Scuola: le indicazioni ENEA per aule più salubri ed efficienti
Una scuola con aule confortevoli, efficienti e salubri sia a livello energetico che di qualità dell’aria. È questo l’obiettivo delle indicazioni dell’ENEA contenute nella pubblicazione #Scuola in Classe A - Istruzioni per l’uso, in vista del ritorno degli studenti in classe a settembre dopo un anno scolastico caratterizzato da mesi di attività didattica a distanza a causa dell’emergenza COVID-19. Rivolto sia al personale docente che agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, l’opuscolo informativo contiene suggerimenti corredati di schede di facile consultazione, validi per massimizzare i vantaggi in tutti gli edifici scolastici, soprattutto in quelli che non hanno impianti di climatizzazione e aerazione automatizzati.
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Ecco il piano Colao: sei mosse per un’Italia forte, resiliente e equa
Sei mosse per rilanciare il Paese, rimetterlo in piedi dopo l’epidemia e prepararlo a correre. Vittorio Colao ci ha lavorato fino all’ultimo, cambiando, ricambiando e aggiungendo parti. Alla fine ha consegnato il suo piano, frutto del lavoro della task force, nelle mani del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ora lo valutera’. La strategia per il rilancio dell’Italia, si legge nella bozza con allegato schema che la Dire ha potuto visionare, si articolera’ in sei mosse: la prima riguardera’ imprese e lavoro, motore dell’economia; la seconda, infrastrutture e ambiente, volano del rilancio; Turismo, arte e cultura, brand del Paese; PA alleata di cittadini e imprese; Istruzione, ricerca e competenze, fattori chiave per lo sviluppo; Individui e famiglia, in una societa’ piu’ inclusiva ed equa. Secondo Colao in questo modo si riuscira’ “in tempi rapidi a innescare trasformazioni profonde del sistema socioeconomico italiano e comunicabile nel suo insieme per generare fiducia nel Paese, sia internamente sia in campo internazionale”.
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Così Lega e Forza Italia si sono spartite la sanità lombarda
I verbali del faccendiere Caianiello: “Gallera e Comazzi erano emanazione della Gelmini. Esclusi dagli ospedali, ci hanno dato delle poltrone in Aler”. Ricordate? Qualche tempo fa Matteo Salvini e la Lega avevano presentato un emendamento al Decreto Cura Italia con il quale volevano garantire l’immunità ai dirigenti delle strutture sanitarie lombardi scaricando la colpa di eventuali contagi su medici e infermieri. L’emendamento è stato ritirato mentre circolava l’infografica che vedete qui sopra che segnalava la spartizione delle nomine tra Lega e Forza Italia in Lombardia: cambiavano 30 direttori generali su 40, di cui 24 erano appannaggio del Carroccio e 14 di Forza Italia, mentre due andavano a Fratelli d’Italia. Oggi Repubblica Milano pubblica invece i verbali degli interrogatori di Gioacchino Caianiello, ex di Forza Italia, considerato il “ras” delle nomine e degli appalti pilotati, arrestato nell’inchiesta “Mensa dei poveri” un anno fa ed è interessante leggerli per comprendere come funziona il sistema delle nomine della sanità e capire perché ogni volta che si presenta un problema tutti si difendono tra di loro:
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Report, i camici della Regione Lombardia e tutta la storia delle contraddizioni di Fontana
DAMA SPA compare regolarmente nell’elenco fornitori della società regionale Aria. Ma a differenza di altre aziende fornitrici, non ha sottoscritto il “patto d’integrità” del 2019, che comprende anche la dichiarazione di assenza di conflitti d’interesse. Ieri il governatore e Andrea Dini hanno continuato a sostenere la tesi dell’A mia insaputa. Ma… Dopo le minacce e le diffide di Attilio Fontana, il servizio di Giorgio Mottola sui camici forniti dalla DAMA SPA, azienda riconducibile alla moglie e al cognato del governatore della Lombardia, prima a pagamento e poi in donazione arriva finalmente a Report. Report, i camici della Regione Lombardia e tutta la storia delle contraddizioni di Fontana. La storia comincia quando Regione Lombardia chiede ad ARIA, azienda regionale che si occupa di acquisti, di comprare dispositivi di protezione individuale.
Il gran pasticcio dei test sierologici in Lombardia. Il Tar annulla il contratto tra il Policlinico San Marco di Pavia e la multinazionale Diasorin. “Illegittimo vantaggio competitivo rispetto agli altri operatori”
Diasorin ha acquisito “un illegittimo vantaggio competitivo rispetto agli altri operatori del medesimo settore, perché ha potuto contare in modo esclusivo sul determinante apporto di mezzi, strutture, laboratori e professionalità, tecnologie e conoscenze scientifiche messe a esclusiva sua disposizione della Fondazione” che sta alla base del Policlinico San Matteo di Pavia. E’ quanto scrivono i giudici amministrativi del Tar lombardo che, con la sentenza resa nota stamattina, hanno annullato il contratto tra l’ospedale e la multinazionale farmaceutica, con l’appoggio della Regione, per la realizzazione dei test sierologici. Secondo i giudici, l’azienda avrebbe giovato dell’uso della struttura pubblica, per l’appunto il San Marco di Pavia, e in questo modo avrebbe acquisito una posizione diseguale nei confronti della concorrenza. “Una volta creati i nuovi prodotti e conseguita la certificazione CE – scrive il Tar nella sentenza – il vantaggio competitivo di Diasorin si è consolidato quando la società è stata in grado di brevettare, produrre e immettere sul mercato prodotti innovativi realizzati grazie al determinante intervento della fondazione pubblica”.
La Farnesina scommette sull’export. Firmato il patto per il rilancio del Made in Italy. Di Maio: “La pandemia non ha compromesso la grande domanda di Italia nel mondo”
Il piano prevede il rafforzamento degli strumenti di sostegno all'internazionalizzazione con una strategia che si basa su 6 pilastri: comunicazione, promozione integrata, formazione e informazione, e-commerce, sistema fieristico, finanza agevolata. Firmato alla Farnesina il Patto per l’Export: una strategia per il rilancio dell’esportazione del Made in Italy nella fase post emergenza sanitaria, attraverso un deciso rafforzamento degli strumenti di sostegno all’internazionalizzazione grazie ai fondi stanziati recentemente dal governo. “Si sono succeduti moltissimi eventi: alcuni molto dolorosi, altri che ci hanno dato lo stimolo a tornare a sperare, e a pensare al futuro. Abbiamo superato il periodo più buio di questa crisi sanitaria, ora il Paese può ripartire, con cautela ma con coraggio”, ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Fontana querela Il Fatto Quotidiano per l’articolo sui camici forniti ai medici dalla ditta di sua moglie. La dura replica di Travaglio
“Il Fatto Quotidiano si è limitato a ripercorre le tappe di un’inchiesta, molto precisa e circostanziata, del collega Giorgio Mottola di Report”. Marco Travaglio risponde ad Attilio Fontana dopo l’annuncio del governatore della Regione Lombardia della querela presentata contro il quotidiano da lui diretto, accusato di aver pubblicato falsità nell’articolo (anticipazione di un servizio di Report) sui camici forniti ai medici della regione dalla ditta di sua moglie. “C’e un atto formale – firmato da Aria Spa, l’agenzia regionale per l’innovazione e i servizi – che riguarda la fornitura di camici, calzari e berretti, per un totale di 513mila euro, affidata a una società riconducibile direttamente alla famiglia della moglie del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. E ci sono le visure – prosegue la replica della direzione del quotidiano – che anche noi abbiamo condotto, a una a una, che lo confermano. Del resto, se si tratta di “fatti volutamente artefatti per raccontare una realtà che semplicemente non esiste”, come dichiara Fontana, non si comprende come mai la società in questione abbia emesso, a partire dal 22 maggio, circa 40 giorni dopo l’assegnazione della fornitura, delle note di credito alla stessa agenzia regionale, stornando di fatto quanto ricevuto come pagamento”. “E, se di donazione si trattava – conclude la nota – non si comprende perché Aria Spa abbia allora “confermato l’ordine, in considerazione dell’offerta”, come si legge nel documento ufficiale della stessa Aria Spa, datato 16 aprile”.
Le contraddizioni di Attilio Fontana sull’appalto dei camici a moglie e cognato
Giorgio Mottola: “C’è un fatto quantomeno curioso: quando abbiamo chiesto conto alla centrale di acquisto della Regione Lombardia notizia di questo appalto, Aria ci ha consigliato di rivolgerci direttamente all’ufficio stampa della presidenza della Regione, il quale effettivamente, in una mail del 4 giugno, tre giorni dopo la nostra citofonata ad Andrea Dini ceo di Dama spa, ci ha fornito le informazioni richieste”. Ieri, dopo aver pubblicato su Facebook il suo status in cui spiegava tutto (no, non è vero) sull’appalto dei camici alla ditta del cognato e della moglie, Attilio Fontana ha fatto annunciare a Regione Lombardia una querela a Report e una diffida alla Rai a mandare in onda il servizio di Giorgio Mottola che racconta le tortuose vie della “donazione” della Dama SPA che prima ha emesso fattura e solo dopo l’inizio dell’indagine della trasmissione di Raitre ha emesso la nota di credito che la certificava.
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La balla del partito di Conte
In politica ci sono molti modi per far fuori un nemico. Lo si può accusare di tutte le colpe del mondo, attaccarlo nelle piazze e nelle trasmissioni televisive, presentarlo come incapace e avido poltronista. Pensate solamente a cosa dicono le destre di Giuseppe Conte già da prima che avvenisse lo strappo del Papeete con la Lega. Oppure questo nemico lo si può blandire con racconti fantasmagorici, ottimi per spingere i suoi stessi alleati a prendere le distanze e a indebolirlo dall’interno. Un piano B che da ieri sta dispiegando i primi effetti attorno al premier, con voci di un crescente nervosismo nel Pd. A dar fuoco alle polveri è stato un sondaggio di SkyTg24 secondo cui un ipotetico partito del Presidente del Consiglio partirebbe dal 14%, attingendo dal bacino elettorale di Renzi, Berlusconi e soprattutto M5S e dem. Inutile ricordare che Conte ha sempre smentito questa ipotesi, non per altro perché a conoscenza della fine che ha fatto Mario Monti, altro capo dell’Esecutivo privo di una forza politica personale.
Una destra che ci mette in pericolo
Se ci fossero ancora dubbi, il Centrodestra sceso ieri in piazza ha certificato quanto siamo fortunati ad avere un premier come Giuseppe Conte e non degli irresponsabili con in testa Salvini e Meloni. Il virus che ci lascia 33mila morti e un Paese con l’economia a pezzi sta perdendo potenza, ma questa inutile manifestazione a poche ore dalla riapertura anche degli spostamenti tra regioni trasmette a noi tutti il peggiore dei segnali: torniamo pure ad assembrarci, a togliere le mascherine, a ignorare ogni regola di sicurezza contro il contagio, tanto ormai il pericolo è passato. Una balla colossale, com’è d’altronde nello stile della casa di questa destra becera e imbrogliona. Possiamo non credere ai virologi e agli sciamani che imperversano su tutte le televisioni, ma che ci siano ancora vittime e malati, seppure in netto calo, è innegabile.
Estrema destra e ultras al Circo Massimo: rissa tra esponenti e poi caccia al giornalista
Sono gli estremisti di destra e ultras di varie curve, scesi in piazza a Roma per protestare contro le misure adottato dal Governo in questa fase dell'emergenza Covid. Sono arrivati al circo Massimo al grido di ‘Duce, Duce’. Si fanno chiamare ‘Ragazzi d’Italia‘ e stanno arrivando a folti gruppi con bandierine tricolore e fumogeni. Sono gli estremisti di destra e ultras di varie curve, scesi in piazza per protestare contro le misure adottato dal Governo in questa fase dell’emergenza Covid. Una furiosa rissa tra gli organizzatori ha dato il la’ a scontri con la Polizia e tentate aggressioni alla stampa. I manifestanti hanno caricato i giornalisti in un primo momento per poi dare il via al lancio di bombe carta e bottiglie di vetro verso le forze dell’ordine, operatori e cronisti. L’arrivo degli agenti in tenuta anti sommossa, venuti in soccorso dei colleghi inizialmente esigui di numero, ha riportato una parvenza d’ordine. A scatenare la rissa iniziale il leader di Forza nuova Giuliano Castellino e l’esponente dell’estrema destra Simone Carabella. Tante magliette bianche, pochissime mascherine, teste rasate, tatuaggi, qualche braccio teso e una presenza femminile pari a zero. Tra i presenti, anche esponenti della curva nord della Lazio con le magliette raffiguranti Diabolik, cosi’ come veniva soprannominato il capo degli irriducibili, Fabrizio Piscitelli, ucciso in un agguato lo scorso anno.
Ultrà e Forza Nuova, follia a Roma: guerriglia al Circo Massimo, 10 fermi. Bottiglie contro polizia e giornalisti. Inni al Duce e saluti romani
Scontri e lancio di bottiglie alla manifestazione di ultras ed estremisti di destra riuniti al Circo Massimo a Roma. Tutto è cominciato quando uno dei partecipanti stava rilasciando un'intervista a un giornalista. L'uomo è stato fermato da un altro militante in modo brusco, Giuliano Castellino, che gli ha detto «nessuno è autorizzato a parlare». E' partita una lite interna che poi si è sfogata su giornalisti e fotografi presenti. Uno di questi ultimi è stato schiaffeggiato mentere si allontanava. Poi il lancio di bottiglie contro gli agenti colti di sorpresa dalla reazione degli ultrà che hanno brandito i bastoni delle bandiere contro le forze dell'ordine. Dieci manifestanti sono stati fermati dagli agenti, tra cui alcuni con la mascherina giallorossa che tiravano bottiglie contro la polizia.
Ragazzi d’Italia: la manifestazione dell’estrema destra e degli ultras al Circo Massimo tra schiaffi, bottiglie e cori
La manifestazione indetta da Forza Nuova e dal gruppo ‘Ragazzi d’Italia’ per contestare le politiche del governo durante la fase di lockdown. Tra i presenti Simone Carabella. Scoppia la rissa con i giornalisti che vengono picchiati mentre rompono telecamere e fotocamere. Alcuni saluti romani e bandiere tricolore al vento durante l’inno di Mameli. È iniziata cosi’ la manifestazione organizzata al Circo Massimo da alcuni gruppi di estrema destra e di ultra’ per contestare le politiche del governo durante la fase di lockdown. Ci sono stati cori “libertà, libertà”, intervallati dal l’inno di Mameli e dalla Cavalcata delle Valchirie di Wagner. Alcuni indossano cappucci per non rendere visibili i loro volti.
Svolta dell’Oms sulle mascherine: «Utili per tutti in pubblico. Gli over 60 usino quelle chirurgiche»
Le nuove linee guida: quelle chirurgiche per gli over 60 e le persone con patologie. Per gli altri istruzioni su come fabbricarle in casa: in tessuto a triplo strato. Contrordine dell’Oms sulle mascherine: per contenere la diffusione del virus è bene che le indossino tutti in pubblico, non soltanto il personale sanitario e gli infetti, come aveva raccomandato finora. La svolta - spiega l’Organizzazione mondiale della sanità — è dovuta all’acquisizione di nuove evidenze che mostrano che le mascherine possono offrire «una barriera per i droplets, le goccioline potenzialmente infette». La prescrizione a indossarle arriva dunque dopo che molti Paesi, tra cui l’Italia, hanno già reso obbligatorio il loro uso in pubblico. Le nuove linee guida sono contenute in un documento in cui si raccomanda il ricorso alle mascherine chirurgiche agli ultrasessantenni e alle persone con patologie pregresse. Per gli altri, secondo l’Oms, sono sufficienti generiche mascherine di tessuto a triplo strato, con una parte di cotone assorbente vicino al viso, uno di polipropilene in mezzzo e uno sintetico esterno impermeabile.
Monitoraggio covid: "Focolai in quasi tutta Italia, ma l'infezione è sotto controllo"
Il risultato del monitoraggio del ministero della Salute-Iss sugli indicatori per la cosiddetta Fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio. "Nessuna regione con Rt sopra 1". Continua il trend positivo dell’andamento della curva dei contagi da coronavirus. Nessuna Regione, infatti, ha fatto registrare un RT maggiore di 1. Questo il risultato del monitoraggio del ministero della Salute-Iss sugli indicatori per la cosiddetta Fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio. “Il monitoraggio dice che siamo sulla strada giusta”, commenta il ministro Speranza, “Ma occorre ancora prudenza e gradualità”. “In quasi tutta la Penisola sono documentati focolai di trasmissione attivi. Tale riscontro, che in gran parte è dovuto alla intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti, evidenzia tuttavia come l’epidemia in Italia di COVID-19 non sia conclusa”.
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Marco Travaglio: Con-te partirò
Se i set dei film e delle fiction non si decidono a riaprire alla svelta, rischiano di vedersi rubare il mestiere dai giornali. Cioè da quegli oggetti cartacei che un tempo contenevano notizie e ora fabbricano invenzioni. Le più in voga, negli ultimi tempi, sono tre: escogitare alibi (ovviamente falsi) per salvare le chiappe agli sgovernanti della Lombardia prima che passino alla storia come i più terrificanti (e al contempo comici) serial killer mai visti sull’orbe terracqueo; trovare il modo di scongiurare la scomparsa di due specie in via d’estinzione, i renziani e i calendiani; propiziare la nascita di un nuovo governo, possibilmente presieduto da Mario Draghi (senza peraltro domandargli se sia minimamente interessato) e sostenuto da tutti i vecchi partiti, previo dirottamento di Giuseppe Conte su un qualche strapuntino di consolazione (senza peraltro domandargli se sia minimamente interessato). La terza missione, la più improba, vede impegnatissime le principali testate e i loro signorini grandi firme, che studiano per il premier nuovi mestieri alternativi (come se non fosse già un prof e un avvocato).
Decreto Scuola, dall’esame di maturità al concorso per l’assunzione dei precari: cosa prevede il testo
Dalle norme per lo svolgimento dell’esame di maturità e di terza media ai tempi del Coronavirus al concorso per l’assunzione di 32mila professori precari: sono questi alcuni dei principali punti del Decreto Scuola approvato oggi alla Camera dei Deputati e convertito in legge. Ecco cosa prevede il testo. Per quanto riguarda esame di maturità ed esame di terza media il decreto contiene la cornice normativa da cui discendono le disposizioni operative del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. In particolare, per il test di scuola superiore è prevista una sola prova orale in presenza. L’esame di terza media invece coincide con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli studenti. Per l’assunzione di 32mila docenti precari il decreto prevede un concorso con una prova scritta, non a crocette, da tenersi non appena la situazione epidemiologica lo consentirà.
Giuseppe Conte avrebbe depositato nome e simbolo del suo partito
Il premier Giuseppe Conte avrebbe depositato nome e simbolo del suo partito. L’indiscrezione bomba arriva direttamente dagli ambienti parlamentari ed è stata raccolta da affaritaliani.it. Secondo i rumors la lista si chiamerebbe “Con Te” e avrebbe il chiaro obiettivo di prendere voti sia dal M5S che dal Partito Democratico. Quella di Conte potrebbe essere una mossa per mettersi al riparo da eventuali brutte sorprese. Sempre più indiscrezioni, infatti, vogliono l’attuale premier “in uscita” nei prossimi mesi a causa dello scontento di Pd e in parte anche del M5S. Tuttavia, ambienti vicino al presidente del Consiglio smentiscono l’intenzione di Conte di creare un suo partito, affermando che questa ipotesi è “superata”. Secondo indiscrezioni, infatti, nonostante i mal di pancia, il premier sarebbe abbastanza convinto di riuscire a rimanere ancora a lungo a Palazzo Chigi per molteplici motivi, dall’elezione del Capo dello Stato prevista nel 2022 al fatto che il Movimento 5 Stelle dopo le dimissioni di Luigi Di Maio è ancora senza un leader.
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Il Covid Hospital di Civitanova è costato 12 milioni e ha curato due pazienti
In dieci giorni di vita nei suoi 84 posti letto di terapia intensiva ha curato due pazienti, più altri cinque in subintensiva. Un bilancio imbarazzante. Il Covid Hospital di Guido Bertolaso a Civitanova, ribattezzato “l’astronave” è un edificio deserto costato 12 milioni di euro. In dieci giorni di vita nei suoi 84 posti letto di terapia intensiva ha curato due pazienti, più altri cinque in subintensiva. Un bilancio imbarazzante, spiega oggi Repubblica, e da oggi è un surgelato garantito da guardiania fissa in attesa del futuro incerto: l’arma letale contro il coronavirus, varata dopo l’armistizio in una regione che ha raggiunto ormai stabilmente lo “zero alternato” nei contagi, non sarà smantellato ma riposerà in attesa di un’eventuale seconda ondata.
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La visita di Salvini a Calata Capodichino dura meno di un minuto
Il leader della Lega contestato mentre depone un fascio di fiori nello spartitraffico dove è morto l’agente Apicella. “Non si specula sulla morte di un poliziotto”, ha urlato un uomo. Un’altra donna, dal balcone, ha invece gridato: “Napoli non ti vuole, non devi venire qui”. L’AdnKronos scrive che è durata meno di un minuto la tappa del leader della Lega Matteo Salvini a Calata Capodichino, strada di Napoli dove lo scorso 27 aprile l’agente della Polizia di Stato Pasquale Apicella è morto in un incidente stradale mentre inseguiva una banda di rapinatori. Salvini è sceso dall’auto e ha deposto un fascio di fiori sullo spartitraffico, dove erano già presenti altri fiori e lumini, mentre dai balconi alcuni residenti hanno urlato insulti nei suoi confronti.
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Perché i contagi risalgono in Lombardia: cosa non sta funzionando
I numeri dei positivi di ieri dipendono dal gran numero di tamponi analizzati in un solo giorno. E ci dicono che il Coronavirus sta continuando a circolare: se la strategia delle tre T (testare,tracciare, trattare) fosse realmente implementata i dati tenderebbero a lievitare ovunque. Ieri i numeri della Lombardia sul Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 hanno certificato che la regione ha i quattro quinti dei positivi dell’intera Italia. Nella sola Lombardia il Covid ha causato più decessi dell’epidemia di Ebola del 2014 in Guinea, Liberia e Sierra Leone. La situazione si riverbera sul fronte estero, visto che la Grecia, ad esempio, ha deciso di introdurre limitazioni per i cittadini provenienti da Lombardia, Piemonte e Veneto, mentre l’Austria terrà confini ancora chiusi con l’Italia. Ma perché i contagi risalgono in Lombardia e cosa non sta funzionando?
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Di Battista blinda il premier per scalare i 5 Stelle. L’ex deputato detta le condizioni per il suo sostegno a Palazzo Chigi rispolverando i temi storici dei 5S
“Ho fatto i complimenti a Conte per come ha gestito l’emergenza del coronavirus. Ora però si apre un’altra partita, quella per ricostruire il Paese”. La premessa di Alessandro Di Battista, intervistato dal Fatto Quotidiano, è una precisazione: “Non mi interesso alle poltrone, mi dedico ad altro”. E il punto è proprio l’“altro” di cui parla il pasdaran M5S. “Se il premier porterà avanti idee come l’ecobonus e la legge sul conflitto d’interessi avrà il mio sostegno”, assicura. Ma se dovesse invece virare su priorità “come il Ponte sullo Stretto Di Messina e non essere duro come aveva detto di voler essere sulla revoca della concessione ad Autostrade, dirò pubblicamente che sono in disaccordo con lui”. Questo non vuol dire, chiarisce però, “che io intenda picconare il governo”, pur definendosi “anti-establishment”, e quindi contro “i Benetton, il presidente di Confindustria Bonomi, gli Elkann e il loro accentramento di potere mediatico”.
Patti chiari sul Recovery Fund. Ultimatum di Conte ai falchi Ue. L’Italia punta alla ratifica della proposta von der Leyen. In caso contrario porrà il veto sul bilancio europeo
È un vero e proprio ultimatum quello di Conte a Olanda & C. che puntano ad annacquare il piano von der Leyen e costringerci ad attivare il Mes. La riunione dei capi di Stato e di Governo del 19 giungo, quella con cui verrà esaminata la proposta della Commissione Ue di un piano da 750 miliardi di euro per contrastare la crisi innescata dalla pandemia – il piano “Next generation Eu” – si avvicina a grandi passi e le fibrillazioni iniziano a sentirsi anche dalle parti di Palazzo Chigi. “Se la proposta della Commissione sul Recovery fund esce umiliata dalle trattative tra gli Stati membri, l’Italia pianterà i suoi paletti sul bilancio pluriennale europeo”, incalza il premier Giuseppe Conte al telefono con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, nonostante le rassicurazioni arrivate anche dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno.
Sergio Goglia: “Che spettacolo fotografare Roberto Bolle!”
“Back to the Future” è la personale dell’artista Sergio Goglia, che, grazie all’ospitalità di Sergio Cappelli, dal 3 al 9 marzo, proporrà un viaggio, composto da diciannove fotografie, che incrocia il fascino dei corpi con le opere d’arte di cui lo storico Palazzo Albertini di Cimitile a Napoli è scrigno e custode. Per ogni opera è prevista una tiratura limitata di cinque pezzi, più una prova d’autore, con dimensioni da 70 cm x 70 cm a 90 cm x 100 cm, stampa di ultima generazione con tecnologia led 7 colori. Parte del ricavato sarò devoluto alla Fondazione Comunità di San Gennaro. Artista, fotografo e scenografo, da sempre appassionato di tutto ciò che è immagine e rappresentazione, con la sua inseparabile macchina fotografica, Sergio Goglia traccia un percorso artistico che investe tutti i settori dell’arte. Perché “Back to the future”? Qual è il messaggio che vuoi fare arrivare a chi ammira queste straordinarie fotografie? Il mio immaginario è proiettato verso un passato dove si pensava ad un futuro migliore, quindi uno sguardo verso un mondo che non è stato esattamente come speravamo, ma che mi dà uno stimolo per un futuro migliore, legato a una estetica che si rifà al passato in maniera futuristica. Un esempio? La classicità di un corpo ma con riferimenti contemporanei, con tatuaggi e piercing, segni contemporanei che riportano ad un passato futuristico; indietro nel futuro, appunto. Da qui il titolo.
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Fedez attacca Salvini e la manifestazione a Roma: «Ormai non si fa nemmeno più finta che legge sia uguale per tutti»
Fedez va all'attacco di Matteo Salvini. Da questa mattina su Twitter nei trend è spuntato l'hashtag #salvinivergognati con tanti utenti che accusano il leader della Lega per la manifestazione organizzata ieri a Roma, per gli assembramenti, la mascherina abbassata e le immagini dei selfie con i cittadini. Al corso si è unito anche Fedez che in tweet ha rilanciato l'hashtag pubblicando la foto del corteo accompagnandola da un messaggio: «Ormai non si fa nemmeno più finta che legge sia uguale per tutti». Già lo scorso 16 aprile il rapper aveva risposto a Salvini che ringraziava lui, altri cantanti, uomini di cultura e di spettacolo per la grossa mano che stanno dando agli ospedali italiani con riferimento alla raccolta fondi lanciata da Fedez e Chiara Ferragni per l'ospedale San Raffaele. Un «grazie» freddo, "senza passione", che aveva scatenato l'ironia dei fan.
Per Gianni Alemanno il colpevole degli assembramenti del 2 giugno è Giuseppe Conte
Una foto dall’alto, con il lungo tricolore che si sviluppa lungo via del Corso a Roma. È l’immagine scelta dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno per documentare sul suo profilo Twitter la manifestazione del centrodestra unito in piazza il giorno del 2 giugno, data legata alla Festa della Repubblica. In queste ore, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (parzialmente anche il forzista Antonio Tajani) sono stati accusati di essersi resi responsabili di un assembramento evitabile, soprattutto dopo settimane di lockdown e senza alcun rispetto per le regole di distanziamento che avrebbero dovuto animare anche le manifestazioni pubbliche. Queste ultime, infatti, sono consentite – secondo le disposizioni emesse dal ministero dell’Interno – in forma statica, rispettando le regole di distanziamento e con la cura di indossare la mascherina. Scene che non abbiamo visto nel corso della manifestazione del centrodestra il 2 giugno. Ma Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, ha ben chiaro chi, secondo lui, sia il responsabile di quanto accaduto per le strade della Capitale. Ma il colpevole, come lui stesso lo definisce, non ha nulla a che vedere né con Giorgia Meloni, né con Matteo Salvini. Secondo l’ex sindaco di Roma, il colpevole degli assembramenti è Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio. Perché in tanti vogliono manifestare contro il suo governo. Insomma, il premier – nell’ottica di Alemanno – non soltanto sarebbe responsabile di una linea politica ritenuta insoddisfacente, ma anche dei cittadini che hanno violato disposizioni che i suoi uffici hanno emanato. Una sorta di serpente che si morde la coda poco convincente.
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Consiglieri consegnano le dimissioni a Napoli, 7 le firme tra Pd e Centrodesta
Alcuni consiglieri comunali dell’opposizione stanno consegnando le proprie dimissioni con l’obiettivo di far concludere anzitempo l’esperienza amministrativa del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Al momento sono state apposte cinque firme al documento redatto alla presenza del notaio Giampiero de Cesare in uno spazio del maschio Angioino, mentre nella sala dei Baroni si sta svolgendo una seduta del Consiglio comunale. I FIRMATARI DELLE DIMISSIONI. Sono sette i consiglieri pronti a dimettersi con l’obiettivo di far cadere il Consiglio comunale di Napoli. Stanislao Lanzotti (Forza Italia), Marco Nonno e Andrea Santoro (Fratelli d’Italia), Domenico Palmieri (Napoli popolare), Vincenzo Moretto (Lega) e Aniello Esposito e Salvatore Madonna (Pd) hanno fornito le proprie generalita’ al notaio Giampiero de Cesare presente in una sala del Maschio Angioino dove si e’ svolta oggi una seduta del Consiglio comunale. A questi sette dovrebbero aggiungersi nei prossimi giorni anche Mara Carfagna e Salvatore Guangi di FI e Federico Arienzo del Partito democratico.
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L’incoerenza del centrodestra: ieri in piazza assembramenti no-mask, oggi Aula deserta per il voto sulla Scuola
Ieri, 2 giugno, il centrodestra ha occupato la piazza. Oggi invece preferisce disertare l’ Aula. Per la protesta no-mask contro il governo – a cui hanno partecipato anche i leader Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani – i manifestanti a Piazza del Popolo e via del Corso a Roma si sono accalcati con poche mascherine e senza rispettare le regole del distanziamento sociale, facendosi anche selfie a viso scoperto. Stamattina invece per il voto in aula c’erano un pugno di deputati presenti all’appello in Parlamento per il decreto scuola: il colpo d’occhio, della foto di oggi dell’emiciclo di Montecitorio, con i banchi della destra deserti, vicino all’immagine della folla di ieri, è piuttosto sconcertante.
Chi decide sulle zone rosse? La legge dice che su Alzano e Nembro hanno torto sia Conte sia Fontana
Chi ha il potere/dovere di istituire le cosiddette zone rosse, sino alla limitazione di ben cinque libertà costituzionali (personale, di circolazione e soggiorno, riunione e culto), come avvenuto per l’emergenza Covid-19, che ha visto milioni di persone di fatto confinate agli arresti domiciliari? Perché De Luca non poteva dare direttive ai prefetti per l’attuazione delle sue ordinanze contingibili e urgenti per motivi sanitari e Bonaccini non poteva istituire zone rosse senza il placet del Governo? Conte, Lamorgese e Fontana si sono confrontati in modo adeguato o le zone rosse di Alzano e Nembro sono “saltate” per difetto di coordinamento tra di loro, causando migliaia di contagi e morti anche in altre aree del territorio nazionale? Si poteva evitare la fuga notturna dal Nord e il conseguente contagio al Sud o anche in quel caso non c’è stato coordinamento con default comunicativo e poco leali “fughe” di bozze di decreti, che invece avrebbero dovuto rimanere riservati e pubblicati solo una volta attuati i relativi servizi di chiusura per la tutela dell’ordine pubblico?
Coronavirus a Brescia, l’ex deputato: «Io salvo grazie all’ossigeno tolto a un 80enne»
La denuncia choc di Mario Sberna ricoverato 4 giorni nella lavanderia del Civile adibita a reparto Covid, senza cibo, coperte e con un solo wc per trenta malati. «Sono salvo grazie alla bombola d’ossigeno tolta a un 84enne mantovano. L’ 11 marzo eravamo in trenta nella lavanderia del Civile adibita a reparto Covid. C’erano solo tre bombole d’ossigeno. Un inferno senza cibo e coperte, con un solo wc. Peggio di certi ospedali del Burundi, che ben conosco». È una testimonianza choc quella dell’ex deputato «francescano» Mario Sberna, eletto alla Camera nel 2013 con Scelta Civica (poi passato a Democrazia Solidale), famoso perché si recava a Montecitorio in sandali e cravatta, che del suo lauto stipendio mensile tratteneva solo 2.500 euro, donando il resto ai poveri. E che una volta ricoverato non ha mai fatto cenno della sua carica da parlamentare per ricevere favoritismi.
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Il paese dove milioni di cittadini si chiudono in casa e Meloni & Salvini infrangono le regole e la fanno franca
La manifestazione con assembramenti del centrodestra in piazza del Popolo il 2 giugno ci ha fornito un’ulteriore conferma del fatto che nella vecchia Fattoria degli Animali alcuni animali sono più uguali degli altri. Giorgia Meloni ce lo aveva già fatto capire con la scampagnata davanti Palazzo Chigi senza alcuna autorizzazione e in violazione delle norme sulle manifestazioni ma nessun drone si è levato dal cielo all’epoca per disturbare i Fratelli d’Italia. Allo stesso modo nessuno ha per ora annunciato di voler sanzionare la violazione alle norme sugli assembramenti perpetrata ieri dal centrodestra e in particolare dal Matteo Salvini, il quale è stato persino contestato dagli avventori per i selfie ma non riceverà alcun tipo di punizione per aver violato ripetutamente le norme. Si tratta di una condizione di pura normalità. Anche se ci sono scienziati come Massimo Galli che hanno spiegato che le scene delle manifestazioni rappresentano un rischio e un comportamento irresponsabile, nessuno si sognerà di prendersela con Salvini e Meloni perché il fatto che siano politici sulla cresta dell’onda dei sondaggi conferisce loro una sorta di immunità. Niente di tutto questo invece avranno quei cittadini che sono stati inseguiti dai droni della polizia per non aver rispettato allo stesso modo le norme. E nessun ringraziamento andrà invece ai milioni di italiani che le hanno rispettate.
L’Italia riparte nonostante i governatori sceriffi. Non si ferma la prova di muscoli tra le Regioni, ma la Fase 3 è arrivata
In ordine sparso, con troppi governatori che giocano ancora a fare gli sceriffi, oggi l’Italia compie un ulteriore passo nella ripartenza. Tutti liberi di nuovo di spostarsi da una regione all’altra. E addio autocertificazioni. Con le sole restrizioni che già sono presenti in tutti i territori per evitare il diffondersi del coronavirus. Senza lasciare isolata la Lombardia, dove la situazione è ancora difficile, e senza improbabili passaporti sanitari come voleva il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas. In Sicilia il presidente Nello Musumeci vuole tracciare i turisti, ma l’app è facoltativa, mentre Michele Emiliano, in Puglia, ha chiesto a chiunque entri nel territorio di segnalare la propria presenza e di ricordarsi tutti i suoi contatti. Vincenzo De Luca, in Campania, il più sceriffo di tutto ha annunciato un aumento di controlli e test rapidi, partendo da quelli nelle stazioni di Salerno e Napoli, nei porti, all’aeroporto e ai caselli autostradali, e in Piemonte Alberto Cirio ha imposto di indossare la mascherina anche all’aperto vicino ai centri commerciali.
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