi casi nelle ultime 24 ore contro i 1549 del 10 novembre. Aumentano però i decessi con il dato "record" dalla Asl Roma 3 con 8 morti in un giorno. Sale il numero dei guariti: sono 447 (+190 rispetto a martedì). Al momento, tuttavia, supera il 9 per cento, invece, il rapporto tra i casi positivi e i tamponi effettuati: è pari al 9,3% (l'altro ieri era 8,8%). Calano di due unità le terapie intensive.
Un ristoratore di Torino: “Basta vittimismo, i soldi del governo sono già arrivati”
"Oggi sono arrivati sul conto corrente della Società del nostro ristorante i soldi del Decreto Ristori con cinque giorni di anticipo sulla data prevista, non è elemosina, è ben più di quello che avrei guadagnato tenendo aperto il ristorante". Come tutti i ristoratori, anche Dimitri Bianchi è stato colpito dalla crisi. Con alcuni soci ha aperto un ristorante a Torino, nel quartiere San Salvario, l'ultima “grissinopoli”, la versione torinese della “cotoletta alla milanese”, l'ha servita ormai due settimane fa, prima della chiusura dei locali voluta dal Governo. Lui però non è sceso in piazza, sia per senso di responsabilità, "siamo in pandemia", sia perché prima di lamentarsi del governo ha voluto vederlo all'opera. "La manifestazione che si è tenuta il 26 ottobre a Torino contro il Dpcm del 24 ottobre è stata indetta il giorno stesso, senza nemmeno dare il beneficio del dubbio al Governo e vedere se i ristori promessi da Conte durante la diretta stampa sarebbero arrivati". I ristori sono arrivati, in anticipo, e non sono pochi. Perché allora molti ristoratori si lamentano? Se dichiari poco perché magari batti pochi scontrini è chiaro che ricevi meno di quello che è l'economia reale del tuo ristorante. Ma è colpa tua, o meglio, è conseguenza delle tue scelte, non di quelle dello Stato. Poi ci sono persone che hanno aperto il locale quest'anno e non hanno uno storico del 2019, non so come vengono compensate le loro imprese. Ciò detto, la tassazione in Italia è da sempre troppo alta, il costo fiscale dei dipendenti è spesso la spesa più grande dell'impresa, non fatico a credere che per alcuni colleghi, che magari lavorano bene ma non hanno un ristorante di successo, lavorare parzialmente in nero è quasi sopravvivenza.
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