Dagli States all'Italia, ecco l'esercito degli haters che non vuole indossare protezioni. Influenzati dai No Vax e allineati a personaggi come Stefano Montanari, la crociata dei No Mask è contro l'uso delle mascherine che vengono considerate "un abominio per controllare la gente". In barba al contagio della più grave pandemia del secolo. “Le mascherine sono pericolose”. “Le mascherine sono un bavaglio”. “Non mettete le mascherine, ci vogliono tutti uguali”. Sono questi gli slogan del neonato movimento No-Mask. 32mila iscritti in poco più di una settimana e un unico intento: demonizzare l’uso della mascherina, proprio mentre viene raccomandata per evitare il contagio nella Fase 2 sia dal Ministero della Salute sia dall’Istituto Superiore di Sanità.Chi sono i No Mask. Alcuni degli amministratori di questo gruppo sono iscritti anche alle pagine dei No Vax, il movimento contro i vaccini. Anche il virologo Roberto Burioni mette in guardia su questa vicinanza di idee: “Ho combattuto per anni contro i no-vax – dice – Ma ricordate che per il Coronavirus vale lo stesso discorso che valeva per i vaccini: con la salute non si scherza”. Il campo di battaglia dei No Mask è quello dei social. Sulle loro bacheche vengono postati meme e prese in giro nei confronti di chi indossa la mascherina e pubblicati video di medici o pseudo-medici che vanno in giro per strada senza protezioni individuali e anzi ne sconsigliano l’uso.
Quanto ha guadagnato la sanità privata con l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19? Reportha fatto ieri i conti in tasca ai principali gruppi privati, scoprendo che parte dei loro notevoli guadagni, senza essere tassata in Italia, finisce nei Paesi Bassi, dove il premier Mark Rutte è uno degli acerrimi nemici dell’Italia quando si parla di flessibilità sui conti. Nel servizio di Paolo Mondani e Giorgio Mottola si racconta prima che la sanità privata si è messa a disposizione dell’emergenza COVID soltanto dopo l’8 marzo: prima di quella data alcuni, come la clinica Humanitas, hanno continuato a fornire le prestazioni non urgenti. Il 4 marzo, quando in tutta la Lombardia c’erano già mille malati COVID, pochissimi erano i posti letto dedicati all’emergenza. Poi i privati si sono accordati per mettere a disposizione una parte del loro personale. Solo a partire dall’8 marzo hanno cominciato a muoversi a pieno regime.
In questo spezzone tratto da Quarta Repubblica su Rete 4 possiamo ammirare Giorgia Meloni che giustamente segnala l’assurdità di aver sospeso i pap test e le mammografie nelle regioni a causa dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Diversi enti locali hanno stabilito la sospensione degli esami di primo livello, interrompendo le chiamate attive, e di mantenere gli approfondimenti quando non procrastinabili, spesso attraverso un triage telefonico per accertarsi delle condizioni dei cittadini e sempre con l’attenzione a evitare il sovraffollamento dei locali. C’è un problema, però: “In attesa di queste terapie intensive che avrebbero dovuto riempirsi hanno smesso di fare il pap test. In Italia però si muore anche di cancro al seno. E quindi i pap test possiamo ricominciare a farli?”, dice Meloni. Il test di Papanicolaou o Pap test però è un esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule della cervice dell’utero. Non c’entra nulla con la diagnosi del cancro al seno, che si effettua tramite la mammografia.
La Lombardia e il Piemonte rischiano di rimanere chiuse ancora per una settimana dopo il 3 giugno, quando il governo aprirà alla libertà di circolazione tra le regioni nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.La decisione, che non è ancora stata definitivamente presa, è nell’aria a causa delle proteste degli altri governatori che sono pronti, in caso contrario, a mettere in quarantena chi arriverà da quelle zone. Tra gli enti locali che minacciano la chiusura a lombardi e piemontesi per ironia della sorte, scrive oggi il Corriere della Sera, ci sono anche Sicilia e Sardegna che d’altro canto continuano a insistere sulla proposta di un passaporto sanitario e di un patentino di immunità per chi vuole sbarcare nelle isole per le vacanze. «Il numero dei nuovi contagiati continua a scendere, se i dati del monitoraggio di venerdì saranno buoni come ci aspettiamo troveremo una soluzione che vada bene a tutti», spiegano al quotidiano dal ministero della Salute.
Dopo le polemiche il chiarimento, al termine della riunione di maggioranza. Gli assistenti civici “non saranno incaricati di pubblico servizio” e "la loro attività non avrà nulla a che vedere con le attività a cui sono tradizionalmente preposte le forze di polizia”. Lo chiariscono fonti di palazzo Chigi, al termine della riunione di maggioranza, a cui hanno partecipato il Presidente Conte e i ministri Lamorgese, Boccia e Catalfo. La Presidenza del Consiglio ha chiarito che i Ministri direttamente interessati al progetto continueranno a lavorare per mettere a punto i dettagli di questa iniziativa, che mira, per il tramite della Protezione civile, a soddisfare la richiesta di ANCI di potersi avvalere, per tutta la durata dell’emergenza sanitaria, di soggetti chiamati ad espletare, gratuitamente, prestazioni di volontariato, con finalità di mera utilità e solidarietà sociale, anche attraverso la rete del Terzo Settore.
Alla ricerca del via libera per una ricandidatura a sindaco e dunque per un eventuale secondo mandato, dopo aver ottenuto delle aperture da parte dello stesso reggente del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, ma avendo assistito anche a pesanti stroncature di tale ipotesi, a cominciare dalla capogruppo in Regione Lazio, Roberta Lombardi, senza considerare le critiche pesantissime di Nicola Zingaretti, ieri la sindaca Virginia Raggi ha incontrato alla Farnesina il ministro Luigi Di Maio. Il ministro degli esteri ha lasciato la guida del M5S, ma pesa ancora e tanto tra i pentastellati. Non è ancora chiaro se proverà a riprendere in mano le redini del Movimento una volta convocati i cosiddetti Stati Generali, ma la parola di Di Maio conta tra i 5 Stelle. Dallo staff dell’ex capo politico assicurano che il ministro e la sindaca di Roma non hanno parlato del possibile Raggi bis. Difficile credergli. Tanto che dopo l’incontro il ministro degli esteri ha detto ai suoi: “L’attacco di Zingaretti a Virginia è stata una leggerezza.
Con 13 voti a favore della relazione del presidente della Giunta per le immunità, Maurizio Gasparri, 7 no e 3 senatori di Italia Viva che non hanno partecipato al voto, il Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. La Giunta era tornata a riunirsi per decidere se dare il via libera al processo contro il leader della Lega per il caso Open Arms. Una brutta storia per la quale il tribunale dei ministri di Palermo accusava Salvini di sequestro di persona e di rifiuto di atti di ufficio per la vicenda dei 150 migranti bloccati a largo per alcuni giorni sulla nave della Ong spagnola, prima dello sbarco a Lampedusa, nell’agosto 2019. “No allo sbarco dei 161 immigrati dalla Ong spagnola Open Arms, la Giunta del Senato – ha commentato su Facebook il leader della Lega – ha appena votato (13 a 7) che ho fatto solo il mio dovere, nell’interesse del popolo italiano. Grazie a loro, e grazie a Voi. Adesso la parola passa al Senato, vediamo se Pd e 5Stelle insisteranno per il processo.
Mario Michele Giarrussoha votato la sfiducia ad Alfonso Bonafede dopo essere stato espulso dal MoVimento 5 Stelle. Gianluigi Paragone ha invece pronto il suo MoVimento Bombatomica dopo essere stato salutato dai grillini. Entrambi potrebbero essere decisivi nel voto in giunta per le autorizzazioni a procedere per salvare Matteo Salvini dal processo su Open Arms. I due senatori EX M5S che possono salvare Salvini su Open Arms. Oggi pomeriggio la giunta presieduta da Maurizio Gasparri a Palazzo Madama riesaminerà la richiesta di processo a carico dell’ex ministro dell’Interno per la terza ipotesi di sequestro di persona, dopo i casi Diciotti e Gregoretti (nel primo caso respinta, sotto il governo gialloverde, nel secondo accolta lo scorso febbraio dalla maggioranza giallorossa). Domattina il voto.
Con l’arrivo dei primi due macchinari in Italia, prende vita il progetto #Ricuciamo per la produzione industriale di 800mila mascherine protettive al giorno, realizzato in partnership fra Commissario straordinario di governo per l’emergenza Covid-19 e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Il progetto sarà presentata domani nella Casa circondariale di Milano Bollate, dove è stato allestito un capannone industriale destinato alla produzione di mascherine, dal capo del Dap, Bernardo Petralia, e dal responsabile del team ‘Riconversione Incentivi’ del Commissario per l’emergenza Covid-19 Ernesto Somma. Il progetto #Ricucire coinvolgerà oltre 300 detenuti di tre carcerianche degli istituti penitenziari di Roma Rebibbia e Salerno. I macchinari dedicati saranno 8 installati in 3 stabilimenti produttivi.
L’annuncio del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia e del presidente dell’Anci Antonio Decaro del bando destinato alla creazione di 60mila “assistenti civici” volontari che avranno il compito di aiutare i Comuni a far rispettare il distanziamento sociale sta provocando in queste ore fortissime polemiche. Attorno alla figura dell’assistente civico, che saranno reclutati con un bando della Protezione civile destinato a “inoccupati, a chi non ha vincoli lavorativi, anche percettori di reddito di cittadinanza o chi usufruisce di ammortizzatori”, come chiarito ieri da Boccia, sono tanti gli interrogativi. LA BAGARRE POLITICA – Polemiche politiche per una volta bipartisan, tra Leu che con il senatore Francesco Laforgia parla di “proposta sbagliata” perché “riflette un’idea di lavoro povero, poco o per nulla retribuito e destinato a percettori di un qualche sostegno dello Stato che devono sentirsi perennemente in debito con lo stesso”.
Numeri impietosi. Negli anni Ottanta si potevano accogliere 530 mila pazienti, 365 mila nel 1992 e solo 191 mila nel 2017. L’emergenza sanitaria innescata dal coronavirus si è tradotta in una corsa disperata ad aumentare i posti letto negli ospedali. Da quattro settimane è partito il piano per aumentare la capacità delle terapie intensive che oggi sono arrivate a 8.370 posti, il 64% in più rispetto all’inizio dell’emergenza. Per dare l’idea della pressione sul sistema sanitario, negli ultimi giorni 59 pazienti sono stati trasferiti dalla Lombardia in altre Regioni del Centro-Sud per evitare il collasso. E questo grazie alla riconversione lampo di 71 ospedali in strutture dedicate solo ad affrontare i malati di Covid-19. Questa corsa mostra i limiti del sistema sanitario nazionale dopo anni di definanziamento (minori risorse rispetto agli stanziamenti assicurati e all’aumento dei prezzi sanitari, che di fatto si traducono in tagli reali). Nell’ultimo decennio, secondo le stime della Fondazione Gimbe, al Ssn sono stati sottratti 37 miliardi (25 solo nel 2010-2015), mentre è aumentata la spesa verso la sanità privata, che però si rivolge a prestazioni più remunerative e mostra tutti i suoi limiti in caso di emergenza sanitaria.
Prima ha tentato di spiegare, in preda al delirio, come funziona l’indice di trasmissibilità. Poi, non pago della sua gaffe, sul ciglio di una strada non meglio identificata, ci ha propinato un’altra perla video da ben 4 minuti e passa in cui sostanzialmente non spiega nulla.Poco lucido e in evidenti difficoltà comunicative, “esemplificando” i suoi innumerevoli esempi molto poco chiari (in primis a lui) e con sprezzo verso tutti: opposizione, stampa, cittadini. Chiunque cioè non sia in grado di capire il Gallerese. Come difendere l’indifendibile e non riuscirci. Il teatrino e il botta e risposta con il nostro giornale che ne è scaturito sarebbe anche comico, non fosse che Giulio Gallera è Assessore al Welfare e alla Sanità della Regione Lombardia, e che sotto la sua responsabilità ci sono oltre 10 milioni di lombardi ai quali, ancora oggi, non è dato sapere nulla a fronte di numeri di contagio ancora in aumento. E che negli ultimi tre mesi hanno vissuto l’incubo del Covid-19 in una delle regioni più colpite al mondo. Ma, è evidente, Gallera e la sua giunta regionale non hanno “fatto errori”, certo non più di altre regioni (anzi siamo tra le “migliori ad aver contenuto il contagio”). Insomma: in Lombardia ci sono oltre 15mila morti, la metà dell’Italia intera, e nulla è accaduto. Nessuno può dire nulla. Nessuno ha il diritto di fare domande e di valutare la gestione sanitaria e politica di quella Regione. Tranne lui, l’Assessore Gallera. Fortuna che anche il suo Governatore, Attilio Fontana, nelle ultime ore era rinsavito, scaricandolo con un secco “Ha sbagliato” in merito alla mancata chiusura della Val Seriana che Gallera, giorni dopo, si era ricordato avrebbe potuto fare. Negli ultimi tempi non gliene va bene una. Eppure basterebbe poco: ammettere anche solo uno della serie infinita di errori commessi e pronunciare con umiltà due parole: “Ho sbagliato”. Oppure tre: “Ci siamo sbagliati”. Rischierebbe persino di risultare umano rispetto alla gestione di un’emergenza senza precedenti. E invece no, giù con la storia del modello lombardo, il più efficiente al mondo che tutto il mondo ci invidia, e che ha risposto bene.
È un problema tecnico il motivo principale del fatto che si fanno pochi tamponi in Italia. Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera oggi spiegano che il meccanismo si inceppa sulla macchina che processa i tamponi:
Lo annunciano in una nota congiunta il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, e il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sindaco di Bari. “In settimana dalla Protezione civile lanceremo il bando per il reclutamento di 60.000 ‘assistenti civici’. Il bando è rivolto a inoccupati, a chi non ha vincoli lavorativi, anche percettori di reddito di cittadinanza o chi usufruisce di ammortizzatori sociali; saranno individuati su base volontaria, coordinati come sempre nell’emergenza dalla Protezione civile, che indica alle Regioni le disponibilità su tutto il territorio nazionale, e impiegati dai sindaci per attività sociali, per collaborare al rispetto del distanziamento sociale e per dare un sostegno alla parte più debole della popolazione”.
Da qualche giorno la romanella dei salotti e degli abusi sfuggiti per decenni al Campidoglio è in agitazione. La Raggi potrebbe candidarsi per un nuovo mandato e se ce la facesse tutte le piaghe dell’Egitto non farebbero altrettanto male. La maturazione del Movimento Cinque Stelle ha fatto comprendere che non disperdere l’esperienza dei suoi portavoce più determinati e capaci è un valore tanto quanto impedire agli eletti nelle cariche pubbliche di diventare politici professionisti. Perciò abbandonare la vecchia regola dei due mandati non è più da considerarsi una deroga, quanto l’affermazione di una forza politica che sa portare dei semplici cittadini nelle istituzioni e farne classe dirigente. Per la Roma inciuciona questa però è una pessima notizia, perché da tre anni al Comune è finita la pacchia, non si barattano favori e faticosamente si rimedia alle spaventose ruberie del passato.L’azienda dei trasporti che nel 2016 aveva più debiti dell’Alitalia ha appena presentato il primo bilancio in attivo della sua storia. Il monopolio privato dei rifiuti è stato bloccato, e il pubblico non fa più quello che paga soltanto.I clan mafiosi che spadroneggiavano hanno visto sparire le loro ville abusive sotto le ruspe della municipale, molte aziende partecipate hanno smesso di buttare i nostri soldi a destra e manca, autentici scandali al sole come Casapound hanno perso – o stanno per farlo – gli immobili occupati illegalmente.
Il Gruppo che ha incassato miliardi grazie a una concessione pubblica delle autostrade ancora oggi inspiegabilmente vantaggiosa fa causa allo Stato perché la pacchia è finita. Un epilogo inevitabile, perché la vecchia politica non gli ha consegnato soltanto le chiavi di un patrimonio che appartiene a noi tutti, ma ha permesso di blindare legalmente il contratto. Così l’esito dello scontro finale tra Atlantia, la holding controllata dai Benetton, e il Governo è del tutto imprevedibile, e per i cittadini c’è il rischio di trovarsi dopo il danno pure la beffa. La storia di partenza è nota. Dopo il crollo del ponte Morandi di Genova l’Esecutivo e in particolar modo i 5 Stelle dissero basta alla svendita della nostra rete viaria, sulla quale Autostrade per l’Italia porta a casa enormi utili mentre all’Erario restano briciole.Nel mirino c’era quella che appare una palese violazione contrattuale, e cioè la carenza delle manutenzioni.
A neanche un anno dalla sentenza di Cassazione del processo sul cosiddetto "Mondo di Mezzo", leggiamo e riportiamo: Zingaretti: "La ricandidatura di Virginia Raggi? Per i romani questa non è una notizia, ma una minaccia". E i suoi: "Ma per favore, non esiste” spiegano dal Pd. “Avremo il nostro candidato per rilanciare Roma dopo anni fallimentari” (fonte il Messaggero, quello di proprietà del palazzinaro Gaetano Caltagirone). Ora io dico, ma con quale sfaggiataggine, con quale impudenza, questi signori vorrebbero riproporsi alla guida di Roma? Quando sotto la loro ultima gestione hanno dimissionato il loro ultimo "sindaco per caso", il marziano meglio noto come Ignazio Marino, i danni grossi, alla Capitale d'Italia, già li avevano fatti. Archiviato il ventennio piddino della premiata ditta Rutelli/Veltroni, che è costato alle casse capitoline il primato di debito più alto d'Italia poi ulteriormente lievitato, la sinistra romana, da Roma, ne è uscita schiacciata sotto il marchio infamante di "mafia capitale". Anzi, pardon, dopo l'ultima sentenza di cassazione di un anno fa', di "Roma Criminale". Come del resto avvenuto all'altrettanto tristo sindaco di centro destra, l'ex missino Gianni Alemanno, intervallo di ben 3 gestioni piddine, autosospesosi dall'essere fratellino d'Italia giusto l'anno scorso, dopo essere stato condannato in primo grado, sempre in ambito "mondo di mezzo", a 6 anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito.
Il covid circolava in Liguria già a dicembre. E’ quanto emerge da uno studio realizzato da Alisa, l’azienda ligure sanitaria, sulla base di modelli predittivi, studio degli esami radiologici e test sierologici sui donatori di sangue. I primi risultati sono stati illustrati dal responsabile della prevenzione, Filippo Ansaldi, ieri nel punto stampa di fine giornata in Regione Liguria. “Già secondo i modelli predittivi su pazienti ricoverati in media intensità e in terapia intensiva- spiega- avevamo la sensazione che il virus circolasse prima della seconda metà di febbraio, quando abbiamo registrato i primi casi ad Alassio e alla Spezia, dopo l’esplosione del cluster di Codogno. Si pensava che le prime evidenze ci fossero già a metà di gennaio”. Dalle analisi delle radiologie, però, sono emersi cinque casi di esami polmonari con una situazione altamente compatibile con una malattia da covid a dicembre.
Non possiamo ancora dire di aver vinto la guerra ma i dati, a cinque giorni dalla fatidica data del 18 maggio che ha segnato la ripartenza del Paese dopo oltre due mesi di lockdown, sono incoraggianti.Il virus circola ancora, è necessario non abbassare la guardia e rimane un trend territoriale variabile rispetto alla diffusione del contagio, ma in tutte le regioni i casi sono in decremento. “Non ci sono novità sulla curva epidemica, non si registrano variazioni significative. La curva è in calo”. Queste le parole del Presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro (nella foto), nel punto stampa settimanale sull’andamento dell’epidemia. L’ISS. “Cè una grande oscillazione dell’indice Rt di contagio sul territorio. Ma Rt non è una pagella ma uno strumento dinamico che ci aiuta a capire cosa succede e va letto con altri dati”, ha detto ancora Brusaferro spiegando il trend “a tre velocità”: in sostanza rimangano le differenze tra le regioni che dividono in tre aree il Paese.
Più di 43mila denunce per infortunio sul lavoro per contagio da Covid-19 nel periodo tra fine febbraio e il 15 maggio. Sono questi i dati forniti dall’Inail, presieduto da Franco Bettoni (nella foto), che spiega che in 171 di questi casi siamo di fronte a decesso e che la metà delle denunce riguarda posti di lavoro nell’ambito sanitario e assistenziale. L’età media dei lavoratori che hanno contratto il coronavirus è di 47 anni ma sale a 59 anni l’età media nei casi mortali: 9 su 10 riguardano le fasce di età tra i 50 e i 64 anni (70,8%) e chi ha più di 64 anni (19,3%). Il 71,7% dei lavoratori contagiati sono donne ma i decessi degli uomini sono l’82,5% del totale. L’analisi territoriale conferma il primato negativo del Nord-Ovest, con oltre la metà delle denunce complessive e dei casi mortali.
Nella città simbolo della pandemia da Covid-19 in Italia, con migliaia di morti nelle bare stipate sui carri armati, il Comune di Bergamo che fa? Lancia un bando pubblico-privato in partnership con Intesa SanPaolo per la ripartenza economica del territorio: 30 milioni di euro, di cui 10 a fondo perduto. Ma tra le società a cui questi fondi sono destinati risultano i codici ATECO di aziende che fabbricano armi ed esplosivi.Il tutto con il patrocinio di CESVI, onlus che si batte da anni per i diritti umani. Non solo: Francesca Nava ha anche scoperto che a una piccola impresa dell’artigianato locale, oggi sull’orlo del fallimento, è stato risposto che non aveva i requisiti per attingere a quei soldi. La ripartenza della Bergamasca val bene la produzione di armi ma non il sostegno a una piccola azienda come la loro. Oggi vorrei parlarvi del Rinascimento di Bergamo.
Alessandro Cè è stato assessore leghista alla Sanità nella III giunta Formigoni. Oggi in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano critica Gallera e Fontana per la gestione dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in Lombardia. L’utilità delle Ats per la popolazione lombarda durante il Covid? Direi nessuna. È evidente che non abbiano funzionato perché da molti giorni prima del paziente 1 di Codogno erano presenti polmoniti atipiche e non mi risulta sia stata avviata nessuna indagine approfondita sul territorio. Tantomeno ci sia stata una “connessione virtuosa”con la Regione. Eppure la loro funzione sarebbe di prevenzione delle malattie, programmazione e controllo dell’assistenza. Sono di fatto il potere esecutivo – con nomine politiche – del Pirellone. È stato commesso l’imperdonabile errore di dare maggiore importanza al numero di prestazioni erogate da ospedali, case di cura e ambulatori e aver trascurato la presa in carico dei pazienti che sarebbe dovuta avvenire attraverso le Ats, i distretti sanitari e i medici di base.
Più di un italiano su due non partirà per le ferie: molti non hanno più giorni, avendoli usati durante il lockdown. Tanti, poi, hanno paura del contagio. Solitamente l’arrivo dell’estate per molti italiani significa vacanze, ma l’emergenza Coronavirus ha cambiato anche questo. A non partire per le ferie sarà più di un italiano su due (55,2%) ovvero, in totale, oltre 24 milioni di individui. Il dato, emerso dall’indagine realizzata per Facile.it da mUp Research e Norstat su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, è piuttosto cupo visto che, confrontando i dati con quelli del 2018, quando a rimanere a casa erano stati circa 8 milioni di italiani, è più che triplicato. A fugare ogni dubbio circa la correlazione diretta fra questo numero e la pandemia Covid, basta il dato degli oltre 6,9 milioni di italiani che hanno esplicitamente dichiarato che questa estate non si muoveranno da casa proprio per la paura di essere contagiati. PERCHÉ SI RINUNCIA ALLE VACANZE.
Pare proprio che non ci sia pace in Regione Lombardia.Dopo le critiche piovute addosso sulla gestione dell’emergenza e le inchieste scoppiate sia sui test seriologici (costati due milioni di euro alle casse pubbliche) e sulle mascherine (altri otto milioni), è ancora una volta sui Dispositivi di Protezione Individuale che l’amministrazione guidata da Attilio Fontana rischia l’ennesimo capitombolo. L’ultima novità arriva dopo un accesso agli atti compiuto da uno dei più combattivi consiglieri regionali, il capogruppo del Movimento cinque stelleMarco Fumagalli (nella foto). Secondo quanto denunciato dal pentastellati, “la Regione ha acquistato 18 milioni di mascherine Fippi per una spesa complessiva pari a circa 8 milioni di euro e alla data odierna queste mascherine giacciono in magazzino per un quantitativo di ben 14,5 milioni”. UN INUTILE SPRECO?
L’utilizzo della mascherina di protezione, strumento che da mesi ormai utilizziamo quotidianamente, provoca il cancro? Ovviamente no, non vi è alcuna evidenza scientifica a tal riguardo, ma sul web il complottismo e l’ignoranza non trovano freni, così come la diffusione di bufale pericolose. Il caso è nato con la pubblicazione di una immagine diventata virale su WhatsApp e poi su Facebook, con un messaggio dove si parla di “un lento inesorabile suicidio” perché chi la porta “respira anche parte della propria aria espirata che è ricca di anidride carbonica”. Di vero in queste parole non c’è praticamente nulla, come evidenziato per esempio dal dottore Salvo Di Grazia, noto debunker medico particolarmente attivo su Twitter. “Portare la mascherina non fa ammalare né svenire, non fa morire né provoca il cancro. Io d’altronde, come qualsiasi chirurgo, la tengo ore quasi ogni giorno”, scrive il medico che definisce “ciarlatini” chi diffonde queste teorie. Dello stesso avviso il virologo Roberto Burioni, che su Facebook ha evidenziato il caso di un amico imprenditore e di due suoi dipendenti che “hanno rifiutato di farsi misurare la temperatura e si sono rifiutati di mettere la mascherina, perché “è inutile e fa venire il cancro”.
I cittadini hanno diritto di sapere tutta la verità su quanto è successo in Lombardia.Tutta. I magistrati faranno la loro parte, ma la politica ha il dovere di fare la sua e di andare fino in fondo. La verità la si deve ai morti ma anche ai sopravvissuti e ai cittadini di domani. Vanno individuati errori e responsabilità, bisogna capire cosa non ha funzionato e rimediare in modo che certe tragedie non si ripetano mai più. La Lega non sembra però d’accordo e in parlamento ha scatenato la bagarre. Vorrebbero coprire tutto, per convenienza politica. Se la strage fosse successa in una regione non governata da loro si sarebbero presentati in parlamento con le magliette con scritto sopra parlateci di quello e di quell’altro e si sarebbero precipitati in piazza a far pagliacciate contro un governo che nasconde la verità al popolo sovrano. Ma la pandemia ha colpito il fortino lombardo, là dove la Lega è nata e comanda da decenni.
Riccardo Ricciardi è l’uomo di cui tutti parlano. Il deputato del Movimento 5 Stelle ieri alla Camera è intervenuto criticando la gestione lombarda durante la pandemia scatenando l’ira dei deputati leghisti che hanno sfiorato lo scontro fisico. Sulla vicenda si sono aperti due fronti contrapposti: chi prova a fare notare che le informazioni di Ricciardi sono comunque tutte basate su fatti concreti e chi invece lo accusa di avere lucrato sui morti. TPI lo ha intervistato. Onorevole Ricciardi, il giorno dopo si è pentito di qualcosa? No, assolutamente. Io credo che nell’aula principale della politica italiana non potessimo non parlare di un fatto che è su tutti i giornali, su tutti i social. Parliamo continuamente di virus e non parliamo della regione dove ci sono stati effetti così violenti? Si possono mettere in luce evidenti problematiche che la politica deve affrontare con chiarezza e trasparenza, altrimenti Regione Lombardia diventa il convitato di pietra.
Ci sono 25 opere pubbliche considerate prioritarie che il governo vuole sbloccare grazie alla semplificazione delle procedure e alla nomina di commissari ad hoc. Il progetto è stato annunciato più volte dal governo e salvo ulteriori rinvii dovrebbe prendere corpo la prossima settimana. Le 25 opere pubbliche che il governo vuole sbloccare. Il Messaggero scrive oggi che la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha individuato 25 opere da commissariare che sono rioritarie per il loro impatto sociale ed economico sui singoli territori.
L’effetto ripartenza si potrà valutare con i dati di fine mese. Solo allora si deciderà se dal 3 giugno sarà possibile spostarsi tra le regioni o solo tra alcune. Nell’ipotesi peggiore… La Lombardiarischia di rimanere chiusa anche dopo il 3 giugno, data in cui il governo potrebbe dare il via libera per i movimenti tra regioni. Repubblica spiega che anche se gli ultimi dati sono rassicuranti rimane troppo alto il dato assoluto dei positivi, almeno per il momento e troppo alto il rischio di rovinare tutto per non aver atteso una settimana in più, quindi il 10 giugno, per avere un quadro più completo e riaprire in sicurezza. Come la Lombardia rischia di restare chiusa dopo il 3 giugno. E così il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza, in raccordo con la presidenza del Consiglio e gli Affari regionali, è in attesa di sapere quali saranno gli effetti delle riaperture dal 18 maggio per prendere una decisione.
Tutti gli scienziati sono in campo per, dati alla mano, tranquillizzare i cittadini: il trend dei contagi è in discesa. Ora tutta l’attenzione, di Governo, politici, imprenditori e parti sociali, è spostata sulla ripartenza, su come fronteggiare il crollo dell’economia, salvaguardare posti di lavoro e garantire il necessario ai tanti che ancora sono fermi e non hanno nulla per tirare avanti. Qui si giocherà la vita del Governo Conte, sul tempo che ci vorrà per far arrivare a destinazione le risorse promesse. Già gli imprenditori, con in testa il loro nuovo leader Carlo Bonomi, hanno smesso la grisaglia e indossato abiti da battaglia. Vogliono i soldi promessi, subito e senza che lo Stato si impicci troppo. Sono loro che creano e garantiscono il lavoro, quindi che li si lasciasse liberi di fare senza tanti intralci.
Il pretesto è il rifiuto della garanzia pubblica sui loro finanziamenti.Ma dietro la decisione dei Benetton c'è la revoca della concessione, ormai in dirittura d'arrivo. Battaglia legale doveva essere, e battaglia legale sarà tra lo Stato e Atlantia, la società controllata dai Benetton che a sua volta controlla Autostrade per l’Italia. Il Gruppo che ha incassato miliardi di euro grazie a una concessione pubblica delle autostrade ancora oggi inspiegabilmente vantaggiosa ha deciso di fare causa al Governo che gli vuole togliere la gallina dalle uova d’oro di cui dispone da decenni, e intanto non ci sta a fare pure da garante ai prestiti miliardari che la società intende chiedere per far fronte alla riduzione del traffico durante il lockdown per il Covid. Un braccio di ferro che ha dato al gestore autostradale il pretesto per cambiare nuovamente rotta dopo il crollo del ponte di Genovae l’azione avviata dall’Esecutivo Conte e dall’allora ministro Danilo Toninelli per revocare la concessione.
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